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Visualizza la versione completa : Memorie di una cagna - Francesca Petrizzo



Enribello
02-February-2016, 11:37
http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/6246_Memoriediunacagna_1266957658.jpg


Una nave è in vista delle coste greche. A bordo, una donna cerca di distinguere il profilo del Peloponneso nella luce incerta del crepuscolo. È Elena di Troia, ricondotta in patria dal marito Menelao dopo la distruzione dell'orgogliosa città. Al vento e alle onde, lei affida la propria storia. E la sua voce racconta una verità diversa da quella che tutti conoscono: malinconica e vibrante, parla di una creatura assetata d'amore, piena di passione e sensualità, ma costretta a obbedire alla legge del padre-re e a sposare un uomo che non aveva scelto, né desiderava. Da qui una decisione fatale…
dal web

Il perché del titolo Memorie di una cagna lo spiega l'autrice stessa: "E’ una provocazione perché Elena nell'Iliade viene chiamata 'Faccia di cagna'. Tutti facciamo degli errori ma abbiamo il diritto di essere giudicati anche per i motivi di un'azione compiuta".

Allora il libro a me e’ piaciuto….quando e’ uscito la scrittrice aveva 19 anni…quindi le perdono alcune cosette…ad esempio le donne greche non usavano le gonne come si dice erroneamente nel testo.
La storia non e’ completamente rispondente al mito.
Ci sono infatti delle variazioni anche molto evidenti che pero’ nonostante io sia un appassionato di mitologia , non mi hanno dato fastidio. La lettura e’ molto scorrevole.
Un Elena triste e molto terrena quella che si racconta in prima persona ….ma anche molto determinata …gia’ da bambina soleva dire “io sono di pietra”.
Vittima della sua bellezza e in cerca della felicita’ andra’ incontro al suo tragico destino.
La scrittura e’ molto evocativa, ricercata… riesce a coinvolgere e a restituire un immagine di una donna straordinariamente moderna.



Fu strana l’alba della fine,gloriosa.Si alzo’ trionfante dal mare,veli di luce rosa a incorniciarla.Aurora dal peplo dorato,dalle dita di rosa.L’ultima dea di quel giorno,di quella guerra.
Diomede si alzo’ prese l’elmo. Lo guardai era gia’ un estraneo. Il nostro tempo era finito. Senza alzarmi scrutai il mare. Brillava d'oro pallido nella prima luce,e non sarebbe servito a niente dire che per vedere il suo splendore non era rimasto nessuno.

Corri, Enea, corri,sul tuo volto la cupa coscienza di tutta la vita
Che prende forma e ragione; corri e perderai Cassandra tra le vie,
perderai il tuo unico amore,e pochi fuggiaschi verranno con te,ma saranno abbastanza. E’ un altro il tuo destino, Enea,non finisce il tuo filo con questa rovina. Noi invece siamo legati a questa sconfitta e a questo cielo indifferente,lontano.