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Visualizza la versione completa : Giorgio Scerbanenco - Cento anni per cento delitti



Cecilia (Teresa)
17-November-2011, 20:14
http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQGgNxHWNR_LbyzJPK_U0mTZOVSkRYb7 Z-NlJFUHxu-8n95LsPx
(foto tratta dal web)

Si è appena svolto il centenario della nascita di Giorgio Scerbanenco (1911-2011), forse passato un po' in sordina. A Milano è stato celebrato con un evento chiamato proprio "Cento anni per cento delitti" e proprio ieri ho finito di leggere "I milanesi ammazzano al sabato", dopo aver apprezzato "Venere privata" ed è proprio vero quello che diceva Standbyme/Aurelio su Scerbanenco: è bello leggere romanzi dove non ci sono microchip, cellulari, GPS, ecc. ma tutto è imperniato sulla bravura di Duca Lamberti e le sue intuizioni.
E' bello capire dove si svolgono le scene dei gialli, con richiami a vie di Milano che bazzico tutti i giorni..

Qui trovate le mie recensioni su:
Venere privata: http://contornidinoir.blogspot.com/2011/06/giorgio-scerbanenco-venere-privata.html e
I milanesi ammazzano al sabato: http://contornidinoir.blogspot.com/2011/11/giorgio-scerbanenco-i-milanesi.html

ma sono sicura che ci saranno molti vostri post per ricordare questo grande scrittore e la sua prolifica bibliografia.

Vi aspetto!
Cecilia

zio fred
19-November-2011, 12:53
(foto tratta dal web)
ma sono sicura che ci saranno molti vostri post per ricordare questo grande scrittore e la sua prolifica bibliografia.
Vi aspetto!
Cecilia

ehm, forse son tutti impegnati altrove...
Che dirti cara Cecilia? mi riprometto sempre di leggere altro di Scerbanenco oltre a Le principesse di Acapulco e La sabbia non ricorda che non so neppure se siano tra i suoi migliori.
Dai, consigliami un suo libro che lo vado a prendere.

daniela
19-November-2011, 13:13
Ho scoperto solo recentemente Scerbanenco, con il Gruppo di Lettura.
Venere Privata mi è piaciuto tantissimo, ed ho adorato il dottore protagonista Duca Lamberti. Per quanto riguarda il discorso sull'omosessualità, letto ai giorni nostri appare totalmente anacronistico, e i termini usati per definirla mi hanno un po' infastidita, ma negli anni Sessanta era esattamente così che veniva considerata e con tali termini veniva nominata.

Ho letto successivamente I ragazzi del massacro, molto attuale e Al servizio di chi mi vuole.

Ma non mi fermo qui, ho intenzione di leggerne altri.

Cecilia (Teresa)
19-November-2011, 20:11
@zio fred: mi piacerebbe leggere "I ragazzi del massacro" o "Traditori di tutti", giusto per restare nel personaggio di Duca Lamberti. Ma la bibliografia è talmente lunga, che davvero non saprei consigliarti.
Anch'io, come Daniela, ho intenzione di leggerne parecchi..

Mauro
20-November-2011, 15:56
Anche io, come molti, ti consiglio la serie che ha come protagonista il medico radiato Duca Lamberti che si compone di quattro titoli

Venere privata (Garzanti)
Traditori di tutti (Garzanti)
I ragazzi del massacro (Garzanti)
I milanesi ammazzano al sabato (Garzanti)

Io però devo dire che il mio primo incontro con Scerbanenco è avenuto con "Milano calibro 9" che secondo me è un ottimo esempio della scrittura asciutta e affascinante di questo grande artista.

maureen
01-February-2012, 12:16
In lettura il mio primo Scerbanenco "Venere privata".

dolores
12-February-2012, 10:14
Nella mia libreria c'è un vecchio volume intitolato "La Milano nera", che contiene i 4 romanzi di Giorgio Scerbanenco con protagonista Duca Lamberti (Venere privata - Traditori di tutti - I ragazzi del massacro - I milanesi ammazzano al sabato), più alcuni racconti e alcune pagine di una autobiografia di Scerbanenco. All'interno di questo volume c'è un segnalibro pubblicitario in cui Oreste Del Buono presenta l'opera e riporta l'inizio della sua corrispondenza con Giorgio Scerbanenco. Ve lo ripropongo perché è veramente gustoso.

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSwrASZRGc0P7toWDmpU6t2oCO4wzXV2 1ys7ivG1hnNLcxeQWXE

In data anno di grazia 1964, arrivò la prima cartolina, una cartolina a colori riproducente una visione notturna neppure troppo incoraggiante di Lignano City (Udine) e dietro il seguente messaggio:

Caro Del Buono, un favore, se ti è possibile: il nome del N. 1 che sceglie i Gialli Garzanti. Ne sto scrivendo uno. Ciascuno si diletta come può, e per dimenticare tante cose sto lavorando a questo "nero" italiano. Non è una jamesbonderia formato provincia, ma qualche cosa di più. Di editori si muore, ma non se ne può fare a meno. Grazie se potrai darmi qualche indicazione utile. Caramente
Giorgio Scerbanenco.


Mi trovavo ad essere non il numero 1, ma il numero zero, comunque riuscii a dare l'indicazione utile. Un intervallo di tempo, e mi arrivò un pezzo di romanzo. Come andava? Scerbanenco aveva la bontà di sottoporsi a un mio giudizio, prima di decidere se continuare o no. Il giudizio non poteva non essere più che favorevole.
In data anno di grazia 1965, mi arrivò finalmente l'intero dattiloscritto, puntigliosamente battuto, di Venere privata, con letterina d'accompagnamento:

Caro Del Buono, questo è il romanzo. E' stato scritto con sacro furore e con sottile gioia. Mi sembra molto Scerbanenco, quello misconosciuto che tu conosci così bene. Spero che ti piaccia, che vada bene in ogni senso, raramente ho scritto con tanta convinzione, accanimento e diligenza, oltre tutto perché sapevo che avresti letto e deciso tu. Non ti spaventare del mio entusiasmo, forse sono un po' ex cosacco e ormai sono lanciato, ma sto già pensando al secondo "nero" con lo stesso protagonista, e con un titolo che mi appassiona ma che non so se si può mettere: "Americano e fesso". Scusami queste effusioni epistolari, ma sono poche le persone con le quali mi effondo così. Grazie di leggermi e cari saluti


Giorgio Scerbanenco.

Il titolo della seconda avventura di Duca Lamberti fu poi corretto in Traditori di tutti, forse l'altro titolo era migliore.
Ad ogni modo ho riportato quest'inizio di corrispondenza gialla e nera non per gloriarmi di una scoperta. Scoperta da parte mia proprio non ci fu, e neppure ci fu merito. Il merito fu tutto, ovviamente, di Scerbanenco e dell'editore che credette subito nei suoi romanzi. Ho riportato quest'inizio di corrispondenza gialla e nera per riassaporare la gioia di esser stato testimone più ancora che intermediario dell'esplosione del maggiore autore poliziesco italiano. E anche per riproporre la qualità del suo orgoglio e del suo pudore, della sua timidezza e della sua responsabilità di artigiano innamorato del mestiere, di fabbricante infaticabile di storie e di evocatore irresistibile di atmosfere.

(o.d.b.)

maureen
11-March-2012, 15:41
Dopo aver letto "Venere privata", ho proseguito con il secondo libro della serie con Duca Lamberti, "Traditori di tutti".
Io mi sono avvicinata al genere giallo/thriller relativamente da poco iniziando con i classici, e più precisamente con Christie e Simenon, ed ora con Scerbanenco.
E sto apprezzando molto questo tipo di "classici", perchè se è vero che la trama nasce e si sviluppa in seguito ad un delitto, ad un assassinio e al percorso che bisogna seguire per garantire il colpevole alle patrie galere, la storia non consiste solo in questo, ma sullo stesso binario c'è anche l'aspetto psicologico/umano sia del protagonista che deve risolvere il caso e sia dei protagonisti coinvolti nel caso.
In queste storie di Scerbanenco colui che si ritrova a condurre le indagini è il dottor Duca Lamberti, condannato per eutanasia, radiato dall'ordine dei medici, non ha più un lavoro e deve anche occuparsi di sua sorella e sua nipote.
Si ritroverà a fare il "poliziotto".
Non c'è il super poliziotto, gli effetti speciali, ci sono le persone, ben definite e ben descritte, con le loro storie personali.

Mauro
23-July-2012, 15:29
Dei quattro con protagonista Duca Lamberti è quello che ho amato di più perché è quello che, secondo me, meglio di tutti descrive Milano e la milanesità, almeno quella che è stata fino agli anni '70 e della quale ormai non v'è più traccia.

Andrea
12-February-2013, 18:44
Purtroppo è considerato ancora, da troppi, uno scrittore di genere e non un maestro della letteratura popolare. Scriveva per vivere e, soprattutto, aveva la gioia di scrivere.

Ho trovato un suo ritratto scritto dall'amico Oreste Del Buono, l'ho trovato tenero e divertente.

A proposito, sto leggendo "Il cinquecentodelitti"


GIORGIO SCERBANENCO si sa chi sia stato. Tanto per cominciare, fu Vladimir Scerbanenko, nato a Kiev nel 1911 da padre ucraino e da madre italiana, ma, dai sei mesi di vita, prima romano e poi milanese. Un anno e mezzo fresatore e successivamente magazziniere alla Borletti; a lungo milite sulle autoambulanze della Croce Rossa licenziato dalla stessa perché leggeva poesie e ancora licenziato anche come contabile di una grossa ditta perché sbagliava le fatture per scrivere novelle, e un giorno si decise a portare appunto una storia d’amore al numero 6 di piazza Carlo Erba dove aveva sede la Rizzoli, presieduta, movimentata, squassata dall’instancabile energia di Angelo Rizzoli. La Rizzoli pubblicava, infatti, un sacco di giornali a rotocalco, differenziantisi l’uno dall’altro per i colori più ancora che per i contenuti. Così, se il Secolo Illustrato era in inchiostro marrone, Novella era in viola, Cineillustrato in blu, Lei in seppia e così via. Ma quasi tutte quelle pubblicazioni erano aperte alle novelle, ai racconti, alle storie d' amore. Cesare Zavattini, fine letterato e stratega editoriale, era il tuttofare di Rizzoli per le storie d’amore e le pubblicazioni popolari. Aveva un gran fiuto, quindi acquistò subito la novella del malinconico lungagnone che pareva sfinito dalla fame. Non solo la pubblicò su Piccola, che, al momento, non ricordo di che colore fosse, ma anche sollecitò l’autore a portargli altra roba.
Cesare Zavattini non si era sbagliato: Giorgio Scerbanenco era destinato a diventare una macchina per riempire di storie d’amore interi giornali. Si adombrava facilmente quando qualcuno gli domandava se fosse davvero russo; anzi, era capace, per una domanda indiscreta del genere, di allontanarsi dal posto di lavoro e restare a lungo assente; lavorava tanto, comunque, e faceva tanto arricchire i suoi datori di lavoro, ma non era felice perché non andava palesemente d’accordo con se stesso. Prese a comportarsi come un principe russo da romanzo di Dostoevskij, spendeva molto, prodigava favolose mance ai camerieri incaricati di far piazza pulita intorno a lui degli avventori che non sopportava. E arrivò a comprarsi un macchinone e a farsi accompagnare da uno chauffeur che scendeva davanti al numero 6 di piazza Carlo Erba e gli apriva la portiera, togliendosi il berretto in segno d’omaggio. Così capitò che Angelo Rizzoli, che amava ogni tanto affacciarsi al balcone della sua fabbrica di sogni per vigilare su quella che riteneva, più che una parte di Milano, il suo Paese, un giorno assistesse allibito all’arrivo del suo autore, non la mandasse giù e facesse le sue osservazioni.
Per ripicca Giorgio Scerbanenco rinunciò a macchina, chauffeur e, già che c’era, anche alla Rizzoli e passò alla concorrenza. Arnoldo Mondadori aveva infatti deciso di andare al contrattacco dopo aver rimuginato rancorosamente a lungo sullo smacco che gli aveva inferto Angelo Rizzoli, facendo rendere oro le varie riviste a rotocalco che lui stesso aveva ceduto quasi gratuitamente al rivale in un momento di disagio e sfiducia. La testata che faceva guadagnare di più Rizzoli era Novella e Arnoldo Mondadori le contrappose Novellissima. Al limite del plagio o magari oltre. La stessa testata potenziata. Giorgio Scerbanenco avrebbe dovuto assicurare il resto per vincere. Ma non andò affatto così. Come spesso succede, la testata vecchia continuò ad aver più presa. Novellissima venne chiusa dopo pochi numeri e Giorgio Scerbanenco si ritrovò disoccupato. Certo, non era come quando si ritrovava disoccupato dopo aver tentato di esercitare qualche mestiere che non conosceva assolutamente, come il fresatore o il contabile. Allora, infatti, non sapeva letteralmente più cos’altro fare. Ormai, invece, era consapevole di contare abbastanza sul mercato: era in grado di scrivere quattro o cinque novelle o racconti alla settimana, di mandare avanti due puntate di romanzi su testate diverse alla settimana, di tenere due o tre rubriche di corrispondenza alla settimana e di buttar giù, sempre nella stessa, unica settimana, un numero imprecisato di pezzi e pezzetti necessari al completamento di questa o quella testata. E, se lo sapeva lui, lo sapeva anche Angelo Rizzoli che lo riassunse perché gli era utile e perché, per quella disavventura personale in cui era incorso, gli sarebbe costato meno ora di prima, ma, siccome non riusciva a dimenticare di aver subito un tradimento, giudicò di non aver più nulla di cui parlare con la macchina per raccontare storie d’amore.
La ragione più insidiosa della sua infelicità, Giorgio Scerbanenco l’avrebbe capita solo più tardi. A ossessionarlo era quel maledetto obbligo del lieto fine prescritto per ogni storia d'amore. Lui costruiva trame drammatiche di rapporti tra donne e uomini che non avrebbero potuto, ma dovevano chiudersi come le favole con l’“e vissero felici e contenti”. Sentiva troppo la responsabilità nei confronti del suo editore, sia pur muto, e del suo numerosissimo pubblico ma viveva il contrasto con le sue convinzioni intensamente e crudelmente. Solo in relativa vecchiaia, mentre Novella e tutti gli altri giornali del genere entravano in crisi di fronte alle rivendicazioni femministe, la macchina per raccontare storie d’amore decise di scrivere per sé. Dal rosa Giorgio Scerbanenco passò al giallo, anzi al nero, e scrisse libri di grande tensione in cui alla fine morivano quasi tutti, e a malapena scampava il protagonista, un medico radiato dall'albo per eutanasia. Pubblicati da Garzanti, Venere privata, Traditori di tutti, I ragazzi del massacro, I milanesi ammazzano al sabato hanno avuto uno straordinario successo. In Francia hanno addirittura trionfato. Ora sono arrivati anche in Ucraina. Ma Giorgio Scerbanenco non c’è più, se n’è andato nel 1969. Ogni tanto la sera mi invitava a brindare ai morti ammazzati in una giornata di lavoro. Non che nei suoi libri i buoni non venissero ammazzati dai cattivi, ma poi lui ammazzava tutti i cattivi. Mi diceva, mite: “Sai quanti ne ho fatti fuori oggi? Indovina... “. Era finalmente felice del suo lavoro, della sua donna, delle sue figlie. Peccato che sia morto quando aveva appena cominciato a prendere gusto a scrivere.

Rosy
12-February-2013, 21:56
Bello questo ritratto, Andrea.
Io ne avevo letto uno nell'appendice di Venere privata, ma questo ce lo mostra da un' altra angolatura.
Ciao
Rosy

Mauro
14-February-2013, 10:45
Davvero un bel ritratto e concordo con Andrea sulla definizione di "maestro della letteratura popolare", un umile mestierante della penna dal quale molti supponenti scribacchini odierni dovrebbero trarre insegnamento.

Leonardo
17-February-2013, 12:29
Ciao, sono nuovo però visto che si parla di Scerbanenco mi aggiungo subito alla discussione. Anche se è qualche anno che non leggo sue opere ( ma mi avete fatto tornare la voglia... ) mi ha attirato l'argomento visto che, come è già stato scritto, trattasi di autore sottovalutato: anzi, più che sottovalutato poco conosciuto dai più giovani ( e forse anche dai più vecchi ). E' molto più facile che siano noti autori molto recenti e poco validi ( quelli molto recenti e validi è invece giusto conoscerli! ) piuttosto che quelli come Scerbanenco ma è un difetto che non riguarda solo la letteratura, in tutti i campi mi accorgo che manca memoria storica. Una volta ritenevo che si trattasse di provincialismo, per cui l'autore italiano passa in secondo piano rispetto ad uno straniero ma, dopo aver constatato i successi di vendite di italiani che proprio non riesco a leggere, alla fine mi sono convinto che, per l'appunto, non c'è memoria storica e quindi bastano pochi anni per far sì che un grande scrittore sia progressivamente dimenticato. Grazie a Dio esistono le biblioteche...
Scerbanenco per me ha un fascino tutto particolare: sarà l'ambientazione ( spesso è Milano, capace di mille suggestioni ), sarà l'epoca ( vicina a quella dei polizieschi italiani degli anni '70 che amo così tanto ), saranno le trame e lo stile, fatto sta che Scerbanenco avvince veramente il lettore. Fosse stato di lungua inglese avrebbe venduto l'impossibile tra UK, USA e Oceania, ne sono certo. In settimana magari mi procuro uno dei titoli che avete menzionato e che non ho ancora letto.

Mauro
17-February-2013, 18:47
Ciao Leonardo.
Innanzi tutto benvenuto e poi complimenti per l'analisi del fenomeno Scerbanenco che condivido in pieno. Mi sentirei di aggiungere che, forse, la letteratura noir risente un po' dell'influenza degli scrittori americani che impongono alla narrazione un ritmo decisamente più serrato di quelli europei e chi comincia a frequentare questo genere abituandosi a quella rapidità nel susseguirsi degli avvenimenti finisce per non apprezzare l'introspettività (che richiede tempi narrativi più dilatati) tipica di scrittori come Scerbanenco o Izzo (altro autore che, se non conosci, ti consiglio vivamente).

Leonardo
18-February-2013, 20:42
Grazie Mauro per il consiglio a proposito di Izzo, mi procurerò presto qualcosa di suo.
Per quanto riguarda la diversità di ritmo tra USA ed Europa, credo che alla fine conti molto anche il gusto personale: a me piacciono entrambe le modalità narrative ( con una predilezione per quella più introspettiva ) però, se devo guardare quale è stato il modello di quando ero ragazzino, la TV era già molto ritmata e quindi ora dovrei disdegnare la "cadenza" più propriamente europea ( cosa che fortunatamente non mi accade! ). Secondo me conta molto ciò per cui si ha più affinità: alla fine il contesto può solo rallentare la scoperta di ciò che piace veramente ma poi le preferenze innate dentro di noi saltano fuori.
Però quello che dici tu ha sicuramente la sua influenza ( anche se il gusto personale può comunque opporvisi ): quando vedo l'iperattivismo di certi bambini di 4 anni che non riescono a stare concentrati su un'attività per più di qualche minuto e magari smanettano già con l'i-pad dei genitori mi si gela il sangue nelle vene...