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Sir Galahad
06-January-2012, 08:25
Sergio Corazzini (Roma, 1886-1907)
Era un poeta italiano, un "crepuscolare" . Morì giovanissimo di tubercolosi.

Corazzini sviluppà una poetica da alcuni detta delle "piccole cose", dietro le quali non emergono valori segreti, ma tesse la trama della vita semplice, di tutti i giorni da lui amata profondamente La sua poesia è pervasa da un amore intenso per la propriavita, minata dalla malattia, e il desiderio di viverla compiutamente.
Nella malattia e contro di essa si sviluppa l'animo profondo del Corazzini:
Perchè mi dici poeta? / Io non sono un poeta / sono un piccolo bambino che piange

570


Vorrei presentare questa sua poesia, che penso essere paradigmatica dell'animo del poeta:

Il mio cuore

Il mio cuore è una rossa
macchia di sangue dove
io bagno senza possa
la penna, a dolci prove

eternamente mossa.
E la penna si muove
e la carta s’arrossa
sempre a passioni nove.

Giorno verrà: lo so
che questo sangue ardente
a un tratto mancherà,

che la mia penna avrà
uno schianto stridente...
... e allora morirò.

Sir Galahad
06-January-2012, 08:34
Da leggere questo articolo, trovato sul web:

http://www.maremagnum.com/articoli/?p=483

Sir Galahad
06-January-2012, 10:18
Due anni prima di morire, ancor giovanissimo, Corazzini scrisse questa poesia, piena di languore e di tristezza:

Che cosa mi canterai tu
questa sera?
Amica, non voglio pensare
troppo: la prima canzone
5che ricordi, antica,
non importa;
una di quelle canzoni
che non si cantano più
da tanto,
che non fanno più schiuder balconi
da un secolo. Vuoi
darmi la nostalgia
di una canzone morta?

Sei triste, mi dai pena
questa sera; non canti, non mi parli...
Che hai? malinconia
di morire? Ti duoli
perché siamo soli?
Ricordi l’ultimo ballo
nel tuo salotto giallo
roso dai tarli?
Sai che è primavera?
Io non me n’era accorto;
non ho rosai,
non ne ho avuto mai
nel mio triste orto.

Perché non suoni? Langue
di desiderio
quel tuo piccolo pianoforte esangue,
nell’ombra; o non così,
amica,
l’anima ci sospira nell’attesa
di chi
sappia farla vibrare?

Oh, che tristezza! Pare,
nel biancore lunare,
malata di etisia,
con tutte le sue porte
chiuse, la nostra via
diserta e quel fanale
solo e torbido pare
che attendendo la morte
ne vegli l’agonia.

kaipirissima
06-January-2012, 19:04
Da leggere questo articolo, trovato sul web:

http://www.maremagnum.com/articoli/?p=483

l'articolo è davvero interessante in più è davvero scritto bene.

Rosy
06-January-2012, 20:30
Sergio Corazzini (Roma, 1886-1907)
Era un poeta italiano, un "crepuscolare" . Morì giovanissimo di tubercolosi.

Corazzini sviluppà una poetica da alcuni detta delle "piccole cose", dietro le quali non emergono valori segreti, ma tesse la trama della vita semplice, di tutti i giorni da lui amata profondamente La sua poesia è pervasa da un amore intenso per la propriavita, minata dalla malattia, e il desiderio di viverla compiutamente.
Nella malattia e contro di essa si sviluppa l'animo profondo del Corazzini:
Perchè mi dici poeta? / Io non sono un poeta / sono un piccolo bambino che piange

570


Vorrei presentare questa sua poesia, che penso essere paradigmatica dell'animo del poeta:

Il mio cuore

Il mio cuore è una rossa
macchia di sangue dove
io bagno senza possa
la penna, a dolci prove

eternamente mossa.
E la penna si muove
e la carta s’arrossa
sempre a passioni nove.

Giorno verrà: lo so
che questo sangue ardente
a un tratto mancherà,

che la mia penna avrà
uno schianto stridente...
... e allora morirò.

molto bella, Sir, questa poesia.
Avevo già sentito nominare questo poeta, ma non ne avevo mai letto nulla.
Ciao !
Rosy

Sir Galahad
08-January-2012, 18:27
Da Piccolo libro inutile (1906)



Per organo di Barberia

I. Elemosina triste di vecchie arie sperdute,
vanità di un'offerta che nessuno raccoglie!
Primavera di foglie in una via diserta!
Poveri ritornelli che passano e ripassano
e sono come uccelli di un cielo musicale!
Ariette d'ospedale che ci sembra domandino un'eco in elemosina!

II. Vedi: nessuno ascolta.
Sfogli la tua tristezza monotona
davanti alla piccola casa provinciale che dorme;
singhiozzi quel tuo brindisi folle di agonizzanti una seconda volta,
ritorni su' tuoi pianti ostinati di povero fanciullo incontentato,
e nessuno ti ascolta.

Sir Galahad
08-January-2012, 18:29
Una valutazione artistica della poetica di Corazzini, ad opera di Emilio Cecchi:

I toni dolci e melanconici dei suoi versi, la ricerca delle piccole cose che possono confortarlo in un'esistenza difficile e il sottile distacco ironico fanno di Corazzini il precursore del crepuscolarimo. Rappresenta quindi il passaggio dalla poesia sublime di D'Annunzio e dall'elegiaco di Pascoli alla semplicità del quotidiano , dalla poesia di fine Ottocento, decadente e solitaria, alla nuova poetica novecentesca di EugenioMontale, Umberto Saba, e Giuseppe Ungaretti.
(Emilio Cecchi).

Sir Galahad
08-January-2012, 18:38
La morte di Tantalo (1907)





Noi sedemmo sull'orlo
della fontana nella vigna d'oro.
Sedemmo lacrimosi in silenzio.
Le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.

Il nostro dolore non era dolore d'amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
Noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.

Ma quel giorno già vanìa
e la causa della nostra morte
non era stata rinvenuta.

E calò la sera su la vigna d'oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.

Assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
Bevemmo l'acqua d'oro,
e l'alba ci trovò seduti
sull'orlo della fontana
nella vigna non più d'oro.

O dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l'acqua d'oro, come la luna.
E aggiungi che non morremo più
e che andremo per la vita
errando per sempre.

[da Wikisource]

Estella
24-February-2018, 12:05
Invito

Anima pura come un'alba pura,
anima triste per i suoi destini,
anima prigioniera nei confini
come una bara nella sepoltura,
anima, dolce buona creatura,
rassegnata nei tristi occhi divini,
non più rifioriranno i tuoi giardini
in questa vana primavera oscura.
Luce degli occhi, cuore del mio cuore,
tenerezza, sorella nel dolore
rondine affranta nel mio stesso cielo,
giglio fiorito a pena su lo stelo
e morto, vieni, ho spasimato anch'io,
vieni, sorella, il tuo martirio è il mio.

Sergio Corazzini

Estella
10-March-2018, 21:54
Desolazione del povero poeta sentimentale

I
Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta?

II
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
Oggi io penso a morire.

III
Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle catedrali
mi fanno tramare d'amore e d'angoscia;
solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.

IV
Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
io non saprei dirti che parole così vane,
Dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
Le mie lagrime avrebbero l'aria
Di sgranare un rosario di tristezza
Davanti alla mia anima sette volte dolente,
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo
cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.

V
Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù.
E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio.

VI
Questa notte ho dormito con le mani in croce.
Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
Dimenticato da tutti gli umani,
povera tenera preda del primo venuto;
e desiderai di essere venduto,
di essere battuto
di essere costretto a digiunare
per potermi mettere a piangere tutto solo,
disperatamente triste,
in un angolo oscuro.

VII
Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi che io sia malato.

VIII
Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per essere detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen