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Visualizza la versione completa : Estratto dal libro di Marina Gemelli "Giochi Pericolosi"



vittoheikonen
24-February-2012, 14:33
Ed ecco Vitto, dopo un breve volo da Barcellona ed
un lungo e faticoso viaggio in autobus da Londra, a
Cambridge, dove un suo amico giornalista gli aveva
procurato un appuntamento con il professore Spleedj,
contemporaneamente Rettore dell’Università e direttore
di una struttura che si occupava della ricerca delle
persone scomparse, anche mediante la decifrazione
dei messaggi che costoro talvolta riuscivano ad inviare
ai familiari. Era anche il luogo dove, secondo la labile
traccia barcellonese, poi rivelatasi, dopo ulteriori controlli,
esatta, aveva soggiornato per qualche giorno Florianne
Huntington. E probabilmente, per qualche giorno, anche
suo figlio Mika.Aveva passato la mattinata ad ammirare le meraviglie della cittadina, i suoi trentuno colleges, le chiese di San Benedetto, del Santo Sepolcro, di Santa Maria, il collegio più antico, il Peterhouse, la grandiosa cappella del King’s College, le splendide porte rinascimentali del Gonville and Gaius College; ma anche mercatini, negozietti, qualche quartiere dall’aria deliziosamente antica… Cambridge non è più aristocratica come una volta, gli avevano spiegato i suoi accompagnatori, non è più solo un insieme di colleges e dipartimenti; adesso interagisce molto di più con il circondario… al di là delle paludi, nelle immediate vicinanze, c’è una zona ricca, sia dal punto di vista agricolo che industriale. Vitto Heikonen si sentiva molto stanco, ma non si era potuto sottrarre a quella visita di cortesia. Adesso, era ormai pomeriggio inoltrato, stava lanciando uno sguardo al di là della spessa vetrata esagonale, incorniciata da legno scuro.
Si trovava nello studio del Rettore, un linguista di fama internazionale, pieno di libri rilegati, raffinate stampe antiche, un locale che spirava autorità. In un angolo, Alice, una segretaria giovane, una brunetta dai capelli lisci e corti, dall’aria tipicamente inglese ma dagli occhietti furbi ed attenti dietro le spesse lenti da vista, trafficava con una serie di computer.
Insieme con loro il dottor Gerini, esperto d’informatica,
un ometto calvo e nervoso di origine italiana, il suo giovane amico giornalista Freddy, che aveva insistito per accompagnarlo e l’ispettore Leon, arrivato appena qualche minuto prima da Barcellona e che, grosso com’era, stonava in quell’ambiente come il classico elefante in un negozio di cristallerie… A guardare dalla finestra i ragazzi che, nella luce incerta del tardo pomeriggio facevano jogging sugli immensi prati verdi interrotti qui e lì dall’ombra scura dei salici, o volteggiavano con leggerezza sui pattini, a Vitto si allargò il cuore. Macchie di colore - rosse, gialle, blu - che scomparivano dietro i muretti di mattoni che costeggiavano i vialetti ben curati, che scomparivano all’improvviso dentro i massicci portoni che interrompevano le facciate grigie e severe dei vecchi colleges per ricomparire con pesanti zaini sulle spalle, carichi di libri o divisi in coppiette, tenendosi teneramente per mano. Ragazzi vivi, felici. Sullo sfondo, due di loro remavano su una canoa lungo un piccolo fiume… tuttavia, a dispetto di tanta armonia, un forte senso di inquietudine lo assalì all’improvviso.
Chissà suo figlio invece dov’era… era stato per qualche giorno a Cambridge, questo era ormai più di un semplice sospetto, ma lui era lì perché lo aiutassero a capirne molto di più. Doveva avere fiducia. Era tra persone esperte, competenti, in
Marina Gemelli
grado di dominare anche sistemi informatici molto complessi.
Si fece forza e fu lui a prendere per primo la parola.
“Vi ringrazio davvero moltissimo per avere preso a cuore il mio caso. Conto molto sulla vostra collaborazione. Abbiamo ormai quasi la certezza che mio figlio sia passato di qui, probabilmente insieme ad una ragazza, venuta per uno stage”…
“Un buon punto di partenza potrebbe essere, se lei naturalmente è d’accordo, esaminare la copia del dischetto rimasta in suo possesso.”
Vitto apparve leggermente turbato: “Non è completo purtroppo… in realtà avevo diviso i dati in mio possesso in due dischetti ed il secondo, il più significativo, con nomi non solo di malavitosi ma anche di persone molto in vista coinvolte nella mia inchiesta, è proprio quello finito nelle mani di mio figlio. Vi devo inoltre avvertire che, dal momento che l’inchiesta è ancora in corso, ho ritenuto di mantenere il segreto sui luoghi dove il progetto di tale indagine ha avuto origine: pertanto li troverete coperti con delle x; inoltre i nomi delle persone che ricorrono sono nomi di fantasia.”
“Vediamo!” il tono del rettore appariva molto deciso e dopo un attimo si rivolse ad Alice: “Accendi il monitor!” le ordinò.
Il gruppetto delle persone presenti si avvicinò allo schermo.