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Andrea
19-December-2011, 12:10
Milano

Corso Venezia rombava e cantava
come un giovane fiume a primavera.
Noi due, sperduti, s’andava s’andava,
tra la folla ubriaca della sera.

Ti guardavo nel viso a quando a quando:
eri un aperto luminoso fiore.
Poi ti prendevo la mano tremando:
e mi pareva di prenderti il cuore.

Diego Valeri

Aleciccio
19-December-2011, 13:31
Autunno veneziano

L'alito freddo e umido m'assale
di Venezia autunnale,
Adesso che l'estate,
sudaticcia e sciroccosa,
d'incanto se n'è andata,
una rigida luna settembrina
risplende, piena di funesti presagi,
sulla città d'acque e di pietre
che rivela il suo volto di medusa
contagiosa e malefica.
Morto è il silenzio dei canali fetidi,
sotto la luna acquosa,
in ciascuno dei quali
par che dorma il cadavere d'Ofelia:
tombe sparse di fiori
marci e d'altre immondizie vegetali,
dove passa sciacquando
il fantasma del gondoliere.
O notti veneziane,
senza canto di galli,
senza voci di fontane,
tetre notti lagunari
cui nessun tenero bisbiglio anima,
case torve, gelose,
a picco sui canali,
dormenti senza respiro,
io v'ho sul cuore adesso più che mai.
Qui non i venti impetuosi e funebri
del settembre montanino,
non odor di vendemmia, non lavacri
di piogge lacrimose,
non fragore di foglie che cadono.
Un ciuffo d'erba che ingiallisce e muore
su un davanzale
è tutto l'autunno veneziano.
Così a Venezia le stagioni delirano.
Pei suoi campi di marmo e i suoi canali
non son che luci smarrite,
luci che sognano la buona terra
odorosa e fruttifera.
Solo il naufragio invernale conviene
a questa città che non vive,
che non fiorisce,
se non quale una nave in fondo al mare.

Vincenzo Cardarelli - Milano, agosto 1943

daniela
25-December-2011, 23:13
Rue d'Itaca

Parigi, melograna che scoppi di bellezza
sotto foglie brunite, le ardesie dei tuoi tetti.
La bruma azzurra di settembre. Un passero
cuce i suoi passi sulla vite del muro.

Ogni nevrosi mi trasformi in luce,
mare che vinci l'invincibile morte,
Penelope che il drappo mai finisci.

Bella maturità che non deludi,
amore lungo che non mi tradisci.

Maria Luisa Spaziani

daniela
25-December-2011, 23:19
Grande Sila

Interrotto da verdi canne d'organo
la Calabria è un vasto pecorino.
Il libeccio lo sbatte e rimpasta,
e Pitagora medita e conta
su un pallottoliere di pecore.

Grano bruno, tesoro
sempre colto in ritardo.
Un perdifiato di orizzonti d'agavi,
il fantoccio grottesco di un cactus,
e un macilento rudere di torre
con due gugliate di rondini nella cruna della bifora.

Maria Luisa Spaziani

daniela
25-December-2011, 23:50
Trieste
(da Trieste e una donna, 1910-12)

Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.

Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Umberto Saba

daniela
25-December-2011, 23:55
Milano, agosto 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s'è udito l'ultimo rombo
sul cuore del Naviglio: E l'usignolo
è caduto dall'antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

Salvatore Quasimodo

daniela
25-December-2011, 23:57
Milano

Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio
villeggiatura. Mi riposo in Piazza
del Duomo. Invece di stelle
ogni sera si accendono parole.
Nulla riposa della vita come
la vita.

Umberto Saba

daniela
29-December-2011, 23:20
Ore di Praga 1 L'alba Barocco

A Praga mentre biancheggia l'alba
la neve cade
liquida
plumbea.
A Praga pian piano il barocco appare
agitato, lontano,
le dorature annerite
di tristezza.
Sul ponte Carlo quarto, le statue
sono uccelli venuti
da un pianeta morto.
A Praga il primo tram ha lasciato il deposito,
coi vetri illuminati, gialli, caldi.
Ma io so
che dentro ci fa un freddo glaciale
il fiato
del primo viaggiatore non l'ha scaldato
ancora.

A Praga Pepih beve il suo caffellatte
nella cucina bianca, la tavola di legno è
ben pulita.

A Praga rnentre biancheggia l'alba
la neve cade
liquida
plumbea.

A Praga passa una vettura
una carretta tirata da un solo cavallo
davanti al cimitero ebreo.
La carretta è carica di nostalgia
d'un'altra città
e il carrettiere sono io...
A Praga pian piano il barocco appare
agitato, lontano,
le dorature annerite
di tristezza.
A Praga nel cimitero ebreo silenziosa,
muta, la morte...
Ah, mio amore, mio amore,
l'esilio è peggio della morte...

Nazim Hikmet

daniela
29-December-2011, 23:23
Mar Caspio

Il suo verde marezzato e il suo blu dolcissimo.
Ho passato il mar Caspio in uno di questi giorni di seta.
Davanti al nostro battello il mare stava
spalancato come una porta senza battenti.
La sua condizione innaturale mi ha colpito.
Quale mare è chiuso come questo
senza notizia mai degli altri mari?
Quale mare è solitario come questo?

Nazim Hikmet

daniela
04-January-2012, 22:51
Pompei

Quando fra duemila anni scaveranno questa terra
troveranno i nostri corpi ormai diventati sasso
nella stessa posizione in cui ci addormentiamo oggi
tu girata di fianco
io che ti stringo appoggiato alla tua schiena
e non sapremo mai se il nostro bene
è così grande da superare il tempo
o se è stata l’abitudine dei gesti ripetuti
a indurire l’amore
fino a trasformarlo in pietra.

Francesco Tomada

daniela
06-January-2012, 22:36
Milano

Ritorno alla tua assenza
di ponti e di riflessi,
di ampi spazi aperti,

marini. Torno a quest'aria
amara delle piazze.
ai tuoi cortili stretti.

Non mi hai insegnato
a perdermi, ti devo
i frutti più oscuri del cuore:

un'asciuttezza
che ancora non ho perso,
l'odio per quanto è falso
e la mia calma, questo mio pudore.

Fabio Morabito

Andrea
07-January-2012, 17:59
Roma

a Berta e Muzio

L'Epifania è così mite qui
come se già fosse aprile, ma le nuvole
sono quelle dell'anno nuovo
che inumidiscono gli occhi,
a guardarle,
perché così simili a quelle
degli anni che non sono più.

Si muovono lente,
bianche o d'un grigio chiaro
sul cielo celeste tramutantesi in azzurro
volgendo l'ora al mezzogiorno
che ci chiama alla Messa.

Quando usciremo dall'incenso in fretta
verso la casa che ride nell'alto
sole dell'una, la città
che non ci lascia ricordare neve e sole sulla neve e brina
ci avrà abbracciati, dolce meretrice,
ci avrà vinti per sempre.

Attilio Bertolucci

Aleciccio
08-January-2012, 17:00
Strade

Della città moresca
dietro le vecchie mura,
io contemplo la sera silenziosa,
solo con la mia ombra e la mia pena.
Il fiume va scorrendo,
tra giardini in penombra,
e tra grigi oliveti,
per le liete campagne di Baeza.
Hanno le viti pampini dorati
sopra i rossastri ceppi.
Guadalquivir, come spada spezzata,
e frantumata, risplende e lampeggia.
Lontano, i monti avvolti
nella nebbia dormono,
nebbia d'autunno, materna; attenuano
le rozze moli lo stato di pietra
in questa mite sera di novembre,
sera pietosa, languida di viola.
Il vento ha agitato
gli olmi appassiti della carreggiata,
sollevando in rossicci mulinelli
la polvere da terra.
La luna sta salendo
illividita, piena ed ansimante.
Le candide stradine
s'incrociano inseguendo
lontano casolari nella valle
e nella sierra sparsi.
Strade tra i campi là...
Ahi! più non posso passeggiar con lei!
(da Campos de Castilla, 1912)

Antonio Machado

daniela
10-January-2012, 23:04
Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.

Kostantin Kavafis

daniela
11-January-2012, 23:16
Buenos Aires

E la città, adesso, è come una mappa
delle mie umiliazioni e fallimenti;
da quella porta ho visto i tramonti
e davanti a quel marmo ho aspettato invano.
Qui l'incerto ieri e l'oggi diverso
mi hanno offerto i comuni casi
di ogni sorte umana; qui i miei passi
ordiscono il loro incalcolabile labirinto.
Qui la sera cenerognola aspetta
il frutto che le deve il mattino;
qui la mia ombra nella non meno vana
ombra finale si perderà, leggera.
Non ci unisce l'amore ma lo spavento;
sarà per questo che l'amo tanto.

J.L.Borges

daniela
11-January-2012, 23:20
Montevideo

Scivolo per la tua sera come la stanchezza per la pietà di un declivio.
La notte nuova è come un'ala sopra i tuoi terrazzi.
Sei la Buenos Aires che avemmo , quella che negli anni si allontanò, quietamente.
Sei nostra e festosa, come la stella che le acque raddoppiano.
Porta finta nel tempo, le tue strade guardano il passato più lieve.
Chiarore da dove ci arriva il mattino, sopra le dolci acque torbide.
Prima di illuminare la mia persiana, il tuo basso sole rende felici le tue ville.
Città che si ascolta come un verso.
Strade con luce di patio.

J.L. Borges

Enribello
31-January-2016, 11:26
Ad Atene

La tua immagine
come un miraggio
mi segue ovunque
per le strade di Atene.
Cerco di vederla,
ma di colpo si nasconde.
È un gioco di apparizioni.
Lassù tra le colonne di Acropoli
ti muovi, nel nido delle dee.
A volte sei Venere
a volte Diana.
Il tuo destino è
vagare per sempre
tra antichità e nuova era.

Arjan Kallco

http://lh3.googleusercontent.com/-xF_u-orXC4o/VfU5Xqd9AyI/AAAAAAAAZZk/Vcqm90yBc7I/Atene_thumb1.jpg?imgmax=800

Enribello
02-June-2016, 10:46
Sulla via di Taormina
Tra uliveti e azzurro pelago
il cammin serpeggia al lito;
scosta Aurora al nevi-candido
Etna il vel col roseo dito.
Su la via protende il mandorlo
entro il cocchio i rami in fiore,
scherza al par di lieta driade
da l’amabile rossore.
Sovra il ritmo de l’Oceano,
i suoi miti Grecia invia;
urla immensa, al lido classico
versa il mar la melodia,
e sussurra in lingua ionica,
fra il tremor de l’aura etnea,
ondi-fresche, eterno-giovani
rapsodie de l’Odissea.


Carl Snoilsky


https://cdn.evbuc.com/images/31727316/169993331550/1/logo.jpg

Enribello
07-June-2016, 17:44
COLLE OPPIO


È una rosa disfatta, stanotte, il Colosseo
e la vita si disfa con lui sotto la luna.
Io cerco il verso unico, lo stelo, il sortilegio
che ogni franta immagine ricostruisce in una.
Dammi il tuo crisma, baciami, cuore della parola,
amami come solo tu m'hai saputo amare.
Abito un regno impervio che ha un nome di ragazzo,
né c'è altro ponte al mondo che qui possa approdare.

MARIA LUISA SPAZIANI

http://www.romandroma.it/sites/default/files/styles/large/public/field/image/lunacolosseo-300x262.jpg?itok=n2k8msyE

Enribello
14-November-2016, 18:08
O Sirmione, delle penisole e delle isole

O Sirmione, delle penisole e delle isole
pupilla, quante nei limpidi laghi
e nel vasto mare l'uno e l'altro Nettuno regge,
quanto volentieri e gioioso ti rivedo!
Stento a credere d'aver abbandonato la Tinia
e i campi bitini e sereno poterti rivedere.
O che c'è di più dolce se, liberi dagli affanni,
quando l'animo depone il suo peso, e stanchi
per il faticoso viaggio, giungiamo alla nostra casa
e possiamo riposare nel sospirato letto?
Questa è l'unica ricompensa dopo tante fatiche!
Salve, bella Sirmione, e fa' festa al tuo padrone;
e voi gioite, o lidi e onde del lago:
ridete, quanti sorrisi siete in casa!

Catullo, Carmina, XXXI


SIRMIONE (Grotte di Catullo)
http://th.02blog.it/Obi-OfcdMSV0IYRSC9zgpDIqmzo=/fit-in/655x437/http://media.02blog.it/s/sir/sirmione-e-le-grotte-di-catullo/sirmione4.jpg

Enribello
29-March-2017, 19:27
Alba a Sorrento

Al freddo stretto i limoni movevano la luna d’alba
prossima ad esalare scialba nel cielo dei portoni.
Sulla finestra a grate, tra i rami d’arancio
portava il vento uno slancio di polle rosate:
i gerani smorti dal gelo trepidavano d’aria
sotto l’arcata solitaria illuminata dal cielo.
Ai monti pallidi d’ali sorgevano voci remote,
per strada le ruote dei primi carri, i fanali
tenui nel vetro dell’aria, trasparenza del verde
fresco delle persiane; lungo i cancelli
il sole era un caldo cane addormentato tra i monelli.

Alfonso Gatto

http://3.bp.blogspot.com/-sLlOk-bCTsI/TcBdcGGsJ1I/AAAAAAAAA9M/8VDaGO0C4eA/s220/amalfi.jpg

Estella
29-March-2017, 20:12
Prima che bruci Parigi di Nazim Hikmet.

Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
– verso il Belgio o verso l’Olanda? –
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore.

Estella
29-March-2017, 21:13
Notturno in tram a Berlino di Nazim Hikmet.

La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro
che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli
altri ma ci amiamo perchè non crediamo gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e
infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di
noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco a fianco
la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano
la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
di noi schiacciandosi l'una con l'altra
finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla
sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram
sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma
non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior
parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci
dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono
conto che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram
donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce
i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta bucata perchè ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città
ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati
a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo
ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno
dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
credo ch'essi stessi non sappiano perchè e contro chi sono in collera
che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno
le ragazze scendono dai tram
le loro gambe sono abbastanza ben fatte
senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro
bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla
senza ch'io sappia dov'è
i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre
il suo collo bianco è lungo e rotondo
alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi
così comincia la vecchiaia
l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi
alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare
nella nostra stanza apriamo la radio
parla dei vascelli cosmici.

Enribello
02-September-2017, 17:44
LECCE

Biancamente dorato
è il cielo dove
sui cornicioni corrono
angeli dalle dolci mammelle,
guerrieri saraceni e asini dotti
con le ricche gorgiere.

Un frenetico gioco
dell'anima che ha paura
del tempo,
moltiplica figure,
si difende
da un cielo troppo chiaro.

Un’aria d’oro
mite e senza fretta
s’intrattiene in quel regno
d’ingranaggi inservibili fra cui
il seme della noia
schiude i suoi fiori arcignamente arguti
e come per scommessa
un carnevale di pietra
simula in mille guise l'infinito.


Vittorio Bodini



https://images.dejongintra.nl/asset/image/b25b8c0c-a642-4b4f-8237-fe12bb95be38/W375/H211/

Estella
24-February-2018, 12:18
Su un tram ho visto in faccia la bellezza,
un tram sudato, di cappelli e giacche,
di impiegati con le facce della tristezza,
e donne grasse, e ombelichi sui tacchi;
ho visto la faccia che le bruciava il cuore
in una Milano che scivolava tra mucchi
di case addormentate, di uomini che sembrano morire,
di auto, bus, sirene e gas nell’aria,
e questo fuggire del tempo oltre la volontà.
Era una traccia franca, luce nell’aria,
nel ridere blu di occhi color del vento,
un vestito floscio d’un rosa che pare cangiante
al tremare del corpo al tocco del sentimento.
Io l’ho bevuta nel bello del suo guardare
e lei si è fatta festa tra la gente.

Franco Loi

nottibianche
24-February-2018, 15:50
Diano Marina(Imperia)
Questa notte
lontano dalla città rovente
la brezza marina
scompiglia i capelli.

Osservo le colline di Diano
calarsi nel buio del mare
stellato di barche.

Gli illuminati gialli campanili
a ricordare
antiche borgate marinare.

Il lungomare con le sue luci
traccia il confine
tra due mondi opposti e vicini.

Il buio inghiotte il mare
che ancora risacca e profuma
memorie di luoghi lontani.

Grazie all'aroma dei pini
mi sento in Patria
alle radici.

De Gregori Gabriella

Estella
28-April-2018, 00:12
VERSI ALLA TRISTEZZA DI BUENOS AIRES

Tristi strade dritte, ingrigite e uguali,
da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo,
le sue scure facciate e l’asfalto del suolo
hanno spento i miei tiepidi sogni primaverili.
Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa
nel vapore grigiastro, lento, che le decora,
Della loro monotonia la mia anima soffre tutt’ora
- Alfonsina! - non chiamare. Ormai non rispondo a niente.
Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò
osservando in giorni autunnali il tuo cielo recluso
per me non sarà una sorpresa la tua lapide pesante.
Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume
spento, plumbeo, desolante e ombroso,
quando vagai da quelle parti, già stavo sottoterra.

(da Ocra, 1925)

Alfonsina Storni

Enribello
08-November-2018, 13:47
BERLINO I

Seduti sopra l'erto e polveroso
argine della strada, contempliamo
la calca innumerevole e confusa
e, nella sera, la città lontana.

Le vetture dei tram, imbandierate,
s'aprono, colme un varco tra la folla.
Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
Suonar di clacson, fumo ed automobili.

Verso l'immenso mare di cemento.
Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
la filigrana delle chiome spoglie.

Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
Fiamme saetta l'arco della sera.
E il sogno della luce, alto, su tutto.

GEORG HEYM

http://www.viaggi-lowcost.info/wp-content/uploads/2011/11/berlino.jpg

Rupert
08-November-2018, 19:49
Ciao Enribello,

il sonetto che posti è semplicemente stupendo ed è uno dei migliori prodotti dell'espressionismo poetico tedesco. Però (mi perdonerai l'attacco di pedanteria) non si tratta di Berlin I, che in realtà è molto più famosa e più sovente inflitta agli studenti liceali come articolo di studio, ma di Berlin II.
Ecco il testo originale (come pezza d'appoggio)


BERLIN II

Der hohe Straßenrand, auf dem wir lagen,
War weiß von Staub. Wir sahen in der Enge
Unzählig: Menschenströme und Gedränge,
Und sahn die Weltstadt fern im Abend ragen.

Die vollen Kremser fuhren durch die Menge,
Papierne Fähnchen waren drangeschlagen.
Die Omnibusse, voll Verdeck und Wagen.
Automobile, Rauch und Huppenklänge.

Dem Riesensteinmeer zu. Doch westlich sahn
Wir an der langen Straße Baum an Baum,
Der blätterlosen Kronen Filigran.

Der Sonnenball hing groß am Himmelssaum.
Und rote Strahlen schoß des Abends Bahn.
Auf allen Köpfen lag des Lichtes Traum.


Ed ecco anche il testo di Berlin I... che mi piace moltissimo!

Berlin I

Beteerte Fässer rollten von den Schwellen
Der dunklen Speicher auf die hohen Kähne.
Die Schlepper zogen an. Des Rauches Mähne
Hing rußig nieder auf die öligen Wellen.

Zwei Dampfer kamen mit Musikkapellen.
Den Schornstein kappten sie am Brückenbogen.
Rauch, Ruß, Gestank lag auf den schmutzigen Wogen
Der Gerbereien mit den braunen Fellen.

In allen Brücken, drunter uns die Zille
Hindurchgebracht, ertönten die Signale
Gleichwie in Trommeln wachsend in der Stille.

Wir ließen los und trieben im Kanale
An Gärten langsam hin. In dem Idylle
Sahn wir der Riesenschlote Nachtfanale.

Georg Heym (1887 - 1912)



BERLINO I

Seduti sopra l'erto e polveroso
argine della strada, contempliamo
la calca innumerevole e confusa
e, nella sera, la città lontana.

Le vetture dei tram, imbandierate,
s'aprono, colme un varco tra la folla.
Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
Suonar di clacson, fumo ed automobili.

Verso l'immenso mare di cemento.
Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
la filigrana delle chiome spoglie.

Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
Fiamme saetta l'arco della sera.
E il sogno della luce, alto, su tutto.

GEORG HEYM

http://www.viaggi-lowcost.info/wp-content/uploads/2011/11/berlino.jpg

Enribello
09-November-2018, 15:27
Ciao Rupert hai fatto bene a segnalare la cosa.
A volte il web ci inganna...

https://gedichte.xbib.de/Heym_gedicht_Berlin+1.htm

Rupert
09-November-2018, 16:44
Ciao Rupert hai fatto bene a segnalare la cosa.
A volte il web ci inganna...

https://gedichte.xbib.de/Heym_gedicht_Berlin+1.htm

Hai perfettamente ragione. È difficilissimo verificare una citazione sul web. Generalmente vengono offerte senza referenza e bisogna fidarsi. Devo dire che in questo caso la fonte sembre seria e attendibile. Però nella lista delle poesie di Heym gli stessi sonetti vengono riportati due volte: Berlin 1 e Berlin 2 e poi Berlin I e Berlin II. Le due numerazioni sono applicate agli stessi sonetti, ma in modo inverso, una volta con cifre numerali e l'altra con quelle ordinali (come nell'originale).
Per questo motivo sono andato a fondo della questione e credo di poter dire che si tratta di una confusione legata a diverse edizioni. Mi pare d'aver capito che nella raccolta "Ignis" del 1911 i due sonetti sono apparsi con numerazione inversa rispetto alla raccolta più ampia del 1912. Infatti la Bibliotheca Augustana (https://www.hs-augsburg.de/~harsch/germanica/Chronologie/20Jh/Heym/hey_eta1.html)(che non finorò mai di lodare per l' immenso lavoro di collazione e divulgazione) mette le due numerazioni in alternativa nell'edizione della raccolta Ignis, appunto.

Ma bando all'eruditismo autoreferenziale. Tutto sarebbe più semplice se Heym fosse stato un po' più orginale nei titoli... :asd:.

Rupert
12-November-2018, 10:25
Paris

Paris est tout petit
c’est là sa vraie grandeur
Tout le monde s’y rencontre
Les montagnes aussi
Même un beau jour l’une d’elles
Accoucha d’une souris

Alors en son honneur
Les jardiniers tracèrent
Le parc Montsouris
C’est là sa vraie grandeur
Paris est tout petit
Parigi

Parigi è piccolina
È questa la sua vera grandezza
Tutti vi si incontrano
Anche le montagne
Persino una d'esse un bel giorno
Partorì un topolino

Quindi in suo onore
I giardinieri tracciarono
Il parco Montsouris1
È questa la sua vera grandezza
Parigi è piccolina



Jacques Prévert


trad: Rupert © novembre 2018




Ndt.:
1 - Letteralmente tradotto
il nome proprio Montsouris
significa monte topo.

Enribello
29-January-2019, 15:35
DALL’OLANDA: AMSTERDAM


A portarmi fu il caso tra le nove
e le dieci d’una domenica mattina
svoltando a un ponte, uno dei tanti, a destra
lungo il semigelo d’un canale. E non
questa è la casa, ma soltanto
– mille volte già vista –
sul cartello dimesso: “Casa di Anna Frank”.


Disse più tardi il mio compagno: quella
di Anna Frank non dev'essere, non è
privilegiata memoria. Ce ne furono tanti
che crollarono per sola fame
senza il tempo di scriverlo.
Lei, è vero, lo scrisse.
Ma a ogni svolta a ogni ponte lungo ogni canale
continuavo a cercarla senza trovarla più
ritrovandola sempre.
Per questo è una e insondabile Amsterdam
nei suoi tre quattro variabili elementi
che fonde in tante unità ricorrenti, nei suoi
tre quattro fradici o acerbi colori
che quando è grande il suo spazio perpetua,
anima che s'irraggia ferma e limpida
su migliaia d'altri volti, germe
dovunque e germoglio di Anna Frank.
Per questo è nei suoi canali vertiginosa Amsterdam.

Vittorio Sereni


(da Gli strumenti umani, Einaudi, 1965)



http://the-wanderers.nl/wp-content/uploads/sites/162/2016/04/Anne-Frank-House-300x234.jpg

Amsterdam - Casa di Anna Frank
foto presa dal web

Enribello
30-June-2019, 17:40
MICENE


Ho visto Micene
che un tempo fu ricca d'oro
e oggi il vento entra ed esce
scavando le cicatrici sulle mura.
Ho salito le scale verso sera
il vento forte avvolgeva le pietre come un rogo
le stesse pietre che la porpora e il sangue rivestirono
e ora sono indissolubilmente unite nella stessa rete
(chi il carnefice? chi la vittima?)
con le grida ancora vive
che percuotono ancora con forza le rupi
e tornano indietro con gli uccelli.
Mi sono appoggiato all'ombra delle pietre erose
e chiudendo gli occhi
mi sono visto passare davanti danzando
l'addetto ai segnali di fuoco e il rogo
Agamennone Egisto Clitennestra
il riso degli dèi e i cicli del tempo
la terra nera il cielo il mare
e la difficile affermazione di ogni cosa
tutto unito
trascinato in alto da un'aquila reale
nella folgore che si avvolgeva come un serpente
frustando dall'alto la vetta del Profeta Elia.


THANASSIS LAMBROU


(da Poesia, n. 327, Giugno 2017 - Traduzione di Nicola Crocetti)

https://misteridelpassato.files.wordpress.com/2018/07/031.jpg?w=290
MICENE - Porta dei leoni
foto presa dal web
.

Enribello
26-August-2019, 15:27
DELFI


Qui è il cipresso di fuoco
il mare e l’altro mare di ulivi,
qui s’incontrarono le due aquile inviate da Giove,
qui è la via che sale alle sorgenti
dove batte il cuore della Grecia.
Qui è il pendio con i pini
una lira reclina con le corde di un silenzio vivo
mirti e lentischi,
qui è la pietra della Sibilla
l’edera l’ha coperta ma la sua luce non si è spenta,
il tripode d’oro e l’ombelico della terra.
Qui è l’Auriga che aggioga i monti
questa lancia dritta di bronzo
senza sentimenti ma con un fuoco negli occhi,
qui è il trono di ferro di Pindaro
e più in alto
il nido che aveva costruito in cima a una fiamma
un angelo-aquila
per officiare
avendo come misteri iniziatici i vènti
e come sacerdoti le rupi erette.
Qui è l’ara
e più dentro l’inaccessibile sacrario
dov’è ancora fresca la radice degli oracoli,
ma soprattutto qui è Apollo
(un fiato puro che a volte diventa arco
e a volte musica)
assieme a Dioniso – un regno –
questo gorgheggio sfavillante
che come una rete sorregge ogni cosa a un’altezza,
un’altra verità, un’altra purezza, un’altra libertà.
E penso
(per quanti hanno mente cuore e sguardo puro
e un amore infuocato):
Delfi non è che la vita stessa
che procede (verso una risurrezione?)
con terremoti e inabissamenti e baratri,
e là dove si spezza in due – come la roccia ferita –
poi si propagano
acque, uccelli, allori e cipressi
e i fiori che coprono le ferite – gli anemoni.

Thanassis Lambru

(da Poesia, n. 327, Giugno 2017 - Traduzione di Nicola Crocetti)

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b6/Delphi_tholos_cazzul.JPG/225px-Delphi_tholos_cazzul.JPG
La Tholos di Delfi antica struttura del Santuario di Athena
fonte e foto Wikipedia

Enribello
05-October-2022, 17:36
GERUSALEMME, 1

Le tue pietre serbano ancora il bagliore di un sole di giugno
finché la notte del deserto non lascia cadere
un mantello blu scuro sulle strade
bruscamente, come sempre a Levante.
La prima volta che ti ho visto
un filo spinato ti trapassava il cuore,
e la limpidezza delle tue stelle mi trafisse
come un antico dio tribale.
Ho venduto tutti i miei ciondoli d'argento
in modo da poter vagare per i vicoli stretti
con la tua polvere bianca
nei miei sandali ancora per qualche giorno,
bere un tè alla menta con il mio amante marocchino
sotto le armi giordane
prima di partire per la piovosa Londra e l'uomo che ho sposato.

Elaine Feinstein

Enribello
02-April-2023, 10:44
Il mio clima preferito in tutto il mondo
è il clima di Tel Aviv in una notte d'inverno
Tel Aviv, come una donna spinta vestita
in una vasca da bagno. I teppisti le hanno fatto questo e ora barcolla
vergognosa per le strade, implorando pietà
Mostra un po' di misericordia per questa città, dille qualcosa di gentile
L'aria ha inumidito la sabbia e l’ha rinfrescata. Ora questa dolce umidità
vaga insonne, deliziata, per tutta la notte che l’ha preceduta.
Le accarezza la guancia mentre passa, ma non si ferma.
Trilli di umidità scivolano tra i cubi delle case,
scrostano gli intonaci. Tel Aviv si addormenta
in piedi e geme nel sonno
Dille qualcosa di gentile, si merita un po' di pietà


Meir Wieseltier (https://cantosirene.blogspot.com/2023/04/meir-wieseltier.html)


(da Il trionfo dell’anarchia, 2003)