PDA

Visualizza la versione completa : Da un poeta all'altro



daniela
15-February-2012, 16:03
Vorrei qui raccogliere le poesie scritte sui poeti.
Per meglio cogliere un poco della loro essenza...


Baudelaire

Il poeta, lui solo, ha unificato il mondo
che in ognuno di noi in frantumi è scisso.
Del bello è testimone inaudito,
ma esaltando anche ciò che lo tormenta
dà alla rovina purezza infinita:

e persino la furia che annienta si fa mondo.

Rainer Maria Rilke

daniela
15-February-2012, 16:28
A Montale
il 12 settembre 1981

Tu ti cancelli e subito in altre forme ti annunci,
falsetto sapienzale di nebbia allegra,
antica palma adolescente, tremula
in un bemolle di acque strane.

La tua scomparsa è scandalo, è messaggio
che sconvolge interiori meridiani,
coinvolge il futuro e trascina
pitòsfori, bufere e termitai -

Potrà mai dileguarsi il tuo passo
per chi eredita quegli impervi segreti?
Il meglio della seppia è l'osso.
Il resto è per i cuochi.

Maria Luisa Spaziani

daniela
15-February-2012, 16:31
Epigrafe per Montale

Poeta illuminato fra tante ombre in marcia,
solo hai perso, morendo, la tua mortalità.

Maria Luisa Spaziani

Aleciccio
15-February-2012, 19:27
3 DICEMBRE

All’ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta alla campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.

Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti
stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.

Vittorio Sereni

Antonia Pozzi aveva un amico, anzi, un grande amico, Vittorio Sereni. Insieme condividevano la poesia, la giovinezza, l’università. Questa è la poesia che lui scrisse dopo la morte di Antonia e il titolo porta la data del suo suicidio.

PS l'avevo messa tempo fa nel thread del ricordo, l'ho spostata qui, ci sta bene.

daniela
15-February-2012, 20:06
Un viaggio chiamato amore: Sibilla Aleramo e Dino Campana
Storia d'amore, di tormento e di follia


In un momento (per Sibilla Aleramo)

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E così dimenticammo le rose.

Dino Campana




A Dino Campana da Sibilla Aleramo:

Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi
negli stessi cieli,
meravigliati e violenti
con stesso ritmo
andavamo,liberi singhiozzando,
senza mai vederci,
né mai saperci,
con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.

Sibilla Aleramo





Rose calpestava nel suo delirio
E il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!

Rose calpestava, s’abbatteva il pugno,
e folle lo sputo su la fronte che adorava.
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch’io muoia del suo male.

Sibilla Aleramo

Aleciccio
22-February-2012, 14:58
Alda Merini

Eppure io ti conobbi: eri un rilievo,
un sicuro profilo dentro il tempo
avevi mani per ricominciare
e per flettere dentro l'armonia
della creta pesante il tuo respiro.
Perché la corruzione di parole
e della carne dentro il tuo usignolo?
Fu così che rompesti le tue dighe
onnipresente cacciator di frode,
ma niente che scalfisca la parola
lanciata. Nella storia illuminavi
di versi le correnti libagioni
e pur sei grande, ché tu solo il male
hai assunto ad un ruolo di preghiera.

Pier Paolo Pasolini

daniela
24-February-2012, 22:37
Montale ha scritto questa poesia per Camillo Sbarbaro:

Epigramma

Sbarbaro, estroso fanciullo, piega versicolori
carte e ne trae navicelle che affida alla fanghiglia
mobile d'un rigagno; vedile andarsene fuori.
Sii preveggente per lui, tu galantuomo che passi:
col tuo bastone raggiungi la delicata flottiglia,
che non si perda; guidala a un porticello di sassi.

Montale

daniela
24-February-2012, 23:10
A Eugenio Montale

I tuoi acini d’oro,
i limoni perduti
nel grembo di altre donne
che ti hanno solo sognato.
Capita anche a me, Maestro,
di aver fatto l’amore
con quelli
che non ho mai conosciuto.

Alda Merini

Aleciccio
14-March-2012, 15:24
STRUTTURA

ad Anne Sexton


Ricordi quella signora col vestito rosso
coi bottoni da cima a fondo
dal colletto cinese alle caviglie
ricordi come le si aprivano i bottoni
ad ogni poesia uno dal fondo
uno da cima – rivelando piano piano
il décolleté
e le cosce.
Questa è la trama
di una poetessa.

Karen Alkalay-Gut

daniela
02-April-2012, 23:13
A Lord Byron


Byron, come dolcemente triste è la tua musica
Quando l'anima intona alla tenerezza:
Come se la Pietà con asprezza inconsueta
Suonasse il suo mesto liuto, e tu, accanto,
Ne raccogliessi le note per evitarne la morte.
Ricco d'ombre, il dolore non ti rende
Meno delizioso: vesti le tue pene
Con un lucente alone che irraggiando spende,
Come quando vela una nube la luna d'oro
E i suoi fianchi si tingono di bagliore,
Mentre i raggi ambrati vincono la veste scura
Scorrendo come vene bionde nel marmo nero.
E tu canta ancora, cigno morente, - la storia
Racconta ancora, avvincente, del dolore che incanta.


John Keats

Andrea
03-May-2012, 10:53
Epigramma


Montale,
ciottolo roso,
dal greto che più non risuona,
ha tolto una canna
bruciata dal sole,
e intesse liscosa canzone.


Giorgio Caproni

daniela
04-May-2012, 16:39
A Anna Achmatova"

Superficialità! – Caro peccato,
Compagna mia e nemica mia carissima!
Tu versasti il sorriso nei miei occhi,
E la mazurka in tutte le mie vene.
Da te ho imparato a non tener l’anello,
Non m’avrebbe la vita presa in sposa!
A cominciare a caso, dalla fine,
E a finire però sempre daccapo.
A essere fuscello, e essere acciaio,
In questa vita, in cui si può sì poco...
A scioglier la tristezza con la cioccolata,
E a sorridere in viso a chiunque passa!

Marina Cvetaeva

daniela
04-May-2012, 16:43
All’Achmatova

Quanti compagni di viaggio e amici!
Ma tu non vai d’accordo con nessuno.
Guidano questa prima giovinezza —
Orgoglio e amarezza.
Ricordi un giorno di tempesta in porto,
I minacciosi vènti di libeccio,
L’urlo del Caspio — e in bocca
Un’aluccia di rosa.
Ricordi che una zingara t’ha dato
Una pietra in un castone cesellato,
Che una zingara t’ha raccontato un sacco
Di balle sulla gloria...
E — alle vele, su in alto —
Un ragazzo in blusa blu, ricordi.
Il rimbombo del mare e l’agghiacciante grido
Della Musa ferita.

Marina Cvetaeva

Andrea
16-May-2012, 13:14
Parlando di Clarice Lispector
Un giorno Clarice Lispectorscambiava con amici
diecimila aneddoti di morte,
quel che c'è di serio e di circo.
Ecco che spuntano altri amici
di ritorno dall'ultima partita,
commentando il gioco, raccontandolo,
rivivendolo goal a goal.
Quando il calcio si spegne,
apre la bocca un enorme silenzio.
Si sente la voce di Clarice:
Allora, torniamo a parlare di morte?


João Cabral de Melo Neto

Andrea
05-June-2012, 10:37
Liu Yung


Questo poeta della dinastia Sung è così infelice.
Il vento sospira tra gli alberi,
un cigno solitario passa là in alto,
e lui è solo nella sua barchetta, sull’acqua.


Se soltanto apprezzasse quanto me
la vita nella Cina dell’undicesimo secolo:
niente cartoni animati a tutto volume in tv,
niente musica dal camioncino dei gelati,


solamente il richiamo orgoglioso degli uccelli
e lo scorrere regolare di un orologio ad acqua.


Billy Collins

daniela
01-July-2012, 19:33
Elegia a MARINA CVETAEVA

Marina, tutto questo disperdersi nell’infinito
tutte queste cadute di stelle...
noi possiamo gettare noi stessi in ogni dove, verso qualunque stella
ma non potremmo mai renderla più grande…
Onde, Marina, e mare noi siamo!
Siamo abissi e siamo cielo!
Terra, Marina, noi terra, noi mille volte la primavera
Allodole lanciate nell’invisibile dall’irruzione del canto
Noi l’intoniamo con gioia, ma il canto già ci sovrasta,
e subito la nostra tristezza rovescia il canto in pianto.
Niente ci appartiene. A fatica posiamo le nostre mani
Sullo stelo dei fiori non colti…
Ah, già trascinati così lontano, Marina, così altrove...

Rilke

Aleciccio
02-July-2012, 11:40
POESIA
a Maria Luisa Spaziani

Talvolta in disparte ripasso
il galateo per esserti al fianco
non più evanescente,
ma certo nell’assillo quotidiano,
custode persino al tramestìo
che lèvi dagli ostinati
folletti della borsa,
in fuga disarmonica ogni volta.

Sono dunque il tuo chiassoso angelo
in sosta sopra una cimasa azzurra,
dopo un volo nel deserto?

Non so, potrò dirtelo forse
il giorno in cui,
a un qualsiasi appuntamento
di fronte al Mascherone umido,
egli mi soffierà stizzoso, dicendo:
“Fatti più in là,
opaca entità, mio bell’intruso;
lasciami in vista la pensosa signora
che sempre,all’alba,
dal civico sessantotto
attraversa la strada per sfiorarmi il petto
o carezzare un ricciolo d’ortica
e intanto, con lo sguardo,
mi sussurra il nuovo della vita,
mi saluta, chiara in viso,
con un perfetto endecasillabo”.

Luigi Amendola
22 maggio 1997

Andrea
04-July-2012, 19:38
A Sergej Esenin

Voi ve ne siete andato,
come suol dirsi,
all'altro mondo.
Il vuoto...
Volate,
fendendo le stelle.
Senza un acconto,
senza libagioni.
Sobrietà.
No, Esenin,
questo
non è dileggio,-
in gola
ho un groppo di pena,
non un ghigno.
Vedo
che con la mano recisa, esitando,
dondolate il sacco
delle vostre
ossa.
Smettetela,
cessate!
Siete matto?
Lasciarsi
imbiancare
le guance
dal gesso mortale?
Proprio
voi che
sapevate sbizzarrirvi,
come nessun altro
a questo
mondo.
Perché,
a che scopo?
L'incertezza ha provocato scompiglio.
I critici borbottano:
"Le cause
sono queste
e quelle,
e in specie
lo scarso affratellamento
per effetto
della molta birra e del molto vino".
Si dice
che se aveste sostituito
la bohème
con la classe,
la classe avrebbe influito su di voi
e non vi sareste più accapigliato.
Già, come se la classe
spegnesse la sete
col "kvas".
La classe
anche lei non scherza nel bere.
Si dice
che, a mettervi accanto
qualcuno di "Na postù",
sareste diventato
assai più bravo
nel contenuto:
voi
avreste scritto
al giorno
centinaia di versi
stucchevoli
e lungagginosi
come Doronin.
Ma, a parer mio,
se si fosse avverata
una tale incongruenza
vi sareste soppresso
ancor prima.
Meglio infatti
morire di vodka
che di tedio!
A noi
non sveleranno
i motivi della perdita
né il cappio
né il temperino.
Forse,
ci fosse stato
inchiostro all' "Angleterre",
non avreste avuto ragione
di tagliarvi
le vene.
Gli epigoni si rallegrarono:
"Imitiamolo!"
Poco mancò
che un drappello di loro
non facesse di sé giustizia.
Perché
aumentare
il numero dei suicidi?
Meglio
accrescere
la produzione di inchiostro!
Ora
per sempre
la lingua
è chiusa fra i denti.
E' inopportuno
e penoso
coltivare misteri.
Il popolo,
creatore del linguaggio,
ha perduto
un reboante
sbornione apprendista.
E c'è già chi porta
rottami di versi in suffragio
da precedenti
esequie,
quasi senza rifarli.
Nel tumulo
conficcano
pali di ottuse rime,-
è così
che bisogna onorare
un poeta?
Per voi non è stato sinora
fuso alcun monumento
- dov'è
il bronzo squillante
o il granito a faccette? -
e già ai cancelli della memoria
poco per volta
hanno ammucchiato
le ciarpe delle dediche
e delle ricordanze.
Il vostro nome
nei fazzolettini è moccicato,
Sobinov sbava
la vostra parola
e canticchia
sotto una betullina stenta:
" O amico mio,
né un motto
né un so-o-o-spir".
Eh,
poter discorrere altrimenti
con codesto
Leonid Lohengrinyc!
Potersi qui levare,
tonante attaccabrighe:
"Non vi permetto
di cincischiare
i miei versi!"
Poterli
assordare
con un fischio a tre dita
contro la nonna
e Dio, la madre, l'anima!
Perché si disperda
l'inetta marmaglia,
gonfiando
come vele
un nuvolo di giacche,
perché
alla spicciola
Kogan se la batta,
storpiando
i passanti
con le picche dei baffi.
Finora
il canagliume
s'è poco diradato.
Molto è il lavoro,
occorre fare in tempo.
Bisogna
dapprima
trasformare la vita
e, trasformata,
si potrà esaltarla.
Quest'epoca
è difficiletta per la penna.
Ma ditemi
voi,
sciancati e sciancate,
dove,
quando,
qual grande si è scelto
una strada
più battuta
e più facile?
La parola
è un condottiero
della forza umana.
March!
Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.

Vladimir Majakovskij,

Purtroppo anche Majakovskij si uccise.
Il 14 aprile 1930.

Rosy
04-July-2012, 21:33
Povera Plath troppo alta per le miserie della terra,
meglio certamente la morte
e un forno crematorio
alle continue bruciature del vento,
meglio Silvia l'avveniristica impresa
di una donna che voleva essere donna
che è stata scalpitata da un uomo femmina.

ALDA MERINI
:-P:-P

Aleciccio
06-July-2012, 13:05
A volte vorrei essere un poeta sociale,
di quelli che scrivono versi duri come pane raffermo,
versi osceni,
grassi,
asfissianti.
A volte vorrei essere Juan Gelman,
mettere la parola “fuoco” in una strofa,
scrivere un verso lungo come il sibilo d’una pallottola.
Ma sono in un giardino
che ti aspetto,
tu arrivi all’improvviso,
con la tua gonna cortissima,
e il vento apre tutte le prigioni.

Alexis Díaz Pimienta

Rosy
18-July-2012, 16:05
ALDA MERINI scrisse 20 poesie - LA GAZZA LADRA - nel 1985, che sono anche 20 ritratti di poeti. Ho già postato qui quella dedicata a Silvia Plath; ora - curioso- vi posto quella in cui parla di...sè stessa!

Si intitola infatti ALDA MERINI.

Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l'anima c'era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell'ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica.
Alda Merini
:-P:-P

Rosy
24-July-2012, 16:57
ALDA MERINI A SAFFO.

O diletta, da cui compitai il mio lungo commento,
o donna, straordinaria vela che adduci ad un porto
o storica magia o dolce amara
essenza delle muse coronate
di viole e fiori, viola pur tu stessa,
perchè mai l'abbacinante sgomento
di un amore ingiustamente negato?

Alda Merini
:-P:-P

Rosy
24-July-2012, 16:59
Sempre tratta da LA GAZZA LADRA- VENTI RITRATTI.

A S.QUASIMODO.

Uomo sapiente, vaso di argilla
e d'oro, che all'interno avevi il confetto
del sentimento tuo siciliano,
uno scrigno di indomita dovizia
un patriarca senza mai l'amore
dei figli.

A. Merini
:-P:-P

daniela
07-August-2012, 23:23
Ho tre poesie,
disse.
Pensa, contare le poesie.
Emily le gettava
in un bauletto, io
non credo proprio che le contasse,
apriva solo un pacchetto di tè
e ne scriveva una nuova.
Era giusto. Una buona poesia
deve odorare di tè.
O di terra umida e legna appena tagliata.

Olav H. Hauge

Andrea
30-October-2012, 13:51
Borges


Tu vedevi con le viscere, non con gli occhi
che erano spenti prima ancora che li aprissi.
E scandagliavi la vita tramite tocchi
in luoghi misteriosi oltre le superfici


del visibile, scendendo in antri profondi
lontano dal deserto di folle indistinte,
e ricercando nuovi labirinti
là dove il tempo non si calcola in secondi.


(a Rètimno parlavi di cose prodigiose
- "come brezze nel cuore del tornado"-
brandendo come pieno un bicchierino vuoto.)


Vita astratta, la tua, ma il concreto t'era noto:
vene di foglie, il rosso del sole che cade.
Gli altri vedevano soltanto le ombre delle cose.


Nasos Vaghenàs

Andrea
05-February-2013, 13:03
I dubbi di Eros


Montale: i limoni splendenti, intravisti
in un cortile d’inverno:
le trombe d'oro della solarità.
Non servono altre parole per l’eros.
Lascialo muto: non cresca la sua lingua.
E non sia cieco: veda, canti e impari con gli occhi.
Non dargli altre parole.
Se lo metti nelle lettere, nei versi, nei sussurri
ad alta notte,
lo dissangui, lo decomponi,
lo imbalsami.
Non abbia voce, e viva
come i limoni ammirati da Montale.


Aurora Luque

Aleciccio
05-March-2013, 10:01
Antonia

Quando decisi di uscire
per sempre dalla sua vita
–di uscire dalla sua vita
-e dopo tanta febbre, torture e agonie
per lui, volli essere morta –essere morta –
dicesti che era
(alzando parlavi le ciglia
con l’aria di chi sa tutto) che era un suicidio
a parole, uno dei soliti miei suicidi in versi.
e che piuttosto dovevo tirarmi su e mangiare
qualcosa di meglio che tartine e tè amaro.
Invece solo un poco più folta qui dal muro
l’erba fa la mia pace – come dici tu – la mia pace,
ma i giorni di primavera e i canti di primavera
sì, dove sono, dove sono andati?

Daria Menicanti

dedicata ad Antonia Pozzi

daniela
15-September-2013, 22:12
A Catullo

Flessuosi

Se siamo seri, Catullo, i versi durano a lungo,
ancor dopo che le donne se ne sono andate.
Anche di te non resta che la tua voce
che parla di lei, dell'amata.
Entrambi in undici sillabe uniti:
la tua voce, lei, l'eco del suo corpo.
E' lei, Lesbia, snella come i versi
fatti su di lei e in cui avanza flessuosa e
sollevata, è lei che bellezza ancora trasmette.

Jurgen Theobaldy
da Poesia settembre 2013

Claire
07-January-2014, 13:26
Ode a Federico Garcia Lorca di Pablo Neruda

Se potessi piangere di paura in una casa abbandonata,
se potessi cavarmi gli occhi e mangiarmeli,
lo farei per la tua voce di arancio in lutto
e per la tua poesia che vien fuori gridando.
Perchè per te dipingono di azzurro gli ospedali
e crescono le scuole e i rioni sul mare
e s’infoltiscono di piume gli angeli feriti
e si rivestono di squame i pesci nuziali
e i porcospini volano verso il cielo:
per te le sartorie con le nere membrane
si gremiscono di cucchiai e di sangue
e inghiottono nastri rotti e si uccidono a baci
e vestono di bianco.
Quando voli vestito di pèsca,
quando, ridendo, sembri sconvolto da un turbine,
quando per cantare scuoti le arterie e i denti
e la gola e le dita,
vorrei morire tanto dolce sei,
vorrei morire per i laghi rossi
dove abiti avvolto dall’autunno
con un corsiero caduto e un dio insanguinato,
vorrei morire per i cimiteri
che come fiumi di cenere passano
con acque e tombe,
di notte, le campane affogate:
fiumi gremiti come camerate
di soldati ammalati, che all’improvviso crescono
verso la morte in fiumi con numeri di marmo
e corone marcite e oli funerari:
vorrei morire per vederti di notte
mentre guardi passare le croci annegate,
in piedi e piangendo,
perchè davanti al fiume della morte
piangi ferito e abbandonato,
piangi piangendo, con gli occhi gonfi
di lacrime, di lacrime, di lacrime.
Se potessi di notte, perdutamente solo,
accumulare oblio e ombra e fumo
su ferrovie e vapori,
con un imbuto nero,
mordendo le ceneri,
lo farei per l’albero in cui cresci,
per i nidi d’acque dorate che raccogli
e per il rampicante che ti riveste le ossa
partecipandoti il segreto della notte.
Città con odore di rorida cipolla
attendono che tu passi col tuo canto arrochito
e t’incalzano silenziose navi di sperma
e verdi rondini fanno il nido nei tuoi capelli,
e poi chiocciole e settimane,
alberature avviluppate e ciliege
si muovono per sempre se si affacciano
la tua pallida testa di quindici occhi
e la tua bocca di sangue inabissato.
Se potessi impregnare i municipi di fuliggine,
e coi singhiozzi abbattere orologi,
lo farei per vedere quando a casa tua
giunge l’estate con le labbra rotte,
giunge una folla in abiti morenti,
giungono plaghe di amaro splendore,
giungono morti vomeri e papaveri,
giungono uomini a cavallo e becchini,
giungono astri e mappe insanguinate,
giungono palombari coperti di cenere,
giungono uomini in maschera che trascinano
vergini trafitte da grandi coltelli,
giungono radici, vene, ospedali,
sorgive, formiche,
giunge la notte col letto dove muore
un ussaro tra i ragni solitario,
giunge una rosa di odio e di spilli,
giunge una nave dal colore scialbo,
giunge un giorno di vento con un bimbo,
giungo io con Oliverio, Norah,
Vicente Aleixandre, Delia,
Maruca, Malva Marina, Maria Luisa e Larco,
la Rubia, Rafael, Ugarte,
Cotapos, Rafael Alberti,
Carlos, Bebè, Manolo Altolaguirre,
Molinari,
Rosales, Concha Méndez,
e altri che non rammento.
Vieni perchè t' incoroni, giovane della salute
e della farfalla, giovane puro
come un nero baleno sempre libero,
e conversando tra noi,
ora che non c’è più nessuno tra le rocce,
parliamoci con la nostra solita semplicità:
a cosa servono i versi se non alla rugiada?
A cosa servono i versi se non a quella notte
in cui un pugnale amaro ci esplora, a quel giorno,
a quel crepuscolo, a quel cantuccio offeso
dove il cuore stremato dell’uomo si prepara a morire?
Sopratutto di notte,
di notte vi sono molte stelle,
tutte dentro un fiume
come un nastro di lutto alle finestre
delle case piene di povera gente.
Qualcuno è morto loro, forse
hanno perduto il lavoro negli uffici,
negli ospedali, negli ascensori,
nelle miniere,
soffrono gli uomini costantemente feriti
e dappertutto c’è volere e pianto:
mentre le stelle scorrono in un fiume senza fine,
c’è molto pianto alle finestre,
le soglie sono corrose dal pianto,
le camere sono molli di pianto
che arriva come un’onda a mordere i tappeti.
Federico,
tu vedi il mondo, le strade,
l’aceto,
gli addii nelle stazioni
quando il fumo alza le sue spire decisive
verso un luogo dove trovi soltanto
qualche separazione, ciottoli, strade ferrate.
C’è tanta gente che fa domande
dappertutto:
il cieco sanguinante e l’iracondo e
l’avvilito
e il miserabile, l’albero delle unghie,
il bandito con l’invidia sulle spalle.
Così è la vita, Federico, ecco
le cose che può offrirti la mia amicizia
di malinconico uomo virile.
Anche da solo sai già molte cose
e altre ne saprai un pò alla volta.

Pablo Neruda

Andrea
07-January-2014, 16:48
E' morta Wislawa


Non sarà diverso da ieri
non cambierà


far suonare la sveglia dieci volte prima di alzarsi
pedalare in primavera


non spariranno per questo le mie cattive abitudini


far troppo tardi il venerdì sarà uguale
lavarsi male i denti ugualmente mi danneggerà


e continuerò ad amare il rosso
e a lasciare libri e vestiti al fondo del letto
perdere l’equilibrio e le cose
fare molta pipì


le mie conversazioni non saranno diverse
e nemmeno scrivere cambierà
non dirò cose più intelligenti o sciocche
perchè lei non c’è più


e non la piangerò come se fosse mia madre


nè ho mai scritto un messaggio del tipo:
Hei Wislawa che fai giovedì
ci facciamo un caffè?
perciò non mi mancherà
non poterlo scrivere più


e non sentirò il vuoto della sua voce
nè quello delle sue poesie
le prenderò dalla libreria
come ho sempre fatto
quando ne avrò bisogno
quando vorrò


perciò nulla cambierà in me
anche se tutto è cambiato in lei


solo, Wislawa,
io ero quella ragazza che non hai mai visto
dentro quel teatro
ero quella piccoletta tutta orecchie
che ti ascoltava leggere
la poesia sulla cipolla
la ricordo in particolare
e che ti ridevano gli occhi
e grazie
per avermi cambiata
con le parole

Alessandra Racca

Andrea
19-December-2014, 12:58
A 3000 miglia di distanza dall’unica che amo


Sul mio letto di lenzuola rosse
c’è un libro di cinquecento pagine
con tutte le tue poesie
e la copertina verde.
Mi fai compagnia, Carver, da giorni in questi giorni grigi
ci dormo assieme al tuo libro
e so
che ogni volta che voglio
lo posso aprire
leggerne tre o quattro
stare bene.
Invidio
il tuo modo di dire l’amore
senza strafare
nessun effetto speciale.
Io sono ancora lontano dal far centro
e tu
alla mia età
avevi solo sei anni davanti.
Eppure
sei qui a farmi compagnia, Carver
– e invidio il tuo modo di sapere l’amore –
sei un buon amico
capace di raccontare in silenzio
poco a poco e lentamente
in modo che duri di più.


Guido Catalano

Andrea
25-December-2014, 19:52
Biglietto di Natale a M.L.S.

Maria Luisa quante volte
raccoglieremo questa nostra vita
nella pietà di un verso, come i Santi
nel loro palmo le città turrite?
La primavera quante volte
turbinerà i miei grani di tristezza
dentro le piogge, fino alle tue orme
sconsolate – a Saint Cloud, sulla Giudecca?
Non basterà tutto un Natale
a scambiarci le favole più miti:
le tuniche d’ortica, i sette mari,
la danza sulle spade.
“Mirabilmente il tempo si dispiega…”
ricondurrà nel tempo questo minimo
corso, una donna, un àtomo di fuoco:
noi che viviamo senza fine.

Cristina Campo

Claire
10-March-2015, 11:22
Pasolini a Rafìna

Non son venuto a insegnare
cinema, filosofia o l’arte della poesia
cerco le teste degli alunni di Cristo
in questi russi del Pontio
nei ragazzi dell’Epiro.
Mi hanno detto di un ragazzo
che fa il cameriere in una trattoria
e che Gli somiglia.
Non vedrò
le lacrime di sua madre.
Non ne sentirò il lamento.
Echi dalle navi che partono
sguardi di viaggiatori mattutini
e Maria Callas che scende
dalla Mercedes.
Benvenuta, Maria!
Ecco la tua terra.
Ecco il tuo popolo, che non ti conosce.
Non dispiacerti. Riposa.
Cammina con me sulla spiaggia.
Lascia l’autista in macchina.
Le prendo io, le valige.
Com’è andato il viaggio?
Guarda le case, dietro il dirupo
i gabbiani
ora sali in barca
c’è molta strada fino a Petalùs.
io camminerò sulle acque
e tu mi vedrai
la sabbia che ci accoglierà
sarà bollente
la sera parleremo di ciò che più ti va
mangiando, alla luce delle candele,
alla tavola dell’ospitalità
ascolteremo i nostri amici greci.
Le musiche che cerchiamo
non sono ancora state scritte
i vini che beviamo ubriacano
stappare lo champagne suonerà come uno sparo
per gli eserciti di affamati
per gli elefanti cacciati del Kenya.
Lo schiavo di Dio Pietro Paolo Pasolini sposa
la schiava di Dio Maria.
Maria, piena di grazia
e pieno di grazia il frutto del ventre tuo.
No, no, non è per noi
noi siamo nati per soffrire,
mi aveva detto.
Non sono le parole di un’opera
ma di qualche opera di Euripide.
Voglio il più umile volto
per servirlo
per umiliarmi, Maria.
Perché, Pier Paolo?

Yòrgos Chronàs

Claire
12-March-2015, 11:48
QUASI ALLA MANIERA DELL’ACHMATOVA, PER LEI

Un poeta dice che un poeta è un passero
che ripete tutta la vita le stesse note.
Le tue sono le note di un passero che crede
che la sua vita sia tutta la vita.
Nessuno va a disilludere un passero, perché
un passero non può farsi disilludere:
la sua sicurezza è come la presenza -
sulla terra - del paese di Carskoe Selò.
È passata su Carskoe Selò la rivoluzione?
Certo, è passata, ma semplicemente come
“un evento che non ha l'eguale”:
e il passero ha continuato a cantare.
Nulla esiste se non si misura col mistero:
che testimonianza avremmo degli “eventi”
se non cantasse prima e dopo di loro
un passero col suo canto lieve e severo?

Pier Paolo Pasolini

Andrea
20-March-2015, 17:08
Cambio dell’indirizzo


I miei amici
sempre più spesso
cambiano i loro indirizzi.


Ecco Alfonso Gatto, anche lui.


Fino a ieri
abitava nell’allegra via romana,
via Margutta.


Adesso abita
nel cimitero
a Salerno.


Questo è il peggiore
di tutti i ventotto indirizzi
che fino adesso
aveva cambiato.


Migliore era perfino quello
del tempo di Mussolini:
Alfonso Gatto
carcere centrale,
Milano.


Izet Sarajlic

daniela
11-July-2015, 23:49
Poesia per Emily Dickinson

Dall'altro lato della notte
l'attende il suo nome,
la sua ansia surrettizia di vivere,
dall'altro lato della notte!

Qualcosa piange nell'aria,
i suoni disegnano l'alba.

Lei pensa all'eternità.


Alejandra Pizarnik
Traduzione di Claudio Cinti

daniela
26-August-2015, 23:48
A PASOLINI


Che cielo azzurro guarda si è schierato
per il tuo anniversario
di assassinato.
Proprio un giorno da partita
di pallone vedi? O da lì
non si vede proprio niente
niente? Non senti che vento forte
si è levato? Con un vento così
il pallone ti sarebbe forse sfuggito
volato come tu quel giorno a noi.
E' un novembre con i colori di aprile
Siamo qui soli con te Pasolini
con quel tuo morire.

Vivian Lamarque

daniela
31-August-2015, 16:16
Cesare Pavese, innamorato non corrisposto di Fernanda Pivano, scrive per lei tre poesie.
Questa è la prima, piena di speranza:

Mattino

La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.
Non ci sono ricordi su questo viso.

Solo un'ombra fuggevole, come di nube.
L'ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.

Nel crepuscolo l'acqua molle dell'alba
che s'imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l'impregna
e un sapore di frutto marino vivo.

Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alla cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.

Cesare Pavese
Agosto 1940

daniela
31-August-2015, 16:20
Questa è la seconda poesia dedicata a Fernanda Pivano, in cui Cesare Pavese già teme dal suo silenzio il rifiuto che poi verrà alla sua proposta di matrimonio.

Estate
http://www.scompaginando.it/showthread.php?677-La-poesia-del-giorno&p=29539&viewfull=1#post29539

3719
(http://www.scompaginando.it/showthread.php?677-La-poesia-del-giorno&p=29539&viewfull=1#post29539)

daniela
31-August-2015, 16:25
Il rifiuto di Fernanda Pivano alla proposta di matrimonio di Pavese spezza definitivamente le speranze d'amore del poeta:

Notturno

La collina è notturna, nel cielo chiaro.
Vi s'inquadra il tuo capo, che muove appena
e accompagna quel cielo. Sei come una nube
intravista tra i rami. Ti ride negli occhi
la stranezza di un cielo che non è il tuo.


La collina di terra e di foglie chiude
con la massa nera il tuo vivo guardare,
la tua bocca ha la piega di un dolce incavo
tra le coste lontane. Sembri giocare
alla grande collina e al chiarore del cielo:
per piacermi ripeti lo sfondo antico
e lo rendi più puro.


Ma vivi altrove.
Il tuo tenero sangue si è fatto altrove.
Le parole che dice non hanno riscontro
con la scabra tristezza di questo cielo.
Tu non sei che una nube dolcissima, bianca
impigliata una notte fra i rami antichi.

Cesare Pavese
Ottobre 1940

kaipirissima
31-August-2015, 20:40
Praticamente lui si è innamorato di una sua studentessa!
Ho letto su Wiky che lui era il suo supplente di italiano al liceo classico.

grazie Dany. Con i tuoi post imparo sempre qualcosa!

daniela
31-August-2015, 22:07
Praticamente lui si è innamorato di una sua studentessa!
Ho letto su Wiky che lui era il suo supplente di italiano al liceo classico.

grazie Dany. Con i tuoi post imparo sempre qualcosa!

Non lo sapevo nemmeno io, Pavese non lo conoscevo! Lui era un giovane supplente, lei una sua studentessa del liceo. Grazie al commento di Indigowitch sulla poesia Estate, ho provato ad approfondire l'argomento, trovandolo molto interessante. :)

Pavese inciderà sul frontespizio di «Feria d'agosto» le date dei due rifiuti opposti da Fernanda alle sue proposte di matrimonio: il 26 luglio 1940 e il 10 luglio 1945.

"Le parole dell' amore non si pubblicano con leggerezza. Sono una parte dell' anima che non merita lo sgarbo della notorietà." Più di quarant' anni fa Fernanda Pivano rispondeva con questi argomenti a Italo Calvino e Lorenzo Mondo che le chiedevano di poter inserire nell'epistolario di Cesare Pavese le lettere appassionate scritte dal poeta alla «signorina Fernanda»

A FERNANDA PIVANO Roma, Domenica 9 maggio, 1943
Cara Fern,
[…]Ieri era molto scorbutica, e scommetto che era perfino brutta. Invece di escogitare scuse e complici a tutt’andare, studi ché sarà meglio.
[…] Il sesso è la rovina della vita. Ma anche una gran consolazione. Fernanda, apprezzi il sesso che è quello che suscita le lettere e le arti e fornisce di cittadini la patria. Lo apprezzi.
Mi scriva se lo apprezza. Suo
Pavese

3720

A FERNANDA PIVANO Roma, 25 maggio, 1943
Cara Fernanda,
che lei è cattiva ed egoista l’ho sempre saputo, ma neanche io non scherzo e quindi sono disposto a correre il rischio. Ma parliamo di cose più decenti, si è decisa o no a studiare?
Cara Fernanda, quando ci si rifiuta di sposarmi, almeno si ha il dovere di risarcirmi facendosi una cultura e imparandola più lunga di me.[…] O sposi subito il capostazione e smetta!
[…]Fernanda, si mangia poco a casa nostra e, su cinque, tre hanno preso la tosse asinina. L’attendo anch’io, e in questa certezza La saluto caramente, non senza augurarmi che noi due siamo insieme, in una casetta di mare, entrambi con la tosse asinina, a darci i colpetti sulla schiena e confondere i nostri ruggiti.
Suo Cesarino

3721

daniela
03-November-2015, 16:25
3774

A Pier Paolo Pasolini

Voce umana
vestita di bellezza
era quella che ci davi
Umana e bella
anche se duramente accusava

Amore semplice umano
la tua vita
Amore e paura per l’Uomo
per il progresso fede
e lo sviluppo insopportabile per te

V’erano momenti in cui ascoltando
le parole scorrere dalle tue labbra
riudivo i versi di Rimbaud
“Sono nato troppo presto o troppo tardi?
Cosa sto a fare qui?
Ah, tutti voi,
pregate Iddio per l’infelice”

No Pier Paolo
non sei nato né presto né tardi
ma peccato che tu sia partito
mentre la verità si combatte
mentre tanti si scontrano
senza sapere perché
senza sapere dove vanno.

Mentre le religioni cambiano faccia
e le ideologie diventano religioni
e molti vestono i paraocchi di nuovo
tu non dovevi andare via.

Alekos Panagulis, Dicembre 1975

daniela
30-November-2015, 23:33
3793

Ad Alejandra Pizarnik
Il futuro

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


Julio Cortazar