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Visualizza la versione completa : La mia anima è ovunque tu sia - Aldo Cazzullo



Baudin
15-December-2011, 18:01
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Note biografiche:
Aldo Cazzullo (Alba 1966), dopo quindici anni alla «Stampa», dal 2003 è inviato ed editorialista del «Corriere della Sera». Oltre alle vicende italiane, ha seguito le elezioni di Bush, Obama, Erdogan, Zapatero e Sarkozy, le Olimpiadi di Atene e Pechino e i Mondiali di calcio in Giappone e Germania.
Ha pubblicato tredici saggi e non aveva mai pensato di scrivere un romanzo. Fino a quando non si è imbattuto, nella sua città, in una storia che non poteva non essere narrata.
Da Mondadori ha pubblicato: I ragazzi di via Po (1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (1998), Il caso Sofri (2004), Testamento di un anticomunista (2000, con Edgardo Sogno), Il mistero di Torino (2004, con Vittorio Messori), I grandi vecchi (2006, premio Estense 2006), Outlet Italia (http://blog.aldocazzullo.it/gli-ultimi-libri/#outlet-italia) (2007), L’Italia de noantri (http://blog.aldocazzullo.it/gli-ultimi-libri/#l-italia-de-noantri) (2009) e Viva l’Italia! (http://blog.aldocazzullo.it/gli-ultimi-libri/#viva-l-italia) (2010).

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"La mia anima è ovunque tu sia"

Note di copertina:

Alba, aprile 1945. In città è arrivato il tesoro della Quarta Armata. Il denaro, il frutto delle requisizioni, le ricchezze che una forza di occupazione accumula in guerra: tutto questo viene spartito tra la Curia e i partigiani. Il vescovo affida la propria parte a un giovane promettente, cresciuto in seminario: Antonio Tibaldi. Il capo dei partigiani rossi, Domenico Moresco, tiene la propria parte per sé, tradendo l’amicizia del compagno Alberto e la memoria della donna che entrambi hanno amato con l’assolutezza della gioventù e della battaglia: Virginia, occhi chiari, sorriso a forma di cuore e coraggio da combattente, torturata e uccisa dai fascisti.
Alba, 25 aprile 2011. In un bosco sulla Langa viene ritrovato il cadavere di Moresco, divenuto industriale del vino, capostipite di una delle due grandi famiglie della città. Sul caso, oltre alla polizia, indaga Sylvie, detective tanto spregiudicata quanto seducente ingaggiata dal capo dell’altra dinastia: Tibaldi.
Alba, 1963. Un grande scrittore, outsider della letteratura italiana, impiegato della Tibaldi Vini, sente vicina la morte. E allora cerca di ricostruire la storia del tesoro, della guerra partigiana, di un amore perduto. E intuisce i fili di una vicenda destinata molti anni dopo a finire in un delitto, sulla cui scena si agitano fantasmi del passato, comunisti, sacerdoti, fascisti, mogli tradite e traditrici, figli forse illegittimi, passioni romantiche e sadiche.
Con una scrittura veloce, scabra, incalzante, ma con una cifra straordinariamente originale e viva, Aldo Cazzullo costruisce un romanzo che è al tempo stesso un avvincente noir, una grande storia d’amore e un racconto simbolico che getta una luce inattesa sulla nascita di una nazione, la nostra. Una storia dal respiro epico eppure capace di concentrarsi sulle pieghe nascoste, segrete, degli uomini e dei tempi, una storia che tiene insieme la guerra mondiale e le piccole guerre di famiglia, passioni collettive e brucianti “questioni private”. Fino al colpo di scena finale. Secco come una fucilata, emozionante come un bacio rubato alla guerra, “La mia anima è ovunque tu sia” è una grande metafora della nostra identità e un romanzo sull’origine dell’Italia di oggi, sulle ragioni profonde dell’odio e dell’amore che ci tiene, nonostante tutto, uniti.

Mio commento:


Bisogna dar credito allo scrittore e considerare questo libro un romanzo e non il resoconto di un fatto realmente accaduto. I personaggi e i fatti sono inventati, anche se la partenza è una storia sentita raccontare nella sua città.
Il romanzo ha tutti gli elementi per essere valido, soprattutto la storia raccontata del tesoro nascosto e il contesto non vero ma verosimile di lotta partigiana e guerra civile. Crudo e reale. La scrittura essenziale va al nocciolo del racconto, ma lo spezzettamento continuo, i capitoli brevi che saltano nel tempo tra il ’45, il ’63 e il 2011, rendono poco organico l’insieme, togliendo chiarezza e fluidità alla vicenda. Il continuo spostarsi della narrazione impedisce al lettore di entrare profondamente nella vicenda; la brevità del romanzo, circa 120 pagine, e il numero di personaggi quasi tutti validi e degni di menzione, impedisce di fatto un approfondimento delle personalità e delle tematiche che emergono.
Tutto rimane accennato, abbozzato, come scritto in fretta, una storia romanzata scritta da un cronista che non ha voglia di affondare la penna. O forse non ha la disposizione perché la sua estrazione non è narrativa.
Bello il personaggio di Amilcare che si ispira dichiaratamente a Beppe Fenoglio, a Johnny, con un omaggio che è segno di amore e di umiltà.
Peccato, è un buon romanzo ma poteva essere di più. Fosse per me costringerei l’autore a riscriverlo con più calma, lo inviterei a crescere con lui, a maturare come scrittore, scrollandosi quella patina di cronista che impedisce al narratore di emergere.

Ciao:)

Rosy
15-December-2011, 21:49
Pensa , Baudin, che ho appena regalato a mai madre, grande lettrice, due libri ( uno di Augias- di cui è fan, e uno della Agnello Hornby).
Se avessi letto due giorni fa questo commento, anche se non è il top, avrei probabilmente deviato la mia scelta verso lì...anche solo per il fatto che l'autore è un mio compaesano, e narra di luoghi, di genti, di fatti che mi sono cari.
Non ho vergogna ad ammettere che non lo conoscevo.
Non so se immediatamente, ma penso lo prenderò prima o poi...anche per me tu sei garanzia , coi tuoi giudizi.
Ciao !
Rosy

Baudin
16-December-2011, 00:48
@ Dolores e Rosy: grazie per la fiducia, abbiamo avuto modo di verificare che spesso i nostri giudizi coincidono, quindi anche i vostri consigli sono per me una garanzia.:)
Cazzullo è un giornalista del Corriere che scrive prevalentemente saggi. In una intervista a Bookstore, la rubrica di libri de La7, ha detto che non pensava di scrivere un romanzo, ma quando ha sentito raccontare questa storia ad Alba non ha resistito alla tentazione di raccontarla a sua volta. Per questo ha pensato al romanzo, cosa insolita per lui, che ha scritto di getto in poche settimane. Si nota, l'ho già detto, però il risultato non è male. Quando ho finito il libro mi sono detto che l'autore aveva sprecato una buona occasione.
Ciao:)