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Visualizza la versione completa : galateo di scrittura



zio fred
18-November-2011, 23:00
Mentre sopra i nostri moderatori stanno discutendo con Donna Letizia e Lina Sotis di opportune regole di bon ton forumista, zio fred ha avuto dall'Accademia della Crusca un contributo con questo “galateo” di scrittura tratto da: Umberto Eco, La Bustina di Minerva, Bompiani 2000

a. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
b. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
c. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
d. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
e. Ricorda(sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
f. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
g. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
h. Non generalizzare mai.
i. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
j. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
k. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
l. Solo gli stronzi usano parole volgari.
m. Sii sempre più o meno specifico.
n. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
o. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
p. Metti,le virgole, al posto giusto.
q. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
r. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
s. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
t. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
u. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
v. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
w. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
x. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
y. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
z. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
aa. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
bb. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
cc. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
dd. Non indulgere ad arcaismi o altri lessemi inusitati, nonché deepstructures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

Wentworth
22-November-2011, 23:14
s. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

Questo soprattutto è rimasto in testa a molti scrittori italiani...:roll:


Non indulgere ad arcaismi o altri lessemi inusitati, nonché deepstructures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

Auto-ironico Eco... :lol:

Patrizia
27-November-2011, 18:54
Il post di Dark Coffee dedicato agli errori è stato per me un coltello girato nella piaga: sono schiava delle parole e ossessionata dagli errori, soprattutto i miei, continuo a farne e mi tormentano:lol:.

Mi sono ricordata di un simpatico articolo di Guido Vitiello "Cameriere, c'è un refuso nel mio piatto", di cui riporto uno stralcio:


Ci sono letture che ti fanno sobbalzare sulla sedia, qualunque sia la tua disposizione d’animo del giorno. Oggi pomeriggio, aprendo a caso La montagna incantata di Thomas Mann, mi sono imbattuto per l’ennesima volta in una pagina che non riesco a togliermi dalla testa da anni: quella in cui Hans Castorp, in sogno, assiste allo smembramento rituale di un bambino, nella parte più oscura e inaccessibile di un tempio greco: «Due femmine grigie, mezze nude,dai capelli arrufffati, coi seni pendenti da streghe e i capezzoli lunghi un dito, erano intente , fra recipienti di fiamma, ad una crudele bisogna. Esse straziavano sopra una bacinelle il corpo di un bambino, lo squrciavano con le mani, in un silenzo selvaggio (Hans Castorp vide tenui fili biondi miesti a sangue) e ne inghiotttivano pezzi,così che le ossa scricchiolavano nella loro bocca dalle cui labbra orrende goccolava il sangue. Un gelido orrore teneva legato Hans Castop. Egli avrebbe voluto fuggire, ma gli sembrava di essere inchiodeato al suolo”.


Terribile, senza dubbio. Ma il punto è: che cosa, qui, è così terribile? L’immagine del neonato sbranato in un arcaico rito cannibalico? La descrizione delle due repellenti megere? Se hai dato una di queste due risposte, tutto bene, sei una persona normale e puoi anche smettere di leggere questo post. Se invece a provocarti un “gelido orrore” è stata la mole spaventosa di refusi (una dozzina) che ho disseminato nel testo, devi preoccuparti: sei un correttore di bozze, e lo sei nell’anima, qualunque sia il lavoro con cui ti guadagni da vivere.


Il vero correttore di bozze è quello che soffre fisicamente per i refusi: la sua è una malattia psicosomatica. Può leggere centinaia di pagine su genocidi, stupri etnici, catastrofi naturali, assassini seriali, streghe che divorano neonati, il tutto senza batter ciglio. Ma se vede un doppio spazio, un apice nel verso sbagliato, un errore di ortografia, una virgola troppo staccata dalla parola che la precede – ecco che lo percorre quel brivido profondo di disagio, quel prurito, quella smania di far giustizia, di drizzare i torti, di ristabilire l’ordine messo a soqquadro. Quando si tratta di refusi, il più mite correttore di bozze, con tanto di bandierina della pace esposta sul davanzale, si trasforma in un interventista umanitario, perfino in un guerrafondaio: guai a lasciare degli errori di battitura a piede libero in un libro sul Rwanda.


Qualcuno potrebbe vedere in questa sua curiosa forma mentis il segno di una schizofrenia morale, tratto che peraltro non manca mai nell’identikit psicologico di ogni buon genocida. Ma sarebbe, come vedremo, un’accusa ingenerosa.

Il vero correttore di bozze – qualunque sia il suo orario di lavoro – è sempre in servizio, come un poliziotto in villeggiatura che, dismessa l’uniforme, senta nondimeno l’impulso irrefrenabile di acciuffare il borseggiatore. Non arretra davanti a nulla, il correttore: se sta leggendo un libro già bell’e stampato, non accetta che i refusi l’abbiano fatta franca, perlomeno non nella copia in suo possesso: e così, diligentemente, li corregge a margine con la sua matitina, affinché, nell’impossibilità di far giustizia (ma c’è sempre la seconda edizione, che è come il processo d'appello), sia almeno ristabilita la verità. [...]

E via di questo passo... a me ha fatto sorridere...

silvia77
28-November-2011, 20:34
Anche a me fa sorridere perché faccio parte della categoria "correttori di bozze", e non solo nell'anima perché la correzione bozze è anche parte del mio lavoro. La tendenza-deformazione a notare gli errori negli scritti soprattutto altrui non mi impedisce però di riempire regolarmente di refusi ciò che scrivo io...:o