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Fabio B.
28-October-2011, 19:39
Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Parma, 16 settembre 2004) è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano appartenente alla "generazione degli anni trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Raboni)

Fabio B.
28-October-2011, 19:41
RISANAMENTO

Di tutto questo
non c’è più niente (o forse qualcosa
s’indovina, c’è ancora qualche strada
acciottolata a mezzo, un’osteria).
Qui diceva mio padre, conveniva
venirci col coltello… Eh sì, Il Naviglio
è a due passi, la nebbia era più forte
prima che lo coprissero… Ma quello
che hanno fatto , distruggere le case,
distruggere quartieri, qui e altrove,
a cosa serve? Il male non era
lì dentro nelle scale, nei cortili,
nei ballatoi, lì semmai c’era umido
da prendersi un malanno. Se mio padre
fosse vivo chiederei anche a lui: ti sembra
che serva? è il modo? A me sembra che il male
non è mai nelle cose, gli direi.

Claire
11-April-2014, 11:00
La guerra


Ho gli anni di mio padre - ho le sue mani,
quasi: le dita specialmente, le unghie,
curve e un po' spesse, lunate (ma le mie
senza il marrone della nicotina)
quando, gualcito e impeccabile, viaggiava
su mitragliati treni e corriere
portando a noi tranquilli villeggianti
fuori tiro e stagione
nella sua bella borsa leggera
le strane provviste di quegli anni, formaggio fuso, marmellata
senza zucchero, pane senza lievito,
immagini della città oscura, della città sbranata
così dolci, ricordo, al nostro cuore.
Guardavamo ai suoi anni con spavento.
Dal sotto in su, dal basso della mia
secondogenitura, per le sue coronarie
mormoravo ogni tanto una preghiera.
Adesso, dopo tanto
che lui è entrato nel niente e gli divento
giorno dopo giorno fratello, fra non molto
fratello più grande, più sapiente, vorrei tanto sapere
se anche i miei figli, qualche volta, pregano per me.
Ma subito, contraddicendomi, mi dico
che no, che ci mancherebbe altro, che nessuno
meno di me ha viaggiato fra me e loro,
che quello che gli ho dato, che mangiare
era? non c'era cibo nel mio andarmene
come un ladro e tornare a mani vuote...
Una povera guerra, piana e vile,
mi dico, la mia, così povera
d'ostinazione, d'obbedienza. E prego
che lascino perdere, che non per me
gli venga voglia di pregare.

Giovanni Raboni

Claire
09-September-2014, 11:59
Fatti pure in quattro, allàrgati, notte,
quanto ti pare, io prima che sia giorno
sento la saracinesca del forno
sollevarsi, ridarmi alle interrotte

gioie cittadine. Mi scrollo, storno
numeri e altre ossessioni, studio rotte
accorte fra secche e insidiose e frotte
di questuanti e cannibali, ritorno,

insomma, al vero, e - lo benedico.
Ma sì, meglio vedervi, meglio avervi,
atroci lacune, che con i nervi

mozzati e a fiato mozzo nell'intrico
dei simboli subirvi, non c'é, dico,
peggior servaggio che sognarsi servi.

Giovanni Raboni

daniela
22-September-2014, 23:30
Per nessuna ragione

Per nessuna ragione,
sapendo quello che succede,
mi vorrei risvegliare in questo mondo.
Ma già pensando (pensando
di pensarlo) so anche
che non è vero, che per quanto
ignominioso sia il presente io mai
rinuncerei, potendo scegliere,
a starci, magari di sghembo
e rattrappito d'amarezza, dentro.
Forse, mi dico allora,
non è per me che parlo, è qualcun altro,
nato da poco o nascituro,
ad agitarsi nel mio sonno, a premere
da chissà dove sul mio cuore,
a impastare parole col mio fiato...

Giovanni Raboni

Rosy
18-February-2015, 21:06
E PER TUTTO IL RESTO

E per tutto il resto, per quello
che in tutto questo tempo
ho sprecato o frainteso, per l'amore
preso e non dato, avuto e non ridato
nella mia ingloriosa carriera
di marito, di padre e di fratello
ci sarà giustizia, là, un altro appello?
Niente più primavera,
mi viene da pensare, se allo sperpero
non ci fosse rimedio, se morire
fosse dolce soltanto per chi muore.

Giovanni Raboni

Andrea
25-April-2015, 20:36
Non di questo presente ora bisogna
vivere – ma in esso sì: non c’è modo,
pare, d’averne un altro, non c’è chiodo
che scacci questo chiodo. Nè a chi sogna
va meglio, che le più volte si infogna
a figurarlo, e fa più groppi al nodo
se cerca di disfarlo (sta nel todo
che si crede nel nada, sempre) o agogna,
ma con che lama? troncarlo. La mente
infortunata non ha altra fortuna,
dunque, che nel pensiero? Certo a niente
più la mia si consola che se in una
deposizione o un offertorio gente
dispersa solennemente s’aduna.

Giovanni Raboni