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Visualizza la versione completa : Io sono di legno - Giulia Carcasi



Rosy
27-August-2012, 08:43
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Tempo fa mi accadde di leggere su Internet una frase che mi colpì al cuore. Forse banale, non lo nego, ma per me densa di significati.
La frase era questa:

"Io "scordare" è un verbo che non conosco.
Scordare è più crudele di dimenticare: chi è dimenticato viene tolto dalla mente, chi è scordato viene tolto dal cuore.
E se io abito nel tuo cuore e tu mi cacci io non avrò altro posto dove stare."

Questa frase era tratta dal romanzo ( secondo) di una giovane autrice, Giulia Carcasi: IO SONO DI LEGNO.

Così mi è nata dentro la curiosità di leggere altro, di conoscerla, ed ho comprato il libro.
E' una bella storia, su un rapporto difficile tra una madre ed una figlia, raccontato attraverso una specie di diario di entrambe.
Ma non è l'argomento, qui, che mi sembra interessante, quanto il linguaggio, il "modo" di narrarlo.

La trama.
Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.

Mia è la figlia.
Nessun amore importante, solo storie di una sera, di una notte. L'amore non le interessa. La discoteca, il motorino, la migliore amica, le sigarette... Tutto nella norma, insomma.

Giulia è la madre.
E' medico, moglie di un primario ospedaliero; lavoro impegnativo, madre come tante altre.
Ma il dialogo con la figlia è inesistente, i rapporti sono difficili.
Questo silenzio tra loro, che pesa, la spinge a leggere il diario della figlia, ed a scriverne uno a sua volta.

Qui a poco a poco , Giulia si "racconterà", ricordando, e scoprendo quasi, tutti i fatti della sua gioventù che l'hanno fatta diventare la donna di ora.
Anche Mia da questo diario conoscerà veramente la madre, e condividerà con lei un segreto pesante , legato al suo passato.

Un dialogo toccante,che mi ha commossa profondamente, e mi ha fatto pensare molto, riguardo ai rapporti, spesso non facili, fra madri e figlie.
E non solo quando sono adolescenti, ma SEMPRE.
Un libro che consiglio vivamente.

Un brano.
Pag.13
"Faccio molti sogni la notte, la mattina non ne ricordo uno.
Mi piace ballare e cantare e recitare, ma non ballo, non canto e non recito.
Preferisco la teoria alla pratica, mi sembra che in teoria le cose riescano meglio.
Mia madre invece è una donna concreta: passa le sue giornate a "fare".
Io sono il rovescio di lei.
Lei ha la risposta pronta, io la domanda.
Lei ha i piedi di piombo, io di aria.
Lei sta in equilibrio, io casco di continuo.
Io sono lei capovolta, lei a testa in giù.
Ho mille ragazzi, a nessuno dico "ti amo".
Non credo ai prìncipi e alle belle addormentate, ai vissero per sempre felici e contenti, credo alle persone che si sopportano, a quelli che ogni tanto si dicono "ti odio" e maledicono il giorno in cui si sono incontrati.
Marzia dice che quelle come me si definiscono "anaffettive".
Io , semplicemente, mi definisco "matura".

Inoltre non so quanto corrisponda alla realtà , ma mi ha colpita molto questa motivazione data dalla madre , alla sua professione medica.
Pag.79.
"Medicina vuol dire "scienza che studia e cura le condizioni di malattia nell'organismo", ma Medicina vuol dire, essa stessa, "cura, rimedio".
E' vero, si prende Medicina per curare, ma anche per curarsi: ti fai un giro nella storia di ognuno e finisci per dimenticare la tua.
Mi credi un medico modello pronto a scambiare turni e rimpiazzare qualcuno di guardia.
Mi credi scrupolosa, attenta e piena di volontà.
E invece sono solo una che si tuffa in un dolore diverso, così il proprio brucia di meno.
Giro nelle storie degli altri,
le palpo con la mano a conca, le ascolto con lo stetoscopio.
Le storie bussano dentro la gabbia toracica.
E mentre il cuore degli altri MI BATTE ADDOSSO, mi dimentico del mio, che è scarico di pile."

Buona lettura e buona...riflessione!
Rosy

daniela
27-August-2012, 13:24
Anche a me è piaciuto, l'ho letto anni fa.