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Sir Galahad
22-January-2012, 18:24
l mirto e la serenità (http://ricciotoscano.blogspot.com/2009/04/il-mirto-e-la-serenita.html) http://1.bp.blogspot.com/_6INqKvhbJZ0/Se38xAOlKyI/AAAAAAAAAEA/5bjJt2mk0UE/s320/mirto.jpg (http://1.bp.blogspot.com/_6INqKvhbJZ0/Se38xAOlKyI/AAAAAAAAAEA/5bjJt2mk0UE/s1600-h/mirto.jpg)
Dalle Odi di Orazio (Libro I, n.38) : Rosa e mirto.


Odio lo sfarzo, stile dei Persiani.
Le corone intrecciate, non mi vanno.
Non inseguire più, in ogni luogo,
ragazzo, estreme rose che s'attardano.
Il mirto è schietto. Voglio
che non ti dia fatica in questa quiete.
Il mirto ti sta bene quando mesci.
Ed anche a me, se bevo
sotto la nostra pergola ben chiusa.



Orazio ci parla della semplicità della Natura e lo fa prendendo l'esempio del mirto, simbolo di semplicità , di schiettezza e di serenità. Ma anche di vicinanza alle fatiche dell'uomo, con il suo sapore gustato sotto una semplice pergola , all'aria aperta.

Sir Galahad
05-February-2012, 20:22
Satire, Libro II, Satira 8
Le cene luculliane sono pretesto per chiacchiere, cui Orazio spesso si lasciava andare. Inoltre, si può notare anche quali fossero i piatti che i Romani prediligessero e preparassero, secondo un'arte culinaria a volte particolare, ma che faceva risaltare i sapori forti.
Ecco un frammento della Satira Ottava, l'ultima del secondo libro:

In capo al primo letto
Er’io, vicino a me Visco Turino,
E Vario appresso. Mecenate stava
Nell’altro con Servilio Balatrone,
E con Vibidio ch’ei condotti avea.
Nasidien nel terzo avea vicino
Da un lato Nomentan, Porcio dall’altro.
Questi ingollando i pasticcetti interi
Movea le risa; e Nomentan col dito
Segnava il buono e il meglio a chi per sorte
Nol conoscesse. Tutto il resto a tutti
È vivanda comun; ma noi, dicea,
Noi quì mangiamo uccelli, ostriche e pesci
D’un gusto ben dissimile da quello
Che agli altri è noto, e ne fei tosto prova
Quand’ei d’un pesce Passero, e d’un Rombo
Spalle mi porse non mai più gustate.
Poi m’insegnò, che son più rubiconde
Le mele-nane colte a luna scema.
Tu meglio che da me, da lui saperne
Potrai il divario.

Sir Galahad
05-February-2012, 20:33
687

Le "mele nane", di cui parla Orazio, sono frutti a maturazione precocissima, Sono state citate dal Del Riccio e dal Soderini (1580), che ne sottolinea la precocità di maturazione: "le mele nane, che maturano le prime".
Poi, ancora Orazio: Mele nane colte a luna scema: colte a luna calante.

Enribello
26-April-2017, 20:02
QUINTO ORAZIO FLACCO

Nelle Odi, probabilmente l’opera più famosa dell’autore latino, il lettore viene ripetutamente invitato a godere della vita con la celeberrima frase «carpe diem» D'altronde ,come si legge dappertutto,seppe affrontare le vicissitudini politiche e civili del suo tempo da placido epicureo amante dei piaceri della vita, dettando quelli che per molti sono ancora i canoni dell'ars vivendi.

La Serenita' - Odi libro II


Ricordati di mantenere l'animo imperturbato
nelle difficoltà, non diversamente lontano
dalla gioia eccessiva,
o Dellio che sei destinato a morire,
sia se avrai vissuto triste in ogni momento,
sia se ti sarai rallegrato nei giorni felici
disteso in un prato appartato con un'anfora
di Falerno di vecchia data.
Per quale motivo il grande pino ed il bianco pioppo
amano intrecciare con i rami un'ombra ospitale?
Perché l'acqua si affanna
ad affrettarsi in un tortuoso ruscello?
Fa' portare qui i vini e gli oli profumati e i fiori
troppo effimeri della bella rosa,
finché le circostanze, l'età e i neri fili
delle tre sorelle lo permettono.
Te ne andrai dai pascoli montani e dalla casa
e dalla villa, che il biondo Tevere bagna.
Te ne andrai, e un erede s'impadronirà
delle ricchezze accumulate.
Nulla importa se vivi ricco, nato dall'antico Inaco
o povero, nato da infima stirpe,
vittima dell'Orco senza pietà.
Tutti noi siamo costretti ad ammassarci in un medesimo luogo,
la sorte di tutti viene agitata in un'urna
destinata prima o poi ad essere estratta e che ci farà salire
sulla barca nell'eterno esilio.