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Letteratura greco-antica
Il forum brulica di apporti classici, è bello tutto ciò.
Gli apporti sono spontanei, senza alcun riferimento ad una trama storica: e ciò, se da un lato è apprezzabile perchè mette il lettore a diretto contatto con stralci delle migliori opere, dall'altro lato pecca di sistematicità.
Vorrei, allora, iniziare a scrivere qualcosa di sistematico sulla Letteratura greco-antica: l'intelaiatura storica necessaria, i riferimenti sociali, politici e umani, completati da una breve antologia .
Spero di riuscire nel mio duplice intento: far apprezzare la letteratura greco-antica e fornire (a chi non li ha) gli strumenti necessari per sistemare storicamente autori ed opere.
Sir
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Evvai Sir. E vedi di scrivere cose giuste perché non ho voglia di rimandarti a settembre, eh...:mrgreen:
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Originariamente inviato da
silvia77
Evvai Sir. E vedi di scrivere cose giuste perché non ho voglia di rimandarti a settembre, eh...:mrgreen:
Ahhhhhh, finalmente ti ho fatto uscire allo scoperto, Silvietta ;).
Va bene, profe, scriverò qualche bischerata, ma lei sia buona con me, però :lol:.
Bacioni, Carlo (il peggiore della classe :roll:)
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La periodizzazione della Letteratura greco-antica, peraltro tradizionale, vede lo svolgersi di quattro epoche letterarie o età:
L'età arcaica, dalle origini al VI secolo a.C
L'età classica, che è compresa tra il IV e il V secolo a.C.
L'età ellenistica, dal III al I secolo a.C.
L'età imperiale o greco-romana, dal tramonto dell'età ellenistica al VI secolo d.C.
Questa "divisione" ha dell'artificioso, è vero, ma si presta bene ad un primo approccio alla materia.
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...allora Sir?! Sono qui che aspetto con penna rossa in mano!
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Che ne dici, Silvietta, di darmi il "la" ? Tu incomincia e poi andiamo avanti insieme ( però, ubi major minor cessat... Tu hai diritto di censura)
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Sir, a dire la verità io vengo qui per rilassarmi, non per lavorare ancora...dai, tu scrivi e io intervengo!
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Originariamente inviato da
silvia77
Sir, dai, tu scrivi e io intervengo!
Shankaracharya, un capo induista, dice: “Siediti sul bordo del mare e prendi una goccia d'acqua con un filo d'erba. Se avrai pazienza sufficiente e se troverai, vicino a te, un posto dove mettere l'acqua, col tempo riuscirai a svuotare l'oceano di tutto il suo contenuto”.
'Sto detto ti dice, Silvia, di avere pazienza.:roll:
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ETA' ARCAICA
L'età arcaica, da molti chiamata "jonica" - per il fatto che molti rappresentanti del mondo culturale provenivano da questa zona geografica-, è strettamente collegata con un originale fattore socio-economico: in questa zona, che ho colorato in blu nella cartina allegata, si sviluppa un dinamico ceto mercantile che si metterà in contatto con tutte le popolazioni non solo del mar Egeo, ma del Mediterraneo (di sicuro quello orientale. coste meridionali dell'Italia, Sicilia): questo contatto, oltre a benefici economici, porta anche - e soprattutto - all'espandersi ed allo svilupparsi nella cultura latu sensu. Tale cultura tocca tutti i campi del sapere ed è facilitata dall'esperienza delle poleis, ossìa quelle che vengono chiamate città-stato. Le città-stato, è opportuno ricordarlo, non erano solo un concetto politico, come si sarebbe (e si è) portati a credere, ma concerne soprattutto la costruzione - sulla base di un'identità sociale - di gruppi autonomi, di aggregazioni di persone che erano accomunate da un vivere sociale comune, da esperienze comuni, da necessità comuni. In esse, come è stato rimarcato, ogni uomo è zoon politikon, ossìa un vivente che fa parte di una comunità più ampia, la poleis, che l'accoglie ed in cui esso opera.La poleis è origine del sapere, della conoscenza (gnosis): in particolare, della Filosofia, della Storiografia, della Poesia epica e della Favola.
"La Filosofia nasce grande" afferma giustamente Emanuele Severino (Storia della Filosofia, I^ vol.): ma anche le altre forme espressive coltivano quella sapienza e le forme espressive che daranno origine al "miracolo greco" che informerà tutto il sapere occidentale ed ancora oggi è fonte di espressività, cultura, conoscenza e Sapienza
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La poesia epica
Allegato 1248
La parola "epica" trae da epos, plur.: épe. Con essa si vogliono indicare le "parole", i "racconti" di gesta eroiche, militari, e che disegnano il nascere e il proseguire dell'Ellade. Tali racconti erano tenute in gran conto nella poleis perchè erano la base, il substrato su cui si forgiavano le nuove leve militari e i giovani.
Il contenuto era storico, mitologico, cosmo-teogonico, ed era affidato agli aedi o rapsodi. I rapsodi solevano accompagnare le composizioni poetiche (esametriche) con canti e musiche. Alcuni, però, danno un'origine diversa della parola: per essi, rapsodo deriverebbe dalle parole: pantein e oidas, parole che facevano riferimento all'opera raffazzonatrice di gente qualunque che campava il lunario recitando, accompagnandosi con la musica, le opere di Omero (cfr Luigi Ferreri: La questione omerica dal Cinquecento al Settecento)
Secondo Havelock, la poesia epica è portatrice di un enciclopedismo tribale. Sicuramente è un libro di memorie con vari scopi, non ultimo quello didattico.
La scena visualizzata nell'epos è quella tipica della vita greca: scene di guerra e di duelli, amicizia, forti sentimenti, banchetti.
Il linguaggio è quello della comunità, tradizionale.
La sintassi è basata su formule paratattiche ( cioè frasi coordinate tra di loro, e non subordinate).
Alcune importanti opere epiche sono:
Iliade ed Odissea, di Omero
Poemi sugli dei: Teogonie, Titanomachie, Gigantomachie.
Poemi sulla storia di città e di eroi greci: Danaide, Tebaide, Canti corinzi, Eracleidi, Teseidi.
Questo schema vuole solo avere lo scopo di una prima indicazione di massima. Via via, seguirà l'esposizione e la critica di ogni singolo autore e delle massime opere.
Le opere di carattere epico menzionate sono anche espresse come Cicli: la parola rimanda a espressioni circolari, che partono da una data espressione storica, si sviluppano vicende mitiche correlate insieme ma messe insieme dalla particolarità di essere uniche, riferentesi ad un dato tema.
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1 allegato(i)
ILIADE di Omero
Allegato 1249
(Il duello tra Achille ed Ettore)
Sinossi:
Il principe troiano Paride, rapì Elena, moglie del re spartano Menelao. Si mobilitò così tutta la Grecia Achea per vendicare l'offesa compiuta da Paride. Dopo nove anni di assedio Agamennone, capo dell'armata achea e fratello di Menelao, si rifiutò di restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide, che egli ottenne come preda di guerra. Il dio colpisce con una pestilenza il campo dei Greci e Agamennone è costretto a restituire Criseide. Per compensarsi della perdita sottrae ad Achille la sua schiava Briseide. Achille, sdegnato, ritenendo d'avere ricevuto un affronto, decide di non combattere più a fianco degli Achei, che senza di lui subiscono gravi perdite. Patroclo, amico di Achille, decide di scendere in campo con le sue armi ma viene ucciso da Ettore, principe ereditario troiano e comandante in capo dell'esercito, che poi lo spoglia. Achille, riarmato da Efesto, torna a combattere per vendicare la morte dell'amico; trova lo scontro con Ettore che uccide in duello, infierendo sul suo corpo e confiscando il cadavere. Il re dei troiani Priamo giunge nel campo dei Greci a chiedere la restituzione di Ettore; Achille fa dunque una pace personale con Priamo, permettendogli di riscattare la salma del figlio. Il destino della città di Troia privo del suo eroe più forte è comunque ormai senza speranza.
(tratto da Wikipedia)
Incipit dell'opera (Invocazione alle Muse):
« Cantami, o diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei,molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempia), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille. »
Explicit (la tumulazione della salma di Ettore)
Ciò fatto, in cava buca
Le posero, e di spesse e grandi pietre
Un lastrico vi féro, e prestamente
Il tumulo elevâr. Le scolte intanto
Vigilavan dintorno, onde un ostile
Non irrompesse repentino assalto
Pria che fosse al suo fin l’opra pietosa.
Innalzato il sepolcro dipartîrsi
Tutti in grande frequenza, e nella vasta
Di Prïamo adunati eccelsa reggia
Funebre celebrâr lauto convito.
Questi furo gli estremi onor renduti
Al domatore di cavalli Ettorre.
(Traduzione di Vincenzo Monti)
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Un'altra traduzione dell'Iliade (incipit) è questa, più aderente al testo originale di Omero:
Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia
Ed un'altra traduzione (sempre dell'incipit):
Canta, o dea, l'ira di Achille figlio di Pelèo,rovinosa, che mali infiniti procurò agli Achei
e molte anime forti di eroi sprofondò nell'Ade
e i loro corpi fece preda dei cani
e di tutti gli uccelli, si compiva il volere di Zeus
dal primo istante in cui una lite divise
l'Atride, signore dei popoli, ed Achille divino
(trad. it, Cerri)
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L'Iliade, una dissertazione accademica sul testo e sulle scoperte archeologiche di Ilio ( Troia):
http://www.youtube.com/watch?v=KgFTW...eature=related
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Una rappresentazione teatrale del primo poema omerico:
http://www.youtube.com/watch?v=gN9mcIlbyro
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L'Iliade è poema corale (i poemi corali erano accompagnati da musiche e danze) e gli avvenimenti descritti avvengono tutti alla fine della guerra di Ilio (Troia), per un periodo di circa cinquanta giorni. I temi omerici sono: gli eroi, la guierra, l'amicizia, gli dei, la società, la natura, l'amore, la giustizia, il valore del soldato.
La società nel tempo di Omero (caratteristica riferibile, quindi, anche all'Odissea) è strettamente di tipo guerriero, deistico, patriarcale, fortemente etico. L'etos si manifesta con l'onore innanzitutto, ma anche con il rispetto per i morti, con l'orgoglio di appartenenza , con l'amicizia, la pubblica stima, ma soprattuttcon il senso di approvazione degli altri e non con una riflessione personale sui propri comportamenti: tale ultima caratteristica è stata chiamata "civiltà della vergogna" (cfr E.R.Dodds, I Greci e l'Irrazionale). Per questo, il soldato (uomo-eroe) è alla ricerca continua della pubblica stima, della fama (kléos) da partye degli altri soldati, della donna che ama, della società in cui vive ed opera. La fama, però, è sottesa ad una caratteristica che il soldato-eroe deve dimostrare di possedere, e cioè il valore (areté)
Gli dei , a loro volta, sempre pregati e consultati, sono immortali, sì, ma antropomorfi; non sono onnipotenti e tutti devono sottostare al volere del Fato.