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Chomsky
25-February-2012, 19:39
Se potessi vivere di nuovo la mia vita


Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.

Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.

Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo.

Chomsky
25-February-2012, 19:42
Elegia
Oh destino di Borges,
aver navigato per i diversi mari del mondo
o per l'unico e solitario mare dai nomi diversi,
esser stato una parte di Edimburgo, di Zurigo, delle due Cordove,
della Colombia e del Texas,
esser tornato, dopo mutevoli generazioni, alle antiche terre della sua stirpe,
All'Andalusia, al Portogallo e a quelle contee dove il sassone guerreggiò con il danese e mescolarono il loro sangue,
aver errato per il rosso e quieto labirinto di Londra,
essere invecchiato in tanti specchi,
aver cercato invano lo sguardo di marmo delle statue,
aver studiato litografie, enciclopedie, atlanti
aver visto quello che vedono gli uomini,
la morte, la lenta alba, la pianura
e le stelle leggiadre,
e non aver visto nulla o quasi
tranne il viso di una ragazza di Buenos Aires,
Un viso che non vuole ch'io lo ricordi.
Oh destino di Borges,
Non più strano forse del tuo.

daniela
28-March-2012, 22:35
Afterglow

Sempre è commovente il tramonto
per indigente o sgargiante che sia,
ma più commovente ancora
è quel brillìo disperato e finale
che arrugginisce la pianura
quando il sole ultimo si è sprofondato.
Ci duole sostenere quella luce tesa e diversa,
quella allucinazione che impone allo spazio
l'unanime paura dell'ombra
e che cessa di colpo
quando notiamo la sua falsità,
come cessano i sogni
quando sappiamo di sognare.

Borges

daniela
28-March-2012, 22:48
Nostalgia del presente

In quel preciso momento l’uomo si disse:
che cosa non darei per la gioia
di stare al tuo fianco in Islanda
sotto il gran giorno immobile
e condividerlo adesso
come si condivide la musica
o il sapore di un frutto.
In quel preciso momento
l’uomo le stava accanto in Islanda.

Borges

daniela
28-March-2012, 22:50
I giusti

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.


Jorge Luis Borges

daniela
28-March-2012, 22:50
Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.

Borges

daniela
03-May-2012, 22:46
Il rimorso

Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo possa commettere. Non sono stato
felice. Che i ghiacciai dell'oblio
possano travolgermi e disperdermi, senza pietà.

I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li frodai. Non fui felice. Realizzata

non fu la giovane loro volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche ostinatezze
dell’arte che intreccia inezie.

Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona, mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.

Borges

daniela
13-June-2012, 21:45
Se il sonno fosse (c'è chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perché è triste levarsi presto? L'ora
ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora
di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale, senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?


Jorge Luis Borges

daniela
24-June-2012, 14:57
Ti offro strade difficili, tramonti
disperati, la luna di squallide
periferie.
Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.
Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso
onore col marmo: il padre di mio
padre ucciso sulla frontiera di
Buenos Aires, due pallottole attraverso
i suoi polmoni, barbuto e morto,
avvolto dai soldati nella pelle di
una mucca; il nonno di mia madre -
appena ventiquattrenne - a capo di
un cambio di trecento uomini in Perù,
ora fantasmi su cavalli svaniti.
Ti offro qualsiasi intuizione sia
nei miei libri, qualsiasi virilità
o vita umana.
Ti offro la lealtà di un uomo
che non è mai stato leale.
Ti offro quel nocciolo di me stesso
che ho conservato, in qualche
modo - il centro del cuore che
non tratta con le parole, nè coi
sogni e non è toccato dal tempo,
dalla gioia, dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una
rosa gialla al tramonto,
anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa,
teorie su di te, autentiche e
sorprendenti notizie di te.
Ti posso dare la mia tristezza,
la mia oscurità, la fame del
mio cuore; cerco di corromperti con l'incertezza,
il pericolo, la sconfitta.

Borges

Andrea
25-January-2013, 17:26
Elogio dell’ombra


La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno)
può essere il tempo della nostra felicità.
l’animale è morto o è quasi morto.
nimangono l’uomo e la sua anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe
che non sono ancora le tenebre.
Buenos Aires,
che prima si lacerava in suburbi
verso la pianura incessante,
è diventata di nuovo la Recoleta, il Retiro,
le sfocate case dell’Once
e le precarie e vecchie case
che chiamiamo ancora il Sur.
Nella mia vita sono sempre state troppe le cose;
Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;
il tempo è stato il mio Democrito.
Questa penembra è lenta e non fa male;
scorre per un mite pendio
e assomiglia all’eternità.
I miei amici non hanno volto,
le donne sono quel che erano molti anni fa,
gli incroci delle strade potrebbero essere altri,
non ci sono lettere sulle pagine dei libri.
Tutto questo dovrebbe intimorirmi,
ma è una dolcezza, un ritomo.
Delle generazioni di testi che ci sono sulla terra
ne avrò letti solo alcuni,
quelli che continuo a leggere nella memoria,
a leggere e a trasformare.
Dal Sud, dall’Est, dall’Ovest, dal Nord,
convergono i cammini che mi hanno portato
nel mio segreto centro.
Quei cammini furono echi e passi,
donne, uomini, agonie, resurrezioni,
giorni e notti,
dormiveglia e sogni,
ogni infimo istante dello ieri
e di tutti gli ieri del mondo,
la ferma spada del danese e la luna del persiano,
gli atti dei morti, il condiviso amore, le parole,
Emerson e la neve e tante cose.
Adesso posso dimenticarle. Arrivo al mio centro,
alla mia algebra, alla mia chiave,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.

Jorge Luis Borges

daniela
25-March-2013, 22:45
Né l'intima grazia della tua fronte luminosa come una festa
né il favore del tuo corpo, tuttora arcano e tacito e fanciullesco,
né l'alternarsi delle tue vicende in parole o in silenzi
saranno offerta così misteriosa
come rimirare il tuo sonno coinvolto
nella veglia delle mie braccia.

Di nuovo miracolosamente vergine per la virtù assolutoria del sonno,
serena e splendente come fausto ricordo trascelto,
mi offrirai quella sponda della tua vita che tu stessa non possiedi.

Proiettato nella quiete,
scorgerò quella riva estrema del tuo essere
e ti vedrò forse per la prima volta
quale Iddio deve ravvisarti,
annullata la finzione del Tempo,
senza l'amore, senza di me.

Jorge Luis Borges

Sir Galahad
11-April-2013, 16:20
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=wjzXzjxLySA

I GIUSTI (di George Louis Borges)

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla Terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla Terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

daniela
19-April-2013, 22:15
L'oggi fugace è tenue ed eterno

Dove saranno i secoli, dove il sogno
di spade che i tartari sognarono,
dove i forti muri che appianarono,
dove l'Albero di Adamo e l'altro Tronco?
Il presente è solo. La memoria
erige il tempo. Successione ed inganno
è la routine dell'orologio. L'anno
non è meno vano della vana storia.
Tra l'alba e la notte c'è un abisso
di agonie, di luci, di attenzioni;
il viso che si guarda nei consumati
specchi della notte non è lo stesso.
L'oggi fugace è tenue ed eterno;
non aspetta un altro Cielo né un altro Inferno.

Jorge Luis Borges

daniela
27-June-2013, 15:20
No, non ti sal­verà quanto lasciarono
scritto coloro che temevano implori;
tu non sei gli altri, ti trovi nel centro
del labi­rinto ordito dai tuoi passi.
Non ti sal­ve­ranno l’agonia di Cristo
o di Socrate, non ti salva Budda,
l’aureo Sid­d­harta che accettò la morte
in un giar­dino, al cadere del giorno.
È pol­vere anche la parola scritta
Dalla tua mano, la sil­laba detta
dalla tua bocca.
È impie­tosa la sorte
E la notte di Dio non ha mai fine.
La tua mate­ria è il tempo, l’incessante
Tempo.
Sei tutti gli istanti e ogni istante.

Jorge Luis Bor­ges

Andrea
27-May-2014, 19:05
Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico
per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto:
Gesta Dei per Francos
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.


Jorge Luis Borges

Rosy
28-June-2014, 13:24
La LUNA

C’è tanta solitudine in quell’oro.
La luna delle notti non è la luna
che vide il primo Adamo. I lunghi secoli
della veglia umana l’hanno colmata
di antico pianto. Guardala. È il tuo specchio.

J.L. Borges

daniela
19-December-2014, 22:14
Ormai non sarò felice. Forse non importa.
Ci sono tante altre cose in questo mondo;
un istante qualsiasi è più profondo
e più vario del mare. La vita è corta
e anche se le ore sono così lunghe, una
oscura meraviglia ci sorveglia,
la morte, quell’altro mare, quell’altra freccia
che ci libera del sole e della luna
e dell’amore. La gioia che mi hai dato
e che ti sei ripresa dev’essere cancellata;
ciò che era tutto tornerà al suo niente.
Mi resta soltanto il piacere di essere triste,
quella vana abitudine che mi spinge
a Sud, a una certa porta, a un certo angolo di strada.

Jorge Luis Borges