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Andrea
22-November-2011, 22:43
Osi stare fuori
Osi entrare,
Quanto puoi perdere
Quanto puoi guadagnare,
E se entri
gireresti a sinistra o a destra
o a destra e tre quarti
Forse non così lesta.
Potresti confonderti al punto
da iniziare una volata
a rotta di collo per una strada dirupata
E sfacchinerai per miglia
attraverso una strana area disabitata
dirigendoti temo verso una zona desolata
Quella dell’attesa incondizionata.
Per gente che attende…
Attende che un treno parta
O che un autobus arrivi,
O che un aereo parta
O che la posta arrivi,
O che la pioggia smetta
O che il telefono squilli,
O che la neve cada in fretta
In attesa di una frase detta…
O di un filo di lustrini
O di un paio di pantaloni
O di una parrucca coi ricciolini
O di altre occasioni.

Theodor Geisel

Andrea
22-November-2011, 22:47
Mezz'ora
mezz'ora della mia vita
mezz'ora nella mia vita
vuota completamente
la mezz'ora
in cui
non ci conosciamo ancora.
Fra mezz'ora
Il nostro incontro
può cambiare completamente
la mia e la sua vita.
Cosa scriverò
In altro foglio
dopo che questa mezz'ora
sarà finita?
Riempirò di lei
la poesia
o è già poesia
quella mezz'ora
senza me
né lei?

Salvatore Fiume

Andrea
25-November-2011, 10:52
Gli abitanti

C’erano alcuni che abitavano su un corso
d’acqua,
uno dei fiumi piú grandi del mondo, ampio
e lucente.
Non lasciavano mai quel luogo, ma vedevano

tutta la vita che c’era a nord e a sud,
le chiatte pesanti e le vele chiare,
la corrente, i vortici e la luce,

e tutte le merci che passavano, davanti ai loro
occhi,
c’erano sempre cose grandi e sconosciute,
ma passavano cosí lente e chiare

che lasciavano un ricordo senza nome.
E restavano comunque un po’ insieme a loro.

Quando poi un vento piú sferzante cominciava
a soffiare
e arrivavano stagioni senza navi di passaggio,
stavano là come ciechi, con occhi spalancati.


Lars Gustafsson

Andrea
25-November-2011, 11:00
Il limite

Starsene qui, nelle stagioni che mutano,
è la norma comune: il dono estremo e l'uscita.
A chi varcò la soglia non è dato tornare:
solo forse nel sogno dice parole slegate
troppo simili a queste dei nostri percorsi.
E seguitiamo assorti, a volte sorpresi,
ogni attesa è un gioco,
ogni dubbio l'incaglio di una deriva,
e diamo numeri ai giorni,
piedi alle voglie,
confini al vagare
- sforniti di mappe, ignari del porto.

Elio Pecora

daniela
27-November-2011, 16:50
L'ultima poesia
Il termine, la vetta
di quella scoscesa serpentina
ecco si approssimava,
ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento
i magri rimasugli
della tappa pellegrina
su alla celestiale cima.
Poco sopra
alla vista
che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto...
immaginarlo
già era beatitudine
concessa
più che al suo desiderio, al suo tormento.
Sì l'immensità, la luce
ma quiete vera ci sarebbe stata?
Lì avrebbe la sua impresa
avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata...
Questo temeva, questo desiderava.

Mario Luzi

Andrea
28-November-2011, 12:39
Ti aspetto sulla Via Lattea
al chilometro numero nove
dove comincia il sentiero per Sirio.
(in questa o nella prossima vita).
non è un mio patetico delirio
nè il sogno pazzo di un amante:
è l’eterno-presente-desiderio
che gioca fino in fondo la partita.
è l’amore, indistruttibile diamante

Francesca Genti

Andrea
29-November-2011, 10:17
L’attimo sospeso
A Tzvetan Todorov

Quando il marinaio di Triana, con la bocca tra le mani,
gridò: “Terra!”, e l’Ammiraglio credette terminata la sua avventura,
l’astronomo che spiava molti secoli la morte di una stella,
il copista sul punto di trovare la pagina in cui aveva perso il suo destino,
il geometra che tirava i dadi per calcolare la superficie esatta della terra,
il contadino che scavava il solco con i denti per sentire vicino al labbro il seme,
la ragazza che sollevava ad ogni istante la sua gonna per vedere se la donna era già arrivata,
il pastorello impegnato al crepuscolo con un agnellino tra le gambe,
il poeta attonito senza sapere dove erano andate le parole che lo abbandonarono,
la sarta che conservava le sue lacrime imbastendole nell’orlo della tunica,
la sentinella che aspirava a custodire l’alcova della regina perché sognare non basta,
la monaca che cercava negli avanzi sillabe di conversazione per non passare la vita da sola,
il confessore sul punto di invidiare la colpa di peccati che altri gli inventavano,
il soldato avido alla cui lussuria territoriale il Papa provvedeva,
la tessitrice che si dissolveva negli occhi disegni come polvere, come pianto, come sfilacciatura,
il muratore di fronte alla parete in cui aveva mescolato ruzzoloni di bambino con cadute dell’anima,
il carceriere che non capiva perché il prigioniero volesse uscire se fuori piovigginava,
la partoriente che espiava con grido altissimo la colpa di quell’appuntamento,
il neonato che cominciava a morire tutta la vita contandosi gli anni,
il chirurgo che con il trapano voleva accertare cosa pensava la sua signora,
il cavaliere che misurava il tempo impiegato dal nitrito ad arrivare al nuovo mondo,
e l’indovino che andava a predire questa sventura,
sospesero di colpo quello che ognuno faceva,
ma quando il capitano dopo lo schiaffo alla ragazza india la fece gettare ai cani
per non essersi lasciata convincere a conoscere altro maschio che suo marito,
ripresero le loro occupazioni abituali nel punto
in cui quelle gesta di mare le avevano interrotte.

Jorge Enrique Adoum

Andrea
29-November-2011, 15:01
Tempus fugit

Ieri, al crepuscolo, un cielo illividito di limone,
alte nubi muovevano a fatica.
Il ruscello rumoreggiava sulle vecchie pietre come
una donna troppo presa nella conversazione.
Camminavo da sola sullo sterrato, la strada
che facevo fin da piccola
e cercavo di ascoltare, fra le parole, cosa
il ruscello dicesse veramente.
Quale ansia prendeva questa donna nel suo
inarrestabile passo?
Non riuscirei a spiegarlo. Taglialegna avevano
aperto nuove ferite tra i faggi e i pini bianchi.
Il cielo minacciava di pioggia la sua mente. Tu
mi stavi aspettando
a casa. In questi giorni io sto leggendo un poeta
di lacerazioni, di pietre, di fuoco e ghiaccio
e di altre forme di patimento.
Prendo appunti sul tempo che fugge, cioè su
quel che le poesie
continuano a scoprire. Fugge il tempo. Lo metto
giù in latino.
Questo risolve il problema finché non faccio
un’altra passeggiata
e il cielo torna ad innalzarsi, e la luce Pernod
gocciola fra i rami.


Rosanna Warren

Rosy
30-November-2011, 20:48
Lo ripete anche l'aria che quel giorno non torna.
La finestra deserta s'imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all'antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E' finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.

Torna a vivere l'aria, con vigore inaudito,
l'aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell'oro dell'estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell'aria ogni forma
dell'estate e l'orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l'estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.

Torna a vivere l'aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch'era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l'estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.

Cesare Pavese

daniela
30-November-2011, 21:28
E lui mi aspetterà nell'ipertempo,
sorridente e puntuale, con saluti
e storie che alle poverette orecchie
dell'arrivata parranno incredibili.

Ma riconoscerà, lui, ciò che gli dico?
In poche note o versi qui raccolgo
i messaggi essenziali. Un alto raggio,
aria diversa glieli tradurrà.

Maria Luisa Spaziani

Claire
31-December-2011, 16:23
Tempo

Giorno per giorno, anno per anno, il tempo
nostro cammina! L’ora ch’è sì lenta
al desiderio, tu la tocchi infine
con le tue mani; e quasi a te non credi,
tanta è la gioia: l’ora che giammai
affrontare vorresti, a cauto passo
ti s’accosta e t’afferra – e nulla al mondo
da lei ti salva. Non è sorta l’alba
che piombata è la notte; e già la notte
cede al sol che ritorna, e via ne porta
la ruota insonne. Ma non v’è momento
che non gravi su noi con la potenza
dei secoli; e la vita ha in ogni battito
la tremenda misura dell’eterno.

Ada Negri

Claire
11-January-2012, 22:50
ATTESA

Cardo bioccoli
di nuvole
per tessere
un sudario
che mi celi
alla malinconia.

Falcio prati
di silenzio
con affilate
lame di parole
per sfuggire
al tuo ricordo.

Ma annaffio
ogni giorno
un piccolo fiore:

la speranza
di rivederti.

Maurizio Romanelli

Claire
18-January-2012, 22:37
Speranza


ragno nero del crepuscolo.
Ti fermi
non lontano dal mio corpo
abbandonato, ti aggiri
intorno a me,
intessendo, rapidamente,
invisibili fili inconsistenti,
ti avvicini, ostinata,
e mi accarezzi appena con la tua ombra
pesante
e lieve a un tempo.
Rintanata
sotto le pietre e sotto le ore,
hai atteso, paziente, l’arrivo
di questa sera
in cui più niente
è possibile…
Il mio cuore:
il tuo nido.
Mordilo, speranza.

Angel Gonzàles

daniela
10-February-2012, 22:12
IL DONO

Il dono eccelso che di giorno in giorno
e d’anno in anno da te attesi, o vita,
(e per esso, lo sai, mi fu dolcezza
anche il pianto) non venne: ancor non venne.
Ad ogni alba che spunta io dico: – E’ oggi: -
ad ogni giorno che tramonta io dico:
- Sarà domani.- Scorre intanto il fiume
del mio sangue vermiglio alla sua foce:
e forse il dono che puoi darmi, il solo
che valga, o vita, è questo sangue: questo
fluir segreto nelle vene, e battere
dei polsi, e luce aver dagli occhi; e amarti
unicamente perché sei la vita.

Ada Negri

daniela
11-February-2012, 13:48
In attesa che l’amico torni…

Tu non sai cosa sia la notte
sulla montagna
essere soli come la luna;
nè come sia dolce il colloquio
e l’attesa di qualcuno
mentre il vento appena vibra
alla porta socchiusa della cella.

Tu non sai cosa sia il silenzio
nè la gioia dell’usignolo
che canta, da solo nella notte;
quanto beata è la gratuità,
il non appartenersi
ed essere solo
ed essere di tutti
e nessuno lo sa o ti crede.

Tu non sai
come spunta una gemma
a primavera, e come un fiore
parla a un altro fiore
e come un sospiro
è udito dalle stelle.
E poi ancora il silenzio
e la vertigine dei pensieri,
e poi nessun pensiero
nella lunga notte,
ma solo gioia
pienezza di gioia
d’abbracciare la terra intera;
e di pregare e cantare
ma dentro, in silenzio.

Tu non sai questa voglia
di danzare
solo nella notte
dentro la chiesa,
tua nave sul mare.
E la quiete dell’anima
e la discesa nelle profondità,
e sentirti morire
di gioia
nella notte.

David Maria Turoldo

Claire
20-February-2012, 14:31
Dolce chiude l'ora di sera


Forse non esiste Dio. Forse
solo il rapporto
fra noi esiste e gli alberi
annosi o appena d'anni
uno e le erbe
e i coccodrilli e il buon tepore
della sera. Non v'è
che poi la morte ed altro ancora
innanzi ad essa da soffrire. Ma poi tutto
per lei si placa; e in noi s'alterna
timore d'essa e quieta attesa
del suo riposo:
così
oggi è da porre questo giorno fra non quelli
di sofferenza e sgomento: dolce chiude
l'ora di sera col risorgere di una
ampia stellata. Dunque
forse soltanto un dolcissimo rapporto
fra noi e il tutto fa ponte e il tempo passa
lento e veloce.

Umberto Bellintani

Andrea
28-February-2012, 10:31
Quando, se non ora

Se non ora, quando senti
se non ora, quando cerchi
se non ora, quando vivi
se non ora
quando?
Se non ora, quando chiedi
se non ora, quando odi
se non ora, quando credi
quando vivi
quando?
Quando, se non ora, senti
quando, se non ora, cerchi
quando, se non ora, vivi
se non ora
quando?
Quando, se non ora, chiedi
quando, se non ora, odi
quando, se non ora, credi
quando vivi
quando?
Da troppi giorni da troppi anni
in solida liquidità che
scorre via scorre via scorre via
scorre via scorre via scorre via

Massimo Zamboni

daniela
22-March-2012, 16:13
Lamento

A noi non è concesso di essere. Siamo solo flusso,
docili ci adattiamo ad ogni forma:
il giorno, la notte, la grotta e il duomo
attraversiamo, ci spinge la sete di esistere.

Così senza posa riempiamo forma dopo forma,
e nessuna ci è casa, felicità, pena,
sempre siamo in cammino, sempre siamo ospiti,
non ci richiama campo o aratro, per noi non cresce pane.

Non sappiamo che cosa ci destini Dio,
gioca con noi, argilla nella sua mano,
che muta e ubbidiente, non ride né piange,
si lascia plasmare, senza mai bruciare.

Fossimo per una volta pietra! Per una volta durare!
Di questo la nostra nostalgia di continuo vive,
eppure resta in eterno un angosciante brivido,
e mai ci sarà pace sul nostro cammino.

Hermann Hesse

Andrea
31-August-2012, 12:14
Avvenire


Ti chiamano avvenire
perché non vieni mai.
Ti chiamano: avvenire,
e aspettano che tu arrivi
come un animale mansueto
a mangiare dalle loro mani.
Ma tu rimani
al di là delle ore,
rintanato chissà dove.
...Domani!
E domani sarà un altro giorno tranquillo
Un giorno come oggi, giovedì o martedì,
o qualunque altra cosa ma non quello
che continuiamo ad aspettare, ancora, sempre.


Ángel González

daniela
01-September-2012, 22:44
UN'ALTRA ROSA

È da giorni sul tavolo. Un’amica
me l’ha regalata senza alcun motivo,
come viene e va la felicità,
senza alcuna intenzione che potessefarla simbolo di qualcosa.
Ora che ha perso il colore
e che sono seccati i suoi petali
e ha l’odore delle cose perdute
ora dice che non se ne vanno solo
la felicità o l’amore,
ma che passano anche i giorni vuoti,
che non c’è modo di nascondersi dalla vita,
che la fine è la stessa,
che quello che non è neppure cominciato tuttavia finisce.
E la vita, è già compiuta? È tardi per riviverla?

Martín López-Vega

Andrea
10-September-2012, 11:36
Dove ci troveremo l’estate prossima?
Domanda che sempre affiora
in autunno quando con l’auto attraversiamo
la pianura del nord, a mezzogiorno, e ognuno
pensa a una felicità, solo, senza dir nulla.
Settembre, vastità del giorno, muri frondosi,
la luce marina e i rapidi venti e sempre pensi
i baci sono durevoli, sempre pensi – che cosa pensi?
Ancora una volta l’hai scampata, quest’estate.


Christoph Meckel

silvia77
23-September-2012, 23:45
(mia :oops:)

Potrei riempire la tua assenza
con mille cose ragionevoli
rispettabili e utili.
Invece preferisco che sia lei
A riempire me
Ad abbracciarmi e cullarmi
A entrare nel profondo del mio corpo
Come tu non farai mai. Più.
Preferisco stare qui seduta,
gambe incrociate,
a giocare con il tuo fantasma.
La mia sedia è una collina
battuta dal vento,
il mio letto un mare increspato
di nostalgie.
Io resisto,
Io ti aspetto:
è sempre meglio che far tacere del tutto
la musica del tuo nome.

Rosy
24-September-2012, 09:11
Semplicemente: stupenda.
Ma te la commento poi in privato; ora devo andare a scuola! ciao
Rosy ( già salvata nella mia cartella speciale)

Andrea
24-September-2012, 10:22
Molto bella Silvia

daniela
24-September-2012, 14:52
Complimenti, è bellissima! Sei molto brava.

silvia77
24-September-2012, 15:18
Grazie infinite Rosy, Andrea e Daniela (siete troppo buoni!!) :)

Andrea
29-October-2012, 14:47
Fermata nel bosco in una sera di neve

Di questi boschi credo di conoscere
il padrone: ha la casa nel villaggio.
Non mi vedrà mentre immobile guardo
le sue piante di neve ricoprirsi.

Il mio cavallo trova forse strano
che io sosti ove non c’è casa all’intorno,
tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio
nella sera più buia dell’anno.
fa tinnire i sonagli delle briglie,
quasi a chiedermi se sto sbagliando.
Non c’è altro suono, fuori del fruscio
del vento lieve e dei fiocchi che cadono.

Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire.

Robert Frost

Rupert
29-October-2012, 17:04
(La luna è una lampadina...attaccata sul plafone, e le stelle sembrano limoni tirati nell'acqua. E io son qui, sul marciapiede, che cammino avanti e indietro, Lina, e mi fanno male i piedi, Lina!)

La lüna l'è ona lampadina...tacata in sül plafun
E i stell paren limon traa giò in dell'acqua,
e mi sont chi, 'nsül marciapee
che cammini innanz e indreé, Lina.
E me fann mal i pee, Lina!

(Terzo piano, quarta ringhiera, la luce è ancora accesa; io so che sei su, Lina, ma non guardi giù, non mi vedi, non vedi che son qui sul marciapiede che cammino avanti e indietro, e mi fanno male i piedi, Lina, oh Lina!)

Terz pian, quarta ringera, la lüs l'è anmò pissada
E mi sont chi, 'nsül marciapee
Che cammini innanz e indrè, Lina
E me fann mal i pee, Lina, oh Lina!

(Lo sanno tutti che sei su con Nino il barbiere perché ha un mucchio di soldi, e io son qui, che cammino avanti e indietro, e mi fanno male i piedi, Lina!)

El sann tücc che te set sü con nìn el barbee
Perché el g'ha un mücc de danee
E mi sont chi che cammini innanz e indré
E me fann mal i pee, Lina!

(Il 31 -inteso come tram- è già passato, di 28 non ce n'è più, mi tocca andare a casa a piedi, Lina! E mi fanno male i piedi, Lina, oh Lina!)

El trentün l'è già passaa,
de vintott a gh'è n'è pü,
me tocca andaa a caa a pee, Lina,
e me fann mal i pee,
E mi son chi che cammini avanti e indré...
E me fann mal i pee, Lina!...

Una volta ho visto un gatto, che piangeva come un matto sotto il tuo portone, forse aveva perso il padrone.

Anca mi son come on gatt,
son de sotta al to porton
Che caragni come on matt
E giüghetti cui botton, Lina...
E mi son chi che cammini avanti e indré...
E me fann mal i pee, Lina!...
E mi son chi che cammini avanti e indré...
E me fann mal i pee, Lina!...


Enzo Jannacci (1964)

Rosy
31-October-2012, 21:49
Chi ama non respinge.
La vita non finisce certo domani.
Smetterò di aspettarti,
e tu arriverai all’improvviso.
E tu arriverai quando è buio,
quando la tempesta di neve batterà al vetro
quando ricorderai come da tanto
non ci riscaldavamo a vicenda.
E così forte sarà il desiderio del calore,
allora non amato,
che non potrai aspettare la fila
di tre persone al telefono pubblico.
E, come per picca, striscerà
il vagone del tram, del metrò, e non so cos’altro…
E la tempesta di neve ricoprirà le strade
sulle lontane vie d’accesso al portone…
E nella casa regneranno tristezza e silenzio,
l’ansimare del contatore e il fruscio delle pagine,
quando busserai alle porte,
salito di corsa in un fiato.
Per questo si può dare tutto,
e a tal punto ci credo,
che mi è difficile non aspettarti,
tutto il giorno senza staccarmi dalla porta.
Veronika Tushnova

daniela
06-November-2012, 21:46
Per scherzo

Le mie poesie stanno
davanti alla tua porta,
bussano e si inchinano:
mi apri?

Le mie poesie hanno
Un suono di seta
Come il fruscio del tuo vestito
Sulle scalinate.

Le mie poesie
Portano un dolce profumo
Come nell'aiuola tua preferita
Il giacinto.

Le mie poesie son vestite
Di un rosso cupo,
che come il tuo vestito di seta
fruscia ed arde.

Le mie più belle poesie
Assomigliano del tutto a te.
Stanno davanti alla porta e s'inchinano:
mi apri?

Hermann Hesse

daniela
31-December-2012, 22:55
Fine d'anno

Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.

Jorge Luis Borges

daniela
13-January-2013, 14:00
Elogio dell’ombra

La vecchiaia (è questo il nome che gli altri gli danno)
può essere per noi il tempo più felice.
È morto l’animale o quasi è morto.
Restano l’uomo e l’anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe
che ancora non son tenebra.
Buenos Aires,
che un tempo si lacerava in sobborghi
verso la pianura incessante,
è di nuovo la Recoleta, il Retiro,
le confuse strade dell’Once
e le precarie case vecchie
che seguitiamo a chiamare il Sud.
Nella mia vita son sempre state troppe le cose;
Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;
il tempo è stato il mio Democrito.
Questa penombra è lenta e non fa male;
scorre per un mite pendio
e somiglia all’eterno.
Gli amici miei non hanno volto,
le donne son quello che furono in anni lontani,
i cantoni sono gli stessi e altri,
non hanno lettere i fogli dei libri.
Dovrebbe impaurirmi tutto questo
e invece è una dolcezza, un ritornare.
Delle generazioni di testi che ha la terra
non ne avrò letti che alcuni,
quelli che leggo ancora nel ricordo,
che rileggo e trasformo.
Dal Sud, dall’Est, dal Nord e dall’Ovest
convergono le vie che mi han condotto
al mio centro segreto.
Vie che furono già echi e passi,
donne, uomini, agonie e risorgere,
giorni con notti,
sogni e immagini del dormiveglia,
ogni minimo istante dello ieri
e degli ieri del mondo,
la salda spada del danese e la luna del persiano,
gli atti dei morti,
l’amore condiviso, le parole,
ed Emerson, la neve, e quanto ancora.
Posso infine scordare. Giungo al centro,
alla mia chiave, all’algebra,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.

(J.L. Borges, in POESIA 278, gennaio 2013, speciale 25 anni)

Andrea
26-March-2014, 11:04
Non ho camminato nei tuoi sogni,
né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
non sono apparso nel cortile
dove pioveva, o meglio cominciava a piovere
(questo verso lo cancello e non lo sostituirò),
era allettante credere,
come uno stupido,
che ti avrei incontrato presto,
eri tu che mi apparivi in sogno
(e mi prendeva una dolce tenerezza),
mi sistemavi i capelli sulle tempie.
Quell’autunno perfino le poesie
in parte mi riuscivano bene.
(Però mancava sempre un verso
o una rima per essere felice).


Boris Ryzhy

Andrea
09-April-2014, 12:50
Ho messo un abito scollato e non so se ritorni,
ma le parole sono pronte sulle labbra come
segreti imperfetti o germogli di acqua custoditi per
l’estate. E, se di notte le ripeto in sordina, nel silenzio
della stanza, prima di addormentarmi, è come se all’improvviso
gli uccelli fossero già arrivati a sud e tu ritornassi
in cerca di questi antichi messaggi lavati dal tempo:


Andiamo a casa? Il sole dorme sui tetti la domenica
e c’è un intenso odore di lino sparso sui letti.
Possiamo rivoltare i sogni al rovescio, dormire dentro il pomeriggio
e lasciare che il tempo si occupi dei gesti più piccoli.


Andiamo a casa. Ho lasciato un libro aperto a metà sul pavimento
della stanza, sono sole nella scatola le vecchie foto
del nonno, c’erano le tue mani strette con forza, quella
musica che eravamo soliti ascoltare d’inverno. E io voglio rivedere
le nuvole ritagliate nelle finestre rosse del crepuscolo;
e voglio andare di nuovo a casa. Come le altre volte.


E così mi preparo per il sonno, notte dopo notte, dipanando la lenta
matassa dei giorni per scontare l’attesa. E, quando la nidiata
allontanerà alla fine le ali della chiglia al suo primo volo,
di certo mi troverò ancora qui, ma potrò dire che, per lo
meno qualche volta, già inviai i messaggi, già dalla mia
bocca udii queste parole,
che tu ritorni o non ritorni.


Maria do Rosário Pedreira

Rosy
09-April-2014, 15:15
Andrea, a me questa autrice piace da impazzire. grazie. Ciao

Rosy
09-April-2014, 15:16
Non ho camminato nei tuoi sogni,
né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
non sono apparso nel cortile
dove pioveva, o meglio cominciava a piovere
(questo verso lo cancello e non lo sostituirò),
era allettante credere,
come uno stupido,
che ti avrei incontrato presto,
eri tu che mi apparivi in sogno
(e mi prendeva una dolce tenerezza),
mi sistemavi i capelli sulle tempie.
Quell’autunno perfino le poesie
in parte mi riuscivano bene.
(Però mancava sempre un verso
o una rima per essere felice).


Boris Ryzhy Bellissima. Mi era sfuggita.

Andrea
09-April-2014, 17:27
Andrea, a me questa autrice piace da impazzire. grazie. Ciao

Pureamme! Prego Rosy

Andrea
11-April-2014, 10:53
Domenica

Finir di leggere Apollinaire:
il poeta assassinato
Non perdere di vista
il tempo destinato
all'ingestione di cibo
Schubert e Brahms vanno
evitati. Mozart
sana tutte le ferite. Albinoni
dispensa Valium. Mostrarsi
pacata e insieme felice
quando la mamma telefona raccogliere
le forze per
il gioioso gridolino finale.
Prendere d'un balzo la cornetta
quando il telefono squilla
nel televisore.


Ulla Hahn

daniela
13-April-2014, 22:07
Ci prendono per navi e siamo isole.
Intricate, deserte, che tesori
possiamo offrire a quelli che non giungono?
La nostra costa è dura. Il nostro faro
di voce anzichè luce
non attira, spaventa
e nessun marinaio perduto nella notte
toccherà le spiagge nostre dove ancora
fanno male le orme di quel naufrago
che sapeva del nostro deserto.
La notte, ogni notte, ci promette e ci nega
la strada del ritorno, il tornaviaggio,
l’amore che ci salvi da noi stessi
e la parola che sia detta per sempre.
Ci sono in noi alberi senza nome
stanchi di far ombra e crescere da soli.
Coloro che non partono ma soffrono
di sete di scogliera, amano i porti,
salpano nel sonno, cercano un’altra sete
per appagare la prima, ci osservano,
ci vedono come navi, felici.
Siamo isole.

Juan Vicente Piqueras

daniela
02-May-2014, 22:41
Monotonia

A un giorno monotono ne segue
un altro monotono, identico. Accadranno
le stesse cose, riaccadranno di nuovo -
gli stessi istanti ci trovano e ci abbandonano.

Un mese passa e porta un altro mese.
I fatti che avverranno si intuiscono facilmente:
sono gli stessi noiosi fatti di ieri.
E il domani finisce per non sembrare più domani.

Costantino Kavafis

Claire
20-February-2015, 11:48
TRA ANDARSENE E RESTARE

Tra andarsene e restare è incerto il giorno,
innamorato della sua trasparenza.
La sera circolare si fa baia;
nel suo calmo viavai si mescola il mondo.
Tutto è visibile e tutto è elusivo,
tutto è vicino e tutto è inafferrabile.
Le carte, il libro, il bicchiere, la matita
riposano all'ombra dei loro nomi.
Il battito del tempo nella mia tempia ripete
la stessa testarda sillaba di sangue.
La luce fa del muro indifferente
uno spettrale teatro di riflessi.
Mi scopro nel centro di un occhio;
non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.
Si dissolve l'istante. Senza muovermi
io resto e vado. Sono una pausa.

OCTAVIO PAZ

daniela
15-February-2016, 15:02
Era una viva attesa che raggiava

Era una viva attesa che raggiava
in te paura e tremito ed in me
sensibile delizia d’inoltrarmi
fra gli alberi, di bere alle fontane.
Il barbaglio delle acque vaghe, il cielo,
le ombre quiete nell’aria animata,
anche il vento moveva in me il sorriso.
Era la stessa febbre che ci estrania
rapidamente dai morti e ci svia
mentre restano soli fra le torce
nell’immane fatica di scavarsi
la strada fra le rocce d’ombra, stanchi
e intenti a penetrare fino al fondo.
Ne vedesti il profilo aguzzo, accanto
riposano le mani estenuate.


Mario Luzi

daniela
12-November-2017, 20:29
Dedicata a Kaipirissima:

FUGA

Brevi sono le forme
che il caos inquieto produce.
La vita è fiamma vinta.
Ogni cosa è costretta
in uno spazio imperioso.
Ascese immani s’appuntano
al vertice di un’ora
per ricadere dolorosamente
in una perduta impotenza.
Se poi ci si rialzerà,
non è certo.
A volte il destino divaga.
Attese di anni non bastano
a dar tempo di giungere a un momento.
E noi stringiamo la grazia
come una mano che si ritira.

Vincenzo Cardarelli

daniela
06-February-2018, 14:43
Sempre voler capire. Non si può.
Bisogna cedere, bisogna ritirarsi,
bisogna fare come fanno i gatti
quando si acquattano, i muscoli in un fremito
contratti, prima di scagliarsi verso
una qualche preda, che sia per gioco
o che sia roba seria; o quando in ferocissimo
kabuki affrontano il rivale, e l'universo
intero allora si concentra in un assorto
e millimetrico avanzare, e poi
senza preavviso, forse perchè si sta mettendo
male - la scusa è sempre una mosca o un moscerino
che si ritrova dalle loro parti -
guardano in giro, si fingono distratti,
loro che c'entrano? mica era sul serio!
Ma chissà, forse si distraggono davvero.

Patrizia Cavalli