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dolores
11-March-2012, 17:27
Ed McBain, pseudonimo principale di Evan Hunter, nato Salvatore Albert Lombino (New York, 15 ottobre 1926 – Weston, 6 luglio 2005), è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense.
Di origine italo-statunitense, di famiglia originaria di Ruvo del Monte in Basilicata, cresciuto nel quartiere di East Harlem, e morto in Connecticut all'età di settantotto anni a causa di un cancro alla laringe, aveva ottenuto nel 1952 l'autorizzazione a cambiare il proprio nome.

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Scrittore quanto mai prolifico, oltre che affermato autore di libri è stato anche un noto sceneggiatore cinematografico.
Ha pubblicato centinaia di romanzi polizieschi e molte sceneggiature firmando sia con il suo vero nome Evan Hunter sia con diversi altri alias, in particolare quello di Ed McBain (il maggiormente conosciuto e quello usato per i romanzi polizieschi).
Fra gli altri pseudonimi usati vi sono stati anche quelli di Richard Marsten, Hunt Collins, Ezra Hannon e Curt Cannon.
È con il proprio nome che ha scritto quelli che sono probabilmente i suoi romanzi di maggiore impegno: Il seme della violenza (The blackboard Jungle, del 1954) e la sceneggiatura originale del film Gli uccelli, portato sul grande schermo dal regista Alfred Hitchcock.
Come Ed McBain, ha scritto la famosa serie di romanzi dell'87º Distretto e la serie di Matthew Hope.

(Fonte: Wikipedia)

Rosy
11-March-2012, 17:51
AHHHHHHHHHH,
quanto mi piaceva l'87mo distretto! quanti ne ho letti! sono passati molti anni, ma ricordo che ne aspettavo l'uscita con ansia... ( nel Giallo Mondadori, intendo).
ciao! Rosy:-P:-P

dolores
11-March-2012, 17:56
BIBLIOGRAFIA

Romanzi scritti come Ed McBain

Serie dell'87º Distretto

1956, L'assassino ha lasciato la firma (Cop Hater)
1956, Estremo insulto (The Mugger)
1956, Non svegliarmi o Uno spacciatore per l'87° (The Pusher)
1957, Pietà per chi crede (The Con Man)
1957, Qui, 87º Distretto (Killer's Choice)
1958, "Savage" calibro 300 (Killer's Payoff)
1958, Ucciderò alle otto (Lady Killer)
1959, Attentato Carella (Killer's Wedge)
1959, Tutti per uno, all'87° ('til Death)
1959, Due colpi in uno (King's Ransom)
1960, Due mani in cerca di cadavere o Date una mano all'87º distretto (Give the Boys a Great Big Hand)
1960, Chiamate Frederick 7-8024 (The Heckler)
1960, Lo spettacolo è finito (See Them Die)
1961, Tutto da rifare all'87º Distretto (Lady, Lady, I Did It!)
1962, Le ore vuote (The Empty Hours): contiene i romanzi brevi Le ore vuote (The Empty Hours), J (J), Bufera (Storm)
1962, Nessuna via d'uscita (Like Love)
1963, Lungo viaggio senza ritorno (Ten Plus One)
1964, Gioca al buio l'87º Distretto (Ax)
1964, Tutto regolare, mamma (He Who Hesitates)
1965, L'ultima voce (Doll)
1966, Ottanta milioni di occhi (Eighty Million Eyes)
1968, Allarme: arriva la "Madama" (Fuzz)
1969, 87º Distretto: una cartuccia di troppo (Shotgun)
1970, Gioco di pazienza per l'87º Distretto (Jigsaw)
1971, 87º Distretto: tutti presenti (Hail, Hail, the Gang's All Here!)
1972, 87º Distretto: l'assassino ha confessato (Sadie, When She Died)
1972, 87º Distretto? Parlate più forte (Let's Hear It for the Deaf Man)
1973, Confessione di un presidente all'87º Distretto (Hail to the Chief)
1974, Una questione di pane per l'87º Distretto (Bread)
1975, Parenti di sangue per l'87º distretto (Blood Relatives)
1976, 87º Distretto: finché morte non vi separi (So Long as You Both Shall Live)
1977, Dal passato incubi per l'87º distretto (Long Time No See)
1979, Calypso per l'87º Distretto (Calypso)
1980, Fantasmi per l'87º Distretto (Ghosts)
1981, Troppo caldo per l'87º Distretto (Heat)
1983, Ghiaccio per l'87º Distretto (Ice)
1984, Fulmini sull'87º Distretto (Lightning)
1985, Otto cavalli neri per l'87º Distretto (Eight Black Horses)
1987, Veleno per l'87º Distretto (Poison)
1987, Brutti scherzi per l'87º Distretto (Tricks)
1989, Ninna nanna per l'87º Distretto (Lullaby)
1990, Vespri (Vespers)
1991, Vedove (Widows)
1992, Kiss (Kiss)
1993, Misfatti (Mischief)
1994, Natale all'87º Distretto (And All Through the House)
1995, Romance (Romance)
1997, Nocturne (Nocturne)
1999, Grande città violenta (The Big Bad City)
2000, L'ultimo ballo (The Last Dance)
2001, Money (Money, Money, Money)
2002, Il rapporto scomparso (Fat Ollie's Book)
2004, Il party (The Frumious Bandersnatch)
2004, Anagram (Hark!)
2005, Traditori (Fiddlers)

dolores
11-March-2012, 18:04
Segnalo il link ad un articolo di Michele Medda sul Ed McBain:

http://xoomer.virgilio.it/michele_medda/granderomanzo.html


http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTpeYFFzwq2Zq1UWV8rOPHYoM2_lruoO xCZgvnHlm67MDQH7u7q

Elvira Coot
11-March-2012, 21:45
AHHHHHHHHHH,
quanto mi piaceva l'87mo distretto! quanti ne ho letti! sono passati molti anni, ma ricordo che ne aspettavo l'uscita con ansia... ( nel Giallo Mondadori, intendo).
ciao! Rosy:-P:-P

Non sapremo mai che fine hanno fatto Steve Carella, Meyer Meyer e Bert Kling ... ormai per me erano più che personaggi, erano amici. Seguivo con interesse e partecipazione le loro vicende personali oltre ad apprezzare, ovviamente, le indagini poliziesche. Questo scrittore ha lasciato un grande vuoto.

dolores
11-March-2012, 22:16
AHHHHHHHHHH,
quanto mi piaceva l'87mo distretto! quanti ne ho letti! sono passati molti anni, ma ricordo che ne aspettavo l'uscita con ansia... ( nel Giallo Mondadori, intendo).
ciao! Rosy:-P:-P

Anche io sono una fan dell'87° distretto! Una fantastica serie di polizieschi 8-)

dolores
11-March-2012, 22:19
Non sapremo mai che fine hanno fatto Steve Carella, Meyer Meyer e Bert Kling ... ormai per me erano più che personaggi, erano amici. Seguivo con interesse e partecipazione le loro vicende personali oltre ad apprezzare, ovviamente, le indagini poliziesche. Questo scrittore ha lasciato un grande vuoto.

Gran bella squadra di poliziotti. Mi piacevano tutti, ognuno con la sua storia particolare e il suo carattere ben definito. Ma devo fare una confessione: mi sono innamorata di Bert Kling ;)

dolores
11-March-2012, 22:44
Romanzi scritti come Ed McBain


Serie di Matthew Hope

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRZXhRCAWFNRPCyV6DOZOuZCjApYuZ2Y zk5lr2_pVQREJtrdaZSBVI0GcZCeg

1978, L'altra donna (Goldilocks)
1981, Nel bene e nel male (Rumpelstiltskin)
1982, La bella e la bestia (Beauty and the Beast)
1984, Alibi per due (Jack and the Beanstalk)
1985, Quando Sarah si veste di giallo (Snow White and Rose Red)
1986, Alias Cenerentola (Cinderella)
1987, La gatta con gli stivali (Puss in Boots)
1988, Un'ombra sulla spiaggia (The House That Jack Built)
1990, Tre topolini ciechi (Three Blind Mice)
1992, Mary Mary (Mary Mary)
1994, Il sangue di Matthew Hope (There Was a Little Girl)
1996, Gladly, l'orsacchiotto strabico (Gladly the Cross-eyed Bear)
1998, Ultima speranza (The Last Best Hope)



Altri romanzi

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1958, I delitti di April Robin, (The April Robin Murders) uscito con il titolo La casa del morto nella Garzanti Serie Gialla n. 157
1958, Oro in polvere (Even the Wicked)
1958, A un passo dalla tomba (The Gutter and the Grave)
1965, 40 miglia dall'Avana (The Sentries)
1975, Le delusioni di Benjamin Smoke (Where There Is Smoke)
1976, Bocche di fuoco (Guns)
1982, Piccoli omicidi (The McBain brief)
1986, L'altra parte della città (Another Part of The City)
1989, Una città contro (Downtown)
2000, (Driving Lessons)
2001, Candyland (Candyland)
2005, Alice è in pericolo (Alice in Jeopardy)
2010, L'universo del crimine - I racconti polizieschi

dolores
11-March-2012, 23:26
Romanzi scritti come Evan Hunter

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRqshj1nvBljm5PJzDYqFc8WdO2MBCVf k3A4ZlRbK56rbenjLli

1952, (The Evil Sleep!)
1953, La notte disperata, (Don't Crowd Me)
1954, Il seme della violenza (The Blackboard Jungle)
1956, Aria chiusa (Second Ending)
1958, Gli amanti (Strangers When We Meet)
1959, La vita ladra (A Matter of Conviction)
1961, Madri e figlie (Mothers and Daughters)
1964, Un romanzo... (Buddwing)
1966, Il plagio (The Paper Dragon)
1967, La vita in gioco (A Horse's Head)
1968, L'estate scorsa (Last Summer)
1969, (Sons)
1971, E nessuno lo sospettava (Nobody Knew They Were There)
1972, Il profumo dei dollari (Every Little Crook and Nanny)
1973, (Come Winter)
1974, (Streets of Gold)
1976, (The Chisholms: A Novel Of The Journey West)
1979, (Walk Proud)
1981, (Love, Dad)
1983, (Far From the Sea)
1984, (Lizzie)
1994, Conversazioni criminali (Criminal Conversation)
1996, La trappola del gatto (Privileged Conversation)
1997, Hitch e io (Me & Hitch)
2001, Candyland (Candyland) (scritto "a quattro mani" da Evan Hunter e Ed McBain)
2002, (The Moment She Was Gone)


Romanzi scritti come Ezra Hannon

1975, I casi sono tre, (Doors) stampato nel 1977 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 1493.


Romanzi scritti come Richard Marsten

1953, (Rocket To Luna)
1953, L'era del dinosauro, (Danger: Dinosaurs!)
1954, Scappa povero negro, (Runaway Black)
1955, L'infermiera geme, (Murder In The Navy o Death of a Nurse) - ripubblicato come Delitto a bordo di Ed McBain - Classici del giallo Mondadori n. 514
1957, Femmine scomparse, (Vanishing Ladies)
1957, (The Spiked Heel)
1958, Oro in polvere, (Even The Wicked) - Classici del giallo Mondadori n.503
1959, Anatomia di un gangster, (Big Man) - Gialli Giumar Serie Nera


Romanzi scritti come Curt Cannon

1958, (I Like 'Em Tough)
1958, Forza Cannon!, (I'm Cannon - For Hire) - Ripubblicato a nome Ed McBain dopo revisione dell'autore con il titolo A un passo dalla tomba (The gutter and the grave) - Il Giallo Mondadori n. 2979


Romanzi scritti come Hunt Collins

1954, Un lunedì nero, (Cut Me In)
1956, ... E dacci dentro! (Tomorrow And Tomorrow)

Romanzi scritti come John Abbott

1972, (The telegram Code)
1981, (The Man with Ideas)
1986, (For Medicinals Purposes)
1992, (Scimitar)

dolores
12-March-2012, 16:37
http://www.sfquadrant.com/Gialli/Copertinegialli/Omnibus/omnibus3.6.jpg

Ruvo del Monte - il discorso di Antonio Mecca - Versione italiana

http://www.edmcbain.com/Newsdesk.asp?id=508 (http://www.edmcbain.com/Newsdesk.asp?id=508)


http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTbnuTb6IPm2nxHJTNuochcZXRcIHGE9 PiL07dNwdr_JViJNR0L

dolores
14-March-2012, 00:03
Un bellissimo articolo tratto da "Sito comunista", in cui McBain stesso spiega il suo 87° Distretto.
E' un articolo molto lungo, per cui l'ho diviso in due post ;)

http://www.ivmondo.org/h-editoriali/foto_editoriali/87_distretto.JPG

Ed McBain - Vi racconto il mio 87° Distretto

Tutti insistono nel dirmi che Carella è l'eroe della serie.
Io insisto a dire che così non è nelle intenzioni. In realtà, anche se nessuno vorrà crederci, nel terzo libro della serie io ho ucciso Carella. Non io personalmente, ma un tale chiamato Gonzo che, a pagina 158 di «Uno spacciatore per l'87°», del 1956, ha avuto l'audacia di sparare tre colpi colpendo Carella al petto.

«L'unico avvertimento venne dallo stringersi delle pupille del ragazzo. Carella vide gli occhi contrarsi, e cercò di buttarsi di lato, ma la parola era già alla rivoltella. Non vide l'arma sobbalzare nella mano del ragazzo. Sentì un dolore insopportabile al petto, e sentì la dichiarazione schioccante di tre detonazioni, e poi cominciò a cadere e sentì un gran caldo e si sentì anche ridicolo, lì a barcollare sulle gambe che non riuscivano a reggerlo, ridicolo - molto ridicolo, e aveva il petto in fiamme, e il ciclo stava calando a congiungersi con la terra... Aprì la bocca ma dalle labbra non uscì alcun suono. E poi arrivò l'ondata di incoscienza e lui lottò per respingerla, e non si accorse che Gonzo stava scappando tra gli alberi. Era conscio unicamente del buio che lo stava avvolgendo, e improvvisamente ebbe la certezza di essere sul punto di morire.»

Nessun autore di gialli che abbia rispetto per se stesso oserebbe scrivere «improvvisamente ebbe la certezza di essere sul punto di morire» a meno che non intenda usare come presagio di un evento successivo. Queste parole costituiscono una specie di contratto con il lettore, perciò, dopo averle scritte, alla fine del libro, io saldai il conto. O per lo meno, alla fine del libro come lo consegnai al mio editore.
Nella stesura originale la scena aveva luogo nell'ospedale dove Carella era sulla lista degli aggravati dal momento del ricovero dopo la sparatoria, e per la precisione devo dire che la scena, intesa come luogo, non è cambiata. Il tenente Byrnes era andato là per vederlo. Teddy Carella percorreva il corridoio andando verso Byrnes.

«Dapprima fu soltanto una piccola figura in fondo al corridoio, poi si avvicinò e Byrnes la guardò attento. Teneva le mani serrate insieme, i gomiti piegati, e camminava con la testa china, e guardandola Byrnes provò una fitta dolorosa, una nuova fitta allo stomaco e al cervello. La piccola figura che avanzava dava l'impressione di sconfitta, con le spalle abbandonate, e la testa china...
Carella!, pensò lui. Oh, dio, no!
Le si affrettò incontro, e lei alzò la testa a guardarlo, e aveva la faccia bagnata di lacrime, e quando vide le lacrime sulla faccia della moglie di Steve, lui sentì un gelo improvviso e avrebbe voluto scappare, scappare via da lei e dal dolore di quelle lacrime.
Fuori suonavano le campane.
Era Natale, e tutto andava bene.
Ma Steve Carella era morto.»

Secondo me questo era un finale classico. Come avevo sottolineato a Herb Alexander, il mio editore, l'idea originale della serie era quella di usare una sala agenti affollata di agenti investigativi come un conglomerato, un tutt'uno, o se preferite un unico eroe. Era mia intenzione tratteggiare accuratamente il lavoro quotidiano di un poliziotto di metropoli, ma per farlo avrei usato una manciata di uomini le cui diverse personalità e caratteristiche ed elementi caratteriali, se combinati, avrebbero formato un singolo eroe: l'87a Squadra. A quanto mi risultava, questo non era mai stato fatto, e io sentivo che la trovata era unica. Sentivo inoltre che l'idea così concepita mi avrebbe messo in grado di aggregare nuovi uomini alla Squadra, di portare nuovi uomini nella sala agenti, se necessario aggiungendo le loro particolari qualità o i loro particolari difetti alla preesistente miscela, e allo stesso tempo di disporre secondo la necessità di personaggi non più essenziali. Il ruolo dell'eroe spettava alla squadra, e nessun suo componente era indispensabile o insostituibile. Ora, nella vita reale, i poliziotti vengono presi a colpi di arma da fuoco e uccisi. Quindi, in «Uno spacciatore per l'87°» l'agente investigativo Stephen Louis Carella era stato preso a colpi di pistola, ed era morto il giorno di Natale.
Ah, ah, ah.
La telefonata di Herb Alexander arrivò subito. Mi disse: - Stai scherzando, vero?
- A che proposito? - dissi io.
Lui disse: - Non puoi uccidere Carella.
- E perché? - dissi io.
- Perché lui è l'eroe - disse Herb. - Lui è il protagonista della serie. (Fino a quel momento Carella era comparso soltanto in un romanzo, «L'assassino ha lasciato la firma», il primo. Nel secondo, «Estremo insulto», restava assente, perché in luna di miele, per quasi tutto il libro, e rientrava in sala agenti soltanto alla penultima pagina. Ma chissà perché, tutto d'un colpo l'eroe era lui, lui era il protagonista.)
- Chi l'ha detto? - dissi. - L'idea è di...
- Conosco benissimo l'idea - disse Herb. - Ma non puoi uccidere Carella. È l'eroe.
Discutemmo a lungo. Alla fine mi arresi, e riportai in vita Carella con l'aggiunta di tre brevi capoversi alla stesura originale, e col taglio dell' ultima riga che lo mandava prematuramente alla tomba. Io però continuo a non credere che l'eroe sia lui. Il concetto di un conglomerato come protagonista era tenacemente ancorato al mio cervello, un eroe mosaico se volete, un eroe fatto di tante parti perché in realtà era fatto di tanti uomini, gli uomini dell'87" Squadra. Alcuni anni più tardi, durante una conversazione su affermate serie televisive, Mel Brooks mi disse che gli ingredienti essenziali di tutti gli spettacoli di successo sono una casa e una famiglia. La famiglia potrebbe essere un gruppo di medici, e allora, la casa è un ospedale. La famiglia potrebbe essere fatta di insegnante e studenti, e allora la casa è una scuola, la famiglia potrebbe essere composta di viaggiatori spaziali, e allora la casa è un'astronave. Nella mia serie, la mia famiglia era ed è fatta di poliziotti. La loro casa è la sala agenti, il loro ambiente è il distretto, il loro mondo, la città.
In questa famiglia, il tenente Peter Byrnes è il padre. L'agente investigativo Meyer Meyer è il paziente fratello maggiore. L'agente investigativo Steve Carella viene subito dopo, molto vicino per età e temperamento all'uomo che ha dovuto affrontare la vita con un doppio nome che è stato per lui fonte di parecchi guai. Bert Kling è il fratello più giovane, il quale impara costantemente dai familiari più esperti. A proposito, avreste dovuto sentire le lamentazioni quando in «Tutto da rifare per L'87°» (quattordicesimo della serie), uccisi la ragazza che era stata la fidanzata di Kling fin dal secondo romanzo. Ma questa volta, no! Potevano sostenere con me che Steve Carella era l'eroe, ma mai e poi mai mi sarei arreso all'idea che Claire Townsend era l'eroina, e così la morta rimase morta causando ogni genere di alterazioni caratteriali in Kling. Il rosso Cotton Hawes, l'agente investigativo con la sconcertante ciocca bianca nei capelli, è il cugino venuto dalla provincia (per l'occasione un altro distretto) e diventato un fratello adottivo. In questo clan particolarmente unito ci sono molti altri componenti: Hal Willis, con le minidimensioni di un fantino e le mani di un esperto in judo, lo sfortunato Bob O'Brien che finisce sempre in sparatorie con morti senza né desiderarle né incoraggiarle, Arthur Brown, un poliziotto nero, grande e grosso, che lotta contro i pregiudizi in un suo modo particolare, calmo e deciso, il capitano Frick, Comandante del distretto e, di nome, anche della squadra, capo di famiglia titolare, lievemente affetto da senilità nella sua ultima apparizione.
E per estendere la metafora a più ampi confini, possiamo considerare parte della famiglia, con il ruolo di prozii, informatori tipo Danny lo Zoppo o Donner il Grasso o Gaucho Palacios.

dolores
14-March-2012, 00:03
http://www.ivmondo.org/h-editoriali/foto_editoriali/87_distretto.JPG

In questa famiglia c'è anche una pecora nera, un cattivo poliziotto, un poliziotto disgustoso, un poliziotto corrotto necessario all'equilibrio della squadra. Il suo nome era Roger Havilland. In «Qui 87° Distretto» (quinto della serie), per tener fede al mio concetto di poliziotti che vanno e vengono, e forse perché in precedenza mi era stato impedito di uccidere Carella e ancora risentivo dell'offesa, uccisi Havilland in maniera spettacolare e soddisfacente.

«Capì soltanto che stava cadendo all'indietro, completamente sbilanciato. Capì soltanto di piombare contro la lastra di vetro, capì che la vetrina andava in frantumi e che intorno a lui volavano migliaia di schegge. Poi sentì un dolore acuto, improvviso. C'erano quasi lacrime nella sua voce quando gridò: "Bastardo! Maledetto bastardo! Per me puoi anche..." ma non potè dire altro. Non avrebbe mai più detto nient' altro.
Una delle lunghe schegge appuntite gli aveva tagliato la vena iugulare e un'altra gli si era conficcata nella trachea. Questa fu la fine di Roger Havilland.»

E subito dopo me ne pentii e non poco.
In una famiglia ci deve essere un fratello o uno zio o un cugino non troppo per bene. Se ci sono buoni poliziotti devono esserci anche cattivi poliziotti (come nella vita reale), e non possono essere cattivi poliziotti che operano in qualche distretto confinante, devono essere cattivi poliziotti nello stesso territorio. In un libro successivo, ma in tutta onestà ammetto di non ricordare quale, feci reincarnare Roger Havilland nella forma e nelle vesti di Andy Parker. Prometto che (forse) non ucciderò mai Andy Parker. È troppo necessario alla miscela. C'è un altro cattivo poliziotto, Ollie Weeks detto il Grasso, dell'83° Distretto, una aggiunta recente alla famiglia, e senza il quale la squadra non potrebbe funzionare nel modo giusto. Non so se Ollie Weeks riuscirà mai a farsi trasferire all'87° come lui promette costantemente di fare. Può darsi che risulti più efficace restando dov'è, cugino di campagna che provoca nella famiglia smorfie o sospiri, o tutti e due, non appena compare.
In «L'assassino ha lasciato la firma», del 1956, era descritta la famiglia e la sua casa. La casa non è cambiata molto con gli anni, ma nemmeno le sale agenti della vita reale cambiano.

«La scala era di metallo, stretta ma pulita. Sedici gradini portavano a un microscopico pianerottolo da cui partivano altri sedici gradini, saliti i quali si incontrava un corridoio malamente illuminato. Alla destra delle scale c'erano due porte con sopra scritto "Camere di Sicurezza". Andando a sinistra lungo il corridoio si passava davanti a due panche di legno sistemate sui due lati, una delle quali era infilata in una rientranza della parete, davanti alla porta sigillata di un vecchio ascensore in disuso. Più oltre c'era una porta sulla destra, lo spogliatoio, e un'altra sulla sinistra, l'ufficio schede, come stava scritto su una piccola targa.
In fondo al corridoio c'era la sala agenti.
Dovendo entrarci si arrivava prima a una bassa ringhiera con un cancelletto a molla. Dietro la ringhiera cominciava la sfilata delle scrivanie e degli apparecchi telefonici. Su una parete, il quadro degli ordini del giorno era coperto di fotografie e comunicati. Dal soffitto pendeva una sfera di vetro, più in là altre scrivanie e altri telefoni. In fondo, le finestre, protette da rete metallica, che si aprivano sulla facciata dell'edificio.
Da dietro la ringhiera non si poteva vedere gran che di quello che c'era sulla destra della stanza, perché due enormi classificatori lo impedivano.»

È qui che gli uomini dell' 87° passano parte del loro giorno lavorativo. Il resto lo passano nella città.
La città è un personaggio fisso in questi libri, come tutti i lettori della serie sanno già, e come viene subito detto a ogni nuovo lettore la città è immaginaria. Questo non ha impedito che molti notassero la forte somiglianza con New York. Somiglianza che esiste. Può darsi che questo sia dovuto al fatto che si tratta proprio di New York, anche se con liberalità di licenze toponomastiche.
Quando cominciai a scrivere la serie (vi prego, ricordatevi che io sapevo dall'inizio che sarebbe stata una serie, o per lo meno sapevo che ci sarebbero stati tre romanzi su questi poliziotti, perché tanti erano i libri che mi ero impegnato a scrivere per contratto, dato che il futuro era nelle mani degli dei i quali, grazie a dio, sorrisero), quando cominciai, dicevo, dovetti decidere per una città reale o una città immaginaria. Avevo fatto parecchie ricerche e studi sui poliziotti e sui Dipartimenti di Polizia, e sapevo che gli uni e gli altri cambiavano regole e regolamenti tanto spesso almeno quanto cambiavano la biancheria, diciamo una volta all'anno (andiamo, ragazzi, lo sapete bene che scherzo!). Sapevo che una serie necessita di una unità e unitarietà familiare, non solo per quanto riguarda personaggi e luogo, ma anche per la stabilità delle regole entro le quali si muove l'eroe (la mia Squadra) per risolvere un mistero. (I miei poliziotti ci tengono a ripetere che non esistono misteri ma unicamente crimini commessi per un motivo.)
Mi sono reso conto immediatamente che non potevo cambiare la procedura della mia polizia tutte le volte che i poliziotti di New York cambiavano la loro. Per stare al passo con i promemoria o le direttive dipartimentali o interdipartimentali avrei dovuto lavorare a tempo pieno, e non mi sarebbe rimasto tempo per scrivere. Perciò ho congelato la procedura, a eccezione delle tecniche scientifiche che mutano costantemente e con le quali cerco di essere aggiornato per inserirle al caso nei miei libri come meglio so, e ho deciso che la mia città fosse immaginaria perché, amico, in questo modo la procedura adottata nella città non cambia mai, mi sono spiegato? In questa città esistono precise regole del gioco, e sono le stesse sia per il lettore sia per i poliziotti. Un poliziotto non può perquisire un appartamento senza il mandato del tribunale, e non può interrogare un prigioniero senza prima averlo messo al corrente della Miranda-Escobedo, e non può aspettarsi che il laboratorio (diretto dall'ex tenente Sam Grossman, adesso capitano, altro componente della famiglia) riesca a identificare un assassino unicamente dalla confusa impronta digitale del pollice sinistro. E non può aspettarselo nemmeno il lettore. Queste sono le regole. Noi giochiamo onestamente. A volte ci sentiamo frustrati da questa città con i suoi complicati meccanismi burocratici e la sua complessità territoriale, ma la città è così, anche se immaginaria, e nella città esistono assassini.

«Guardatela questa città. Come si può odiarla? È tutta cemento, vero. Allinea edifici come formazioni militari destinate a proteggerla contro gli attacchi di una tribù indiana che non esiste più da tempo. Nasconde la vista del cielo, impedisce quella dei fiumi. Forse mai nella storia della razza umana una città ha ignorato in tal modo la bellezza dei suoi corsi d'acqua o li ha considerati così poco. Costringe a guardarla a piccoli pezzi per volta, attraverso le profonde valli di cemento che si intersecano, qui un paio di metri di fiume, là uno scorcio, piccolissimo, di cielo, mai una bella vista panoramica, sempre pareti altissime che precludono, costringono, nascondono, eppure come si può odiarla, questa sgualdrina coi capelli di fumo?
In tutto il mondo le città autentiche sono una mezza dozzina, e questa è nel numero, ed è impossibile odiarla quando vi viene incontro con quell'accenno di risatina femminile pronta a eromperle dalla bocca imprevedibile. Se non riuscite a personalizzare una città allora significa che non ci avete mai vissuto, in una città. Se pensandola non diventate romantici e sentimentali, allora siete uno straniero che deve ancora imparare la lingua del posto. Per conoscere una città vera dovete stringervela addosso, o non la conoscerete mai. Dovete respirarla.»

Questo brano è tratto da «87° Distretto? Parlate più forte», del 1973. (Il Sordo è il mio Moriarty, ma fa anche parte della famiglia, oserei dire. Senza di lui, i poliziotti del mio distretto non farebbero mai la figura degli stupidi, e tutte le comunità familiari devono ogni tanto sembrare stupide.) Ma riguardate un momento i paragrafi riferiti alla città. Chiaro. Qualcuno sta parlando di questa città immaginaria come se fosse reale. Chi è la persona che parla così? È Carella, o è Kling? È Meyer o Hawes? Mi fa piacere che abbiate fatto questa domanda. Quella è la voce di un altro personaggio fisso della serie. Un personaggio onnipresente, come la città e il tempo. Un personaggio che non ha nessun diritto di essere nelle pagine di un libro perché ogni maestro di narrativa vi dirà che l'intrusione dell'autore è un peccato mortale. Sì, quel personaggio è Ed McBain. A lui piace portare la sua pietruzza. A volte sento che lui sta parlando a nome del lettore oltre che per se stesso.
Quindi, com'è possibile sostenere che Carella è l'eroe di questa serie, visto che infiniti altri personaggi entrano nella sua realizzazione? Non è possibile farlo. E vi dirò un'altra cosa. A volte quando qualcuno me ne dice di tutti i colori, o quando ho fatto riparare per la decima volta e inutilmente l'accensione della mia auto, o quando ho dovuto scrivere sei volte per ottenere che mi cambiassero l'indirizzo su una carta di credito, mi scopro a chiedermi che cosa farebbe Carella in una situazione del genere.
È questo che fa di lui un eroe?

dolores
14-March-2012, 00:13
http://1fc.4imgs.com/sid/21875/235529_F.jpg

I poliziotti secondo McBain:

"I poliziotti, qualunque idea uno possa farsene, sono esseri umani. Sudano esattamente come voi e me, e non lavorano volentieri al caldo. A qualcuno di loro non piace lavorare, nemmeno quando fa fresco, proprio come capita a voi e me. Ma, soprattutto quando fa caldo, nessuno poliziotto si sobbarca volentieri la noia di assistere a una sfilata con relativo confronto.”


La città secondo McBain:

"La città non potrebbe essere che una donna... tu conosci la bella testa di questa città, incorniciata dalle chiome ramate delle foglie d'autunno... ne conosci la curva morbida del seno, là dove il fiume glielo modella con una striscia lucente di seta azzurra. Il suo ventre, il porto, ti è familiare quanto i suoi fianchi che si chiamano Calm's Point e Majesta. È una donna, la tua donna e in autunno usa un profumo che è un misto di fumo e di carbone, un odore di polvere e di muschio che si leva dalle strade, dalle macchine, dalla gente... L'hai veduta in abiti da lavoro e vestita a festa. L'hai ammirata di notte liscia e lucente come una pantera... l'hai conosciuta ardente e capricciosa, affettuosa e piena di rancore, mite e altera, crudele e ingiusta, dolce e pungente..."

maureen
14-March-2012, 00:19
Ora non mi resta che scoprire questo nuovo autore.

Chomsky
14-March-2012, 12:10
Ed McBain è un autore imprescindibile per chi ama il giallo e direi anche per ama leggere. Sia dal versante 87° distretto sia da quello di Mattew Hope ha creato tanti personaggi e situazioni che si dimenticano difficilmente e con il suo mondo affollato e caotico dell'87° distretto ha ispirato una delle più belle serie televisive di sempre "Hill Street giorno e notte".


http://www.youtube.com/watch?v=No0H2TpuGT4

dolores
24-March-2012, 16:47
Con l'aiuto del saggio di George N. Dove - "I ragazzi di Grover Avenue" - approfondiamo la conoscenza della squadra di poliziotti dell'87° Distretto.


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=2&item_id=019bd66b529d0a7703&time=0



STEVE CARELLA


La serie dell'87° Distretto si è avvicinata più di qualsiasi altra alla realizzazione dell'ideale del poliziesco procedurale: il gruppo quale protagonista, il lavoro di squadra che ottiene quei risultati che, nel vecchio giallo tradizionale, venivano raggiunti grazie agli sforzi di un singolo brillante individuo come Sherlock Holmes o Miss Marple. Quasi tutti gli scrittori hanno almeno riconosciuto che, nella vita reale, la maggior parte dei crimini viene risolta dagli sforzi congiunti di un gruppo di agenti investigativi piuttosto che da quelli di un singolo eroe, ma pochi sono riusciti a sviluppare pienamente questo aspetto: le convenzioni della narrativa popolare tendono a sovrastare quelle del realismo e di conseguenza gli eroi emergono quasi automaticamente; così si parla delle storie di George Gideon di J.J. Marric e dei romanzi di Norah Mulcahaney scritti da Lillian O'Donnell, nonostante che in entrambi i casi si tratti di serie procedurali, celebrate per la plausibile rappresentazione della vita di polizia. Maj Sjowall e Per Wahloo hanno quasi realizzato il gruppo-eroe con i loro romanzi sulla polizia di Stoccolma, ma anche questi libri vengono di solito definiti come la serie di Martin Beck. Nessuno però parla mai dei "romanzi di Steve Carella".

http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=01938c6165ed2d135e&time=1234924627


In effetti, Ed McBain ha inteso aderire in maniera ancora più rigorosa alla premessa di un "protagonista conglomerato", come lui stesso lo definisce, con la squadra in veste d'eroe e senza alcun individuo in primo piano. Nei primi romanzi McBain stava sviluppando uno schema in base al quale avrebbe fatto ruotare il cast dei personaggi: dopo tutto, nella vita reale i poliziotti vanno in pensione, cadono in servizio o si trovano altri lavori. Di conseguenza, McBain aveva ammazzato tre dei suoi agenti investigativi nel primo libro della serie e aveva poi ucciso Steve Carella alla fine di Uno spacciatore per l'87° Distretto. Carella è rimasto morto, come spiega McBain, solo per il tempo necessario all'editore per leggere il manoscritto, telefonare all'autore e dirgli: "Non puoi uccidere Carella. E' lui l'eroe, la star della serie". Così, grazie all'intervento dell'opinione pubblica (nella persona di Herb Alexander), Carella si è ripreso dalla ferita d'arma da fuoco e il tasso di mortalità tra i poliziotti dell'87° Distretto è drasticamente crollato.

(Continua)

dolores
25-March-2012, 13:45
(Carella - 2)
Per comprendere Carella come personaggio, occorre tener conto del cambiamento intervenuto nel suo ruolo. Una volta salvato dalla morte, Carella ha apparentemente assunto, nella mente di McBain, una idoneità speciale, al punto da essere diventato un principio e, occasionalmente, un portavoce. Questo ci porta a un'altra particolare caratteristica del ruolo di Carella nella serie: a volte, non solo parla per conto del suo autore, ma tende a condividerne atteggiamenti e opinioni.


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=014186b57d34cd3208&time=1207119547


Il ruolo d'interprete di Carella è particolarmente evidente nel rapporto di odio-amore nei confronti della città, specie in brani come qauello che compare in Pietà per chi crede, dove se ne delizia, o qauello di Dal passato incubi, dove se ne dispera. Altre volte Carella sembra agire solo come voce, come quando si chiede a voce alta perché ci aspettiamo che tutto debba andare bene solo perché siamo riusciti a mandare degli uomini sulla luna.


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=01b4a9c5d56940e641&time=1198609646


Sappiamo più sull'estrazione familiare di Carella e sulla sua vita precedente che su qualsiasi altro membro della squadra, anche se dobbiamo ricostruire la storia in base a brani sparsi in tutta la serie.
Steve è un americano di terza generazione: il nonno era emigrato da Napoli alla Città, dove guidava il camioncino del latte. I genitori di Carella sembrano aver avuto la loro parte di insicurezze; credevano per esempio che i sogni fossero presagi delle cose future e imbottivano i bambini di storie d'orrore familiare, come quella dello zio Charlie, che si era accidentalmente accecato un occhio mentre si spuntava le sopracciglia, o dello zio Salvatore che, scivolato sul ghiaccio, era rimasto per sempre inchiodato su una sedia a rotelle. Steve è nato a Isola, figlio di Antonio (fioraio) e di Louisa Carella, ma la famiglia si è trasferita a Riverhead quando lui era ancora bambino.
Due sensazioni dell'infanzia continuano a visitare Carella da adulto: il ricordo di quando se ne stava seduto sulla sommità di una collina erbosa, nella fattoria della zia nello stato confinante, e quello di sua madre che, in una tranquilla sera d'aprile, grida: "Steve! A cena!" dalla finestra del piano superiore della loro villetta unifamiliare. Il rapporto di Steve con la sorella Angela sembra essere stato molto profondo, tanto che, perfino il giorno del suo matrimonio, Angela insiste nel confidare alcuni dettagli intimi a lui anziché alla madre. Sotto certi punti di vista, l'adolescenza di Steve pare essere stata molto isolata, tuttavia i rapporti con quelli della sua stessa religione erano stretti, al punto da avere la sua prima conoscenza carnale con una certa Suzie Ryan, una brava ragazza irlandese, sul tetto di un palazzo d'appartamenti all'età di quindici anni.

(Continua)

dolores
26-March-2012, 11:34
(Carella - 3)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Steve è stato in fanteria e ha combattuto in Italia, dove è rimasto ferito da una granata. E' riuscito a fare due anni e mezzo di college, che poi ha abbandonato, secondo quanto lui stesso racconta, quando "alla fine mi hanno cacciato fuori". Non esistono altri dettagli sulla sua crisi scolastica, e il lettore può aver motivo di sospettare che l'espulsione sia stata più una scusa che una catastrofe. Le uniche altre informazioni sulla vita di Carella prima de L'assassino ha lasciato la firma, sono l'entrata nella polizia all'età di ventun anni e l'aver spedito Frank Dodge al penitenziario di Castleview nel settembre del 1953.


http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSWTp5d7q4TMPbwGGRIzaVnyymWifAQa iMJypzZ7lCbrHGXzM3V


Quando viene descritto l'aspetto fisico di Carella - il che avviene più spesso che per chiunque altro - due sono le caratteristiche che engono inevitabilmente citate. Veniamo sempre informati della sua agile muscolatura e della sua forza, più aggraziata che nerboruta. L'altra caratteristica è costituita, naturalmente, dagli occhi, sempre descritti a mandorla, un tratto che gli dà un aspetto vagamente orientale (attribuito in un'occasione alle incursioni degli arabi nella sua terra ancestrale) e un'espressione blandamente triste, che nasconde un'indole invece sostanzialmente ottimistica. L'aspetto esteriore è la chiave dell'uomo: Steve Carella, forte e competente, sostanzialmente ben adattato e privo di complicazioni, è capace di vero dolore.


http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSebMHtXmaf66aRYx8uMrrndKGbTruc3 c-By3KRwPKhwmFH2C1azA


La forza di Carella, come agente investigativo e come personaggio, sta nella sua abilità di capire la gente. Sotto questo profilo è considerevolmente al di sopra della media, non sfigura a paragone di buoni poliziotti come il Fred Fellows di Hillary Waugh (che è esemplare nei rapporti personali), e si pone allo stesso livello di un termine di paragone come Virgil Tibbs di John Ball. L'umanità di fondo di Carella è evidente fin da L'assassino ha lasciato la firma, in cui si comporta cortesemente con un sospettato, in contrasto alla rudezza di Bush; questa considerazione per gli altri rimane virtualmente immutata a mano a mano che la serie prosegue. Una chiave alla sua capacità di lavorare con la gente è il trucco di dimenticarsi dello stress del lavoro quando torna a casa. In Qui 87° Distretto!, quando Cotton Hawes (la cui arroganza lo ha già alienato alla squadra) per poco non provoca la morte di Steve per uno stupido errore di valutazione, Carella è l'unico che non discute la situazione a casa: è così sopraffatto (letteralmente) dalla bella Teddy, che le ansietà del lavoro vengono rimosse dalla sua mente.

(Continua)

dolores
27-March-2012, 15:58
(Carella - 4)


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Parte del successo di Carella nel trattare con i civili, è la sua capacità di giudizio su quando occorra essere cortese e quando deciso. E' di solito gentile con gli anziani, al punto da passare qualche minuto in più con un vecchio, chiaramente solo, nel corso di una frenetica indagine. Con le persone che non capiscono l'inglese, Carella parla in spagnolo o in italiano. Evita coscientemente gli stereotipi, rifiutandosi per esempio di catalogare tutti i giovani come freaks. Allo stesso tempo, Carella dà prova di fermezza con gli snob e i personaggi fasulli, come il produttore Alan Carter in Ghiaccio, del quale sgonfia tutta la prosopopea con un'unica, rapida battuta. Sa anche come trattare con fermezza persone più oneste, come fa con Sophie Harris in Dal passato incubi, quando lei cerca di evitare la verità ricorrendo a una posizione razziale.

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Sono poche le persone che Steve disprezza e con cui trova impossibile trattare con la solita equanimità. La prima è indubbiamente Cliff Savage, il giornalista la cui bramosia per una buona storia per poco non causa la morte di Teddy in L'assassino ha lasciato la firma; Carella non perdonerà mai Savage, anche se in seguito attenuerà i sentimenti vendicativi. Un altro di questi personaggi è Douglas King in Due colpi in uno, che rifiuta di pagare il riscatto per il figlio del suo fedele autista. Poi c'è Harry Caine, il produttore discografico che truffa gli artisti in Calypso; la repulsione di Carella è così forte che, dopo averlo interrogato, esce nella pioggia per scovare un agente di pattuglia che multi l'auto di Caine.

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Carella trova problematico stabilire un rapporto con certe persone perché lo spaventano. Accade frequentemente con le donne, in particolare con quelle anziane e, ancora più in particolare, con donne in lutto e con quelle che cominciano a piangere in sua presenza. La gente priva di scrupoli morali lo mette a disagio, come accade con la signora Thomlinson in Nessuna via d'uscita, che giustifica l'adulterio della figlia.

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(Continua)

dolores
28-March-2012, 14:13
(Carella - 5)
Il rapporto di Carella con i colleghi è considerevolmente al di sopra della media per un poliziotto di gialli. Con l'inevitabile coppia della squadra omicidi riesce sempre ad adeguarsi, scambiando insulti e oscenità, scherzosi e corrosivi, e comportandosi con cortesia e considerazione per i loro sentimenti delicati. Con il vice medico legale, d'altro lato, è sempre pieno di tatto e sembra di conseguenza essere l'unico della squadra capace di trattare con il petulante Blaney con risultati positivi.
La sua professionalità si evidenzia in modo particolare nell'atteggiamento verso Ollie Weeks. Ollie è evitato dal resto della squadra perché è razzista, rozzo nei modi e nelle parole, e anche perché puzza (fisicamente). Steve è l'unico della squadra che possa mettere in guardia Ollie a proposito del suo comportamento, perché riconosce che, nonostante l'aspetto sgradevole, Ollie è un buon poliziotto.


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Steve è maggiormente a suo agio con Meyer; la relazione viene di solito espressa dalla loro capacità di scherzare insieme. Con Hawes, Carella è di norma più serio, incine a discutere di libri e film. Nei confronti di Kling sembra provare una particolare responsabilità, tanto da incaricarsi di riabilitarlo in L'ultima voce (quando nessun altro sopporta di averlo tra i piedi); lo aiuta con consigli personali durante il rapimento di Augusta e infine, quando Kling è distrutto dal tradimento di Gussie, è Steve che gli si siede accanto e gli dice semplicemente: "Raccontami".
Il rapporto di Carella con il tenente Peter Byrnes è del tipo padre-figlio; tale relazione si fonda in parte sulla gratitudine di Byrnes per l'aiuto che Steve gli ha dato nel salvare suo figlio Larry dalla montatura in Uno spacciatore per l'87° Distretto, e in parte sul fatto che il tenente si rende conto che Steve è la spina dorsale della squadra. Byrnes non esita ad ammonire Carella per la sua tendenza a portare rancore nei confronti di persone come Cliff Savage, ma non esita neppure a chiedere a Carella di tornare in servizio per un'emergenza, anche se Steve ha bisogno di riposo dopo un lungo turno di lavoro.


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L'unico che Carella non riesce a sopportare è Andy Parker, atteggiamento che condivide unanimemente con il resto della squadra. Parker è l'unico poliziotto con cui Carella abbia fatto a pugni (in Date una mano all'87° Distretto), significativamente perché Parker insisteva nel tormentare Frankie Hernandez e la storia era arrivata al di là del limite di sopportazione di Steve.
Allo stesso tempo, l'abituale gentilezza di Carella si estende a tutti gli altri membri della squadra, perfino al povero, sciocco Genero, che Steve tratta con cortesia anche quando si trovano entrambi in ospedale e Genero lo sta palesemente pungolando per avere una promozione.
Verso i poliziotti di grado inferiore, Steve dà prova della stessa combinazione di considerazione e fermezza che dimostra con i civili. Si sente un delinquente quando, in auto, passa con il rosso e un poliziotto fradicio di pioggia gli grida dietro, ma non esita a cacciare fuori dalla sala agenti i poliziotti di pattuglia che si erano radunati per occhieggiare la sexy Helen Vale.

(Continua)

dolores
29-March-2012, 13:34
(Carella - 6)

http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=01272796048efc464f&time=1197379873


Carella si avvicina alla realizzazione dell'ideale di professionalità come qualsiasi altro agente investigativo di polizieschi procedurali; non è dogmatico come il Jack Tallon di John Ball, o aggressivamente professionale come la Norah Mulcahaney di Lillian O'Donnell, ma, nell'insieme, non sfigura affatto rispetto alla maggior parte degli altri. Prende il suo lavoro seriamente: "Faccio solo il mio mestiere", dice a Meyer quando questi prova a scherzare con lui a proposito dell'immaginaria triade Movente, Mezzo e Opportunità. A differenza di tutti gli altri, se è in servizio Carella non beve mai alcolici a pranzo. Chi altri direbbe mai a un civile "Pensate a me come un prete", come fa quando Roger Grimm esita nel consentirgli l'accesso ai libri contabili della società, o quando Heidi Beck è restia a confidargli alcuni dettagli intimi sull'assassinata Muriel Stark? Il meccanismo funziona nei due sensi: la gente sembra disposta a confidarsi perché Steve sa trattare questioni del genere con una serietà quasi da prete. Sembra inevitabile che sia Steve quello cui viene ordinato di recarsi, travestito da prete, nel nascondiglio di Pepe Miranda in Lo spettacolo è finito.


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=01ff1c07699032c21c&time=1199008410


Sostanzialmente, Carella è un agente investigativo più intuitivo che razionale. Il suo approccio all'analisi è dii solito fisico, nel senso che si immerge nelle situazioni e tenta di "sentirne" le possibilità. E' così che risolve il problema della porta chiusa a chiave in Attentato Carella e riesce a vedere la verità attraverso il doppio schema di copertura del Sordo in 87° Distretto? Parlate più forte. E' anche capace di improvvise intuizioni, come quella che ha quando, ascoltando la pronuncia della signora Wechsler, si rende conto di cosa veramente suo marito volesse dire con la parola "carpentiere", ma la maggior parte dei suoi successi è determinata da un metodo preciso.


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Steve Carella detiene un record insuperato: quello di essere stato ferito o colpito in servizio più spesso di qualsiasi altro membro dell'87° Distretto. E' stato dato per spacciato tre volte (in Uno spacciatore, in Chiamate Frederick 7-8024 e in L'ultima voce) ed è stato ricoverato in ospedale per percosse, ustioni e involontarie iniezioni di eroina. A oggi, ci sono state cinque occasioni in cui ha ricevuto cure a livello di pronto soccorso per ferite inflittegli da sospettati o amici di vittime, e da alcuni tirapiedi del Sordo che, imbarazzante per lui, l'avevano aggredito e derubato.

(Continua)

dolores
30-March-2012, 17:15
(Carella - 7)
Il livello culturale di Steve è più elevato di quello della maggior parte degli agenti investigativi. Con Cotton Hawes può portare avanti una discussione ragionevolmente ben informata su un film e, nonostante le sue note difficoltà scolastiche, in un'occasione cita (quasi esattamente) un passaggio abbastanza oscuro del Macbeth, indicando atto e scena; un'altra volta gli passa per la mente una frase dell'Ulisse di Joyce. Il suo atteggiamento nei confronti della narrativa mistery è paradossale: in un'occasione è un inveterato lettore di gialli, ma in un'altra li odia e spegne la TV quando c'è un telefilm poliziesco. In ogni caso, alcune allusioni nella conversazione rivelano una certa familiarità con Dragnet e anche con i lavori di Agatha Christie, di Ross Macdonald e di John Dickson Carr.


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=3&item_id=01babfc4ab11403252&time=1206373774


Anche il suo senso dell'umorismo mostra alcune contraddizioni. Sussulta al nome a doppio senso "Grimports" della società di importazioni di Roger Grimm e quando Ollie Week lo chiama "Stevino", ma è capace di terribili giochi di parole. Il senso dell'umorismo di Steve è generalmente convenzionale, del tipo che si può assorbire guardando alla TV Stan Gifford (di Ottanta milioni di occhi) e altri comici televisivi del genere.

http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?type=2&item_id=01692c2b42d662ed79&time=1269420903


I cambiamenti a lungo termine nell'emotività di Carella sono di solito indicatori di come vanno le cose a casa. Ci rendiamo conto di questi sbalzi d'umore fin dall'inizio della serie: Steve scherza allegramente con Meyer in Ucciderò alle otto, fa quella orribile battuta in Attentato Carella, è serissimo per l'intero Tutti per uno e diventa cupo e irritabile in Due colpi in uno.


http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcS5fidwr4lp0e4Ftic3U89HuX9w2E_dn fw_twNsFmvjqFXzENLi


Naturalmente questi cambiamenti sono perfettamente logici in un uomo che vive la prima gravidanza della moglie (compresa qualche preoccupazione che il bimbo possa ereditare la sordità della madre), l'inaspettata nascita di due gemelli e la conseguente, grave crisi economica. Tuttavia le cose migliorano e Steve torna ragionevolmente allegro fino al periodo di Dal passato incubi, quando comincia a sentire la mancanza di avanzamenti professionali; continua poi a essere molto triste in Calypso, rifiutandosi di unirsi alla risata per la barzelletta di Meyer e senza offrire da parte sua neppure una battuta spiritosa.

(Continua)

dolores
31-March-2012, 15:56
(Carella - 8)
Il matrimonio di Steve Carella è fino a questo momento il più riuscito dell'intero mondo del poliziesco procedurale: il rapporto con Teddy si avvicina il più possibile all'idilliaco per quanto lo possa permettere la narrativa contemporanea. Il matrimonio è stato messo alla prova dal disastro economico conseguente la nascita dei gemelli (ma è stato quasi miracolosamente salvato dall'altruistica Fanny, rimasta in famiglia come bambinaia e governante in cambio del solo vitto e alloggio) e subisce occasionali tensioni a causa della preoccupazione di Teddy al pensiero di perdere bellezza e giovinezza. Comunque Steve, in risposta alla domanda di Bert Kling se il suo matrimonio funzioni ancora bene "a letto", risponde: "Sì... E anche in tutto il resto". Carella è soggetto alle tipiche mancanze maschili, come scordarsi di comperare un regalo a Teddy per San Valentino, ma quando le dice "Ti amo più della vita" è assolutamente sincero. Il rapporto di Steve con i gemelli ha subìto meno tensioni di quello con Teddy. Come qualsiasi padre normale, li prende col gioco o col ragionamento e compra perfino un dizionario delle rime per mantenere la promessa fatta a sua figlia April di comporre una poesia su di lei.


http://www.aga-search.com/image/books/image846.jpg



La caratteristica predominante della personalità di Steve Carella è una rigorosa coscienza, unita a un forte senso di colpa. La coscienza condiziona i suoi atteggiamenti professionali, come prova il suo rifiuto a bere in servizio e ad accettare favori. Si mostra comunque con particolare forza nelle sue risposte verso donne estremamente sexy attratte da lui, a cominciare da Alice Bush in L'assassino ha lasciato la firma, donne che si presentano con crescente frequenza a mano a mano che Steve invecchia. La prima reazione di Steve a una di queste avances è di sentirsi in colpa, anche se non è mai veramente colpevole; poi si confronta con il problema vero: deve parlarne con Teddy? Quasi sempre lo fa, e quasi sempre Teddy si infiamma brevemente in un muto scoppio di rabbia, ma la tempesta svanisce in fretta come era cominciata.

dolores
02-April-2012, 15:40
MEYER MEYER



Qualsiasi altra cosa si possa dire di Meyer Meyer, lui è comunque senza dubbio il membro dell'87° Distretto più esattamente etichettato, con almeno quattro precisi elementi di identificazione: 1. E' quello con il nome doppio. 2. E' ebreo. 3. E' calvo. 4. Ha, e ha sempre avuto, trentasette anni. I primi tre elementi sono funzionalmente correlati, ed è possibile che anche il quarto lo sia.
Meyer dice a Bert Kling di discendere da una dinastia di eruditi, dato che il nonno era l'unica persona nella sua città in Polonia a saper leggere e scrivere. E' stato il nonno a emigrare nella Città, dove è diventato padre di Max Meyer, la cui reputazione come comico è ancora viva nei contemporanei. Non c'è bisogno di ripetere la storia relativa alla scelta del nome del piccolo Meyer, perché è il racconto che nella serie viene ripetuto con maggior frequenza e appare per intero quasi ogni volta che Meyer stesso entra in scena. Della madre sappiamo molto poco, tranne il fatto che Meyer, da adulto, tende a identificare in lei la sua antipatia per ospedali e dottori (la madre è morta di cancro in ospedale) e l'abitudine di imprecare in latino maccheronico (la madre non permetteva parolacce in casa). Nei confronti del padre, Meyer tende a provare un senso di vergogna (specie in relazione alla perversa abitudine allo scherzo del vecchio Max), anche se a volte ne condivide i valori e si sente un po' in colpa nel possedere una Mercedes e nel mangiare panini al prosciutto.


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Meyer è nato a Riverhead, e, come ebreo ortodosso in un quartiere prevalentemente di gentili, è stato il naturale bersaglio dei suoi vivaci compagni di scuola che si divertivano a corrergli dietro per strada gridando "Meyer Meyer, ebreo al rogo!", minacciavano di bruciarlo e poi lo pestavano per bene.
Sopraffatto dal numero dei suoi coetanei cristiani, Meyer acquisisce una pazienza che, come dice Strickland, "fa sembrare Giobbe un coniglio selvatico iperattivo". La pazienza accompagnerà Meyer per tutta la vita, ma il martirio finisce quando, all'età di sedici anni, raggiunge gli ottantasei chili di peso e oltre il metro e ottanta di altezza. L'evento si verifica solo poco tempo dopo che Meyer è riuscito a liberarsi dalla tirannia di un certo Patrick Cassidy, uno dei compagni amanti degli scherzi. Cassidy era deciso a costringere Meyer a dimostrargli sottomissione con il tradizionale bacio, ma Meyer invece modificò il rituale in modo tale che Cassidy (adesso poliziotto) ancora oggi non può sedersi senza posare la propria anatomia sulle cicatrici prodotte dai denti di Meyer.


http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRvBuS1GI7tiTqQr7Gr0YY0BquoKQxUF aYxisjuriYKAXv31rr3


Meyer ha frequentato la facoltà di legge, ha ottenuto la laurea e ha superato l'esame di ammissione all'ordine nel 1940, ma non ha mai avuto l'opportunità di esercitare la professione perché è stato immediatamente richiamato nell'esercito. Dopo il congedo ha deciso che la professione di avvocato non faceva per lui, così è entrato nella polizia e, poco dopo, ha sposato quella che fin dal tempo del college era la sua fidanzata, Sarah Lipkin. La pazienza ha accompagnato Meyer per tutti gli otto anni passati prima di diventare agente investigativo di terzo grado.

(Continua)

Stefano
02-April-2012, 18:01
Per chi fosse interessato.
Io sono un appassionato lettore di Nathan Never. Agente speciale Alfa cioè poliziotto del futuro. Gli autori, abituati a inserire riferimenti ai grandi della narrativa, hanno preso i due cattivi dell'87° - Roger Havilland e Andy Parker - e hanno "inventato Andy Havilland, agente speciale Alfa cinico, spietato e, alla fine, pure corrotto.

dolores
03-April-2012, 19:58
Per chi fosse interessato.
Io sono un appassionato lettore di Nathan Never. Agente speciale Alfa cioè poliziotto del futuro. Gli autori, abituati a inserire riferimenti ai grandi della narrativa, hanno preso i due cattivi dell'87° - Roger Havilland e Andy Parker - e hanno "inventato Andy Havilland, agente speciale Alfa cinico, spietato e, alla fine, pure corrotto.

Grazie Stefano. Non lo sapevo. Mi sembra un altro bel riconoscimento alla bravura di McBain! :D

dolores
04-April-2012, 16:46
(Meyer - 2)
Non si può essere completamente certi del resoconto della giovinezza di Meyer, perché i dettagli tendono a cambiare. Quando la vicenda dell'"ebreo al rogo" compare in Ucciderò alle otto e in alcuni dei primi romanzi, i ragazzini gentili non concretizzano mai la minaccia di dar fuoco a Meyer, ma in Confessioni di un presidente (e di nuovo in Dal passato incubi), Meyer ricorda che fu solo un provvidenziale acquazzone a spegnere le fiamme accese ai suoi piedi. Lo stesso tipo di svista si verifica per i suoi studi di legge: in Attentato Carella, Meyer si laurea a supera gli esami d'ammissione all'ordine prima di essere richiamato, ma in Calypso Patrick Cassidy (quello con le cicatrici dei denti di Meyer) lo convince ad abbandonare gli studi di legge e a entrare nella polizia.

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Se stessimo trattando temi di grande sottigliezza, sarebbe forse interessante esaminare i motivi della crescente tendenza di Meyer a responsabilizzare i compagni della sua giovinezza. Seguendo l'esempio di alcuni dei nostri più dotati critici, potremmo identificare abbastanza facilmente alcune crisi - come l'assassinio del rabbino in "J" o il confronto di Meyer con Ludwig Etterman in Lungo viaggio senza ritorno - come sintomi di una crescente paranoia, ma la semplice verità è che Meyer, che ha trentasette anni da più di un quarto di secolo, sta comunque invecchiando e, apparentemente, sta cedendo alla tendenza tipica dei vecchi di abbellire un buon racconto. In ogni caso, vale la pena notare che il senso del martirio di Meyer aumenta ogni volta che la storia viene ripetuta, il che suggerisce che la sua consapevolezza di incipiente paranoia possa avere qualche base nella realtà.


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Una ragione per non sospettare Meyer di qualsiasi problema emotivo è il fatto che ha sposato una delle persone più stabili dell'intera serie. Sarah crede in una famiglia ordinata in cui: 1. i bambini mangiano quello che viene messo loro davanti, compresi i piselli; 2. Meyer non deve disturbare i pasti parlando degli squallidi casi su cui sta lavorando, e 3. gli obblighi di famiglia devono essere rispettati, compresa la partecipazione al bar mitzvah e, in seguito, al matrimonio di suo nipote Irwin il Verme. Sarah è al meglio quando agisce da contrappeso ai turbamenti di Meyer, come fa quando lui si tormenta sul proprio status ambivalente di ebreo nell'America moderna; Sarah gli chiede: "Vuoi che ti prenda lo scialle per la preghiera?", Meyer borbotta: "Furbastra", ma la crisi è passata.

(Continua)

dolores
05-April-2012, 15:16
(Meyer - 3)
In generale, i rapporti di Meyer con i colleghi sono buoni. Un elemento che gioca a suo favore è il senso dell'umorismo, che gli permette di stare allo scherzo, come quando Miscolo fa finta che l'ubriacone in sala agenti sia il padre di Meyer, ma è anche abbastanza sensibile da smettere quando qualcuno sta per offendersi. Il suo atteggiamento nei confronti delle sfuriate dei colleghi è di cinico stoicismo (come quando la stupida svista di Cotton Hawes per poco non provoca la morte di Carella), ma è capace di sentimenti fortissimi per gli amici più cari: quando la notizia della supposta morte di Carella arriva in sala agenti, in L'ultima voce, Meyer va a Grover Park, si siede da solo su una panchina e piange in silenzio l'amico. Nei confronti degli agenti in uniforme si comporta in modo gentile, ma deciso: quando un poliziotto di servizio lo sgrida per aver bloccato la strada, Meyer si scusa, ma quando un agente di pattuglia eccessivamente zelante gli fa fallire la possibilità di cogliere in flagrante il cecchino in Lungo viaggio senza ritorno, Meyer lo striglia con la minaccia di spedirlo di ronda a Bethtown.


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Come la maggior parte degli investigatori della narrativa mistery, Meyer ama pensare a se stesso come a un freddo razionalista, ma, come la maggior parte di loro, raggiunge i risultati più brillanti grazie all'istinto e all'intuizione.
All'inizio delle indagini sul massacro della libreria Browser, Meyer è sulla pista giusta e rifiuta la teoria del pazzo sulla sola base dell'intuizione. A un certo punto del caso del cecchino dà prova di logica elementare ("Tutti gli uomini sono bipedi, di conseguenza tutti i bipedi sono uomini"), ma poi si muove su un terreno molto più solido durante il caso Stan Gifford, quando rifiuta di accettare il suicidio come soluzione: "Non mi piace l'atmosfera". Meyer è però al meglio quando unisce questa sua sensibilità al senso pratico e alla capacità di indagini pazienti, come fa quando viene a sapere che Steve Carella ha lasciato l'appartamento dei Sachs portando con sé una bambola e scopre così una relazione fino a quel momento insospettata.


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Meyer si serve della stessa combinazione di diverse capacità nel suo più grosso successo individuale: la soluzione dell'infestazione di fantasmi in casa Gorman, a Smoke Rise. In quel caso, per inciso, Meyer dà prova di un'altra qualità che lo rende un poliziotto ammirevole: scopre un doloroso segreto di famiglia e lascia cadere la cosa. L'altro più importante trionfo di Meyer, sebbene di natura non strettamente investigativa, ha luogo quando lui e Miscolo, in Ghiaccio, aiutano a far nascere il bambino della prostituta in sala agenti. Grazie alla sua conoscenza della tradizione ebraica, Meyer fornisce un valido aiuto nel caso dell'assassinio del rabbino Soloman e, meno coscientemente, in quello di Stan Gifford, nella questione delle capsule a tempo. Meyer ha un solo vero fallimento in bilancio: l'infruttuoso tentativo di trovare aiuto quando la squadra è in balìa di Virginia Dodge, ma si tratta più di bieca sfortuna che di un serio errore di giudizio da parte di Meyer.

(Continua)

dolores
16-April-2012, 12:44
(Meyer - 4)
Nei rapporti professionali con i civili Meyer è di solito guidato dalla sua leggendaria pazienza, tanto da rimanere freddissimo, almeno esternamente, durante i lunghi interrogatori di una vittima o di un testimone recalcitrante. E' capace di calda comprensione umana, come quella che prova per Reynolds dopo il rapimento del figlio in Due colpi in uno, o per Tinka Sachs, quando osserva che il suo assassino ha spezzato due vite: quella che la ragazza stava finendo come tossicodipendente e quella che stava iniziando come convalescente (L'ultima voce). Nei confronti di personaggi pomposi o fasulli Meyer non esita a servirsi di battute devastanti, arte in cui è maestro. Con i piccoli delinquenti, la sua pazienza lo porta al punto in cui il soggetto comincia a mentirgli o a scherzare, dopo di che Meyer è capace di somministrare un ceffone o un calcio nel sedere. Il suo senso della virtù vecchio stile si manifesta quando tira giù la conna a Oona Blake, dopo averle fatto perdere i sensi in Tutti per uno, e di nuovo quando decide che il maggiore Tataglia, in Dal passato incubi, non gli piace perché si profuma di colonia.

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Più difficile da riassumere è l'adattamento generale di Meyer nei confronti della vita, non tanto a causa di qualche profonda corrente sotterranea all'interno della sua psiche, quanto per le contraddizioni della sua natura. Per quanto riguarda il suo nome, non è sensibile come Carella, che subito corregge chi lo chiama magari Casella, ma quando compare il romanzo di Helen Hudson Meyer Meyer, è fuori di sé per la violazione della propria identità e minaccia di farle causa.
Per molti anni ha adottato un atteggiamento stoico in relazione alla sua calvizie, ma comincia a dar segni di essere molto consapevole della testa calva in Calypso, dove porta un cappello alla professor Higgins, poi in Fantasmi, dove il copricapo è un berretto da cacciatore di cervi; in Troppo caldo parla di comprarsi un posticcio e in Ghiaccio esibisce una papalina che Sarah ha fatto ai ferri e che gli ha regalato per San Valentino. Un'altra tendenza di Meyer, forse sintomatica, è la vulnerabilità ai raffreddori, più acuta di qualsiasi altro membro della squadra.

(Continua)

dolores
17-April-2012, 15:36
(Meyer - 5)
Una caratteristica di Meyer che di solito richiama l'attenzione è l'umorismo. In un'occasione Bert Kling loda l'abilità di Meyer a raccontare storielle; indubbiamente, molte delle sue barzellette si trasmettono al lettore come gli elementi del libro che ricorderà meglio, come quella sulla signora di Bethtown e i cuccioli con il naso rosa, o quella sulla maleducazione della gente nella Città. Ma il vero talento di Meyer si manifesta nelle battute estemporanee e nelle improvvisazioni situazionali, più divertenti delle sue barzellette tradizionali. Meyer tirerà per le lunghe una storia come quella del ladro di gatti in Estremo insulto, o dell'aquila calva in L'ultima voce, quanto il suo pubblico glielo permetterà; oppure potrà avere una di quelle veloci, ironiche battute come il commento in Nessuna via d'uscita, quando lui e Carella fanno l'inventario del contenuto di un armadietto di medicinali e Meyer afferma che una lista simile in un libro di J.D. Salinger sarebbe considerata come un vertice letterario. In realtà, a volte non è facile capire quando Meyer sta scherzando.


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Può darsi che Meyer sia tendenzialmente portato al ruolo stereotipato del comico ebreo, ma è trattenuto dal ricordo di suo padre, il cui talento era apparentemente irrefrenabile. Alla fine di Chiamate Frederick 7-8024, Meyer telefona a Dave Raskin fingendo di essere Il Sordo che ricomincia la sua campagna di tormenti. Raskin capisce, ridacchia e dice a Meyer che è tale e quale suo padre. Meyer (che ha vissuto una vita di paziente disagio come risultato dell'esuberanza del vecchio Max) si sente all'improvviso un po' triste.
Sarebbe più esatto affermare che il senso dell'umorismo di Meyer è il riflesso di una visione equilibrata, che gli dà la giusta prospettiva su moltissime cose, compreso il proprio status etnico. In uno dei primi romanzi veniamo informati che non entra in una sinagoga da vent'anni e vuole burro a cena nonostante che Sarah lo accusi di essere un pagano. Esternamente Meyer fa mostra di neutralità, celebrando sia Chanukah che Natale. Nonostante non osservi le proprie tradizioni etniche, in situazioni di crisi tende a farvi ricorso. Continua a sentire la propria identità di ebreo nella tendenza a "sentirsi strano" in presenza di tedeschi e nella sua capacità di tradurre l'ebraico. Esiste inoltre nel retroterra culturale di Meyer una sorta di elitismo etnico che gli fa davvero sbattere la porta in faccia agli estranei.

dolores
18-April-2012, 15:19
E dopo Steve Carella e Meyer Meyer è arrivato il turno del mio agente preferito dell'87° Distretto: Bert Kling. :)


BERT KLING




Il felice matrimonio di Steve Carella e la stabile vita familiare di Meyer Meyer sono così strettamente intrecciati alle loro carriere di agenti investigativi da essere una parte naturale dello sfondo. Con Bert Kling, invece, abbiamo in effetti due storie: una vita amorosa afflitta da sfortuna e disgrazie, parallela a una rispettabilissima carriera di poliziotto.


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Non sappiamo quasi niente della vita di Kling prima della sua comparsa come poliziotto in uniforme in L'assassino ha lasciato la firma, tranne che da ragazzo ha vissuto a Riverhead e che è stato un veterano della Corea. All'epoca del suo matrimonio con Augusta Blair, entrambi i genitori erano già morti.
In ogni caso, gli aspetti di Bert Kling che conosciamo rivelano una personalità caratterizzata da profondi contrasti, in particolare da quella strana combinazione di ingenuità e maturità presente fin dall'inizio.


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"Ingenuità" è il termine che definisce Kling quando segue per la prima volta Carella nei bordelli di Mason Avenue e boccheggia attonito per la facilità e la disinvoltura con cui Steve tratta le dure tenutarie. L'etichetta resta immutata durante le sue indagini indipendenti sull'assassinio di Jeanne Paige in Estremo insulto, e per poco non lo distrugge durante l'umiliazione subita per mano del medico legale e dei poliziotti della Squadra Omicidi in Uno spacciatore per l'87° Distretto. Il modo di fare ingenuo, unito al gradevole aspetto da ragazzino, continua per molto tempo a provocare giudizi come "un po' troppo giovane per essere un agente investigativo", al punto che perfino in Calypso, uno degli ultimi romanzi, Kling viene ancora definito come "il più giovane agente investigativo della squadra", anche se Genero ha in realtà assunto questo ruolo parecchi anni prima: c'è qualcosa in Kling che continua a dare un'impressione di giovinezza.


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Ciò nonostante, Bert Kling ha dimostrato una notevole maturità fin dall'inizio della sua carriera nell'87° Distretto. In occasione del primo appuntamento con Claire Townsend, costringe la ragazza a riorganizzare quella parte della sua vita affettiva che era stata distrutta dalla morte dell'innamorato e, in Qui 87° Distretto!, tratta con Monica Boone, di cinque anni, molto meglio di quanto chiunque altro della squadra avrebbe potuto fare. Quanto a intuizione, è al suo meglio quando cerca di ragionare con Virginia Dodge: nonostante che lei lo chiami "figliolo", Kling esprime un giudizio perfetto sulla condizione della donna: "Avrei dovuto sapere che non si può parlare con un cadavere".

(Continua)

dolores
19-April-2012, 14:07
(Kling - 2)
L'altro contrasto nella personalità di Kling, che sembra essere collegato a questa miscela di ingenuità e maturità, è la combinazione contraddittoria della sua indipendenza professionale e dalla quasi ossessiva dipendenza dall'amore delle donne.
In tre diverse occasioni Kling si imbarca nell'impresa più pericolosa per la carriera di un poliziotto: un'indagine indipendente. La prima volta, dopo essersi ripreso dalla ferita d'arma da fuoco in Estremo insulto, decide di risolvere l'omicidio Paige, in parte dietro sollecitazione di un vecchio compagno di scuola, ma essenzialmente perché vuole essere promosso alla squadra investigativa; riesce dove i "regolari" hanno fallito, ma solo dopo che uno scontro con un tenente della Omicidi per poco non lo fa cacciare dalla polizia. Di nuovo, in L'ultima voce, continua le indagini nonostante che Byrnes lo abbia escluso dal caso Sachs, e questa volta è la sua velocità con la pistola che salva la vita a Steve Carella. Poi, in Troppo caldo, per motivi completamente personali, decide di scoprire se Augusta ha una relazione con un fotografo; questa volta rischia il proprio futuro falsificando informazioni nella richiesta di un mandato di perquisizione. In tutti questi casi Kling agisce in maniera completamente indipendente dalla collaborazione dei suoi colleghi.


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In contrasto con questo spirito indipendente c'è la strana dipendenza di Bert Kling dall'amore delle donne, di cui parleremo maggiormente tra breve.
Nonostante la sua presunta giovinezza, Kling è un buon agente investigativo, con una capacità di intuizione che sfiora la genialità. In Pietà per chi crede è lui che capisce il significato della telefonata di Charlie Chen, nonostante la stupida ottusità di Haviland. In Chiamate Frederick 7-8024 Kling capisce il fine reale del piano del Sordo. Kling è anche preciso: nella camera da letto di Cindy Forrest, dopo l'aggressione della ragazza, trova un piccolo grumo di terra che passa al laboratorio, e sarà proprio questa prova che in seguito lo porterà all'aggressore di Cindy.


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L'elenco dei successi di Kling è buono quanto quello degli altri investigatori della squadra. A parte il ruolo-chiave in Estremo insulto, L'ultima voce e Ottanta milioni di occhi, a suo credito va anche la cattura di Al Brice in L'assassino ha confessato e la soluzione dell'epidemia di furti con gattini in 87° Distretto? Parlate più forte. Carella esprime un vero tributo al curriculum di Kling quando commenta sull'impossibilità di trovare il rapitore di Augusta tra i criminali arrestati dal collega: "Ne ha mandati troppi in galera".

(Continua)

dolores
02-May-2012, 16:24
(Kling - 3)
A parte il brutto periodo degli anni immediatamente seguenti la morte di Claire Townsend, i rapporti di Kling con i colleghi sono buoni. Superata l'iniziale inesperienza, Kling attraversa un periodo in cui va d'accordo con tutti, in particolare con Carella e Meyer. La crisi determinata dall'omicidio di Claire gli imprime una durezza ossessiva che lo fa rimproverare aspramente da Cotton Hawes per aver recitato la parte del Lord Giustiziere durante un interrogatorio e da Steve Carella per la sua insistenza nel voler perquisire Cindy Forrest in cerca di una pistola quando la ragazza si presenta in sala agenti a seguito della morte del padre. Le cose alla fine vanno così male che Byrnes vuole cacciarlo definitivamente dall'87° Distretto. La rottura con Augusta è altrettanto traumatica, ma a quell'epoca Kling ha sviluppato una maturità tale da consentirgli di controllare la propria ostilità: la sua reazione alla storiella di Willis a proposito di un marito che tradisce la moglie, è di uscire dalla stanza.


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Apparentemente la crescente maturità di Kling viene riconosciuta anche da Ambrose e Bartholdi, i due dotati comici dell'Ufficio Persone Scomparse, che finalmente smettono di usare Kling come bersaglio delle loro battute. Infine, Kling dà prova di assoluto realismo nel suo atteggiamento verso un poliziotto buono a nulla come Andy Parker: insiste nell'invitarlo al suo matrimonio perché, se non lo facesse, la mancanza potrebbe farlo ammazzare una volta che lui e Parker lavorassero in coppia.


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Steve Carella riconosce che uno dei maggiori punti di forza di Bert Kling è una sorta di onestà e comprensione di base che i civili percepiscono e che li convince a fidarsi di lui. E' una fiducia che Kling ha conquistato con fatica e che ha seguito quasi lo stesso percorso dei sempre migliori rapporti con i colleghi. Rimette a posto l'altezzoso ragazzo d'ascensore a Stewart City e l'uomo che usa la parola "negro" in sua presenza, ma dimostra un'abilità realmente costruttiva quando interroga Monica Boone, la bimba di cinque anni. Acquisisce sensibilità per i sentimenti della gente e riconosce che si è comportato come un "maledetto nazista" durante un interrogatorio troppo duro. Kling non esita a servirsi della forza quando è necessario. La sua velocità con la pistola salva Carella in L'ultima voce, e salva se stesso in due successive occasioni, ma getta via la pistola quando sorprende Larry Patterson a letto con Augusta (Troppo caldo).

(Continua)

dolores
05-May-2012, 17:05
(Kling - 4)
Tuttavia, la storia di Bert Kling è sostanzialmente la storia dei suoi amori: tre importanti, con Claire Townsend, Cynthia Forrest e Augusta Blair, e due minori, con Anne Gilroy e Nora Simonov. Un altro importante (Eileen Burke) sta forse nascendo alla fine di Ghiaccio.
Come amante, Kling è condizionato da una fondamentale paura delle donne e, al tempo stesso, dalla necessità che il sesso sia immancabilmente perfetto. La paura nasce da una forte sensibilità: odia interrogare le donne perché sono inclini a piangere, e, quando lo fanno, lo mettono a disagio. Anne Gilroy lo spaventa, e lo stesso fa Augusta Blair. Apparentemente, la paura è collegata al bisogno quasi ossessivo che il sesso sia "buono": quando cerca di decidere se sposare Augusta, chiede a Carella, molto chiaramente, se tra lui e Teddy vada "ancora bene". L'esperta Augusta percepisce questa ansietà e libera Bert dai suoi sintomi durante il loro primo vero incontro sessuale, usando scherzosamente un martello come strumento terapeutico.


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Il bisogno di Kling di essere innamorato è coatto; alla vigilia della rottura con Cindy Forrest, si convince di essere già quasi innamorato di Nora Simonov, solo perché la incontra come testimone nel caso su cui sta lavorando. Kling manca del freddo autocontrollo di Cotton Hawes, che pure condivide un costante bisogno di donne, ma senza il coinvolgimento assoluto e totale di Kling.
E' significativo che non esista un "tipo" negli amori di Bert. Claire Townsend è una studentessa seria e impegnata che ottiene il Phi Beta Kappa durante il primo anno all'Università Femminile e che in seguito diventa una impegnata operatrice sociale con grande talento con i propri pazienti. Anche Cindy Forrest è orientata verso la professione: studia e pensa di proseguire gli studi per raggiungere il dottorato in psicologia, ma, in contrasto con la serietà di Claire, Cindy è capace di un pizzico di follia che la spinge a spedire a Kling, in sala agenti, un biglietto di San Valentino in compensato lungo un metro e ottanta. Augusta Blair è la più autosufficiente delle tre; prende la sua professione di modella molto seriamente e dà prova di notevole abilità nel trattare lo psicopatico che vuole violentarla e ucciderla. Tutte e tre sono fisicamente belle, ma in modi diversi: dai capelli nerissimi e i lineamenti regolari di Claire, allo splendore mozzafiato della rossa Gussie. L'assenza di un tipo è ancor più evidente nei due amori "minori" di Kling, come Anne Gilroy, che arriva come un tornado amoroso, e Nora Simonov, che evita freddamente le avances di Bert.
Ciò che Kling evidentemente cerca, è una donna completamente sottomessa e fiduciosa come Teddy Carella o Christine Maxwell, ma non l'ha ancora trovata. Il maggior successo lo riporta in qualità di protettore di Claire Townsend, che lui aiuta ad affrontare i propri grovigli emotivi, ma non è di alcun aiuto a Cindy Forrest, non essendo presente quando viene aggredita.

(Continua)

dolores
07-May-2012, 17:49
(Kling 5)
Kling cambia più di qualsiasi altro personaggio della serie, e i cambiamenti sono ritmati dalla sua vita amorosa. Dal momento della sua prima comparsa fino alla morte di Claire Townsend, è l'ingenuo esuberante, energico, che vuole imparare e che, in genere, impressiona favorevolmente. Il suo periodo peggiore, tra Tutto da rifare e Ottanta milioni di occhi, è caratterizzato da una profonda depressione, da un livello di ostilità che quasi lo rovina professionalmente e, finalmente, dalla catarsi nello sparare alla donna che sta per uccidere Carella. Il ciclo seguente è breve: corrisponde alla storia con Cindy Forrest e finisce con la loro rottura in L'assassino ha confessato. Questo periodo rappresenta per Kling una crescente maturità, sia personale che professionale; Bert è capace di accettare senza problemi gli scherzi del Dipartimento e, sebbene la vista delle vittime mutilate da una sparatoria lo faccia sentire fisicamente male, non ha problemi nel trattare con parecchi personaggi pericolosi. Dopo l'incontro con Augusta Blair in "87° Distretto? Parlate più forte", Kling riacquista parte del suo vecchio spirito, che non lo lascerà fino al disastro di Troppo caldo. L'amaro Kling di Ghiaccio ci ricorda un po' il personaggio di L'ultima voce, solo che adesso Bert interiorizza il dolore invece di esprimerlo in ostilità verso l'esterno.


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C'è una particolare caratteristica, comune alle storie d'amore di Kling, che non dovrebbe sfuggire: Bert incontra tutte le sue cinque donne sul lavoro, come vittime o possibili testimoni in casi su cui sta indagando. Le medesime circostanze hanno unito Steve Carella e Teddy, Cotton Hawes e Christine Maxwell: è un richiamo all'isolamento sociale della vita di polizia, che rende quasi impossibile ai poliziotti stabilire relazioni significative al di fuori della loro limitata sfera professionale.