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Visualizza la versione completa : Poesie per la madre, poesie per il padre



Aleciccio
19-December-2011, 12:24
;) La cosa carina di scompaginando è che molti dei "vecchi" thread ritornano, quasi ne sentissimo la mancanza ma ognuno ripropone quelli di altri.
Allora in onore di Rosy, inserisco quello sulle poesie dedicate alla mamma e ci aggiungo pure il papà (nulla di nuovo neppure qui direte voi).
A me mancava molto.

Non posso che partire da Tomada, poeta che adoro...


Come tutti gli anziani raccontavi
cento volte lo stesso episodio
di quando andavi a scuola in bici sotto le nevicate
di quando ti sei ammalata di difterite
un poco abbiamo avuto pazienza ma dopo
abbiamo detto basta

è da allora che hai cominciato a prepararci ogni settimana
un piatto diverso di cucina friulana
polenta frico gnocchi di zucca
quel cibo povero che un giorno era l’unico possibile

e sarà che passi sempre la domenica mattina
ma la tua non sembra una semplice gentilezza

piuttosto una comunione: questo è il mio corpo
prendete e mangiatene tutti.

Francesco Tomada

Aleciccio
19-December-2011, 12:25
Le feste comandate

Oggi è Natale così tu mi dici
“telefona a tuo padre e chiedi come sta”

e mi sento come a diciott’anni
quando sono andato via di casa
per la prima volta

padre
quanta fatica per accettare che
mi hai generato al cinquanta per cento
e che in fondo somigliamo agli alberi
per metà radici e
per metà vento


Francesco Tomada

Aleciccio
19-December-2011, 12:29
La neve che sei stato

Chiusaforte è le tue mani rovinate,
le sue case in fila lungo una strada che
conduce al nord
e le sue pietre e gli azzurri, sottilissimi dopo
che è nevicato
Chiusaforte è tutti i ritorni che mi allontanano
mentre nevica il tempo sulla neve che sei
stato
sui passi contati e poi coperti dal bianco
e c’è un piangere nascosto nel celeste
nelle pigne ai piedi degli abeti
nel silenzio che sgretola gli animi e qualche
volta
ci spinge in alto, in alto
dove ci sono parole che erano sassi
dette di punto in bianco, nel freddo
lasciate alla confidenza delle nuvole;

ho fatto un buon tratto di strada, ormai,
e sono stato tuo figlio e sono stato tuo padre
e conosco i gesti che non si spezzano davanti
al dolore
l’incandescenza dell’istante che li ha generati
la tua mano sulla mia fronte
il palmo della mia sul dorso della tua
che non so come, non so dove
mi portano ancora con te.

Pierluigi Cappello

Aleciccio
28-December-2011, 10:51
QUESTI ESSERI DIVERSIUna donna e un uomo
che si guardano sul finire del 1957,
e sulla soglia di una casa con la luna
si chiedono come sarà il mio volto.
Qualcuno che sorprende
nel fiore freddo dell’arancio il suo destino.
Che non è nato.
Che ignora ogni cosa.
Che attraversa la piazza di notte
e nella pioggia incontra
il volto dei suoi genitori.
Che ha conosciuto una vigna,
un cortile, un pozzo
che sono ancora nel grembo.
Che ha amato una via.
Che ha amato una donna
come se stesso.
Che è solo.
Che sta scrivendo questi versi.
Sono questi esseri diversi
e se ne sono andati.

RAFAEL ADOLFO TÉLLEZ

Claire
01-January-2012, 23:52
AMO DI TE


Amo di te,
le mani mai stanche
con disegni di sabbia
fissati dal tempo.
La borsa pesante
di spiccioli, Santi,
di foto sbiadite
di eterne bambine.
Il trucco un po’ antico,
di mare e corallo.
L’abbraccio che sfalda
i miei giorni di bruma.
L’eco di fiabe incantate,
arcobaleni inseguiti,
lucciole vaghe,
agrumati Natali.
Ferma, ora,
il tuo e il mio momento
e cullami ancora,
madre mia,
scarlatta
in incendiar di giorno,
argentea
in vagabondar di stella.
Sospesa
su sentieri d’infinito…

Marina Pratici

Claire
01-January-2012, 23:55
SEI


Sei nella ruga ritorta
che segna confine nel mio sguardo,
nel mio labbro imbronciato
che si rappacifica e distende lento.
Nella mia ansia di mangiare la vita
a mestolate, nel mio sbattere di porta
su verità ammorbata, ideale imbrattato,
valore profanato.
Nella mia mano dall’unghia mandorlata,
ferrea e temibile nell’atto decisivo,
di velluto guantata nella carezza serale
su lanuginosi sonni bambini.
Nella mia destrezza a ammainar la vela
nel fiutar bufera in familiari oceani,
nel mio spegnermi in mattini assolati
e nel mio rinascere in pomeriggi impolverati.


Sono, padre mio,
somiglianza riflettente di te
in giorni cangianti
sfogliati sulla soglia di reincontro
senza fine.


Marina Pratici

daniela
02-January-2012, 15:11
Straordinarie queste poesie! Che meraviglia di versi, che intensità...
Brava Claire per l'ottima scelta!

Rosy
08-January-2012, 21:35
Sorridi un poco e te vai pensoso.
E ad un tratto con lacrime mi chiedo
quanto tempo è che al petto non ti stringo
non afferro da amico quelle braccia.
La memoria ha insensibili naufragi.
Scolora come il cielo di settembre
sotto il vento si popola di nubi.
Te ne vai. Quante cose all'improvviso
mi ritrovo da dirti... E resto muto.
Ma perché nell'istante che mi volto
non sei più là? Ci sono tante cose
da dirsi... Ed io ti chiamo ancora, e credo
che non può certo, questo, essere sogno.

Alessandro Parronchi

:-P:-P

Rosy
08-January-2012, 21:43
Teneva tra le mani una scodella.
La rivedo così, una domenica sera.
Sorrideva in silenzio, esitando
un po' nella penombra.

Portava a casa la sua cena
guadagnata sotto i padroni
e a letto, più tardi, io pensavo
che quelli ne mangiavano pentole piene.

Mia madre era gracile e morì giovane:
le lavandaie muoiono presto,
le gambe tremano sotto i carichi
e la testa fa male dallo stirare.

Dense nuvole di vapore,
montagne di biancheria sporca
e per cambiare aria
il solaio.

La rivedo mia madre, piegata sul ferro da stiro.
il suo esile corpo, sempre più sottile,
fu spezzato dal capitale.
Pensateci, o proletari!

A furia di lavare s'era fatta curva
e io non sapevo che ancora fosse giovane.
Sognava d'avere un grembiule pulito
e che il postino le dicesse buon giorno.

Attila Jòzsef

:-P:-P

mancinerie
08-January-2012, 22:22
E ora che sei nel tempo assoluto,
disperdi il mio orologio
e nevica forte
anche sulle lunghe ore d'estate.

Fatti acqua per la mia sete
e accarezzami i capelli
prima di dormire.

Ora che puoi,
respira senza lottare
in questo bilancio
troppo peso per le mie mani.

Ora che sei, ora che sai,
che vedi senza guardare,
imparami di nuovo
nei lunghi silenzi di figlia
e fermati dove ho smarrito la virgola,
dove nulla mente e tutto torna.

Tutto.
Prima o poi, torna
come verità, dolore, bugia
nella schiuma bianca
che nulla disperde

della neve o del mare.


Beatrice Niccolai

Aleciccio
10-January-2012, 14:25
Frà, ti adoro!


E ora che sei nel tempo assoluto,
disperdi il mio orologio
e nevica forte
anche sulle lunghe ore d'estate.

Fatti acqua per la mia sete
e accarezzami i capelli
prima di dormire.

Ora che puoi,
respira senza lottare
in questo bilancio
troppo peso per le mie mani.

Ora che sei, ora che sai,
che vedi senza guardare,
imparami di nuovo
nei lunghi silenzi di figlia
e fermati dove ho smarrito la virgola,
dove nulla mente e tutto torna.

Tutto.
Prima o poi, torna
come verità, dolore, bugia
nella schiuma bianca
che nulla disperde

della neve o del mare.


Beatrice Niccolai

Aleciccio
10-January-2012, 14:30
Notte d'inverno


Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura:
ma il cuor piccino non ha paura
anzi è preso da un dolce incanto.
Il bambino ha la sua mamma,
che gli fa nido con le. braccia,
che se lo stringe guancia guancia
e gli canta la ninna nanna.




Diego Valeri

Rosy
10-January-2012, 15:05
E ora che sei nel tempo assoluto,
disperdi il mio orologio
e nevica forte
anche sulle lunghe ore d'estate.

Fatti acqua per la mia sete
e accarezzami i capelli
prima di dormire.

Ora che puoi,
respira senza lottare
in questo bilancio
troppo peso per le mie mani.

Ora che sei, ora che sai,
che vedi senza guardare,
imparami di nuovo
nei lunghi silenzi di figlia
e fermati dove ho smarrito la virgola,
dove nulla mente e tutto torna.

Tutto.
Prima o poi, torna
come verità, dolore, bugia
nella schiuma bianca
che nulla disperde

della neve o del mare.


Beatrice Niccolai Questa è struggente, Fra... e mi fa tornare vivo più che mai il ricordo di mio padre,che ho perduto da tanti anni ormai... e mi fa salire un nodo in gola.
Grazie
Rosy

Rosy
10-January-2012, 15:08
L'uomo che torna solo
a tarda sera dalla vigna
scuote le rape nella vasca
sbuca dal viottolo con la paglia
macchiata di verderame.
L'uomo che porta così fresco
terriccio sulle scarpe, odore
di fresca sera nei vestiti
si ferma a una fonte, parla
con l'ortolano che sradica i finocchi.
E' un uomo, un piccolo uomo
ch'io guardo di lontano.
E' un punto vivo all'orizzonte.
Forse la sua pupilla
si accende questa sera
accanto alla peschiera
dove si asciuga la fronte.

LEONARDO SINISGALLI

:-P:-P

Andrea
14-January-2012, 00:30
Fotografia di mio padre a ventidue anni

Ottobre. In questa cucina umida ed estranea
studio il giovane viso imbarazzato di mio padre.
Con un sorriso mansueto, tiene in mano un filo
di persici gialli e spinosi, nell’altra
una bottiglia di birra Carlsbad.

In jeans e maglietta, si appoggia
al paraurti di una Ford del 1934.
Vorrebbe apparire cordiale e sincero ai posteri,
porta il suo vecchio cappello alzato sull’orecchio.
Per tutta la vita mio padre ha cercato di essere spavaldo.

Ma gli occhi lo tradiscono, e le mani
il filo mollemente offerto dei pesci morti
la bottiglia di birra. Padre, ti voglio bene,
ma come faccio a dirti grazie, io che, come te, non reggo l’alcool,
e non conosco neppure i posti dove pescare.

Raymond Carver

Aleciccio
31-January-2012, 11:51
Mio padre
















Ho già quasi un ritratto
del mio buon padre, nel tempo,
ma il tempo se lo porta via.

Mio padre, cacciatore, -sulla riva
del Guadalquivir, un giorno, luminoso!-
ecco la canna azzurra del fucile
e del tiro sicuro il fumo bianco!

Mio padre nel giardino della nostra casa,
mio padre, tra i suoi libri, che lavora.

Gli occhi grandi, l'alta fronte,
il viso carno, i baffi lisci.
Mio padre scrive -caratteri minuti-
medita, sogna, soffre, parla forte.

Passeggia - Oh padre mio , ancora,
sei lì, e il tempo non ti ha cancellato!
Sono più vecchio di quanto eri tu,
padre mio, quando mi baciavi.
Ma nel ricordo, sono anora il bambino
che tu portavi nella mano.
Molti anni passarono senza che io ti ricordassi,
padre mio!
Dove stavi tu in quegli anni?

Antonio Machado

Claire
07-February-2012, 22:49
I PASSI LONTANI


Mio padre dorme. Il suo aspetto augusto
delinea un cuore mansueto ;
è ora tanto dolce…
se vi è qualcosa in lui di amaro, sarò io.
Vi è solitudine nel focolare; si prega;
e non vi sono notizie dei figli oggi.
Mio padre si sveglia, ausculta
La fuga in Egitto, il ristagnante addio.
E’ ora così vicino;
Se vi è qualcosa in lui di lontano, sarò io.
E mia madre passeggia là negli orti,
assaporando un sapore già senza sapore.
E’ ora tanto dolce,
tanto animo, tanta capacità, tanto amore.
Vi è solitudine nel focolare senza rumore,
Senza notizie, senza verde, senza fanciullezza.
E se vi è qualcosa di rotto in questo pomeriggio,
e che scivola e che scricchiola,
sono due vecchi sentieri bianchi, curvi.
Lungo quelli va il mio cuore a piedi.

César Vallejo

Aleciccio
10-February-2012, 13:57
DOMANDE

Dimmi papà, com’è morire?
sei ancora apprendista o veterano? in nove anni
hai sostenuto degli esami,
oppure non c’è molto da imparare?
m’insospettisce che nessuno si lamenti, forse è un bel posto,
si può passeggiare? organizzare gite? andare in barca?
servono le tabelline? e le carte geografiche?
la vita di società contempla le stesse disinvolture?
si può spettegolare?
E tu come stai? mi puoi parlare? Puoi
leggere il giornale, o ricordare?
Qui seguitiamo a fare quello che facevamo, che è
semplicemente sguazzare nella vita, starcene aggrappati
ai desideri, alle paure.
Io cerco uno spiraglio per spiarti di là, per controllare
se ancora fumi le super senza filtro, se vai talvolta
in bicicletta, se ti piacciono sempre i libri di fantascienza,
se sei triste e avverti nostalgia.
Ma ho la sensazione che sarà difficile parlarci.
E il trattamento? I cibi sono a scelta? Si può fare
la mezza pensione? C’è qualcosa che ancora somiglia
a questa vita?
Perché tanta paura, tutti ci passano, nessuno,
nessuno che abbia protestato, che sia tornato indietro
per dirci: attenzione! è uno schifo di posto.
Mai nessuno ci ha detto queste cose. E tu,
puoi dirmi tu qualcosa che m’illumini?
Forse morire è così dolce che non vuoi dividerlo con nessuno?
Ci si abitua di fretta?

Paolo Polvani (da Compagni di Viaggio)

Aleciccio
28-February-2012, 13:53
MADRE


Sortii solo, nell’asettico meandro di una corsia:
fu l’introduttivo travaglio avviante all’inevitabile dipartita.
Nacqui, madre, inconsapevole che, con lo strazio dell’atto,
sgravasti col frutto anche l’anima per il mio futuro:
c’eri, madre, a malincuore, alla mia nascita.
Alcuna traccia lasciasti di premure materne,
fievole d’ascolto al mio respiro.
Ci fosti, madre,
in quel solo momento: un ruolo per sventura
indifferibile nel mio asperrimo cammino......
ma più imperdonabile fu andartene
senza avermi offerto l’occasione di piangerti....

Maurizio Romanelli

Aleciccio
28-February-2012, 14:27
L’ultima nata: coro

Padre che non vedrai mai
Luce, ti perdono. Padre che
mi hai amata, non so come
dove e quando, ti ricordo.
Hai cercato il mio nome
tra mille e l’hai trovato.
Hai pagato il tuo tributo
a una figlia senza dirlo.
Padre che non mi hai
abbandonata, apro le mani
e ti lascio andare. Sorridi
a questo frutto del mio seno
tardivo e accompagnalo
nel deserto, come sei bravo
a fare, tra cardi e sabbia
e oasi di rigenerazione.
A onore della vita
e del vero.

Paola Loreto

Aleciccio
28-February-2012, 14:28
Il moto della vita

Il grembo si prepara al nuovo parto.
Quanto duole. Come si muove tutto
dove non decido io. Amo questo
dolore, questa transizione dalle cose
che stan ferme a quelle che vanno,
che diventano, che so che saranno
e non so cosa. Appoggio una mano
sulla pancia dove appena si gonfia
nel suo segno essenziale. Devo aver cura
del risveglio, del suo lavoro, della fatica.
È la vigilia. Devo custodirla.

Paola Loreto

Aleciccio
12-March-2012, 10:34
IN QUESTI GIORNI DI MARZO


In questi giorni di marzo
mio padre torna ragazzo.
Sale in soffitta, gira per le stanze,
rovista sottoscale e ripostigli
alla ricerca affannosa
e disperata di non sa che cosa.
Come un animale dal letargo
mio padre in questi giorni
esce dalla sua vecchia età.
Le rughe gli si spianano, non ha
più bisogno d’occhiali,
il suo bastone è come un ramo fiorito
con tanta leggerezza lo porta.
Mia madre (pure è da tanto che ne sopporta
questi bruschi ritorni giovanili
scandalizzata e felice) sbalordisce
davanti a certe sue imprevedibili uscite
e si chiede se ancora non lo conosce.
Non vuole rassegnarsi, benedetta,
ad avere un marito
in meno e un figlio in più.
E mentre traffica in cucina
sussulta a una voce che le viene
dalla strada, dal fondo del cuore:
quel nuovo figlio discute col più grande
e vuole avere per forza ragione.
Scandalizzata e felice
fa di no con la testa ma dice
con tutta se stessa di sì:
prega e spera che sia sempre così.

Tommaso Lisi
Da Liturgia familiare, Rebellato, 1969

Rosy
12-March-2012, 20:38
DOMANDE

Dimmi papà, com’è morire?
sei ancora apprendista o veterano? in nove anni
hai sostenuto degli esami,
oppure non c’è molto da imparare?
m’insospettisce che nessuno si lamenti, forse è un bel posto,
si può passeggiare? organizzare gite? andare in barca?
servono le tabelline? e le carte geografiche?
la vita di società contempla le stesse disinvolture?
si può spettegolare?
E tu come stai? mi puoi parlare? Puoi
leggere il giornale, o ricordare?
Qui seguitiamo a fare quello che facevamo, che è
semplicemente sguazzare nella vita, starcene aggrappati
ai desideri, alle paure.
Io cerco uno spiraglio per spiarti di là, per controllare
se ancora fumi le super senza filtro, se vai talvolta
in bicicletta, se ti piacciono sempre i libri di fantascienza,
se sei triste e avverti nostalgia.
Ma ho la sensazione che sarà difficile parlarci.
E il trattamento? I cibi sono a scelta? Si può fare
la mezza pensione? C’è qualcosa che ancora somiglia
a questa vita?
Perché tanta paura, tutti ci passano, nessuno,
nessuno che abbia protestato, che sia tornato indietro
per dirci: attenzione! è uno schifo di posto.
Mai nessuno ci ha detto queste cose. E tu,
puoi dirmi tu qualcosa che m’illumini?
Forse morire è così dolce che non vuoi dividerlo con nessuno?
Ci si abitua di fretta?

Paolo Polvani (da Compagni di Viaggio) STRUGGENTE.
Sono le domande che vorrei fare al mio, di padre, che mi ha lasciata tanti anni fa.E che ancora penso con infinito rimpianto.
Grazie per questa poesia,
Rosy

Aleciccio
14-March-2012, 14:37
MON PÈRE

Mon père
non so perché ti chiamo così,
non parlavi francese,
ma questo probabilmente l'avresti capito,
forse mi esprimo in lingua straniera
per ritegno,
riuscivamo ad amarci
soltanto così:
non troppo da vicino.
Sedevamo
in vecchie osterie
a bere il riesling
o lo sipon
o più spesso
qualche vinello acre,
parlavamo
del più e del meno
e la vita se ne stava
dietro la porta,
a debita distanza.
Ci pareva
troppo impetuosa
per darle
un nome.
Le parole troppo grandi,
mon père,
ci facevano paura.
Adesso sei solamente
una foto alla parete
e una tomba
in un cimitero.
Ti accendo un lumino,
ti porto dei fiori.
Non a te,
alle tue ossa.
Ti racconto
tante cose.
Ma tu taci.
C'è solo la tua lapide.
Con le date.
Dal-al.
Dio mio,
cosa non dicono i figli
oggigiorno ai padri.
A quelli vivi e ai morti.
Mon père
nessuno era stato
come te.
Così solo,
così mio,
così padre,
sperduto in questo mondo
come me.

KAJETAN KOVIC

Rosy
15-March-2012, 14:19
SARA' BELLO RIVEDERTI

Ti vedrò,
ci vedremo,
quando sarà finito
e la gioia piena
guadagnerà la scena.
Torneremo ad essere
uguali a prima.
E diversi da prima.

Gianfranco Conforti ( in omaggio alla madre Emilia, morta 100 anni fa).
:-P:-P

Aleciccio
16-March-2012, 18:58
A MIO PADRE

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l'ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni libertà s'accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un'ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
"Com'è bella la notte e com'è buona
ad amarci così con l'aria in piena
fin dentro al sonno". Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgente a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l'alba.

Alfonso Gatto

mancinerie
19-March-2012, 18:39
Papà, radice e luce, portami ancora per mano
nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola.
Le rondini partivano, strillavano:
fra cinquant’anni ci ricorderai.


Maria Luisa Spaziani

Rosy
03-April-2012, 22:47
RICORDO TUTTO DI TE

Ricordo tutto di te
Anche le più piccole cose
E ti rivedo
E ti riconosco
È come tu fossi ancora qui
Ora so quanto mi hai amato
Forte della tua esperienza di figlio
Tutto mi hai insegnato
Anche a soffrire
Oggi te ne sono grato
Non te l’ho detto subito
Peccato.

Sandrino Aquilani ( dedicata al padre)
:-P:-P

Aleciccio
10-April-2012, 14:08
Venerdì Santo

Lei credeva di stringere in quel corpo
disincarnato, esangue, il suo ragazzo
morto a trentatrè anni per oscure
trame di tribunali.
Se le avessero detto che stringeva
a sè l'intero mondo e la sua Storia
non l'avrebbe capito. Erano solo
un figlio con sua madre.

Maria Luisa Spaziani

daniela
10-April-2012, 15:15
Venerdì Santo

Lei credeva di stringere in quel corpo
disincarnato, esangue, il suo ragazzo
morto a trentatrè anni per oscure
trame di tribunali.
Se le avessero detto che stringeva
a sè l'intero mondo e la sua Storia
non l'avrebbe capito. Erano solo
un figlio con sua madre.

Maria Luisa Spaziani


Bellissima! Non la conoscevo: una vera perla!

Rosy
10-April-2012, 15:55
Bellissima! Non la conoscevo: una vera perla! Concordo: sono senza parole da tanta poesia. ciao
Rosy

Aleciccio
11-April-2012, 15:21
MIO PADRE


Nella sua gioia mite
oggi mio padre, con il sole
alto che gli batte sulla fronte,
si fa giovane: come ogni anno
al tempo dei nidi sui carrubi.


Le mani gli si sciolgono
dietro la schiena. “Un giorno
mi lasceranno” pensa, e subito
la sua mente è altrove, ai luoghi
della sua giovinezza.
Non parla: il silenzio,
la solitudine buona
di chi non rifiuta il mondo.
E io, quanto tempo per capirlo,
ho già quasi la sua fronte.

Domenico Adriano
Da La polvere e il miele, L’Officina Libri, 1977

Aleciccio
23-April-2012, 16:17
L’ATTESA

Ti sei calmata quando ti hanno tenuto il viso contro il mio,
come se fossi entrata in casa, al riparo dal vento.
Le tue pupille si inceravano di nero,
mi misero a fuoco come telescopi mentre mi guardavi.
Le mie braccia erano addormentate così fu compito loro
strofinare più volte la tua guancia con la mia.
Poi ti portarono fuori a strillare.
Due ore di attesa. Mi tirarono su la pelle
delle gambe per riparare lo strappo che avevi fatto;
mi spinsero in una stanza da sola, i miei pensieri
mozzati dalla morfina, il corpo mezzo andato.
Voglio che tu sappia che ero senza memoria
in quelle ore. La mia vecchia vita come abiti
di ieri: fuori taglia, consumati di sangue.
I miei nervi vigorosi imballati sotto il peso
di gambe addormentate, ma non c’era avvio.
Aspettavo senza speranze o vie d’uscita,
come se stessi aspettando il mio nome.

Sally Read

Andrea
24-April-2012, 11:49
Lettera

Padre, il mondo ti ha vinto giorno per giorno
Come vincerà me, che ti somiglio.

Padre di magre risa, padre di cuore bruciato,
Padre, il più triste dei miei fratelli, padre,

Il tuo figliolo ancora trema del tuo tremore
Come quel giorno d’infanzia di pioggia e paura.

Pallido tra le urla buie del rabbino contorto
Perdevi di mano le zolle sulla cassa di tuo padre.

Ma quello che tu non dici devo dirlo io per te
Al trono della luce che consuma i miei giorni.

Per questo è partito tuo figlio; e ora insieme ai compagni
Cerca le strade bianche di Galilea.

Franco Fortini

Rosy
27-April-2012, 19:28
L'OSTERIA DEL MARE

Quell'osteria, madre, in quel vicolo persa,
laggiù, sul mare?
madre, giovane madre,
fu la nostra vacanza,
la sola forse,
allora non usava,
e qui fischioni rossi
con foglie verdi
mai ne ho trovato altri
così perfetti
e l'azzurro d'intorno
ci cerchiava,
ci ubriacava la luce
sulla panca
sono sceso alla costa
l'ho cercata,
ma il tempo muta
e le strade e le case,
cambia perfino l'aria
era l'aria allora
cosi' diversa io la solcavo
stretto alla tua mano,
la tua veste leggera che risplende
contro l'Ardizio
verde come il fosso
dove fatica la gente
del mio sangue
io quei giorni
me li porto dentro,
il cammino mi fanno
più leggero.

UMBERTO PIERSANTI

:-P:-P

Aleciccio
14-May-2012, 16:45
Certe donne si sposano la casa
E’ come un’altra pelle; ha un cuore,
una bocca,un fegato e un intestino.
Le pareti sono ferme e color rosa.
Guaradala tutto il giorno in ginocchio,
con che puntiglio si lava.
Gli uomini entrano a forza, attratti come Giona
nella carne delle loro madri.
Una donna è madre di se stessa.
Questo è quello che conta.

ANNE SEXTON

Aleciccio
07-June-2012, 07:34
Mia madre cuoceva nel forno il mondo interoMia madre cuoceva nel forno il mondo intero per me
in dolci torte.
La mia amata riempiva la mia finestra
con uva passa di stelle.
E le nostalgie sono racchiuse in me come bolle d'aria
nel pane.
Esternamente sono liscio, silenzioso e bruno.
Il mondo mi ama.
Ma i miei capelli sono tristi come i giunchi nello stagno
che va prosciugandosi.
Tutti i rari uccelli dalle belle piume
fuggono via da me.

Yehuda Amichai

Aleciccio
16-July-2012, 14:12
PICCOLA MANOMomi, tu vuoi ch’io tenga la tua piccola mano
(oh calda e molle e dolce, come uccellino implume),
così, nella mia mano tutta raccolta e chiusa;
però ch’io son la forza onnipotente e buona
che fuga il male tristo e le fosche paure,
e comanda alla vita, e regna sul destino.
E non sai, creatura mia, che il tuo babbo grande
è un bambino anche lui: un piccolo bambino
smarrito fra i terrori della terra e del cielo;
un povero bambino che dentro sé si strugge
di non poter posare nella mano di Dio
la sua mano impotente e il suo fragile cuore.

DIEGO VALERI

Aleciccio
12-September-2012, 08:45
A mia madre

Eri un roseto. Il fiato che si smorza
fu il tuo dono più tuo, estrema rosa.
Chi scrisse su una tomba "qui riposa"
non sa dove comincia la tua forza.

Maria Luisa Spaziani

Rosy
12-September-2012, 09:00
A mia madre

Eri un roseto. Il fiato che si smorza
fu il tuo dono più tuo, estrema rosa.
Chi scrisse su una tomba "qui riposa"
non sa dove comincia la tua forza.

Maria Luisa Spaziani
STUPENDA.
Grazie Ale! e bentornata anche a te dalle vacanze!
Rosy

Claire
12-September-2012, 13:08
MADRE
Sortii solo, nell’asettico meandro di una corsia:
fu l’introduttivo travaglio avviante all’inevitabile dipartita.
Nacqui, madre, inconsapevole che, con lo strazio dell’atto,
sgravasti col frutto anche l’anima per il mio futuro:
c’eri, madre, a malincuore, alla mia nascita.
Alcuna traccia lasciasti di premure materne,
fievole d’ascolto al mio respiro. Ci fosti, madre,
in quel solo momento: un ruolo per sventura
indifferibile nel mio asperrimo cammino...
...ma più imperdonabile fu andartene
senza avermi offerto l’occasione di piangerti....
Maurizio Romanelli

Rosy
12-September-2012, 15:24
E' più che dolorosa , per me, questa poesia.
E' questa la sorte toccata alla mia nonna materna , morta a 20 anni, lasciando mia madre di 20 giorni. ciao
Rosy

Andrea
07-November-2012, 21:44
Ritorno a maggio 1937 (http://francescoghesini.wordpress.com/2012/01/23/ritorno-a-maggio-1937/)

Li vedo in piedi davanti alle architetture formali dei loro college
vedo mio padre sotto l’arco di arenaria ocra,
le piastrelle rosse che brillano
come scaglie di sangue dietro la sua testa,
vedo mia madre con dei libri insignificanti al fianco
in piedi davanti al pilastro di mattoni
col cancello in ferro battuto ancora aperto dietro di lei
le punte di lancia nere nell’aria di Maggio,
stanno per laurearsi, stanno per sposarsi,
sono ragazzi, sono stupidi,
tutto ciò che sanno è che sono innocenti
non farebbero mai del male a nessuno.
Voglio andare da loro e dire Fermi non fatelo,
lei è la donna sbagliata, lui è l’uomo sbagliato
farete cose che mai pensereste di poter fare
farete del male ai figli
soffrirete in modo inimmaginabile
vi augurerete di morire,
voglio andare da loro in quella luce di fine Maggio
e dirglielo ma non lo faccio.
Voglio vivere.
Li tiro su come bambole di cartapesta
maschio e femmina e sbatto insieme i loro bacini
come schegge di selce come per far scaturire scintille,
dico fate quello che dovete fare
e io poi giudicherò.

Sharon Olds

Rosy
11-February-2013, 16:58
RICORDO TUTTO DI TE

Ricordo tutto di te
Anche le più piccole cose
E ti rivedo
E ti riconosco
È come tu fossi ancora qui
Ora so quanto mi hai amato
Forte della tua esperienza di figlio
Tutto mi hai insegnato
Anche a soffrire
Oggi te ne sono grato
Non te l’ho detto subito
Peccato.

Sandrino Aquilani

Aleciccio
05-March-2013, 08:51
IL PRATO

In mezzo al prato, questo pomeriggio, raccolgo
un sacco di ricordi stravaganti. Quell’impresario
di pompe funebri che ha chiesto a mia madre se
voleva comprare l'intero completo con cui seppellire mio padre
oppure solo la giacca? Non è che devo per forza
fornire una risposta a questa o a qualsiasi altra
domanda. Però, oh, lui è entrato
nel forno crematorio con i pantaloni addosso.
Questa mattina stavo guardando una sua foto.
Era un tipo robusto, pesante, nell'ultimo anno
di vita. Teneva in mano un salmone gigantesco
davanti alla catapecchia in cui abitava
a Fortuna, in California. Mio padre.
E adesso è nulla. Ridotto a una tazza di ceneri
e qualche ossicino. Senza dubbio
non è proprio questo il modo
in cui deve finire la vita di un uomo.
Anche se, come ha giustamente osservato Hemingway,
tutte le storie, se si continua a raccontarle,
finiscono con la morte. E’ proprio vero.
O Signore, siamo quasi in autunno.
Passa uno stormo di oche canadesi,
alto. La cavallina alza
la testa, è scossa da un fremito, si rimette
a brucare. Mi sa che mi sdraierò
su questa erba dolce. Chiuderò gli occhi
e resterò ad ascoltare il vento e il battito delle ali.
Così, tanto per sognare un'ora, felice di stare qui
e non altrove. Certo. Ma c'è anche
la tremenda consapevolezza
che uomini a cui ho voluto bene
se ne sono andati in un altro posto, meno bello.

Raymond Carver

Aleciccio
06-March-2013, 12:59
Dulcissima

Quando non ci saranno più le mie chiamate
Tra le sette e le otto
E se ritardo un labbro che leggermente trema.
Quando non sarai più una vecchia sola
E io al ritorno non dovrò più correre
Per te giù in farmacia
Prazene e Lexotan
Con la ricetta ripetibile
Il Karvezide con la ricetta nuova
E già che ci sei un Benagol
E la Borocillina.
Quando non dovrò più tenerti
Bassa la pressione
Quanto tempo che avrò
Per scrivere di te.
Franco Buffoni (Gallarate, 1948)

daniela
19-March-2013, 22:17
A mio padre

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
- Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno - Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

Alfonso Gatto

daniela
19-March-2013, 22:18
Padre, se anche tu non fossi il mio

Padre, se anche tu fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
E poi la scala di legno tolta in spalla,
di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch' era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore da fanciullo t'amerei.

Camillo Sbarbaro

Aleciccio
20-March-2013, 10:03
Ritratti di mio padre

In questa stanza aperta ai quattro
venti,
padre, gioco con i tuoi ritratti.
Vent'anni dopo che te ne sei andato,
non so qual'è il volto più tuo,
se quello dove sei un soldato sopravvissuto
al massacro dei greci a Smirne,
o quello con cui guardi mia madre con occhi innamorati,
cinquant'anni dopo averla conosciuta,
o in quell'istantanea della tua morte
nel tuo negozio pieno di stoffe e cappelli,
con una tazza di tè nero in mano,
e faccia da forestiero, come quando giungesti in paese.
Padre, voglio vederti di nuovo,
ma invece dell'uomo tocco il cartoncino.


Homero Aridjis

Rosy
21-March-2013, 22:16
Dulcissima

Quando non ci saranno più le mie chiamate
Tra le sette e le otto
E se ritardo un labbro che leggermente trema.
Quando non sarai più una vecchia sola
E io al ritorno non dovrò più correre
Per te giù in farmacia
Prazene e Lexotan
Con la ricetta ripetibile
Il Karvezide con la ricetta nuova
E già che ci sei un Benagol
E la Borocillina.
Quando non dovrò più tenerti
Bassa la pressione
Quanto tempo che avrò
Per scrivere di te.
Franco Buffoni (Gallarate, 1948) Quanta tenerezza, questa poesia. Quanta verità.
Penso alle nostre due vecchie madri che ci mandano ogni momento in farmacia per medicine, pur ( in un certo senso) stando meglio di noi....
E' un'abitudine anche questa. Una dolce abitudine che certo POI ci mancherà.
Grazie.
Ciao
Rosy

Aleciccio
22-March-2013, 09:03
Nel sorriso folle delle madri

Nel sorriso folle delle madri sbattono lievi
le gocce della pioggia. Nelle amate facce
pazze battono e sbattono
le gialle dita delle lampade.
E dondolano, che dondolano. E son pure, che pure.
Gocce e lampade pure. E le madri
si avvicinano soffiando sulle dita fredde.
I loro corpi si muovono per le ossa dei figli,
tra tendini e organi sommersi,
e le calme madri, intrinseche, si siedono
sulle teste dei figli.
Si siedono, e restano lì in un silenzio che perdura
frenetico,
vedendo tutto,
e bruciando le immagini, alimentando le immagini,
perché l’amore è sempre più forte.
E sbatte sui loro volti l’amore lieve
l’amore feroce.
- E le madri sono sempre più belle -
pensano i figli che su di loro aleggiano.
Fiori violenti sbattuti sulle palpebre
respirano loro da cima a fondo. E sono
silenziose.
E il loro viso nel mezzo di ogni goccia
di pioggia,
intorno alle lampade. Nel continuo
scorrere dei figli.
Le madri sono le più alte cose
che i figli crescendo crearono, perché permangono
nella combustione dei figli, perché
i figli sono come invasori denti di leone
nel terreno delle madri.
E le madri sono pozzi di petrolio nelle parole dei figli,
e si lanciano con loro come schizzi
che zampillano fuori dalla terra.
E i figli s’immergono con scafandri
all’interno di molte acque,
e portano via le madri come polpi
avvolti alle mani
e nell’acume di tutta la loro vita.
E il figlio siede con la madre a capotavola,
e con lui la madre sposta da parte a parte
le tazze e le forchette.
E grazie alla madre il figlio pensa
che nessuna morte è possibile e che le acque
si intrecciano per mezzo della sua mano che tocca la
faccia folle
della madre che tocca la mano diffidente
del figlio.
E dentro l’amore, è solo possibile arrivare
ad amare tutto,
e nella possibilità che tutto possa ritrovarsi
dentro l’amore.

Herberto Helder(Funchal, 1930), excerto do poema «Fonte», publicado em A Colher na Boca, 1961

Aleciccio
23-March-2013, 09:57
La gabbia del leone

La gabbia del leone era di aria,
di aria la mia mamma, quel cappello,
il braccio di mio padre era di aria
sulla mia spalla, le mie mani che stringono,
e aria il ridere degli occhi e dolce d’aria
di quella vita di cui ho sognato l’acerbo.
Erano d’aria loro, e io, chissà,
che sono stato fermo a guardarli andare.

Franco Loi (Genova, 1930), da da L’aria (Einaudi, 1981)

Claire
12-May-2013, 14:02
Le Mani della Madre

Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Rainer Maria Rilke

Rosy
12-May-2013, 18:11
Intanto lei torna da me ogni volta che dormo in sogno
e le dico bentornata, siediti intanto,
e lei rassetta, al suo solito, il cuscino,
è innaturale che una madre non rassetti il cuscino a suo figlio
e che il figlio rassetti invece il cuscino di sua madre
e asciugo i suoi sudori freddi e liscio i suoi capelli stopposi
e stringendole la mano fredda le dico non temere
il posto dove vai, non ne tornerai
a mani vuote come tante volte ne tornasti
perché nel posto dove vai non ci sono speranze
né perdita, rimorso e dolore, neppure quello di madre,
nel posto dove vai non manca nulla. È un posto perfetto.

Zach Nathan

Aleciccio
14-May-2013, 09:11
Ora che leggo di tuo padre mi chiedo
quali eserciti abbia visto il mio
e soprattutto quali abbia combattuto:
l’ho visto solo perdere un dito in fonderia.Eppure se ne è andato da soldato
nella sua trincea personale di forni
a microonde e camicie ben stirate.
Quando ci ha lasciati ho pensatoche l’aveva fatto già molto tempo prima.
Ho un fiume che scorre davanti a me
più veloce di quanto pensassi – e con sé
porta via tutto – anche queste prime aurore di maggio.

Michele Obit

Aleciccio
25-May-2013, 10:22
Curva sul lavello stava la madre
le clavicole serrate, custodi di un pensiero
che dentro le faceva eco
ma come da un’altra voce.
E una pena da lei mi arrivava
simile a chi vuole limitare il male
rendendo sinottici il dolore e il gaudio.

Lucianna Argentino

Rosy
25-May-2013, 14:53
PRIMO GIORNO


Lenzuola bianche in un armadio
Lenzuola rosse in un letto
Un figlio in una madre
La madre nei dolori
Il padre davanti alla stanza
La stanza nella casa
La casa nella città
La città nella notte
La morte in un grido


E il figlio nella vita.

Jacques Prévert

Aleciccio
26-May-2013, 12:10
RESIDENZA
Visione di mio padre che torna a casa da
sua madre, Sam Nôvi, a Budo-Budo
Ritornerai per il vecchio viottolo
Senza preavviso.
Sarà come ieri, al crepuscolo:
lontano, improvviso, il fischio.
E in strada, un diffuso singhiozzo
di festa.
La luce sarà umida
la pioggia intima
sul segno dei tuoi piedi.
Dito a dito, foglia a foglia
sfiorerai i profumi,
le magie della terra:
il piccolo limoneto della nonna
il decrepito izaquenteiro
l’ocá così ombreggiato,
il kimi ritorto
E, all’ingresso, impresso nel fango
il fantasma del capretto bianco.
Il gradino scricchiolerà al tuo primo passo.
Salirai lento, concreto
senza calpestare l’asse traballante del pavimento.
La porta sarà aperta, la candela accesa.

CONCEIÇÃO LIMA

Rosy
07-June-2013, 15:52
A una madre

Come vuoi bene a una madre
che ti cresce nel pianto
sotto la ruota violenta della Singer
intenta ai corredi nuziali
e a rifinire le tomaie alte
delle donne contadine?

Mi sganciarono dalla tua gonna
pollastrello comprato alla sua chioccia.
Mi mandasti fuori nella strada
con la mia faccia.
La mia faccia lentigginosa ha il segno
delle tue voglie di gravida
e me le tengo in pegno.

Tu ora vorresti da me
amore che non ti so dare.
Siamo due inquilini nella casa
che ci teniamo in dispetto,
ti vedo sempre tesa
a rubarmi un po' di affetto,
tu che a moine non mi hai avvezzato.

Una per sempre io ti ho benvoluta
quando venne l'altro figlio di papà:
nacque da un amore in fuga,
fu venduto a due sposi sterili
che facevano i contadini
in un paese vicino.
Allora alzasti per noi lo stesso letto
e ci chiamavi Rocco tutt'e due.

Rocco Scotellaro

Rosy
26-June-2013, 21:45
ALLA MADRE

Se tu torni fra noi
è un caldo e grigio
giorno di marzo, è l’ora del riposo
per noi rimasti nella casa, in pace.

Così lungamente
abbiamo aspettato nel silenzio
delle stanze assopite, ora i bambini
sono andati per viole.

Oh, poterli cercare con te
fra le gaggìe nude nel sole.

Attilio Bertolucci

Aleciccio
19-March-2014, 09:19
BENEDETTO TU SIA PADRE
Benedetto tu sia padre per i giorni
che hai dedicato a me per i giocattoli
fatti con le tue mani e col tuo ingegno
gli strani aggeggi che imitavano
quelli che gli altri compravano nei negozi
per la fiaba che tante volte
mi hai raccontato con pazienza
quella degli animali nella casa
il gatto il cane il gallo e dei ladri
bambino come me sempre disposto
a fare insieme i giochi
per sparare sulla terrazza
col fucile a pallini o la balestra
e grazie soprattutto per il giorno
luminoso e lontano perduto ormai per sempre
che facesti ballare la carota
davanti allo stupore dei miei occhi
un eroe fui quel giorno a scuola
arrotolando il filo intorno
a quella strana trottola
e adesso che mi sforzo di trovare
un senso ai mondi che mi accerchiano
mi volgo a quel momento
e lì mi riconosco in quel centro
girando su me stesso
eseguendo lo stesso ballo assurdo
essendo io adesso la carota
che inizia il giro appena lascia il filo.


JESÚS DIAZ ARMAS

Claire
19-March-2014, 11:46
Papà, radice e luce, portami ancora per mano
nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola.
Le rondini partivano, strillavano:
fra cinquant’anni ci ricorderai.

MARIA LUISA SPAZIANI

Rosy
31-March-2014, 14:04
EPIGRAFE ALLA MADRE

Quando la sera tornavano dai campi
Sette figli ed otto col padre
Il suo sorriso attendeva sull’uscio
per annunciare che il desco era pronto.
Ma quando in un unico sparo
caddero in sette dinanzi a quel muro
la madre disse
non vi rimprovero o figli
d’avermi dato tanto dolore
l’avete fatto per un’idea
perché mai più nel mondo altre madri
debban soffrire la stessa mia pena.
Ma che ci faccio qui sulla soglia
se più la sera non tornerete.
Il padre è forte e rincuora i nipoti
Dopo un raccolto ne viene un altro
ma io sono soltanto una mamma
o figli cari
vengo con voi.

Piero Calamandrei

Rosy
31-March-2014, 18:44
Anch'io trovo struggente questa poesia DEI SETTE FRATELLI CERVI.
Vediamoci il video....


http://www.youtube.com/watch?v=d5zQ_ZRZRm0&list=RDd5zQ_ZRZRm0

Claire
01-April-2014, 09:53
Mia madre

Una domenica verso sera
ha preso con due mani la tazza,
sorrise e stava là, seduta
nel crepuscolo, tranquilla.

Dai signori portava a casa
in un pentolino la nostra cena;
siamo andati a letto, e pensai
che loro mangiano assai.

Era mia madre, piccola, morì presto,
perchè le lavandaie muoiono presto,
i loro piedi tremano dalla fatica,
e la stiratura fa male alla testa.

Per montagna e nuvole
c'è il bucato e il vapore,
e per cambiare aria
puoi salire in soffitta!

Si ferma mentre stira,
la sua esile figura
venne infranta dal Capitale,
pensateci proletari!

Si è incurvata dal lavare,
non sapevo che fosse giovane;
nei sogni portava grembiule pulito
e la salutò il postino.

Attila József

Aleciccio
12-April-2014, 11:20
Fammi essere ancora figlio. Solo una volta. Una volta sola.
Poi ti lascio andare.
Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro.
Proteggimi dal mondo.
Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.
Guida tu. Che io sono triste e stanco.
Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.
Metti la musica che ti piace. Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.
Fammi essere piccolo.
Pensa tu per me.
Decidi tu per me.
Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.
Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.
Raccontami storie.
E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.
Ho voglia di rimanere figlio per sempre.
Abbracciami forte come dopo un gol.
Dormi ancora, come hai fatto, per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.
Rassicurami.
Carezzami la testa.
Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.
Ma io non voglio.
Non ora.
Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.
Non andare, papà.
Ti prego.
Fammi essere ancora figlio.
Fammi essere per sempre tuo figlio.

Gabriele Corsi

Claire
28-April-2014, 11:20
Febbre

Di prima notte,
i grilli elettrizzati
a strofinarmi, ad arroventarmi le tempie
e la luna sanguigna
a bollare di spettri rossi
il mio corpo maturo.

Più tardi, la mamma, entrata
camminando piano,
con una fioca oscillante stellina
a farle rosa il cavo della mano:
la mamma che portava una lucciolina
alla sua bambina malata.


Antonia Pozzi



http://www.crocettieditore.com/oriztras.gif

Claire
28-April-2014, 11:21
Ricordo del padre

Sempre che un giardino m’accolga
io ti riveggo, Padre, fra le aiuole,
lievi le mani su corolle e foglie,

vivo riveggo carezzare tralci,
allevi rose e labili campanule,
silenzioso ti smemorano i giacinti,

stai fra colori e caldi aromi, Padre,
solitario trovando, ivi soltanto,
pago e perfetto senso all’esser tuo.

Sibilla Aleramo


http://www.crocettieditore.com/oriztras.gif

Aleciccio
13-May-2014, 12:19
Le mani di mio padre

Me le figuro ancora le belle mani
di mio padre con lo stemma al dito:
sapienti stilavano comparse
(nella penombra pensosa dello studio)
sicure potavano alberi
(tra i fervori autunnali del frutteto)
severe segnavano direzioni
ma quanto tenere la sera nel
rimboccarci – bambine – le coperte
e quando a noi lontane
scriveranno parole non vane.

Vittoria Fonseca (Camerino), da Una giumella di senso (Supernova, 2013)

Aleciccio
11-June-2014, 14:38
Penso ancora ai rischi di essere
perseguitato, le mosse
per sfuggire i pericoli se ho amato
non seguire le regole,
ma no, basta! Lo prendo per mano
il mio vecchio padre e ci mettiamo a correre,
lui ride si scioglie in un riso pieno sereno, inciampa
ma lo sostengo, vola, è leggero, un’anima
esilarante la velocità aumenta il riso
la stretta delle mani “portami con te”,
ma non è lui a dirlo povero vecchio sono io
che chiedo ancora
“portami nel tuo cielo”.

Cesare Viviani (Siena, 1947), Preghiera del nome (Mondadori, 1990)

Rosy
11-June-2014, 16:43
Bellissima! Rosy

Rosy
16-June-2014, 15:01
Penso ancora ai rischi di essere
perseguitato, le mosse
per sfuggire i pericoli se ho amato
non seguire le regole,
ma no, basta! Lo prendo per mano
il mio vecchio padre e ci mettiamo a correre,
lui ride si scioglie in un riso pieno sereno, inciampa
ma lo sostengo, vola, è leggero, un’anima
esilarante la velocità aumenta il riso
la stretta delle mani “portami con te”,
ma non è lui a dirlo povero vecchio sono io
che chiedo ancora
“portami nel tuo cielo”.

Cesare Viviani (Siena, 1947), Preghiera del nome (Mondadori, 1990)
P.S. ho perso mio padre tanti anni fa. Questa poesia mi ha fatto piangere. Grazie.

Aleciccio
10-July-2014, 09:55
Risveglio alla luce della grazia
Mia madre è in piedi accanto al letto.
Alzati, dormendo ti sei persa milleduecento mattine assolate
e una quantità infinita di mattine nebbiose. Ti stanno aspettando.
Ma non c’è nessuno. Non c’è più neanche lei.
Accendo la radio per sopraffare il ricordo della sua voce.
Sull’erba si vedono tracce di brina notturna.
Durante la notte gli alberi si sono scrollati di dosso le ultime foglie.
Ma come mai c’è in me felicità e dolore nello stesso tempo.

Julia Hartwig (Lublino, 1921)

Aleciccio
10-July-2014, 09:56
Noi siamo cresciuti senza padri

Noi siamo cresciuti senza padri

non avevamo punti di riferimento

vagavamo senza meta

da un punto all’altro della città.

Noi siamo cresciuti soli

senza domeniche sui laghi

non sapevamo dove andare

vagavamo senza scopo

da un punto all’altro della città.

Noi siamo cresciuti senza approvazione

senza giudizio, senza prati da

calpestare. Noi

siamo cresciuti senza voce

in un mondo vuoto siamo cresciuti

pieni di dolore vagando

da un punto all’altro della città.

I nostri padri sono fuggiti

si sono perduti in amori più importanti

del nostro piccolo amore di bambini.

La notte pregavamo che tornassero

ci aspettavamo che comparissero

sull’uscio con un sorriso nuovo.

Mauro Fabi (Roma, 1959)

Aleciccio
10-July-2014, 10:00
La ricompensa dell'armadio

Appare una perfetta ricompensa

il lavoro speso assieme:

un intero pomeriggio con mio padre

a montare l’armadio grande,

quello della stanza del sonno.
Appare una perfetta ricompensa

la gioia di puntellare assieme

i chiodi come idee,

di martellare forte a fissare i concetti;

dentro l’armadio ci appenderemo i ricordi,

vestiremo a festa

durante le lunghissime memorie familiari.
Intanto appare una perfetta ricompensa

aver imparato come far scorrere le ante:

vanno fissate salde come l’amore,

larghe abbastanza per respirare,

ma prima a cercare le viti

perché si avvita – a vita

come a cercare ognuno il proprio corridoio

penetrando i trucioli del tempo.

L’armadio è pronto,

va sollevato, messo in piedi:

ci vuole forza,

non basta un padre

né un figlio,

va alzato insieme

quasi accarezzandolo.

Simone Di Biasio (Fondi, 1988), da Assenti ingiustificati (Edilet, 2013)

Rosy
20-July-2014, 22:12
Sogno il mio sogno preferito
e la notte non finisce mai.
Gli alberi rivelano il loro alfabeto
e stelle che
parlano dell'infinito
di ogni soffio del vivere.
Costruisco madri passate
con la mano affondata nella notte.
Che bello era il suo angolo
dove echi vaghi la nominavano!
Così, di spalle a me,
fuggiva ad un paese baciato
dalla sua gelida gioventù.
Madre che
cucinavi distanze
nelle pentole del giorno.
Mi parli ancora
dalle crepe del tempo.
Juan Gelman

Andrea
22-September-2014, 13:39
Cinque,
o dell’indifferenza dei padri


- E basta che pigi questo tastino, vedi?
– Vedo
– E comincia a scaldare


Tasto pigiato. Il forno a microonde manda
una corrente d’aria e sussurra. Il piatto gira.


- Gira!
– Sì. Appena scatta il timer pigi lo stop. Ok?
– Ma….
– Cosa?


Un raggio di sole, tramonta, un
raggio di sole dalla finestra, dritto negli occhi.
Lei li chiude un po’. Poi li riapre e guarda suo
Padre che la fissa.


- Che c’è? Qualcosa che non hai capito? E’ facile
– Ma tu
– Io cosa?
– Ma tu hai gli occhi verdi!
– Papà!


Lucia Piombo

Claire
08-December-2014, 21:18
A mia madre


Prenderemo anche noi il volo
quando la polvere ci asciugherà i capelli
e sulle labbra salirà odore di terra,
ma dietro queste ombrose mani
saremo per sempre, tu ed io, risorti.


Non ci saranno distinzioni allora
perché ogni granello è identico,
non si separa dall’insieme,
tante gocce formano il mare
e nessuna sopravvive
senza appoggiarsi all’altra.


Sarà questo l’infinito canto, il mistero
che ci separa dal nulla, sarà
come d’incanto il tutto, l’insieme
che ci raccoglie.


E quando tutto sarà finito, sarà
un’unica grande vela,
l’acqua la pioggia e il mare,
un’unica grande forza il nostro pianto.

Bruno Bartoletti

Rosy
15-February-2015, 18:00
CORTILE



Avevo giurato di scordare i tuoi gesti in mezzo ai miei
versi, lo sai bene. Mi aveva detto che era ora di parlare
di farfalle; di Joana, la piccola che si nasconde nell’orto
della nonna. Ma ci sei, come tutti i giorni, talvolta un breve
ricordo, altre un dardo nel punto in cui dicono io abbia

un cuore. Oggi è stato un giorno tanto triste. Il tuo nome
sulla targa d’argento che il signor Albino dell’oreficeria
fece più di quindici anni fa. Era necessario dare alle
auto il nome del proprietario e tu, diligente, scrivesti
sulla Rover il tuo, inciso in argento e verità. Ci sei

perché oggi abbiamo venduto la tua auto. È sparito un altro
pezzo di te e ha fatto tanto male. Non bastavano il corpo e la
memoria con gli anni – papà, se un giorno ti scorderò per il
dolore, mi perdonerai? – anche le cose che ti davano
uno status si vanno perdendo a una a una. Gli abiti, dentro
l’armadio dell’ingresso, che mamma, quasi in silenzio, disse
d’aver dato via perché i vermi che ti smangiano la carne
inondano il tessuto che per anni la protesse. L’auto.Venduta,

che svaniva nella curva della strada. La vidi l’ultima volta
quando la portai fuori dal garage e piansi. Era te che stavo
perdendo un’altra volta. Restò il pezzo d’argento dove giace
il tuo nome e che custodisco come fa un figlio orfano con

la memoria del padre. Con il tuo corpo smangiato sotto al
marmo e il nostro pianto, mamma ha comprato un piccolo
baule per custodirti. C’è un pacchetto di tabacco, l’ultimo
che fumasti e che finì per ucciderti; i tuoi occhiali; la
tua vita in miniatura. Manca la tua fede che porto

al dito e che un giorno metterò là. (Papà, se un
giorno ti scorderò per il dolore, mi perdonerai?)

Jorge Reis-sà
( Portogallo)

Questa poesia mi ha toccata profondamente.

Claire
16-February-2015, 13:00
CORTILE



Mette i brividi.

Claire
16-February-2015, 13:01
Il bambino perduto

Babbo, babbo, dove vai?
Oh, non camminare così veloce.
Parla, babbo, parla al tuo bambino,
O io mi perderò.
La notte era scura, nessun padre c’era;
Il bimbo era bagnato di rugiada;
il fango era profondo, e il bimbo pianse,
e la nebbia svanì fugace.

William Blake

Rosy
16-February-2015, 13:49
Mette i brividi. allora ti scriverò perchè mi ha toccata profondamente...
Queste parole:
Ci sei

perché oggi abbiamo venduto la tua auto. È sparito un altro
pezzo di te e ha fatto tanto male.

Mio padre , quando è morto ( tanti anni fa! ) aveva una Panda che teneva con amore. Diceva che gli bastava, non aveva bisogno di ...macchinoni.
Il giorno della sua morte, nell'attesa di decisioni, la presi io, e iniziai a guidarla, invece della mia.
Bene, lui era lì, sul sedile al mio fianco.
Qualche volta mi sembrava di sentirne la presenza lieve, e gli dicevo delle cose, guidando.
Quando l'abbiamo data indietro per prendere una nuova cinquecento, mi si è rotto un pezzetto di cuore.
Ecco perchè a volte basta un verso di poesia a commuoverti.
scusate l'OT. ciao a tutti
Rosy

Rosy
18-February-2015, 20:01
A MIA MADRE

Quando non ci fu più, la misero nella terra.
Sopra di lei crescono i fiori, celiano le farfalle...
Lei era leggera, premeva la terra appena.
Quanto dolore ci volle per farla così leggera!

Bertold Brecht

Rosy
18-February-2015, 20:08
E' TARDI


Da otto giorni il pensiero di mia mamma
m'accompagna ogni istante. La rivedo:
la cesta del bucato pressata contro il seno,
salire ansante su nella soffitta.

Io, a quel tempo, ero ancora un essere
sincero: piangevo, mi stizzivo:
lasciasse stare quella cesta colma,
portasse invece me nella soffitta.

Ma lei, senza curarsi di quel pianto
nè dei gridi, saliva cheta a stendere:
e i panni, tutti brividi e riverberi,
frusciavano e danzavano nel vento.

Ora non piangerei: ma è tardi ormai
Ora, sì, vedo quanto lei sia alta
che coi grigi capelli tocca il cielo:
e scioglie il turchino nell'acqua del cielo.

Attila Jozséf

Claire
19-February-2015, 10:11
MITO

Molto tempo dopo Edipo, vecchio e accecato, camminava per le
strade. Sentì un odore familiare. Era
la Sfinge. Edipo disse, “Ho una domanda.
Perché non ho riconosciuto mia madre?” “La tua risposta
era sbagliata”, disse la Sfinge. “Ma era quella che ha reso
tutto possibile”, disse Edipo. “No”, lei disse.
“Quando ho chiesto: che cos’è che cammina a quattro zampe la mattina,
due il giorno, e tre la sera, hai risposto:
l’Uomo. Non hai parlato della donna.”
“Quando si dice Uomo”, disse Edipo, “sono comprese anche
le donne. Lo sanno tutti.”
Lei disse, “È quello che pensi tu.”

Muriel Rukeyser

Claire
23-February-2015, 11:46
Isola

Padre, io a te
io inchiodato a te su questo scoglio
divino che conosci la tua alba
e allacci la tua potenza al fulmine
da questo culmine di spasimo
io vinto mando a te
vincitore di padri
la prora disorientata delle mie parole.
Concedi a coloro che erano ciechi
e a dismisura adesso vedono,
rotto il sigillo della fiamma,
l’ustione della carezza, il fragore
del pugno, ora che sanno
il tossico del palmo e delle nocche
ed è notte, profonda notte
a occidente di ogni immaginare
ora che le iridi conoscono
le costellazioni del dolore e del piacere;
concedi loro di sopportare
per ogni ciglio sospeso alle tenebre
al tramonto di ogni palpebra sfinita
la pronuncia dell’alba e del crepuscolo
e il rombo immenso, che sale dall’uomo.

Pierluigi Cappello

Claire
27-February-2015, 13:53
Versi di un ragazzo proletario

Mio padre dalla mattina alla sera
È indaffarato, suda, sfacchina,
Uomo migliore di mio padre non esiste,
No, non esiste.

Mio padre porta un mantello consumato,
Ma a me compra vestiti nuovi
E mi parla di un bel futuro
Con passione.

Mio padre è prigioniero dei ricchi,
Lo feriscono, umiliano il pover'uomo,
Ma la sera ci porta a casa
La buona speranza.

Mio padre è combattivo, un grande uomo,
Per noi mostra forza ed orgoglio,
Ma mai si umilia
Davanti al denaro.

Mio padre è uomo mesto, povero,
Ma se non guardasse a suo figlio,
Arresterebbe questa grande, terrena
Commedia.

Mio padre, se solo lo volesse,
Eliminerebbe i ricchi,
Ogni mio compagnuccio sarebbe
Come sono io.

Mio padre, se solo parlasse,
Ah!, in molti tremerebbero,
Spensierati tanti non vivrebbero
E felicemente.

Mio padre lavora e combatte,
Più forte di lui forse non ce n'è,
Anche di un re più potente è
Mio padre.

Ady Endre

Claire
19-March-2015, 13:10
Il padre

Il padre brusco torna
dai suoi treni:
riconoscemmo
nella notte
il fischio
della locomotiva
che forava la pioggia
con un ululo errante,
un lamento notturno,
e poi
la porta che tremava:
una raffica di vento
entrava con mio padre
e sotto il doppio spingere e pestare
la casa
traballava,
le porte spaventate
sbattevano con secchi
spari di pistola,
le scale gemevano
e una voce tonante
sgridava, risentita,
mentre la tempestosa
ombra, la pioggia a cateratte
rovesciate sui tetti
annegava a poco a poco
il mondo
e non si udiva nient'altro che il vento
in lotta con la pioggia.

Ciò nondimeno, era diurno.
Capitano del suo treno, dell'alba fredda,
appena spuntava
il sole incerto, Il c'era la sua barba,
c'erano le sue bandiere
verdi e rosse, pronti i fanali,
il carbone nell'inferno della macchina,
la stazione coi treni nella bruma
e il suo dovere verso la geografia.
Il ferroviere è un marinaio a terra
e nei piccoli porti senza mare
borghi del bosco - il treno corre e corre
sfrenando la natura,
navigando per terra.
Quando riposa il lungo treno
gli amici si ritrovano,
entrano, si apre la porta dell'infanzia,
la tavola vacilla,
all'urto di una mano ferroviaria
squillano i grossi bicchieri fraterni
e, fulgidi,
sfavillano
gli occhi del vino.

Il mio povero padre aspro di modi
era Il, nel fulcro della vita,
l'amicizia virile, pieno il bicchiere.
La sua vita fu una rapida milizia
e tra le sue levatacce e i suoi viaggi,
tra un rincasare e un ripartir di corsa,
un giorno più piovoso di altri giorni,

il macchinista José del Cannen Reyes
salì sul treno della morte e finora non è tornato.

Pablo Neruda

Claire
07-May-2015, 10:36
Ahi treno lungo e lento
(nero) fino a Benevento.
Mio padre piangeva sgomento
d'essere cosi vecchio.

Piangeva in treno, solo,
davanti a me, suo figliolo.
Che sole nello scompartimento
vuoto, fino a Benevento!

Io nulla gli avevo detto
standogli di rimpetto.
Per Bari prosegui solo:
lo lasciai li: io, suo figliolo.

Claire
13-May-2015, 11:36
Madre,
raccogli per me il suono della pioggia sul tetto del nonno
raccontami delle notti in cui scoprii la sete giù per le
scogliere
e di come separasti il fuoco dalla luce
per permetterci d’incontrare i nostri primi demoni.
Ricorda il nostro eterno stare negli angoli della casa
quando ancora piovevano pomeriggi grigi sulla sabbia
e la pioggia ammuffita veniva con Aprile
e ancora non avevo paura.


Tratta da “Puerto calcinado”, traduzione di Alessandro Prusso.

Claire
20-May-2015, 10:42
Ah mamma, come mi spunti!
Come faccio a nasconderti ora
che ti sei infilata perfino
nel modo in cui porto alla faccia
le mani, storte all’indice – come le tue
ossa costole che spuntano fuori
evidenze e d’improvviso
voglio sapere i nomi delle piante
con l’aria frivola che è tua
quando domandi al mercato
Quanto la devo innaffiare?
e tramesto vasi e gelsomini e bulbi
arrampicata per aggrappare
foglie e rami al nido
guarda come sto in bilico
sfidando scale e basse stature
per far germogliare
la parete di casa (e la vita)
ed io che ti dicevo Ma fai attenzione
non rischiare il collo per un addobbo!
Tu mi spunti mamma
come fiore di un seme portato dal vento
nel vaso che era di basilico e ora
è carico di petali abusivi e spavaldi
e a me che sempre hanno detto
come somiglio a papà
stupisco di questa fioritura
l’indipendenza, mamma, l’essere me
è scoprirti dentro i miei bicchieri rotti
e disordini e pasticci
tenerti finalmente qui
non avere più paura
d’essere tutta.

da L’amore non si cura con la citrosodina, Neo Edizioni

Aleciccio
22-May-2015, 08:54
Temporali


Mia madre, la mattina, era bellissima.
Si alzava presta come fa al vento un temporale,
sgombrava il letto dai sogni a notte prima.
e rassettava gli occhi, come si fa con la cucina.Mia madre, nel mattino, ch’io non c’ero,
si rivestiva dei suoi colori da ragazza. E, forse pure,
se ne ristava a far l’amore. Col babbo ed erano
com’erano quand’erano, e ancora io non ero.Poi c’era, quel colore di– tramonto, che la rapiva,
e la scuoteva tutta. E a volte ci pioveva giù dal vetro,
perché non li reggeva, lei, quei bui rossastri. Se ne ristava,
tutta zitta e rotta, rincantucciata all’angolo dei torti.Poi rinasceva, a cena, un po’ per volta. Metteva la pellicola
al contorto, sbrilluccicava dentro ai film di notte, come una
diva o un’attricetta bocca storta. Si dondolava, spalla a spalla,
sul suo amore. Rubavano, dal mondo, un fiore a cuore.

Nerina Garofalo

Aleciccio
23-May-2015, 08:45
A tutte le madri

Avete disseminato
il cielo dei vostri figli
di diritti, di doveri
costellato
il cammino delle vostre figlie.
Gli uni,
insoddisfatti
inappagati
arroganti,
si lamentano,
le gambe sotto il tavolo
di una donna che non sa
essegli madre;
si accontentano, le altre
di un uomo incapace
di essere padre.Avete costruito, madri,
la debolezza
di vostro figlio,
di vostra figlia
avete fatto forza
pronta alla guerra,
docile e dura
mite e spietata
serpe e agnello.Preparate, madri,
i cieli dei vostri figli,
cucinate loro stelle
di desideri,
fategli sapere
che nulla è dovuto,
ordinate all’uomo
che vi ha stretto i fianchi,
di gettare diritti
per la strada,
lasciate
che per i vostri figli,
siano scoperta e vesciche sotto i piedi,
muscoli gonfi di dolore,
gambe dure che fanno male.
Insegnate loro
quanto è bassa la terra,
cresceteli come donne
se volete uomini nei letti
delle vostre figlie.

Giovanni Benzi

Claire
11-June-2015, 09:47
Quando tornerò
sarà notte fonda
Quando tornerò
saranno mute le cose
Nessuno m’aspetterà
in quel letto di terra
Nessuno m’accoglierà
in quel silenzio di terra
Nessuno mi consolerà
per tutte le parti già morte
che porto in me
con rassegnata impotenza
Nessuno mi consolerà
per quegli attimi perduti
per quei suoni scordati
che da tempo
viaggiano al mio fianco e fanno denso
il respiro, melmosa la lingua
Quando verrò
solo una fessura
basterà a contenermi e nessuna mano
spianerà la terra
sotto le guance gelide e nessuna
mano si opporrà alla fretta
della vanga al suo ritmo indifferente
per quella fine estranea, ripugnante
Potessi in quella notte
vuota posare la mia fronte
sul tuo seno grande di sempre
Potessi rivestirmi
del tuo braccio e tenendo
nelle mani il tuo polso affilato
da pensieri acuminati
da terrori taglienti
potessi in quella notte
risentire
il mio corpo lungo il tuo possente
materno
spossato da parti tremendi
schiantato da lunghi congiungimenti
Ma troppo tarda
la mia notte e tu
non puoi aspettare oltre
E nessuno spianerà la terra
sotto il mio fianco
nessuno si opporrà alla fretta
che prende gli uomini
davanti a una bara

Aleciccio
22-June-2015, 14:14
Mio padre

Mio padre vendeva frutta e carbone
e intanto accarezzava
un gatto che si chiamava Baruloun.
Se camminava guardava in terra
per vedere se c’era qualcosa da prender su:
un chiodo arrugginito o un laccio per le scarpe
e andava a letto col cappello in testa.
Quando sono venuto a casa
dopo un anno di prigionia in Germania
mi aspettava sulla porta col sigaro in bocca.
“Hai mangiato?” mi ha chiesto. E basta.

Tonino Guerra

Claire
23-June-2015, 12:27
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

daniela
09-December-2017, 22:13
Guerra

Ho gli anni di mio padre – ho le sue mani,
quasi: le dita specialmente, le unghie,
curve e un po’ spesse, lunate (ma le mie
senza il marrone della nicotina)
quando, gualcito e impeccabile, viaggiava
su mitragliati treni e corriere
portando a noi tranquilli villeggianti
fuori tiro e stagione
nella sua bella borsa leggera
le strane provviste di quegli anni, formaggio fuso,
marmellata
senza zucchero, pane senza lievito,
immagini della città oscura, della città sbranata
così dolci, ricordo, al nostro cuore.
Guardavamo ai suoi anni con spavento.
Dal sotto in su, dal basso della mia
secondogenitura, per le sue coronarie
mormoravo ogni tanto una preghiera.
Adesso, dopo tanto
che lui è entrato nel niente e gli divento
giorno dopo giorno fratello, fra non molto
fratello più grande, più sapiente, vorrei tanto sapere
se anche i miei figli, qualche volta, pregano per me.
Ma subito, contraddicendomi, mi dico
che no, che ci mancherebbe altro, che nessuno
meno di me ha viaggiato tra me e loro,
che quello che gli ho dato, che mangiare
era? Non c’era cibo nel mio andarmene
come un ladro e tornare a mani vuote…
Una povera guerra, piana e vile,
mi dico, la mia, così povera
d’ostinazione, d’obbedienza. E prego
che lascino perdere, che non per me
gli venga voglia di pregare.

Giovanni Raboni

Enribello
18-September-2019, 15:54
LETTERA DI UNA MAMMA ALLA FIGLIA

Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio
o mentre ti infilerai una calza
ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi.

Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce
di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso
e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami
e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo.

Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io
proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo
perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto.

Un giorno, all’improvviso
ti guarderai il dorso delle mani
e con il pollice e l’indice
ti pizzicherai la pelle , sollevandola
e conterai il tempo che impiega a stendersi
pensando a quando lo facevi alle mie mani

Un giorno, all’improvviso
ti ritroverai stanca, ad abbracciare un figlio
mi chiederai scusa per le volte che ho pianto
sapendo già che ti son state tutte perdonate.

E ti mancherò da fare male
Ma sarò con te in ogni gesto
o nel muoversi delle foglie
nel frusciare di un gatto nel giardino
o nelle orme di un pettirosso sulla neve
come solo l’eterna presenza di una madre lo può.

Caterina Turroni

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Andrea
25-May-2023, 13:03
Lo scoubidou

L’altro giorno mentre rimbalzavo lentamente
tra le pareti azzurre di questa stanza,
saltando dalla macchina da scrivere al piano,
dalla libreria a una busta caduta sul pavimento,
mi sono trovato nella sezione S del dizionario
dove i miei occhi sono caduti sulla parola Scoubidou.

Nessun biscotto sgranocchiato da un romanziere francese
avrebbe spedito qualcuno più in fretta nel passato –
un passato dove io stavo seduto a un tavolo in un campeggio
accanto a un profondo lago dell’Adirondack
imparando a intrecciare strisce sottili di plastica
in uno scoubidou, un regalo per mia madre.

Non avevo mai visto nessuno usare uno scoubidou
né indossarne uno, se è a questo che servono,
ma questo non mi trattenne dall’incrociare
filo con filo, e poi di nuovo,
fino a farne uno scoubidou
quadrato, bianco e rosso, per mia madre.

Lei mi diede la vita e il latte dal seno,
io le diedi uno scoubidou.
Si prendeva cura di me, quand’ero a letto ammalato:
mi avvicinava alle labbra cucchiai di medicine,
mi appoggiava alla fronte freddi panni bagnati,
poi mi portava fuori alla luce ariosa;

e mi insegnò a camminare e nuotare,
io in cambio le regalai uno scoubidou.
Ecco qui migliaia di pasti, disse,
ed ecco i vestiti e una buona scuola.
Ed ecco il tuo scoubidou, le risposi,
che ho fatto con l’aiuto dell’istruttore.

Ecco un corpo che respira e un cuore che batte,
gambe, ossa, denti forti,
e due occhi chiari per leggere il mondo, sussurrò.
Ed ecco, dissi, lo scoubidou, che ho fatto in campeggio.
Ed ecco, vorrei dirle ora,
un dono più piccolo – non l’antica verità

che non si può mai ripagare una madre,
ma la triste confessione che quando lei prese
lo scoubidou a due colori dalle mie mani,
ero certo come certo può essere un bambino
che quell’oggetto inutile e senza valore, che avevo intrecciato
per pura noia, bastava per pareggiare i conti.

Billy Collins