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Visualizza la versione completa : Stabat Mater - Tiziano Scarpa



Baudin
20-December-2011, 00:56
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Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963 e vive a Milano. Ha scritto il romanzo “Occhi sulla Graticola” (Edizioni Einaudi) la raccolta di racconti “Amore ®” (Edizioni Einaudi), la particolare guida turistico-letteraria “Venezia è un pesce. Una guida” (Edizioni Feltrinelli), la raccolta di articoli e saggi “Cos’è questo fracasso?” (Edizioni Einaudi), in collaborazione con Aldo Nove e Raul Montanari “Dalle galassie oggi come oggi. Covers” (Edizioni Einaudi) e il romanzo “Cosa voglio da te” (Edizioni Einaudi). I suoi libri sono tradotti in francese, spagnolo e tedesco. E’ anche autore di testi teatrali e per la radio. Nel 1997 la sua commedia radiofonica “Popcorn”, scritta per la Rai, ha vinto la 49^ edizione del premio mondiale radiotelevisivo “Prix Italia” per la fiction radiofonica ed è stata messa in onda da una decina di enti radiofonici nazionali (tra cui la BBC). Collabora inoltre a molti giornali e riviste. Scarpa possiede una spiccata propensione per le performances dal vivo e le letture recitate, che negli ultimi anni ha tenute in ogni tipo di luogo pubblico in Italia e all’estero.

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Stabat Mater

Dalla quarta di copertina:

"È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa "Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci". Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi."



Tiziano Scarpa legge Stabat mater


http://www.youtube.com/watch?v=wcQbKDmuXQU

Baudin
20-December-2011, 01:05
Se avesse uno scopo biografico o storiografico l’accusa da fare a questa opera sarebbe di imprecisione, anacronismo e inverosimiglianza. Ma non è così. Lo dice lo stesso autore, è un omaggio romanzato della sua fantasia a Vivaldi e alle ragazze musiciste dell’Ospedale della Pietà:" da tanto tempo desideravo offrire un tributo alla musica del mio compositore preferito e alla malinconica sorte delle sue allieve.”

La prima metà del romanzo vede Cecilia sedicenne alle prese con sé stessa, la sua ragione d’essere, i suoi perché. Passa le giornate tra lo studio e la musica. Di notte, insonne, si alza per non stare tutto il tempo a rigirarsi nel letto e vaga nell’Ospitale, per fermarsi poi sempre nello stesso angolo caldo a scrivere lunghe lettere alla Signora madre che non ha mai conosciuto e a cui confida tutte le sue angosce di adolescente abbandonata, rifiutata, negata.

E’ un romanzo psicologico basato tutto sui pensieri di Cecilia, che ad un certo punto si immagina anche un dialogo con la morte, con la sua morte, unica vera compagna con cui aprirsi e sfogarsi. Un dialogo, per me, bellissimo, surreale ma intriso di verità e realtà, in contrappunto con la disperata oniricità delle lettere alla madre. La vita si svolge tutta all’interno dell’Ospedale, con tutti i limiti cognitivi e di esperienze mancate che comporta. La crescita è legata a pochi contatti, la maturazione deve necessariamente avvenire solo interiormente, frutto di sofferenza psicologica, isolamento, distorsione della realtà.

L’arrivo del nuovo maestro di musica, Vivaldi, è vissuto come sconvolgimento intellettuale. Quello che prima era routine, meccanica ripetizione di movimenti, esercizi, diventa veicolo dell’animo, espressione di sentimenti ed emozioni fino ad allora sopite. Apprende che la musica può essere coinvolgimento dello spirito e del corpo, presa di coscienza non solo del proprio ruolo ma del proprio essere. Le giornate di esercizio acquistano un significato profondo.
E’ il passo successivo a quello inconscio che aveva già compiuto quando di notte andava nel buio della chiesa, nel ballatoio dove si eseguivano i concerti e , pur portando il violino, non suonava nulla o meglio suonava dentro di sé la sua musica interiore, una melodiosa preghiera che dedicava alla Madre di Dio.
Ora finalmente può esprimersi nella realtà fisica, perché la musica di Vivaldi incarna la vita, la natura, le passioni, la sofferenza, i dolori.
Attraverso la musica finalmente conosce una certa realtà. E così vede che le sue compagne più grandi, brave a suonare e cantare, dopo i concerti aperti al pubblico selezionato dei nobili e dei ricchi, vengono scelte come spose e possono lasciare l’Ospedale della Pietà. E’ tutto quello che desiderano, uscire da quella specie di prigione in cui sono cresciute. Sono state educate all’obbedienza, alla sottomissione, alla subordinazione che la società dell’epoca riserva loro. E’ la normalità ed è accettata , da alcune addirittura agognata.

Ma Cecilia, cresciuta nel suo mondo di solitudine, ha una coscienza di sé e della vita che, seppure contaminata dalle regole e dagli obblighi, si è progressivamente immunizzata . Ormai è maturata la consapevolezza di sé, la ricerca della felicità non è negoziabile, nessun compromesso, per quanto inebriante, può essere accettato. La musica la ha aiutata a capire il mondo, ma non può essere tutto il suo mondo.
La scelta di libertà fatta alla fine è totale, come solo un grande bisogno o un grande sogno possono spingere a compiere.
:)

daniela
15-December-2017, 22:52
Per me questa lettura è stata una sorpresa inaspettata, un gioiellino raffinato che avevo da tempo sul kindle ma prima d'ora non avevo mai considerato.
Un racconto intenso e struggente, e molto insolito. La maternità rinnegata restituisce la vita attraverso la musica.
Tiziano Scarpa affronta temi fondamentali e moderni, con grande lievità, la morte, la solitudine, la maternità, l'abbandono e su tutti sempre la musica, che diventa per Cecilia modo di esprimersi e di vivere. A me è piaciuto moltissimo, scritto con linguaggio moderno e frammentato, è un racconto di una delicatezza e raffinatezza uniche.


“Sono stata attraversata dal tempo e dallo spazio, e da tutto quello che essi portano dentro. Alla fine ero stravolta, in un'ora io sono stata musicalmente grandine, musicalmente afa, musicalmente gelo, musicalmente tepore, musicalmente piedi intirizziti, musicalmente pioggia leggera, musicalmente suolo ghiacciato che fa male caderci sopra, musicalmente prato tenero, sono musicalmente stata dentro il sonno di un guardiano di capre, dentro un cane che abbaia, dentro gli occhi di una mosca, sono musicalmente stata nuvola nera, passo ubriaco, bestia terrorizzata e pallottola che la uccide."

Signora madre, è notte fonda, mi sono alzata e sono venuta qui a scrivervi. Tanto per cambiare, anche questa notte l’angoscia mi ha presa d’assalto. Ormai è una bestia che conosco bene, so come devo fare per non soccombere. Sono diventata un’esperta della mia disperazione.

Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il vostro nome, il nome che non conosco. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma.