PDA

Visualizza la versione completa : Wislawa Szymborska



Andrea
02-February-2012, 10:51
1 febbraio 2012, giorno triste per la poesia: è morta Wislawa Szymborska, premio nobel e mia poetessa preferita :(


Sulla morte, senza esagerare

Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.
Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.
Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.
Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.
Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!
A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.
La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno fin ora, insufficiente.
I cuori battono nelle uova. Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.
Chi ne afferma l'onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.
Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.
Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.

Wislawa Szymborska

Andrea
02-February-2012, 11:00
Possibilità

Preferisco il cinema.

Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente, a me che ama l'umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare che l'intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlar d'altro coi medici.
Preferisco le vecchie illustrazioni a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie, al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi, da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti che non promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori che fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccar ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco considerare persino la possibilità
che l'essere abbia una sua ragione.

Andrea
02-February-2012, 11:03
Nell’ora infausta si deve mantenere la testa alta!
La sorte per un sol attimo veloce
E’ appesa a un filo che appare voce,
quanto basta perche’ riprenda fiato
e si arrampichi in alto come un eco,
dove la vox umana torna cristallo
e suona come un volare di luce...

Andrea
02-February-2012, 11:10
Ritratto di donna

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.

Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.

Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.

Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l'amor del cielo!

Claire
02-February-2012, 11:20
Arrivederci poetessa del mio cuore.

In questa tua poesia ritrovo un mio ricordo: una foto di scuola elementare. Mi vedo in mezzo alle altre, con il collettino bianco e fiocco azzurro e lunghe trecce.In mezzo alle altre... eccomi lì.. quella che sono e insieme alle altre....
"Ci siete tutte? -Sì, signore, tutte!"


ASSENZA


C’è mancato poco
che mia madre sposasse
il signor Zbigniew B. di Zduńska Wola.
E se mai fosse nata una figlia – non sarei stata io.
Forse una dotata di più memoria per volti e nomi,
e melodie udite una volta soltanto.
Infallibile nel riconoscere ogni uccello.
Con voti eccellenti in chimica e fisica,
e più scarsi in polacco,
ma che di nascosto avrebbe scritto poesie
subito molto più interessanti delle mie.

C'è mancato poco
che mio padre intanto sposasse
la signorina Jadwiga R. di Zakopane.
E se mai fosse nata una figlia – non sarei stata io.
Forse una più ostinata nell'averla vinta.
Una che salterebbe senza paura nell’acqua fonda.
Propensa a subire le emozioni della folla.
Vista di continuo in più luoghi contemporaneamente,
ma di rado su un libro, molto spesso in cortile
a giocare a pallone insieme ai ragazzini.

Forse si sarebbero perfino incontrate
nella stessa scuola e nella stessa classe.

Ma senza fare coppia,
nessuna parentela,
e nella foto di gruppo ben distanti.

Ragazzine, mettetevi qui
– avrebbe detto il fotografo –
quelle più basse davanti, quelle più alte dietro.
E al mio segnale fate un bel sorriso.
Ma prima contatevi,
ci siete tutte?

– Sì, signore, tutte.

Wislawa Szymborska







http://www.forumlibri.com/forum/clear.gifRispondi citando (http://www.forumlibri.com/forum/newreply.php?do=newreply&p=238164)

Claire
02-February-2012, 11:36
http://rosenoireantique.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/21980/biografie/552wislawa-szymborska.jpg

Il suo Epitaffio

Qui giace come virgola antiquata
l’autrice di qualche poesia.
La terra l’ha degnata
dell’eterno riposo,
sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.

Wislawa Szymborska

Claire
02-February-2012, 12:01
Il cielo


Da qui bisogna cominciare: il cielo.

Finestra senza davanzale, telaio, vetri.

Un'apertura e nulla più,

ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,

né alzare la testa,

per osservare il cielo.

L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.

Il cielo mi avvolge ermeticamente

e mi solleva da sotto.


Persino le montagne più alte

non sono più vicine al cielo

delle valli più profonde.

In nessun luogo ce n'è più

che in un altro.

La nuvola è schiacciata dal cielo

inesorabilmente come la tomba.

La talpa è al settimo cielo

come il gufo che scuote le ali.

La cosa che cade in un abisso

cade da cielo a cielo.


Friabili, fluenti, rocciose,

infuocate ed eteree,

distese di cielo, briciole di cielo,

folate e cataste di cielo.

Il cielo è onnipresente

Perfino nel buio sotto la pelle.


Mangio il cielo, evacuo il cielo.

Sono una trappola in una trappola,

un abitante abitato,

un abbraccio abbracciato,

una domanda in risposta ad una domanda.


La divisione in cielo e terra

non è il modo appropriato

di pensare a questa totalità.

Permette solo di sopravvivere

a un indirizzo più esatto,

più facile da trovare,

se dovessero cercarmi.

Miei segni particolari:

incanto e disperazione.

Wislawa Szymborska

mancinerie
02-February-2012, 12:31
Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave,
un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Wislawa Szymborska

Aleciccio
02-February-2012, 16:00
671

Ciao Wislawa, e grazie di tutto!

Rosy
02-February-2012, 16:03
Grande, grande, grande poetessa.
Buon viaggio.
Rosy

daniela
02-February-2012, 22:35
Il primo amore -

Dicono
che il primo amore sia il più importante.
Ciò è molto romantico
ma non è il mio caso.
Qualcosa tra noi c'è stato e non c'è stato,
è accaduto e si è perduto.
Non mi tremano le mani
quando mi imbatto in piccoli ricordi
e in un rotolo di lettere legate con lo spago
nemmeno con un nastrino.
Il nostro unico incontro dopo anni,
la conversazione di due sedie
intorno a un freddo tavolino.
Atri amori
ancora respirano profondamente in me.
A questo manca il fiato per sospirare.
Eppure proprio così com'è,
è capace di ciò di cui quelli
non sono ancora capaci:
non ricordato,
neppure sognato,
mi familiarizza con la morte.

Wislawa Szymborska

daniela
02-February-2012, 22:42
Le tre parole più strane -

Quando pronuncio la parola futuro,
la prima sillaba già va nel passato.

Quando pronuncio la parola silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

Wislawa Szymborska

daniela
02-February-2012, 22:45
Fotografia dell’11 settembre

Sono saltati giù dai piani in fiamme -
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.

La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.

Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.

C’è abbastanza tempo
perchè’ si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.

Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.

Solo due cose posso fare per loro
descrivere quel volo
senza aggiungere l’ultima frase.

Wislawa Szymborska

daniela
02-February-2012, 22:48
La breve vita dei nostri antenati

Non arrivavano in molti fino a trent'anni.
La vecchiaia era un privilegio di alberi e pietre.
L'infanzia durava quanto quella dei cuccioli di lupo.
Bisognava sbrigarsi, fare in tempo a vivere
prima che tramontasse il sole,
prima che cadesse la neve.
Le genitrici tredicenni,
i cercatori quattrenni di nidi fra i giunchi,
i capicaccia ventenni -
un attimo prima non c'erano, già non ci sono più.
i capi dell'infinito si univano in fretta.
Le fattucchiere biascicavano esorcismi
con ancora tutti i denti della giovinezza.
Il figlio si faceva uomo sotto gli occhi del padre.
Il nipote nasceva sotto l'occhiaia del nonno.
E del resto non si contavano gli anni.
Contavano reti, pentole, capanni, asce.
Il tempo, così prodigo con una qualsiasi stella del cielo,
tendeva loro la mano quasi vuota,
e la ritraeva in fretta, come dispiaciuto.
Ancora un passo, ancora due
lungo il fiume scintillante,
che dall'oscurità nasce e nell'oscurità scompare.
Non c'era un attimo da perdere,
domande da rinviare e illuminazioni tardive,
se non le si erano avute per tempo.
La saggezza non poteva aspettare i capelli bianchi.
Doveva vedere con chiarezza, prima che fosse chiaro,
e udire ogni voce, prima che risonasse.
Il bene e il male -
ne sapevano poco, ma tutto:
quando il male trionfa, il bene si cela;
quando il bene si mostra, il male attende nascosto.
Nessuno dei due si può vincere
o allontanare a una distanza definitiva.
Ecco il perché d'una gioia sempre tinta di terrore,
d'una disperazione mai disgiunta da tacita speranza.
La vita, per quanto lunga, sarà sempre breve.
Troppo breve per aggiungere qualcosa.

Wislawa Szymborska

daniela
02-February-2012, 23:04
La gioia di scrivere

Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?

Ad abbeverarsi a un'acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,

da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio - anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami causati dalla parola «bosco».

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d'inchiostro c'e una buona scorta
di cacciatori con l'occhio al mirino,
pronti a correr giú per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d'occhio durerà quanto dico io,

si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C'è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere.
Il potere di perpetuare.
La vendetta d'una mano mortale.

Wislawa Szymborska

daniela
02-February-2012, 23:12
Torture

Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto - sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture, di tutto ciò si tiene conto.

Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava
prima e dopo la fondazione di Roma e dopo,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c'erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accade, è come dietro la porta.

Nulla è cambiato.
C'è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo ne risponde
era, è e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.

Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto lo stesso.
Il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.

Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l'anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c'è, e c'è, e c'è
e non trova riparo.

Wislawa Szymborska


Leggendo le sue poesie, comprendo ora come sia stata testimone preziosa del nostro secolo, che ha tradotto in poesia con "la gioia di scrivere. Il potere di perpetuare. La vendetta d'una mano mortale".

Claire
02-February-2012, 23:20
FOGLIETTO ILLUSTRATIVO


Sono un tranquillante.
Agisco in casa.
Funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all'udienza,
incollo con cura le tazze rotte -
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d'acqua.


So come trattare l'infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l'ingiustizia,
rischiarare l'assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti -
fidati della pietà chimica.


Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto
che la vita va vissuta con coraggio?


Consegnami il tuo abisso -
lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata)
per la caduta in piedi.


Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.


Un altro diavolo non c'è più.

Wislawa Szimborska

Claire
02-February-2012, 23:25
dal Discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel
7 dicembre 1996


“In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. E dunque l’ho già alle mie spalle… Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all’ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troppo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi.(…)
Alla domanda “cosa è l’ispirazione”, ammesso che esista, i poeti contemporanei danno risposte evasive. Non perché non abbiano mai sentito il beneficio di tale impulso interiore. Il motivo è un altro. Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi non capiamo.(…)
L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.
Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un’altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”…(…)
Nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo.
A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.”

Serena-fundy
03-February-2012, 22:06
Il gatto in un appartamento vuoto

Morire. Questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto
in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti
strofinarsi contro i mobili?
Qui niente sembra cambiato
eppure tutto è mutato
niente sembra spostato
eppure tutto è fuori posto
la sera la lampada non è più accesa
si sentono passi sulle scale
ma non sono quelli
anche la mano
che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa non comincia
alla sua solita ora
qualcosa non accade
come dovrebbe
qui c'era sempre qualcuno. Sempre.
E poi d'un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci
in ogni armadio si è guardato
si è cercato sulle mensole
e infilati sotto il tappeto
ma non ha portato a niente
si è persino infranto il divieto
di entrare nell'ufficio
e si sono sparse carte dappertutto.
Cos'altro si può fare
aspettare e dormire
che provi solo a tornare
che si faccia vedere se osa !
deve imparare che
questo non si fa a un gatto.
Gli si andrà incontro
con aria distaccata
un po' altezzosi
come se non lo si vedesse
camminando lentamente
sulle zampe molto offese
e soprattutto
non un salto nè un miagolio.
Almeno non subito.

Claire
03-February-2012, 22:55
Un incontro inatteso


Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.


Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell'acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.


Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli gia' da tanto sono volati via dai nostri capelli.


Ci fermiamo a meta' della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.

Wislawa Szymborska

Claire
03-February-2012, 22:58
Accanto a un bicchier di vino

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wislawa Szymborska

Claire
03-February-2012, 23:00
Vestiario


Ti togli, ci togliamo, vi togliete
cappotti, giacche, gilè, camicette
di lana, di cotone, di terital,
gonne, calzoni, calze, biancheria,
posando, appendendo, gettando su
schienali di sedie, ante di paraventi;
per adesso, dice il medico, nulla di serio
si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
torni fra tre mesi, sei, un anno,
vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
e voi supponevate, e lui sospettava;
è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
cinture, bottoni, cravatte, colletti
e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
-sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
riutilizzabile per protratta scadenza.


Wisława Szymborska

Claire
04-February-2012, 12:01
Scoperta

“Credo nella grande scoperta.
Credo nell’uomo che farà la scoperta.
Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.
Credo nel pallore del suo viso,
nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.
Credo nei suoi appunti bruciati,
ridotti in cenere,
bruciati fino all’ultimo.
Credo nelle cifre sparpagliate,
sparpagliate senza rimpianto.
Credo nella fretta dell’uomo,
nella precisione dei suoi gesti,
nel suo libero arbitrio.
Credo nelle lavagne fracassate,
nei liquidi versati,
nei raggi spenti.
Affermo che ciò riuscirà,
che non sarà troppo tardi,
e che avverrà in assenza di testimoni.
Nessuno lo saprà, ne sono certa,
né la moglie, né la parete,
neppure l’uccello, potrebbe cantare.
Credo nella mano che non si presta,
credo nella carriera spezzata,
credo nel lavoro di molti anni sprecato.
Credo nel segreto portato nella tomba.
Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
Non cercano appoggio in nessun esempio.
La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.”

Wislawa Szymborska

Claire
04-February-2012, 12:05
NULLA È IN REGALO


Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L'inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perchè
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce
che manca nell'inventario

Wislawa Szymborska

Claire
04-February-2012, 12:08
Vista con granello di sabbia

Lo chiamano granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia.
Fa a meno di un nome
generale, individuale, permanente, temporaneo, scorretto o corretto.

Del nostro sguardo e tocco non gli importa.
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancore.

Dalla finestra c'è una vista sul lago, ma quella vista, lei non si vede.
Senza colore e senza forma, senza voce, senza odore e senza dolore
è il suo stare in questo mondo.

Senza fondo è lo stare del fondo del lago,
e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde,
che mormorano sorde al proprio mormorio
intorno a pietre non piccole, non grandi.

E tutto ciò sotto un cielo per natura senza cielo.
Ove il sole tramonta senza tramontare affatto
e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola ignara.

Il vento la scopiglia senza altri motivi se non quello di soffiare.

Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Tre secondi, però, solo nostri.

Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.

Ma è soltanto un paragone nostro.
Inventato il personaggio, fittizia la fretta, e la notizia inumana.

Wislawa Szymborska

Andrea
05-February-2012, 01:24
La cipolla


La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.

In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla - cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.

La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi - grasso, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.

Andrea
05-February-2012, 01:30
Il gatto in un appartamento vuoto

Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
e poi d’un tratto è scomparso,
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Cos’altro si può fare.
Aspettare e dormire.

Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.

Claire
05-February-2012, 11:49
Riso


La ragazzina che ero -
la conosco, ovviamente.
Ho qualche fotografia
della sua breve vita.
Provo un'allegra pietà
per un paio di poesiole.
Ricordo alcuni fatti.


Ma,
perché chi è qui con me
rida e mi abbracci
rammento solo una storiella:
l'amore infantile
di quella bruttina.


Racconto
com'era innamorata di uno studente,
cioè voleva
che lui la guardasse.


Racconto
come gli corse incontro
con una benda sulla testa sana
perché almeno, ah, le chiedesse
cos'era successo.


Buffa piccina.
Come poteva sapere
che anche la disperazione dà benefici
se si ha la fortuna
di vivere più a lungo.


Le pagherei un dolcetto.
Le pagherei il cinema.
Vattene, non ho tempo.


Eppure vedi
che la luce è spenta.
Certo capisci
che la porta è chiusa.
Non scuotere la maniglia -
quello che ha riso,
quello che mi ha abbracciato,
non è il tuo studente.


Faresti meglio a tornare
da dove sei venuta.
Non ti devo nulla,
donna qualunque,
che sa solo
quando
tradire un segreto altrui.


Non guardarci così
con quei tuoi occhi
troppo aperti,
come gli occhi dei morti.

Wislawa Szymborska

Claire
05-February-2012, 11:50
Devo molto

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro. La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli. Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo. Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore non perdonerebbe mai. Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana. I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi. E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante. È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile. Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote. «Non devo loro nulla» -
direbbe l’amore
su questa questione aperta.

Wislawa Szymborska

Baudin
05-February-2012, 18:02
dal Discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel
7 dicembre 1996


“In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. E dunque l’ho già alle mie spalle… Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all’ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troppo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi.(…)
Alla domanda “cosa è l’ispirazione”, ammesso che esista, i poeti contemporanei danno risposte evasive. Non perché non abbiano mai sentito il beneficio di tale impulso interiore. Il motivo è un altro. Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi non capiamo.(…)
L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.
Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un’altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”…(…)
Nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo.
A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.”

Ringrazio tutti voi che state intervenendo con i vostri contributi in questo bellissimo thread. Sto seguendo gli interessanti temi che tratta la Szymborska ribaditi nel discorso da lei tenuto a Oslo. Sono grato a Claire per avercelo proposto.
La sete di conoscenza come afferma la Wislawa non è un fatto solo scientifico, ma anche spirituale. Per lo scienziato come per il poeta la spinta che viene dal dubbio è fondamentale ed altrettanto lo è la consapevolezza della provvisorietà di ogni risposta.
La poesia ha il vantaggio di un potere introspettivo che le consente di usare la parola, come dice la Wislawa, non in maniera ordinaria, ma liberata da tutti gli orpelli della normalità, "nessuna pietra e nessuna nuvola, nessun giorno e nessuna notte, soprattutto nessuna esistenza". La parola allo stato essenziale, espressione della spiritualità pura.
Condivido totalmente.
:)

Claire
05-February-2012, 23:11
Ringrazio tutti voi che state intervenendo con i vostri contributi in questo bellissimo thread. Sto seguendo gli interessanti temi che tratta la Szymborska ribaditi nel discorso da lei tenuto a Oslo. Sono grato a Claire per avercelo proposto.
La sete di conoscenza come afferma la Wislawanon è un fatto solo scientifico, ma anche spirituale. Per lo scienziato come per il poeta la spinta che viene dal dubbio è fondamentale ed altrettanto lo è la consapevolezza della provvisorietà di ogni risposta.
La poesia ha il vantaggio di un potere introspettivo che le consente di usare la parola, come dice la Wislawa, non in maniera ordinaria, ma liberata da tutti gli orpelli della normalità, "nessuna pietra e nessuna nuvola, nessun giorno e nessuna notte, soprattutto nessuna esistenza". La parola allo stato essenziale, espressione della spiritualità pura.
Condivido totalmente.
:)

Il mio vuole essere un modestissimo contributo di semplice lettrice che apprezza questa grande poetessa. Di lei mi affascina in particolar modo la sua straordinaria capacità di essere aderente alla realtà e di farcene percepire le nascoste profondità.
Inutile dirti che anch'io concordo perfettamente con lo scritto della Szymborska e con le tue acute osservazioni.


Che sarebbe l'uomo senza questa intima sete di conoscenza che lo spinge a un cammino di costante ricerca della verita o delle verita? Cosa sarebbe senza quei "non lo so?"
Ciao


Claire

Claire
06-February-2012, 13:22
CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA
(da “Sale” 1962)

Busso alla porta della pietra
- Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.

- Vattene – dice la pietra.
- Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.

Busso alla porta della pietra.
- Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.

- Sono di pietra – dice la pietra
- E devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.

Busso alla porta della pietra.
- Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.

- Sale grandi e vuote – dice la pietra
- Ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.

Busso alla porta della pietra
- Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.

Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.

- Non entrerai – dice la pietra.-
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.

Busso alla porta della pietra.
- Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.

- Se non mi credi – dice la pietra-
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.

Busso alla porta della pietra.
- Sono io, fammi entrare.

- Non ho porta – dice la pietra.

Wislawa Szymborska

daniela
06-February-2012, 16:45
Ella in cielo

Pregava Dio,
pregava con fervore
perché facesse di lei
una felice ragazza bianca.
E se ormai è tardi per simili cambiamenti,
allora, Signore Iddio, guarda quanto peso
e toglimene almeno la metà.
Ma Dio benevolo disse No.
Posò soltanto la mano sul suo cuore,
le guardò in gola, le carezzò il capo.
E quando tutto sarà compiuto – aggiunse –
mi allieterai venendo a me,
mia nera gioia, tronco colmo di canto.

Wislawa Szymborska

daniela
06-February-2012, 17:04
Gli sono troppo vicina perché mi sogni.
Non volo su di lui, non fuggo da lui
sotto le radici degli alberi. Troppo vicina.
Non con la mia voce canta il pesce nella rete.
Non dal mio dito rotola l’anello.
Sono troppo vicina. La grande casa brucia
senza che io chiami aiuto. Troppo vicina
perché la campana suoni sul mio capello.
Troppo vicina per entrare come un ospite
dinanzi a cui si scostano i muri.
Mai più morirò così leggera,
così fuori dal corpo, così ignara,
come un tempo nel suo sogno. Troppo,
troppo vicina. Sento il sibilo
e vedo la squama lucente di questa parola,
immobile nell’abbraccio. Lui dorme,
più accessibile ora alla cassiera d’un circo
con un leone, vista una sola volta,
che non a me distesa al suo fianco.
Per lei ora cresce in lui la valle
con foglie rossicce, chiusa da un monte innevato
nell’aria azzurra. Io sono troppo vicina
per cadergli dal cielo. Il mio grido
potrebbe solo svegliarlo. Povera,
limitata alla propria forma,
ed ero betulla, ed ero lucertola,
e uscivo dal passato e dal broccato
cangiando colori delle pelli. E possedevo
il dono di sparire agli occhi stupiti,
ricchezza delle ricchezze. Vicina,
sono troppo vicina perché mi sogni.
Tolgo il braccio da sotto la sua testa,
intorpidito, uno sciame di spilli.
Sulla capocchia d’ognuno, da contare,
sono seduti angeli caduti.

Wislawa Szymborska

daniela
06-February-2012, 17:12
La statua greca

Con l’aiuto degli uomini e di altri elementi
il tempo si è dato un gran da fare intorno a lei.
Dapprima l’ha privata del naso, poi dei genitali,
quindi delle dita delle mani e piedi,
col passar degli anni delle braccia, uno via l’altro,
della coscia destra e di quella sinistra,
del dorso e dei fianchi, della testa e delle natiche,
e quel che già di era staccato lo riduceva in pezzi,
calcinacci, ghiaia, sabbia.
Quando muore così qualcuno vivo,
molto sangue sgorga a ogni colpo.
Le statue di marmo tuttavia muoiono in bianco
e non sempre del tutto.
Della statua in questione si è conservato il busto
ed è come un respiro trattenuto nello sforzo,
poiché adesso deve
attirare
a sé
tutta la grazie e la gravità
di quanto si è perduto.
E questo gli riesce,
questo ancora gli riesce,
riesce e affascina,
affascina e dura –
Anche il tempo qui merita una menzione di lode,
poiché ha smesso di lavorare e ha lasciato qualcosa per dopo.

Wislawa Szymborska

daniela
06-February-2012, 17:20
692


Vermeer

Finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.

Wislawa Szymborska

daniela
06-February-2012, 23:05
Roberto Saviano a Che tempo che fa 06.02.2012 parla di Wislawa:

"Ascolta come mi batte forte il tuo cuore"


http://www.youtube.com/watch?v=8cvlR7kcy9Y&feature=share

Claire
06-February-2012, 23:23
E questa è un'intervista fatta a Pietro Marchesani, appassionato traduttore della poesia di Wislawa Szymborska.

http://www.railibro.rai.it/interviste.asp?id=105

daniela
07-February-2012, 23:31
Consolazione

Darwin.
Si dice che per rilassarsi leggesse romanzi.
Ma aveva le sue esigenze:
dovevano essere a lieto fine.
Se gliene capitava uno differente,
lo gettava con furia nel fuoco.

Vero o no che sia -
sono propensa a crederci.

Percorrendo con la mente tanti spazi e tempi
aveva visto così tante specie estinte,
tali trionfi dei forti sui più deboli,
così grandi sforzi di sopravvivenza,
prima o poi inani,
che almeno dalla finzione
e dalla sua microscala
aveva diritto di aspettarsi l'happy end.

E quindi per forza: un raggio che sbuca dalle nuvole,
gli amanti di nuovo insieme, i casati riconciliati,
i dubbi dissipati, la fedeltà premiata,
i beni recuperati, i tesori dissotterrati,
i vicini pentiti del loro accanimento,
la reputazione resa, la cupidigia smascherata,
le vecchie zitelle maritati con pastori dabbene,
gli intriganti deportati nell'altro emisfero,
i falsari di documenti scaraventati dalle scale,
i seduttori di vergini di gran corsa all'altare,
gli orfani accolti in casa, le vedove consolate,
la boria umiliata, le ferite sanate,
il figliol prodigo invitato alla mensa,
il calice dell'amarezza vuotato in mare,
i fazzoletti intrisi di lacrime pacificate,
canto e musica per tutti,
e il cagnolino Fido,
smarrito già nel primo capitolo,
corra pure di nuovo per la casa
abbaiando gioioso.

Wislawa Szyborska

(tratto da Poesia - Aprile 2009)



inani= vani, vuoti, inutili

Claire
07-February-2012, 23:38
Nato

Dunque è sua madre.
Questa piccola donna.
Artefice dagli occhi grigi.
La barca su cui, anni fa,
lui approdò alla riva.
è da lei che si è tirato fuori
nel mondo,
nella non-eternità.
Genitrice dell'uomo
con cui salto attraverso il fuoco.
è dunque lei, l'unica
che non lo scelse
pronto, compiuto.
Da sola lo tirò
dentro la pelle a me nota,
lo attaccò alle ossa
a me nascoste.
Da sola gli cercò
gli occhi grigi
con cui mi ha guardato.
Dunque è lei, la sua Alfa.
Perchè mai me l'ha mostrata?
Nato.
Così è nato anche lui.
Nato come tutti.
Come me, che morirò.
Figlio d' una donna reale.
Uno giunto dalle profondità del corpo.
In viaggio verso l'Omega.
Esposto
alla propria assenza
da ogni dove,
in ogni istante.
E la sua testa
è una testa contro un muro
cedevole per ora.
E le sue mosse
sono tentativi di eludere
il vedetto universale.
Ho capito
che è già a metà cammino.
Ma questo a me non l'ha detto,
no.
"Questa è mia madre"
mi ha detto soltanto.

WISLAWA SZYMBORSKA

Aleciccio
13-February-2012, 17:57
SCOPERTACredo nella grande scoperta.
Credo nell’uomo che farà la scoperta.
Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.
Credo nel pallore del suo viso,
nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.
Credo nei suoi appunti bruciati,
ridotti in cenere,
bruciati fino all’ultimo.
Credo nelle cifre sparpagliate,
sparpagliate senza rimpianto.
Credo nella fretta dell’uomo,
nella precisione dei suoi gesti,
nel suo libero arbitrio.
Credo nelle lavagne fracassate,
nei liquidi versati,
nei raggi spenti.
Affermo che ciò riuscirà,
che non sarà troppo tardi,
e che avverrà in assenza di testimoni.
Nessuno lo saprà, ne sono certa,
né la moglie, né la parete,
neppure l’uccello, potrebbe cantare.
Credo nella mano che non si presta,
credo nella carriera spezzata,
credo nel lavoro di molti anni sprecato.
Credo nel segreto portato nella tomba.
Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
Non cercano appoggio in nessun esempio.
La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.

WISŁAWA SZYMBORSKA

Aleciccio
15-February-2012, 20:11
Accanto a un bicchiere di vino

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi.
Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.
Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wislawa Szymborska

Rosy
21-February-2012, 22:46
"E’ ritornato. Non ha detto nulla.
Era chiaro però che aveva avuto un dispiacere.
Si è coricato vestito.
Ha messo la testa sotto le coperte.
Ha ripiegato le gambe.
E’ sulla quarantina, ma non in questo momento.
Esiste – ma solo in quanto nel ventre di sua madre,
al di là di sette pelli, al riparo del buio.
Domani terrà una conferenza sull’omeostasi
nella cosmonautica metagalattica.
Per il momento s’è raggomitolato, dorme."

Wislawa Szymborska (http://www.scompaginando.it/it/author/Wislawa+Szymborska/)
:-P:-P

Claire
22-February-2012, 13:18
Un’adolescente

Io – un’adolescente?
Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?
Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?
Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.
Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.
In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.
Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti.
Lei sa poco -
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più -
ma non in modo certo.
Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.
Leggo quelle poesie, le leggo.
Be’, forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.
La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.
Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.
Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -
Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.
La conservo ancora.

Wislawa Szymborska

Claire
24-February-2012, 11:59
NATURA MORTA CON PALLONCINO


Invece del ritorno dei ricordi
al momento di morire
mi prenoto il ritorno
degli oggetti smarriti.


Da finestre, porte – ecco ombrelli,
valigia, guanti, cappotto,
perché io possa dire:
Che me ne faccio?


Spille, questo e quel pettine,
una rosa di carta, uno spago,
perché io possa dire:
Non rimpiango nulla.
Ovunque tu sia, o chiave,
cerca di arrivare in tempo,
perché io possa dire:
C’è ruggine, mia cara, ruggine.


Cadrà una nube di certificati,
permessi, moduli,
perché io possa dire:
Tramonta il sole.


Orologio, riemergi dal fiume,
lasciati prendere in mano,
perché io possa dire:
Tu fingi l’ora.


Salterà fuori anche il palloncino
portato via dal vento,
perché io possa dire:
Qui non ci sono bambini.


Vola via per la finestra aperta,
vola via nel vasto mondo,
che qualcuno gridi: Oh!
perché io possa piangere.


Wisława Szymborska

Claire
27-February-2012, 09:59
Qualche parola sull'anima

L’anima la si ha ogni tanto,nessuno la ha di continuo, per sempre.
Giorno dopo giorno,anno dopo anno,possono passare senza di lei.
A volte nidifica un po’ piu’ a lungo,sole in estasi e paura dell’infanzia,
a volte solo nello stupore dell’essere vecchi.
Di rado ci da' una mano in occupazioni faticose,
come spostare mobili, portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette,
quando si compilano moduli,si trita la carne,
di regola ha il suo giorno libero.
Su mille nostre conversazioni partecipa ad una,
ed anche a questo non necessariamente,
poiche’ preferisce il silenzio,
quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella,
e’ schifiltosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari, la disgusta,
gioia e tristezza non sono per lei due sentimenti diversi,
e’ presente accanto a noi solo quando essi sono uniti.
Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente e curiosi di tutto,
tra gli oggetti materiali le piacciono gli orologi a pendolo e gli specchi,
che lavorano con zelo anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene e quando sparira’ di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che
cosi’ come lei a noi,
anche noi siamo necessari a lei,
per qualcosa.

Wislawa Szymborska

Claire
29-February-2012, 05:32
Non occorre titolo


Si è arrivati a questo: siedo sotto un albero,
sulla sponda d’un fiume
in una mattina assolata.
E’ un evento futile
e non passerà alla storia.
Non si tratta di battaglie e patti,
di cui si studiano le cause,
né di tirannicidi degni di memoria.

Comunque siedo su questa sponda, è un fatto.
E se sono qui,
da qualche parte devo pur essere venuta,
e in precedenza
devo essere stata in molti altri posti,
esattamente come i conquistatori di terre lontane
prima di salire a bordo.

Anche l’attimo fuggente ha un ricco passato,
il suo venerdì prima del sabato,
il suo maggio prima di giugno.
Ha i suoi orizzonti non meno reali
di quelli nel cannocchiale dei capitani.

Quest’albero è un pioppo radicato da anni.
Il fiume è la Raba, che scorre non da ieri.
Il sentiero è tracciato fra i cespugli
non dall’altro ieri.
Il vento per soffiare via le nuvole
prima ha dovuto spingerle fin qui.

E anche se nulla di rilevante accade intorno,
non per quello il mondo è più povero di particolari,
peggio fondato, meno definito
di quando lo invadevano i popoli migranti.

Il silenzio non accompagna solo i complotti,
né il corteo delle cause solo le incoronazioni.
Possono essere tondi non solo gli anniversari delle insurrezioni,
ma anche i sassolini in parata sulla sponda.

Fitto e intricato è il reame delle circostanze.
Il punto della formica nell’erba.
L’erba cucita alla terra.
Il disegno nell’onda in cui si infila un fuscello.

Si dà il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono solamente sue,
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un’altra, non d’un altro, ma solo sua.

A tale vista mi abbandona sempre la certezza
che ciò che è importante
sia più importante di ciò che non lo è.


Wislawa Szymborska

Andrea
26-March-2012, 16:09
Allegro ma non troppo


Sei bella – dico alla vita –
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.


Cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.


Le taglio la strada da sinistra,
le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell’incanto,
e cado per lo stupore.


Quanto è di campo questo grillo,
e di bosco questo frutto –
mai l’avrei creduto
se non avessi vissuto!


Non trovo nulla – le dico –
a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un’altra pigna
né migliore, né peggiore.


Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos’altro – e cosa più –
magia, stregoneria.


Mai vorrei recarti offesa,
né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.


Tiro la vita per una foglia:
si è fermata? Se n’è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?


Wisława Szymborska

daniela
13-April-2012, 23:22
IL TERRORISTA, LUI GUARDA

La bomba esploderà nel bar alle tredici e venti.
Adesso sono appena le tredici e sedici.
Alcuni faranno in tempo a entrare,
alcuni a uscire.

Il terrorista ha già attraversato la strada.
Questa distanza lo protegge da ogni male,
e poi la vista è come al cinema:

Una donna con il giaccone giallo, lei entra.
Un uomo con gli occhiali scuri, lui esce.
Ragazzi in jeans, loro parlano.
Le tredici e diciassette e quattro secondi.
Quello più basso è fortunato e sale sulla vespa,
quello più alto invece entra.

Le tredici e diciassette e quaranta secondi.
La ragazza, lei cammina con un nastro verde nei capelli.
Ma quell'autobus d'improvviso la nasconde.
Le tredici e diciotto.
La ragazza non c'è più.
Se è stata così stupida da entrare, oppure no,
si vedrà quando li porteranno fuori.

Le tredici e diciannove.
Più nessuno che entri, pare.
Invece esce un grassone calvo.
Sembra che si frughi nelle tasche e
alle tredici e venti meno dieci secondi
rientra a cercare quei suoi miseri guanti.

Sono le tredici e venti.
Il tempo, come scorre lentamente.
Deve essere ora.
No, non ancora.
Sì, ora.
La bomba, lei esplode.

Wislawa Szymborska

Andrea
17-April-2012, 12:12
Da qui bisogna cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.


Persino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n’è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.


Friabili, fluenti, rocciose,
infuocate ed eteree,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cataste di cielo.
Il cielo è onnipresente
Perfino nel buio sotto la pelle.


Mangio il cielo, evacuo il cielo.
Sono una trappola in una trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta ad una domanda.


La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.


Wisława Szymborska

daniela
01-May-2012, 23:53
La mia ombra è come un buffone
dietro la regina. Quando lei si alza,
il buffone sulla parete balza
e sbatte nel soffitto col testone.
Il che forse a suo modo duole
nel mondo bidimensionale.
... Forse al buffone non va la mia corte
e preferirebbe un diverso ruolo.
La regina si sporge dal balcone
e dal balcone lui si butta giù.
Così hanno diviso ogni azione,
però a uno ne tocca assai di più.
Si è preso il merlo i gesti liberali,
il pathos con la sua impudenza
e tutto ciò per cui non ho la forza
- corona, scettro, mantello regale.
Lieve sarò, ah, nell´agitare il braccio,
ah, lieve nel voltare indietro il capo,
sire, nell´ora del nostro commiato,
sire, alla stazione ferroviaria.
Sire, in quel momento sarà il buffone
a sdraiarsi sui binari alla stazione.

Wislawa Szymborska



(http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150735306883347&set=a.93878363346.87501.93080178346&type=1)

daniela
21-May-2012, 23:54
L'orribile sogno del poeta

Immagina un po' cosa ho sognato.
All'apparenza tutto è proprio come da noi.
La terra sotto i piedi, acqua, fuoco, aria,
verticale, orizzontale, triangolo, cerchio,
lato sinistro e destro.
Tempo passabile, paesaggi non male
e parecchie creature dotate di linguaggio.
Però quel linguaggio non è di questa Terra.

Nelle frasi domina l'incondizionale.
I nomi aderiscono strettamente alle cose.
Nulla da aggiungere, togliere, cambiare e spostare.

Il tempo è sempre quello dell'orologio.
Passato e futuro hanno un ambito ristretto.
Per i ricordi, il singolo secondo trascorso,
per le previsioni, un altro secondo
che sta appunto cominciando.

Parole quante è necessario. Mai una di troppo,
e questo vuol dire che non c'è poesia,
né filosofia, e neppure religione.
Là simili trastulli non sono previsti.

Niente che si possa anche solo pensare
o vedere a occhi chiusi.

Se si cerca, è ciò che è già lì accanto.
Se si chiede, è ciò per cui c'è una risposta.

Si stupirebbero molto,
se mai sapessero stupirsi,
che da qualche parte esistono motivi di stupore.

La parola "inquietudine", da loro considerata oscena,
non oserebbe comparire nel vocabolario.

Il mondo si presenta in modo chiaro
anche nell'oscurità profonda.
Si dà a ciascuno per un prezzo accessibile.
Nessuno esige il resto prima di lasciare la cassa.

Dei sentimenti -la soddisfazione. E nessuna parentesi.
La vita con un punto al piede. E il rombo delle galassie.

Ammetti che nulla di peggio
può capitare al poeta.
E poi nulla di meglio
che svegliarsi in fretta.

Wislawa Szymborska

Rosy
15-June-2012, 22:44
CONTRIBUTO ALLA STATISTICA


Su cento persone:
che ne sanno sempre piu’ degli altri
- cinquantadue;
insicuri a ogni passo
- quasi tutti gli altri;
pronti ad aiutare,
purche’ la cosa non duri molto
- ben quarantanove;
buoni sempre,
perche’ non sanno fare altrimenti
- quattro, be’, forse cinque;
propensi ad ammirare senza invidia
- diciotto;
viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
- settantasette;
dotati per la felicita’
- al massimo poco piu’ di venti;
innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
- di sicuro piu’ della meta’;
crudeli,
se costretti dalle circostanze
- e’ meglio non saperlo
neppure approssimativamente;
quelli col senno di poi
- non molti di piu’
di quelli col senno di prima;
che dalla vita prendono solo cose
- quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;
ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
- ottantatre’
prima o poi;
degni di compassione
- novantanove;
mortali
- cento su cento.
Numero al momento invariato.
Wislawa Szymborska

Aleciccio
06-July-2012, 13:11
La moglie di Lot

Ho guardato indietro, è vero.
Dicono per curiosità.
Non pensano neppure che potessi avere altri motivi:
il rimpianto di una coppa d’argento
lasciata nella mia casa di Sodoma.
La voglia di non vedere più il mio probo marito
che mi camminava davanti.
La voglia di verificare se si sarebbe fermato,
qualora fossi morta (non si fermò).
La disubbidienza degli umili.
La speranza che Dio ci avesse ripensato,
e non facesse morire migliaia di innocenti.
La solitudine e la vergogna di fuggire così di nascosto.
Ma forse fu solo un colpo di vento
che mi sciolse i capelli
e che istintivamente mi fece girare la testa.
È possibile che io sia caduta, e poi divenuta di sale
con il viso rivolto alla città.

Wislawa Szymborska

daniela
17-July-2012, 23:07
Credo nella grande scoperta.
Credo nell’uomo che farà la scoperta.
Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.
Credo nel pallore del suo viso,
nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.
Credo nei suoi appunti bruciati,
ridotti in cenere,
bruciati fino all’ultimo.
Credo nelle cifre sparpagliate,
sparpagliate senza rimpianto.
Credo nella fretta dell’uomo,
nella precisione dei suoi gesti,
nel suo libero arbitrio.
Credo nelle lavagne fracassate,
nei liquidi versati,
nei raggi spenti.
Affermo che ciò riuscirà,
che non sarà troppo tardi,
e che avverrà in assenza di testimoni.
Nessuno lo saprà, ne sono certa,
né la moglie, né la parete,
neppure l’uccello, potrebbe cantare.
Credo nella mano che non si presta,
credo nella carriera spezzata,
credo nel lavoro di molti anni sprecato.
Credo nel segreto portato nella tomba.
Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
Non cercano appoggio in nessun esempio.
La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.

Wislawa Szymborska

Andrea
04-September-2012, 19:02
Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere,
inclino il capo, con prudenza,
come per controllare
un'invenzione.
E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea.
Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine sul muro.
E vedo solo
un chiodo,
senza il quadro.


Wislawa Szymborska

Andrea
11-September-2012, 12:27
Una fotografia dell'11 settembre

Saltarono dai piani in fiamme, giù
... uno, due, altri ancora
più in alto, più in basso.
Una fotografia li ha colti mentre erano vivi
e ora li preserva
sopra il suolo, diretti verso il suolo.
Ognuno di loro ancora intero
con il proprio volto
e il sangue ben nascosto.
C'è ancora tempo,
perchè i loro capelli siano scompigliati,
e perchè chiavi e spiccioli
cadano dalle loro tasche.
Essi si trovano ancora nel reame dell'aria,
entro i luoghi
che hanno appena aperto.
Ci sono soltanto due cose che posso fare per loro
... descrivere questo volo
e non aggiungere una parola finale.

Wislawa Szymborska

Rosy
11-September-2012, 16:12
Una fotografia dell'11 settembre

Saltarono dai piani in fiamme, giù
... uno, due, altri ancora
più in alto, più in basso.
Una fotografia li ha colti mentre erano vivi
e ora li preserva
sopra il suolo, diretti verso il suolo.
Ognuno di loro ancora intero
con il proprio volto
e il sangue ben nascosto.
C'è ancora tempo,
perchè i loro capelli siano scompigliati,
e perchè chiavi e spiccioli
cadano dalle loro tasche.
Essi si trovano ancora nel reame dell'aria,
entro i luoghi
che hanno appena aperto.
Ci sono soltanto due cose che posso fare per loro
... descrivere questo volo
e non aggiungere una parola finale.

Wislawa Szymborska

DA BRIVIDI. Rosy

Serena-fundy
11-September-2012, 18:39
Foglietto illustrativo

Sono un tranquillante,
Agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all'udienza,
incollo con cura le tazze rotte -
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d'acqua.
So come trattare l'infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l'ingiustizia,
rischiarare l'assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti -
fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso -
lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata) per la caduta in piedi.
Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.
Un altro diavolo non c'è più.

Wislawa Szymborska

Andrea
11-September-2012, 20:48
L’odio

Guardate com'e' sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l'odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli.
Come gli e' facile avventarsi, agguantare.

Non e' come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta,il suo non e' mai un sonno eterno.
L'insonnia non lo indebolisce,ma lo rafforza.

Religione o non religione-
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o no-
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene, all'inizio.
Poi corre tutto solo.
L'odio. L'odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.

Oh, questi altri sentimenti-
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione e'mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina,che sa il fatto suo.

Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?

Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.
Innegabile e' il pathos delle rovine
e l'umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.

E' un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.

E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata

In ogni instante e' pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
- lui solo.

daniela
08-October-2012, 16:21
Ritratto di donna

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l'amor del cielo.

Wislawa Szymborska

Claire
05-November-2012, 23:39
Qui

Non so come dove,
ma qui sulla Terra c’è parecchio di tutto.
Qui si producono sedie e tristezze,
forbicette, violini, sensibilità, transistor,
dighe, scherzi, tazzine.
Forse altrove c’è di tutto di più,
soltanto per ovvie ragioni là mancano dipinti,
cinescopi, ravioli, fazzoletti per lacrime.
Qui ci sono tanti posti con dintorni.
Alcuni puoi amarli in modo speciale,
chiamarli a modo tuo
e proteggere dal male.
Forse altrove ci sono luoghi simili,
però nessuno li ritiene belli.
Forse come in nessun luogo, o in pochi luoghi,
hai qui un tronco separato,
e con esso le cose occorrenti,
affinché ai bimbi altrui tu aggiunga i tuoi.
Inoltre hai braccia, gambe e una testa stupita.
L’ignoranza qui viene lavorata,
continuamente qualcosa calcola, confronta, misura,
estrae con ciò deduzioni e radici.
Lo so, lo so, che cosa pensi.
Niente qui di solido,
perché da sempre per sempre siamo in balìa della furia degli elementi.
Ma osservi – gli elementi si stancano facilmente
e debbono talvolta lungamente riposare
fino alla volta successiva.
E so che cosa pensi ancora.
Guerre, guerre, guerre.
Pure tra di esse capitano delle pause.
Attenti! – gli uomini sono cattivi.
Calma! – gli uomini sono buoni.
Stando sull’attenti non si produce nulla.
Nella calma col sudore della fronte si costruiscono le case
e presto vi si abita.
La vita sulla terra viene fuori abbastanza a buon mercato.
Per i sogni per esempio qui non paghi un centesimo.
Per le illusioni – solo quando svaniscono.
Per il possesso del corpo – soltanto con il corpo.
E se questo è ancora poco,
giri senza biglietto nella giostra dei pianeti,
insieme con essi, gratuitamente, nella bufera galattica,
in epoche così vertiginose,
che nulla qui sulla Terra ha neppure il tempo di tremare.
Allora osserva bene:
il tavolo sta dove stava,
sul tavolo il foglio, così come fu messo,
per la finestra socchiusa soltanto un buffo d’aria,
e nella parete nessuna grossa crepa,
per la quale dovunque ti soffierebbe.

Wislawa Szymborska

Claire
06-November-2012, 11:17
Un tempo sapevamo il mondo a menadito

Un tempo sapevamo il mondo a menadito
- era così piccolo da stare fra due mani,
così facile che per descriverlo bastava un sorriso,
semplice come l’eco di antiche verità nella preghiera.

La storia non accoglieva con squilli di fanfara:
ha gettato negli occhi sabbia sporca.
Davanti a noi strade lontane e cieche,
pozzi avvelenati, pane amaro.

Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo:
è così grande da stare fra due mani,
così difficile che per descriverlo basta un sorriso,
strano come l’eco di antiche verità nella preghiera.

Wislawa Szymborska

daniela
06-November-2012, 16:13
Un tempo sapevamo il mondo a menadito

Un tempo sapevamo il mondo a menadito
- era così piccolo da stare fra due mani,
così facile che per descriverlo bastava un sorriso,
semplice come l’eco di antiche verità nella preghiera.

La storia non accoglieva con squilli di fanfara:
ha gettato negli occhi sabbia sporca.
Davanti a noi strade lontane e cieche,
pozzi avvelenati, pane amaro.

Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo:
è così grande da stare fra due mani,
così difficile che per descriverlo basta un sorriso,
strano come l’eco di antiche verità nella preghiera.

Wislawa Szymborska

Stupenda! Una meraviglia!

Andrea
19-November-2012, 12:01
Autotomia


Alla memoria di Alina Poswiatowska


In caso di pericolo, l'oloturia si divide in due:
dà un sé in pasto al mondo,
e con l'altro fugge.


Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.


Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso
con due sponde subito estranee.


Su una la morte, sull'altra la vita.
Qui la disperazione, là la fiducia.


Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se c'è giustizia, eccola.


Morire quanto necessario, senza eccedere.
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato.


Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro interrotto.
In corpo e poesia.


Da un lato la gola, il riso dall'altro,
un riso leggero, di già soffocato.


Qui il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo.


L'abisso non ci divide.
L'abisso ci circonda.


Wisława Szymborska

Claire
08-December-2012, 11:55
MAPPA

Piatta come il tavolo
Su cui è posata.
Sopra di lei niente si muove
né muta posto.
Sopra di lei il mio respiro umano
Non crea vortici d'aria
Né sfuma affatto i suoi nitidi colori.
Perfino i mari sono sempre amichevolmente turchini
sui suoi bordi sdruciti.
Qui tutto è piccolo, accessibile, vicino.
Con la punta dell'unghia posso schiacciare vulcani,
accarezzare i poli senza spessi guanti,
con una sola occhiata
posso abbracciare ogni deserto
assieme a un fiume proprio qui accanto.
Le foreste sono indicate da pochi alberelli
In mezzo a cui è impossibile perdersi.
A est e a ovest
Sopra e sotto l'equatore
Si sgrana il silenzio,
E dentro ogni seme nero
Gente che vive.
Niente fosse comuni e macerie improvvise
in questo quadro.
I confini tra i paesi sono appena visibili,
come se esitassero: - essere o non essere?
Amo le mappe perchè mentono
Perchè non ammettono le verità aggressive
Perchè con magnanimo e bonario humour
Mi dispiegano sul tavolo un mondo
Non di questo mondo.

WISLAWA SZYMBORSKA

tratta da "Basta Così"

daniela
25-December-2012, 19:09
C'è chi

C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
E’ tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.
E’ lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.
Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio
- per fortuna mi passa.

Wisława Szymborska

Andrea
16-January-2013, 00:33
Ombra


La mia ombra è come un buffone
dietro la regina. Quando lei si alza,
il buffone sulla parete balza
e sbatte nel soffitto col testone.


Il che forse a suo modo duole
nel mondo bidimensionale.
Forse al buffone non va la mia corte
e preferirebbe un diverso ruolo.


La regina si sporge dal balcone
e dal balcone lui si butta giù.
Così hanno diviso ogni azione,
però a uno ne tocca assai di più.


Si è preso il merlo i gesti liberali,
il pathos con la sua impudenza
e tutto ciò per cui non ho la forza
- corona, scettro, mantello regale.


Lieve sarò, ah, nell’agitare il braccio,
ah, lieve nel voltare indietro il capo,
sire, nell’ora del nostro commiato,
sire, alla stazione ferroviaria.


Sire, in quel momento sarà il buffone
a sdraiarsi sui binari alla stazione.


Wisława Szymborska

daniela
02-February-2013, 23:42
Ti ringrazio, cuore mio:
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.

Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.

Ti ringrazio, cuore mio:
volta per volta
mi estrai dal tutto,
separata anche nel sonno.

Badi che sognando non trapassi in quel volo,
nel volo
per cui non occorrono le ali.

Ti ringrazio, cuore mio:
mi sono svegliata di nuovo
e benché sia domenica,
giorno di riposo,
sotto le costole
continua il solito viavai prefestivo.

Wislawa Szymborska

Aleciccio
03-February-2013, 19:21
Epitaffio

Qui giace come virgola antiquata
l'autrice di qualche poesia.
La terra l'ha degnata
dell'eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c'è niente
di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.

Wislawa Szymborska

daniela
05-February-2013, 22:53
Torture

di Wislawa Szymborska

Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.

Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremavaprima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.

Nulla è cambiato.
C’è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo
ne rispondeera, è
e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.
Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto però lo stesso,
il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.

Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l’anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è
e non trova riparo.

Andrea
08-February-2013, 14:00
C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
E’ tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.
E’ lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.
Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio
- per fortuna mi passa.


Wisława Szymborska

daniela
28-February-2013, 22:18
E vedo solo un chiodo, senza il quadro

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wisława Szymborska

daniela
06-March-2013, 16:26
Numero al momento invariato

Su cento persone:

che ne sanno sempre più degli altri
- cinquantadue;

insicuri a ogni passo
- quasi tutti gli altri;

pronti ad aiutare,
purché la cosa non duri molto
- ben quarantanove;

buoni sempre,

perché non sanno fare altrimenti
- quattro, be’, forse cinque;

propensi ad ammirare senza invidia
- diciotto;

viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
- settantasette;

dotati per la felicità,
- al massimo non più di venti;

innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
- di sicuro più della metà;

crudeli,
se costretti dalle circostanze
- è meglio non saperlo
neppure approssimativamente;

quelli col senno di poi
- non molti di più
di quelli col senno di prima;

che dalla vita prendono solo cose
- quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;

ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
- ottantatré
prima o poi;

degni di compassione
- novantanove;

mortali
- cento su cento.

Numero al momento invariato.

Wisława Szymborska

daniela
12-March-2013, 22:46
Nuvole

Dovrei essere molto veloce
nel descrivere le nuvole –
già dopo una frazione di secondo
non sono più quelle, stanno diventando altre.

La loro caratteristica è
non ripetersi mai
in forme, sfumature, pose disposizione.

Non gravate dalla memoria di nulla,
si librano senza sforzi sui fatti.

Ma quali testimoni di alcunché –
si disperdono all’istante da tutte le parti.

In confronto alle nuvole
la vita sembra solida,
pressoché duratura e quasi eterna.

Di fronte alle nuvole
perfino un sasso sembra un fratello
su cui si può contare,
loro invece sono solo cugine lontane e volubili.

Gli uomini esistano pure, se vogliono,
e poi uno dopo l’altro muoiano,
loro, le nuvole, non hanno niente a che vedere
con tutta questa faccenda
molto strana.

Al di sopra di tutta la tua vita
e della mia, ancora incompleta,
sfilano fastose così come già sfilavano.

Non devono insieme a noi morire,
né devono essere viste per fluttuare.

Wislawa Szymborska

Aleciccio
15-March-2013, 09:42
UN’ADOLESCENTE

Io – un’adolescente?
Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?
Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?
Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.
Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.
In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.
Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti.
Lei sa poco -
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più -
ma non in modo certo.
Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.
Leggo quelle poesie, le leggo.
Be’, forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.
La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.
Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.
Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -
Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.
La conservo ancora.

Wislawa Szymborska

daniela
20-March-2013, 23:05
La pozzanghera

Ricordo bene quella paura infantile.
Scansavo le pozzanghere,
specie qelle recenti, dopo la pioggia.
Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,
benchè sembrasse come le altre.
Farò un passo e d’improvviso sprofonderò tutta,
comincerò a volare verso il basso
e ancora più in giù verso il basso,
verso le nuvole riflesse
e forse anche oltre.
Poi la pozzanghera si asciugherà,
si chiuderà su di me,
ed eccomi rinchiusa per sempre – dove -
con un grido non arrivato in superficie.
Solo in seguito ho capito:
non tutte le brutte avventure
rientrano nelle regole del mondo
e se anche lo volessero,
non possono accadere.

Wislawa Szymborska



P.S. Ma quante poesie ha scritto Wislawa???

daniela
20-March-2013, 23:07
Cadenti dal cielo

La magia se ne va, benchè le grandi forze
restino al loro posto. Nelle notti d’agosto
non sai se la cosa che cade sia una stella,
nè se a dover cadere sia proprio quella.
E non sai se convenga bene augurare
o trarre vaticini. Da un equivoco astrale?
Quasi non fosse ancor giunta la modernità?
Quale lampo ti dirà: sono una scintilla,
davvero una scintilla d’una coda di cometa,
solo una scintilla che dolcemente muore -
non io sto cadendo sui giornali del pianeta,
e quell’altra, accanto, ha un guasto al motore.

Wislawa Szymborska

daniela
22-March-2013, 16:19
Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell’ altro politica.
Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.
Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.
Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano
e i campi inselvatichivano.
come in epoche remote.
e meno politiche.

Wislawa Szymborska

daniela
07-April-2013, 22:39
Il cielo

Da qui bisogna cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.

Persino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n'è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciose,
infuocate ed eteree,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cataste di cielo.
Il cielo è onnipresente
Perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio il cielo, evacuo il cielo.
Sono una trappola in una trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta ad una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.


W. Szymborska

Andrea
03-May-2013, 12:51
C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
È tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.


È lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.


Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.


Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.


E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.


A volte un po’ lo invidio
- per fortuna mi passa.


Wislawa Szymborska

Aleciccio
07-May-2013, 20:16
Acqua

Sulla mano mi è caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,

dalla brina ascesa in cielo sui baffi d'una foca,
dalle brocche rotte nelle città di Ys e Tiro.

Sul mio dito indice
il mar Caspio è un mare aperto,

e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi

nell'anno settecentosessantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.

Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua.

Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme

e al tempo stesso tacere - per il lago
che non è riuscito ad avere un nome

e non esiste in terra - come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.

Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E' accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.

Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
come alberi, foreste come città.

Eri in battisteri e in vasche di cortigiane.
Nei baci, nei sudari.

A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.

Quanto è leggero tutto questo in una goccia di pioggia.
Con che delicatezza il mondo mi tocca.

Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia accaduta,
è scritta sull'acqua di babele.

Wislawa Szymborska

Andrea
05-June-2013, 15:22
Labirinto

– e ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini
o giù per quelli,
e poi un po' a sinistra,
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,
da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia,
dove convergono,
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.
Una via dopo l'altra,
ma senza ritorno.
Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo' di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.
Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farsi sfuggire.
Quindi di qui o di qua,
magari per di lì,
per istinto, intuizione,
per ragione, di sbieco,
alla cieca,
per scorciatoie intricate.
Attraverso infilate di file
di corridoi, di portoni,
in fretta, perché nel tempo
hai poco tempo,
da luogo a luogo
fino a molti ancora aperti,
dove c'è buio e incertezza
ma insieme chiarore, incanto
dove c'è gioia, benché il dolore
sia pressoché lì accanto
e altrove, qua e là,
in un altro luogo e ovunque
felicità nell'infelicità
come parentesi dentro parentesi,
e così sia
e d'improvviso un dirupo,
un dirupo, ma un ponticello,
un ponticello, ma traballante,
traballante, ma solo quello,
perché un altro non c'è.
Deve pur esserci un'uscita,
è più che certo.
Ma non tu la cerchi,
è lei che ti cerca,
è lei fin dall’inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua,
finché è possibile,
la tua, finché è tua,
fuga, fuga –

Wislawa Szymborska

Andrea
19-June-2013, 15:48
Un ricordo


Stavamo chiacchierando,
siamo ammutoliti d’improvviso.
Sulla terrazza appare una ragazza,
ah, bella,
troppo bella
per il nostro tranquillo soggiorno.


Basia ha sbirciato in preda al panico il marito.
Krystyna ha posato d’istinto la sua mano
su quella di Zbyszek.
Io ho pensato: ti telefonerò,
ti dirò – non venire ancora,
è prevista pioggia per qualche giorno.


Solo Agnieszka, una vedova,
ha accolto la bella con un sorriso.


Wisława Szymborska

Aleciccio
20-June-2013, 12:12
Con uno sguardo mi ha resa più bella,e io questa bellezza l’ho fatta miaFelice, ho inghiottito una stella.Ho lasciato che mi immaginassea somiglianza del mio riflessonei suoi occhi. Io ballo, io ballonel battito di ali improvvise.Il tavolo è tavolo, il vino è vinonel bicchiere che è un bicchieree sta lì dritto sul tavolo.Io invece sono immaginaria,incredibilmente immaginaria,immaginaria fino al midollo.Gli parlo di tutto ciò che vuole:delle formiche morenti d’amoresotto la costellazione del soffione.Gli giuro che una rosa bianca,se viene spruzzata di vino, canta.Mi metto a ridere, inclino il capocon prudenza, come per controllareun’invenzione. E ballo, ballonella pelle stupita, nell’abbraccioche mi crea.Eva dalla costola, Venere dall’onda,Minerva dalla testa di Gioveerano più reali.Quando lui non mi guarda,cerco la mia immaginesul muro.E vedo solo un chiodo,senza il quadro.
Wisława Szymborska

Andrea
01-August-2013, 12:02
Identificazione

Hai fatto bene a venire – dice.
Hai sentito che giovedì è caduto un aereo?
Be’, sono venuti a cercarmi
proprio a questo proposito.
Pare che lui fosse nella lista passeggeri.
Be’, che vuol dire, può aver cambiato idea.
Mi hanno dato un cachet per tenermi su.
Poi mi hanno mostrato qualcuno, non so chi.
Tutto nero, bruciato, eccetto una mano.
Un brandello di camicia, un orologio, un anello.
Mi sono infuriata, perché di certo non era lui.
Non mi avrebbe fatto lo scherzo di ridursi così.
E di camicie simili sono pieni i negozi.
E quell’orologio è un orologio normale.
E quei nostri nomi sul suo anello
sono nomi molto comuni.
Hai fatto bene a venire. Siediti qui accanto.
Lui, in effetti, doveva tornare giovedì.
Ma quanti giovedì ci sono ancora nell’anno.
Ora metto sul fuoco il bollitore per il tè,
mi lavo i capelli, e poi, che farò poi,
proverò a svegliarmi da tutto questo.
Hai fatto bene a venire, là dentro faceva freddo,
e lui solo con quella specie di sacco a pelo di gomma,
lui, cioè quel povero disgraziato là.
Ora metto sul fuoco il giovedì, lavo il tè,
perché questi nostri nomi sono in fondo comuni.

Wisława Szymborska

Andrea
05-September-2013, 14:11
Piccoli annunci

CHIUNQUE sappia dove sia finita
la compassione (immaginazione del cuore)
si faccia avanti! Si faccia avanti!
Lo canti a voce spiegata
e danzi come un folle
gioendo sotto l’esile betulla,
sempre pronta al pianto.

INSEGNO il silenzio
in tutte le lingue
mediante l’osservazione
del cielo stellato,
delle mandibole del Sinanthropus,
del salto della cavalletta,
delle unghie del neonato,
del plancton,
d’un fiocco di neve.

RIPRISTINO l’amore.
Attenzione! Offerta speciale!
Siete distesi sull’erba
del giugno scorso immersi nel sole
mentre il vento danza
(quello che in giugno
guidava il ballo dei vostri capelli).
Scrivere a: Sogno.

SI CERCA persona qualificata
per piangere
i vecchi che muoiono
negli ospizi. Si prega
di candidarsi senza certificati
e offerte scritte.
I documenti saranno stracciati
senza darne ricevuta.

DELLE PROMESSE del mio sposo,
che vi ha ingannato con i colori
del mondo popoloso,
il suo brusio,
il canto alla finestra, il cane fuori:
che mai resterete soli
nel buio e nel silenzio tutt’intorno
– non posso rispondere io.
La Notte, vedova del Giorno.

Wisława Szymborska

Andrea
11-September-2013, 18:48
Mosaico bizantino


– O Teotropia, mia consorte.

– O Teodendrone, rnio consorte.

– Come sei bella, o mia diletta dalle smunte gote.

– Come sei leggiadro, o mio sposo dalle livide labbra.

– Mirabile è la gracilità tua
sotto la veste a campana,
che a toglierla
l’impero rimbomberebbe tutto.

– Squisita è la mortificazione tua,
mio signore e padrone,
ombra reciproca della mia ombra.

– Mi sono compiaciuto
nelle mani della mia signora,
come in palmette secche
appuntate sul mantello.

– Epperò vorrei elevarle al cielo
e implorare pietà per il nostro figlioletto,
giacché non è come noi, o Teodendrone.

– Ce ne scampi Iddio, Teotropia.
E come dovrebbe mai essere,
procreato nella retta
dignità nostra?

– Confesserò, e tu porgimi ascolto.
Ho generato un peccatore.
Ignudo come un porcellino,
e grasso e vivace,
tutto fossette e pieghe
è rotolato a noi.

– Paffuto egli è?

– Paffuto.

– Vorace egli è?

– Vorace.

– Sangue e latte egli è?

– Tu l’hai detto.

– Che ne dirà l’archimandrita,
uomo di penetrante gnosi?
Che ne diranno le eremite,
scheletrine sante?
Come scioglieranno dalle sete
il diabolico infante?

– Nondimeno il miracolo della metamorfosi
è nella potestà divina.
Vedendo ordunque la laidezza
di cotesto pargolo,
non griderai,
svegliando il demonio anzitempo?

– Gemelli siamo nell’orrore.
Guidami, Teotropia.

Wisława Szymborska

Andrea
02-January-2014, 16:46
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tale ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.

Wislawa Szymborska

Claire
01-February-2014, 23:33

http://musashop.files.wordpress.com/2012/02/images-2.jpg%3Fw%3D490

A una mia poesia

Nel migliore dei casi,
poesia, sarai letta attentamente,
commentata e ricordata.Nel peggiore
sarai soltanto letta.Terza eventualità:
verrai sì scritta,
ma subito buttata nel cestino.Potrai approfittare di una quarta soluzione:
scomparirai non scritta,
borbottando qualcosa soddisfatta.

da: “Basta così”- Wislawa Szymborska- 2012

Claire
02-February-2014, 00:28
Nel Sonno

Ho sognato che cercavo una cosa,
nascosta chissà dove oppure persa
sotto il letto o le scale,
all’indirizzo vecchio.
Rovistavo in armadi, scatole e cassetti,
inutilmente pieni di cose senza senso.
Tiravo fuori dalle mie valigie
gli anni e i viaggi compiuti.
Scuotevo fuori dalle tasche
lettere secche e foglie scritte non a me.
Correvo trafelata
per ansie e stanze
mie e non mie.
Mi impantanavo in gallerie
di neve e nell’oblio.
Mi ingarbugliavo in cespugli di spine
e congetture.
Spazzavo via l’aria
e l’erba dell’infanzia.
Cercavo di fare in tempo
prima del crepuscolo del secolo trascorso,
dell’ora fatale e del silenzio.
Alla fine ho smesso di sapere
cosa stessi cercando così a lungo.
Al risveglio
ho guardato l’orologio.
Il sogno era durato due minuti e mezzo.
Ecco a che trucchi è costretto il tempo
dacché si imbatte
nelle teste addormentate.

Wislawa Szymborska

Aleciccio
14-March-2014, 08:43
MONOLOGO PER CASSANDRA
Sono io, Cassandra
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.
È vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta
come se non fossero mai esistiti.
Ora lo rammento con chiarezza:
la gente vedendomi si interrompeva a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva in mia presenza.
Li amavo.
Ma amavo dall’alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e da dove nulla è più facile del vedere la morte.
Mi dispiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall’alto delle stelle – gridavo -
guardatevi dall’alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.
Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c’era in loro un’umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos’è davvero un istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di
È andata come dicevo io.
Però non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.


WISŁAWA SZYMBORSKA

Claire
16-December-2014, 13:45
Compleanno

Tanto mondo a un tratto da tutto il mondo:
morene, murene e marosi e mimose,
e il fuoco e il fuco e il falco e il frutto -
come e dove potrò mettere il tutto?
Queste foglie e scaglie, questi merli e tarli,
lamponi e scorpioni - dove sistemarli?
Lapilli, mirtilli, berilli e zampilli -
grazie, ma ce n'è fin sopra i capelli.
Dove andranno questo tripudio e trifoglio,
tremore e cespuglio e turgore e scompiglio?
Dove porti un ghiro e nascondi l'oro,
che fare sul serio dell'uro e del toro?
Già il biossido è cosa ben preziosa e cara,
aggiungi la piovra, e in più la zanzara!
Immagino il prezzo, benchè esagerato -
grazie, io davvero non l'ho meritato.
Non è troppo per me il sole, l'aurora?
Che cosa può farne l'umana creatura?
Sono qui un istante, un solo minuto:
non saprò del dopo, non l'avrò vissuto.
Come distinguere il tutto dal vuoto?
Dirò addio alle viole nel viaggio affrettato.
Pur la più piccola - è una spesa folle:
fatica di stelo, e il petalo, e il pistillo,
una volta, a caso, in questa immensità,
sprezzante e precisa, fiera fragilità.

Wislawa Szymborska

Claire
19-December-2014, 22:56
Un amore felice

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo
perchè proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Si.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Si, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un pò,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.


Wislawa Szymborska

Andrea
27-February-2015, 20:00
Il recital di Licia Maglietta in occasione della morte della grande Wislawa



https://www.youtube.com/watch?v=dQ7qFd_punc

Claire
15-April-2015, 11:19
La veglia

La veglia non svanisce
come svaniscono i sogni.
Nessun brusio, nessun campanello
la scaccia,
nessun grido né fracasso
può strapparci da essa.

Torbide e ambigue
sono le immagini nei sogni,
il che può spiegarsi
in molti modi.
Veglia significa veglia
ed è un enigma maggiore.

Per i sogni ci sono chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia sbarrare.
Da essa si spargono
diplomi e stelle,
cadono giù farfalle
e anime di ferri vecchi
da stiro,
berretti senza testa
e cocci di nuvole.
Ne vien fuori un rebus
irrisolvibile.

Senza di noi non ci sarebbero sogni.
Quello senza cui non ci sarebbe veglia
è ancora sconosciuto,
ma il prodotto della sua insonnia
si comunica a chiunque
si risvegli.

Non i sogni sono folli,
folle è la veglia,
non fosse che per l’ostinazione
con cui si aggrappa
al corso degli eventi.

Nei sogni vive ancora
chi ci è morto da poco,
vi gode perfino di buona salute
e di ritrovata giovinezza.
La veglia depone davanti a noi
il suo corpo senza vita.
La veglia non arretra di un passo.

La fugacità dei sogni fa sì
che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.
La veglia non deve temere l’oblio.
E’ un osso duro.
Ci sta sul groppone,
ci pesa sul cuore,
sbarra il passo.

Non le si può sfuggire,
perché ci accompagna in ogni fuga.
E non c’è stazione
lungo il nostro viaggio
dove non ci aspetti.

Wislawa Szimborska

Claire
28-April-2015, 13:14
Oggi più veloci del suono
dopo domani della luce
muteremo il suono in tartaruga
e la luce in lepre.

Di antica parabola
onorati animali
nobile coppia in gara
da sempre.

Correvate, correvano
per questa bassa terra
provate a gareggiare
in alto nel cielo.

Via libera. Non vi saremo
d'intralcio nella corsa
per inseguire noi stessi
prima ci alzeremo in volo

Claire
13-May-2015, 12:24
Il mondo vuol vedere la speranza sul viso.
Per gli statisti diventa l’obbligo il sorriso.
Sorridere vuol dire non darsi allo sconforto.
Anche se il gioco è complesso, l’esito incerto,
gli interessi contrastanti – è sempre consolante
che la dentatura sia bianca e ben smagliante.

Devono mostrare una fronte rasserenata
sulla pista e nella sala delle conferenze.
Un’andatura svelta, un’espressione distesa.
Quello dà il benvenuto, quest’altro si accomiata.
È quanto mai necessario un volto sorridente
Per gli obiettivi e tutta la gente lì in attesa.

La stomatologia in forza alla diplomazia
garantisce sempre un risultato impressionante.
Canini di buona volontà e incisivi lieti
non possono mancare quando l’aria è pesante.
I nostri tempi non sono ancora così allegri
perché sui visi traspaia la malinconia.

Un’umanità fraterna, dicono i sognatori,
trasformerà la terra nel paese del sorriso.
Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero,
non dovrebbero sorridere il giorno intero.
Solo a volte: perché è primavera, tanti i fiori,
non c’è fretta alcuna, né tensione in viso.
Gli esseri umani sono tristi per natura.
È quanto mi aspetto, e non è poi così dura.

Dalla raccolta La gioia di scrivere , a cura di Pietro Marchesani. Adelphi Edizioni. Milano, 2009.

Claire
23-June-2015, 13:32
Nella cittadina, dove è nato l'eroe,
guardare il monumento, lodarne la grandezza,
cacciare due galline dalla soglia del museo deserto,
chiedere dove abita la madre,
bussare, spingere la porta che cigola.
Si mantiene dritta, capelli lisci, sguardo limpido.
Dire che si è arrivati dalla Polonia.
Salutare. Fare domande a voce alta e chiara.
Si, lo amava molto. Si, era sempre stato così.
Si, lei allora si trovava sotto il muro della prigione.
Si, aveva sentito la scarica.
Dispiacersi di non aver portato un registratore
e una cinepresa. Si, conosce questi arnesi.
Ha letto alla radio la sua ultima lettera.
Ha cantato alla TV le ninnenanne d'un tempo.
Ha perfino preso parte a un film, in lacrime
per via dei riflettori. Si, la memoria commuove.
Si, è un poco stanca. Si passerà.
Alzarsi. Ringraziare. Accomiatarsi. Uscire,
incrociando nell'atrio i turisti successivi.

nuvolotta
24-April-2018, 19:17
Vietnam

Donna, come ti chiami? - Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? - Non lo so.
Perchè ti sei scavata una tana sottoterra? - Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? - Non lo so.
Perchè mi hai morso la mano? - Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? - Non lo so.
Da che parte stai? - Non lo so.
Ora c’è la guerra, devi scegliere. - Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? - Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? - Si.

Wislawa Szymborska

Estella
27-April-2018, 19:13
Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla tra di loro.
Ma che pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse un una porta girevole?
uno "scusi"nella ressa?
uno "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla ad un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell 'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.