PDA

Visualizza la versione completa : Poiesis & polis, quando la poesia si fa politica



Andrea
14-November-2011, 14:40
A un giovane comunista

Ho in casa — come vedi — un canarino.
Giallo screziato di verde. Sua madre
certo, o suo padre, nacque lucherino.

È un ibrido. E mi piace meglio in quanto
nostrano. Mi diverte la sua grazia,
mi diletta il suo canto.
Torno in sua cara compagnia, bambino.

Ma tu pensi: I poeti sono matti.
Guardi appena; lo trovi stupidino.
Ti piace più Togliatti.

Umberto Saba

daniela
14-November-2011, 15:28
DELEGA

Non spaventarti se il lavoro è molto:
C’è bisogno di te che sei meno stanco.
Poiché hai sensi fini, senti
Come sotto i tuoi piedi suona cavo.
Rimedita i nostri errori:
C’è stato pure chi, fra noi,
S’è messo in cerca alla cieca
Come un bendato ripeterebbe un profilo,

E chi ha salpato come fanno i corsari,
E chi ha tentato con volontà buona.
Aiuta, insicuro. Tenta, benché insicuro,
Perché insicuro. Vedi
Se puoi reprimere il ribrezzo e la noia
Dei nostri dubbi e delle nostre certezze.
Mai siamo stati così ricchi, eppure
Viviamo in mezzo a mostri imbalsamati,
Ad altri mostri oscenamente vivi.
Non sgomentarti delle macerie
Né del lezzo delle discariche: noi
Ne abbiamo sgomberate a mani nude
Negli anni in cui avevamo i tuoi anni.
Reggi la corsa, del tuo meglio. Abbiamo
Pettinato la chioma alle comete,
Decifrato i segreti della genesi,
Calpestato la sabbia della luna,
Costruito Auschwitz e distrutto Hiroshima.
Vedi: non siamo rimasti inerti.
Sobbarcati, perplesso;
Non chiamarci maestri.

Primo Levi 24 giugno 1986

daniela
14-November-2011, 15:43
Il primo settembre 2004 un gruppo di terroristi ceceni prese in ostaggio gli studenti e gli insegnanti di una scuola di Beslan, in Ossezia. Ci furono delle esplosioni: fu una ecatombe. Il poeta Evghenij Evtushenko ha scritto questa poesia in ricordo di quanto accadde quel giorno.


La scuola di Beslan

Io sono uno che non ha mai finito una scuola in vita sua
Uno che ha sempre pagato per le malefatte altrui
ma ora vengo a te, Beslan,
per imparare davanti alle rovine della scuola tua.

Beslan, lo so, sono un cattivo padre io,
ma davvero dovrò assistere
alla fine di tutti i cinque figli miei
sopravvivendo nella vecchiaia per castigo?

Lo so, non sono in una città straniera
mentre cerco il mio cuore tra i fiotti del dolore
inciso goffamente col coltello
in quell’ultimo banco bruciato della scuola.

Che cosa sarai mai in Russia tu, o poeta?
Paragonato al tritolo, sei un moscerino.
E non abbiamo oggi scusa alcuna
se sulla terra tutto questo accade.

Come ad un tratto lì a Belsan tutto si fonde ancora:
l’inafferrabilità, il caos, l’orrore
l’imperizia di saper salvare senza fare vittime
e al tempo stesso tutte quelle storie di coraggio.

E il passato, guardandoci, trema
e il futuro, promessa innocente,
tra i cespugli si sottrae al presente
che gli spara alla schiena.

Ma la mezza luna abbraccia la croce.
Tra i banchi bruciati e tra i cespugli
come fratelli vagano Maometto e Cristo
raccogliendo dei bambini i pezzi.

Oh Dio dai tanti nomi, abbracciaci tutti!
Che davvero dovremo seppellire senza gloria
accanto ai bambini di ogni credo
noi stessi nel cimitero di Beslan?

Quando andavano i convogli in Kazakhstan,
stracolmi di ceceni ammassati l’un sull’altro,
il terrore futuro si stava generando là,
nel liquido amniotico di quei nascituri.

Laggiù, in quella prima culla sempre più cattivi,
si stringevano loro, felici di nascondersi così,
eppur sentivano attraverso il grembo della madre
il calcio dei fucili sulle teste.

E certo non pregavano Mosca
che li confinava nella steppa, dove tutto è piatto e spoglio,
come se per incanto sulla terra
Satana avesse cancellato i monti antichi.

Ma la lama ricurva della luna, lì
tra le fessure nei tetti delle case di terra
ricordava loro il segreto dell’Islam
tra gli slogan sovietici dell’inganno

E l’arroganza plebea di Eltsin,
e la fanfaronata di Graciov su quella "guerra-lampo"
li spinsero poi verso i primi attentati,,
e allora alla guerra non ci fu più scampo...

Le kamikaze cecene portano esplosioni sul petto,
alla vita, e al posto della collana al collo.
E come sempre, tanti più morti si lasciano alle spalle
tanto più basso è il prezzo della vita.

Com’è cambiato il volto del firmamento,
la tenebra a Beslan esplode solo per i tank,
e ha sussultato al pensiero della fine
in quella scuola e il quel campo di basket laggiù
la mina innescata da Stalin.

Ma a niente serve la vendetta.
Salvaci, Dio dai molti nomi, dalla vendetta.
Finché ci sono ancora bimbi vivi,
non ci dimentichiamo la parola "insieme".

Nessuno di noi è eroe da solo,
ma dinnanzi alla nuda verità tutti noi siamo nudi.
Io sto insieme ai bambini bruciati.
Sono anch’io uno di loro... Uno della scuola di Beslan.


Evghenij Evtushenko
(traduzione di Nadia Cicognini)

daniela
14-November-2011, 16:34
Il popolo

Portava il popolo le sue bandiere rosse
e tra la gente sulle pietre che calcava
io mi trovai, nel giorno strepitoso
e sulle alte canzoni della lotta.
Vidi passo a passo le sue conquiste.
Sola strada era la resistenza,
mentre isolati eran brani rotti
d'una stella, senza bocca né spicco.
Così nell'unità fatta in silenzio
erano il fuoco, il canto invincibile,
il lento passo umano sulla terra,
trasformato in profondità e battaglie.
Erano dignità che combatteva
gli antichi soprusi, e risvegliava
a sistema l'ordine delle vite,
che bussavano alle porte per prender posto
nella sala principale con le bandiere.

Pablo Neruda

daniela
14-November-2011, 22:26
Una metafora ... politica:

Il nemico

Finché il gregge fu sotto la protezione del
pastore, le pecore non si lamentavano. Il
nemico era ben definito: un lupo affamato che
ululava in lontananza e avrebbe dovuto fare la
sua comparsa nelle notti fredde. Ma passò
molto tempo senza che si vedessero lupi e il
pecoraio si portava via ogni sera un montone
per la cena degli uomini, chiamandolo con la
musica dello zufolo. Un tempo questa melodia
si udiva solo per la tosatura, e il gregge
rimaneva intatto; ora sono scomparse poco a poco
le pecore nere e poi anche quelle
bianche. Molte di esse non hanno mai visto un
lupo. Le pecore si chiedono: dov'è il nemico?


Juan Nicolás Padrón Barquín

Claire
14-November-2011, 22:49
SERVI DELLA GLEBA.


Piove sui galli di brughiera
piove sulle costellazioni di betulle bianche
piove sulle carriole al mattino imbrattate d’argilla
piove sul pane caldo che esce dai forni visitati da un gran fuoco tranquillo
piove sul pettorale dei cavalli rubicondi
piove a dirotto sul manto in erba dei tetti lacustri bagnati di merli e di ciuffolotti
piove sulle donne ostinate a riversarsi nelle chiese attraverso l’imbuto dei portici
piove sugli strati di aghi di abete sulla scalinata dei muschi smossi dalle salamandre
piove sul lago tranquillo delle anime semplici
piove sugli uomini pesanti e muti


Io mi sveglio
e mi siedo sui pezzi limpidi di terra
e mi metto sopra il culo delle montagne di lana
e conto
e conto
stanco dell’esilio
mi avvicino al tavolo, alla panca
e alla lucentezza dei coltelli
lascio immergersi in me le radici del pane


Più lontano delle mattine di globuli rossi
più lontano del sangue coagulato delle brughiere dove nuotano gli sparvieri
più lontano delle lepri bianche e grigie e dei camini che riprendono fiato
più lontano delle brevi mattinate invernali che vedono passare nell’occhio dei bimbi la carezza degli stagni selvatici
più lontano dei cavalli che nitriscono rosso al cuore delle patrie sfilacciate
più lontano della vegetazione delle ire inestricabili che lanciano le loro liane tra gli uomini in demolizione
più lontano delle emicranie vellutate che grattano, che mordono
più lontano delle aurore boreali riarse di banchise all’incontro dei paesi di rugiada
più lontano dei destini limati gettandosi in ginocchio
più lontano della brace ardente dell’occhio


IL SILENZIO
il campo chiuso del silenzio
la fermentazione del silenzio
che inciampa contro i vetri


Uomini, vi parlo d’un tempo che non ci apparteneva più,
ma d’un tempo artesiano che sgorga alla minima zappata
io vi parlo del tempo quando si edificavano le foreste
del tempo quando ogni fiore riceveva dagli uomini il sale del linguaggio
del tempo quando questa terra era popolata da un popolo solenne
era il tempo quando l’uomo era fratello all’uomo
quando gli uomini si salutavano dall’alto delle loro colline
quando gli uomini salutavano ogni mattina il latte della pioggia


Ho contato
la rosa del cielo verde
i suoni nasali di rondini rasenti ai camini
le spinte d’albe frondose a casa d’uomini che nascono soli
l’espropriazione d’una patria intera


E in riva all’oceano
i bozzoli notturni
la corsa dritta dei cinghiali
il lamento delle messi marcite, ordite d’insetti svacantati
in riva all’oceano
le campagne sfuggenti e i villaggi in quinconce strabordanti d’ammassi di grano
in riva all’oceano
il pelo umido dei cavalli di cristallo
il corallo dei lavatoi e delle fonti
i cani rossicci levigati di sonno
in riva all’oceano
la macchina dei boccaggi esplosivi
i gradini dell’aurora tra gli alberi crepitanti
in riva all’oceano
le risa delle cavallette
lamprede e gronghi datisi alla macchia
la conoscenza ininterrotta della morte
in riva all’oceano
lo stabilirsi degli uomini lucidi
che deliberano d’inventare una patria
erigendo sui promontori città di pietra degli animali di carne
in riva all’oceano
i riflessi battuti da uccelli rari
il soffio del vapore nei polmoni e i pugni tesi
in riva all’oceano
la confusione delle parole e dei gesti
la Visitazione di strane bestie ardenti che traballano agitate
la Visitazione in massia di palle di fuoco


TI URLO, PAESE
per i tuoi bagliori d’occhi dardeggianti
per i tuoi contrabbandi di calori feroci
le tue genealogie impaniate
i tuoi graniti porosi e gelati
Ti urlo, paese
per i tuoi ammassi d’erba medica a fior di pelle
i tuoi purosangue purulenti verdeggianti di zolfo
le pareti delle scuderie schiantate dai cavalli a calci
per tutti voi che siete me
o, ancor di più,
per tutti voi che siete più di me
e vi sento turbinare nella deriva dei silenzi schizzati via
E URLO


Suicidi viola
dietro le persiane chiuse
bimbi rachitici cacciati via a calci
uomini che traversate la strada come si traversa un lungo tubo umido
contadini attaccati schiena a schiena che guidano a voce greggi in corsa
orchestre di sole dirette in piedi appoggiati al cuore dei cavalli
Ho visto morire nella chiara notte
i bimbi color biscia e le bimbe brune sorte dal latte
ho visto cadere a zolle intere l’ardesia dai tetti inerti
ho visto proliferare le paludi alla bocca delle colline
faceva un tempo di fiamme verdi
un tempo di polvere d’acciaio
un tempo d’occhi germinati
e ho visto sotto le portiere del Ponant
sgretolarsi bimbi dilatati e pallidi
pesanti eredità di fatica
di speranze sequestrate
di foreste in gestazione
cronache vizze di cantori vibrare nella luce dei rami
paese di grigia paglia
paese d’umidità d’accresciuta violenza
paese d’attesa e di detriti
contemplo questo paese fatto di coste e strette baie
racchiuso da climi dolciastri
battuto da torbe rivoltate
oltrepassato da pallidi tumori, da pustole
dove non c’è posto per il contadini signore delle terre immobili
per il proletario che lotta in fabbrica contro gli affari e gli ingranaggi feroci


All’improvviso, per strada
ci prende il male spigoloso
il male che s’attorciglia e che rode
il male che buca e che perfora
il male che sforza ogni poro
il male trivellatore
il male, dolore trapanato a manovella
IL MALE DEL PAESE NATALE


Fratelli, fratelli miei
uomini ardenti cosparsi di spine
uomini taglienti all’ascolto dei sismografi
uomini del mio paese e d’altri luoghi
bevete ai geyser dell’umanità
armate la nave a grandi uomini pieni di giustizia
radunate i vostri fini acuminati dalla pulsazione degli estuari
fino nel fondo del fondo della stalla
Uomini semplici seduti nella vostra stalla chiusa
uomini ostacolati da tabù e da divieti
però vi sento crepitare nelle fiamme divoranti della mente
servi della gleba, paesani di villaggi abbandonati
uomini ricamati che pisciano lungo i fossi
uomini di vecchi candori che celebrano divinità dalle guance rosate e pallide
e anche voi, cittadini collezionisti di mobili e di attrezzi
uomini emaciati che marciscono sulla mucosa delle città straniere
vi sentite anche voi smangiati dalla libertà
uomini possenti che discutono della serenità dell’organo e dei piazzali
uomini crostosi eredi di ogni lebbra e di ogni carestia
uomini troppo umiliati, coi pugni chiusi di furore
sepolti nel tannino delle vostre carni straziate


Non esiste passato in Bretagna
soltanto un impercettibile movimento delle labbra
alla curva di piccole frasi anodine e friabili
soltanto un presente di volgarità giudiziarie
un futuro spazzato dalla violenza e dalla polvere
non esiste passato nel mio paese
altro non c’è che un ronzio di uomini refrattari
rivedo le ginestre sull’orina seccata
i poderi quarzati circondati dalle siepi


Ma non posso stare a sedere a lungo sull’erba
le deportazioni massicce continuano
abbiamo caldo ai fiumi
abbiamo caldo alle puzze d’alcool
siamo un popolo altoforno
un popolo forgiato di biancospino
noi non ci arrendiamo


Mi fermo vicino agli erpici e ai rulli
mastico le mie prime gemme di libertà
apro il ventaglio dei campi lavorati
e il nostro popolo vinto si esercita a maneggiare le maree montanti
vedo che tutti si radunano nelle piazze
boscaioli dell’alba stivati nei cutter del sole
zappatori sporchi d’erba e ruminanti che gettano i rampini in un passato proibito
scolari cupi e diligenti che stabiliscono all’improvviso relazioni di causa e effetto
operai analoghi che si svegliano con lentezza in sobborghi rattrappiti
grappoli di donne pesanti abbarbicate al dolore degli uomini
operai in sciopero che esigono il diritto di sguardo e di pressione sulle tubature del paese
attacchini di manifesti, giornalai, volantinatori, portatori di cartelli
studenti insolenti e nervosi che sfuggono con veemenza
dai fiati fetidi, dalle facce screpolate
scolari che ridono che provano coi piedi il fragile equilibro dell’acqua e del fuoco
sindacalisti licenziati venti volte dai robusti gesti d’uomini che misurano l’eterno
contadini tirati giù dal trattore e bastonati che la sera tirano fuori libri preziosi sul tavolo
voi siete la Bretagna che s’incendia
voi siete la Bretagna che si apre ai vènti del mondo
oggi io vi dico
oggi procederemo a degli smottamenti
ci saranno giravolte di luce nelle nebbie della solitudine
e l’angolo delle finestre schiumerà di felci
allora ci infileremo nell’odore delle intelaiature e delle intercapedini
per delle rivolte di tenerezza
Oggi io vi dico
emerge piano un popolo nuovo che si risparmia i raccolti esemplari
un popolo nuovo si libera da secoli vischiosi
questo paese cloroformizzato
queto paese che brulica di speranze clandestine
riapre gli occhi sulle periferie sopramarine
nascano in me le piogge tenere
per bagnare le campagne multicolori
sanguinino le felci sgualcite per il piacere degli uomini tastanti
scoppino le bocche prigioniere del mio popolo che figlia rondini
si rialzino le case strappate alla matrice delle frondaglie liquide
si svegli il mio popolo ai quattro angoli del mondo del mattino.


Paol Keineg.

Andrea
15-November-2011, 12:32
Dio e l'umanità sono come due amanti che si sono sbagliati circa il luogo dell'appuntamento.

Ciascuno è lì prima dell'ora, ma sono in due posti diversi e aspettano..aspettano...aspettano...

Lui è in piedi, immobile, inchiodato al posto per la perennità dei tempi.

Lei è distratta ed impaziente.

Sventurata, se ne ha abbastanza e se ne va.

Simone Weil - Cahier IV

Claire
16-November-2011, 09:10
Ascolta questo, figlio mio: le bombe cadevano
su Città del Messico
ma nessuno se ne rendeva conto.
L’aria portò il veleno attraverso
le strade e le finestre aperte.
Tu avevi appena mangiato e vedevi alla tele
i cartoni animati.
Stavo leggendo nella stanza accanto
quando seppi che andavamo a morire.
Nonostante il malessere e la nausea strisciai
fino alla sala da pranzo e ti trovai sul pavimento.
Ci abbracciamo. Mi domandasti cosa accadeva
e non dissi che stavamo nel programma funebre
ma che stavamo iniziando un viaggio,
uno nuovo, insieme, e di non avere paura.
Andando via, nemmeno la morte
ci chiuse gli occhi.
Che cosa siamo?, mi domandasti una settimana o un anno dopo,
formiche, api, cifre sbagliate
nella gran zuppa putrefatta del caso?
Siamo esseri umani, figlio mio, quasi uccelli,
eroi pubblici e segreti.

Roberto Bolaño

daniela
17-November-2011, 22:51
E allora, aquila bicipite,
verso dove abbiamo preso il volo
con una ignominiosa nuova gloria,
verso le tormente cecene?

Là, per vergogna e paura,
sulle vette guardarsi
negli occhi l'un l'altra
due teste aquiline non potranno.

Chi ti strappò le penne
sopra ceneri e polvere?
No, non fu scelta aquilina -
tra vergogna e paura.


Evgenij (Aleksandrovic) Evtusenko

Claire
17-November-2011, 22:57
Figli dell'epoca

Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.

Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell’altro politica.

Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.

Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.

Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.

Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano
e i campi inselvatichivano
come in epoche remote
e meno politiche.

Wislawa Szymborska

Baudin
17-November-2011, 23:58
La nostra marcia
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena del secondo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Il toro dei giorni è screziato.
Lento è il carro degli anni.
La corsa il nostro dio.
Il cuore il nostro tamburo.
Che c'è di più divino del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d'un proiettile?
Nostra arma sono le nostre canzoni.
Nostro oro sono le voci squillanti.
Prato, distenditi verde,
tappezza il fondo dei giorni.
Arcobaleno, dà un arco
ai veloci corsieri degli anni.
Vedete, il cielo ha noia delle stelle!
Da soli intessiamo i nostri canti.
E tu, Orsa maggiore, pretendi
che vivi ci assumano in cielo!
Canta! Bevi le gioie!
Primavera ricolma le vene.
Cuore, rulla come tamburo!
Il nostro petto è rame di timballi.

Vladimir Majakovskij

Baudin
19-November-2011, 19:51
Noi non ci bagneremo



Noi non ci bagneremo sulle spiagge
a mietere andremo noi
e il sole ci cuocerà come la crosta del pane.
Abbiamo il collo duro, la faccia
di terra abbiamo e le braccia
di legna secca colore di mattoni.
Abbiamo i tozzi da mangiare
insaccati nelle maniche
delle giubbe ad armacollo.
Dormiamo sulle aie
attaccati alle cavezze dei muli.
Non sente la nostra carne
il moscerino che solletica
e succhia il nostro sangue.
Ognuno ha le ossa torte
non sogna di salire sulle donne
che dormono fresche nelle vesti corte.

Rocco Scotellaro

Rosy
20-November-2011, 13:53
E di Trilussa, che mi dite?
La sua simpatica ironia nel fare satira politica mi ha sempre affascinata....

( considerando che è stata scritta nel 1913... non c'è male, no?
Sempre attuale)



UN
VOLO DE RICOGNIZZIONE
Doppo un gran volo L'Aquila
reale
s'incontrò co' la Lupa che je
chiese:
-
Che novità ce stanno ner Paese?
Come
l'hai ritrovato?... - Tale e quale:
un
ber celo, un ber mare, e lo Stivale
co'
le stesse osterie, le stesse chiese...
-
Però, l'Italia, a quello ch'ho sentito,
è
più forte e più granne... - Questo è vero,
ma
l'Italiano s'è rimpiccolito:
alliscia er rosso e se strofina ar
nero,
come
se annasse in cerca d'un partito
fra
er Padreterno e er Libbero Pensiero.
Nun
c'è sincerità, nun c'è più stima:
l'ideale politico è un
pretesto
pe'
poté caccià via chi c'era prima;
qualunque tinta è bona: in quanto ar
resto,
ognuno cerca d'arivà più
presto,
ognuno cerca d'arivà più in
cima.
Infatti La Cornacchia, vòi o nun
vòi,
ammalappena ricacciò
l'artiji
cercò l'appoggi e li trovò fra
noi...
- E'
naturale: te ne meraviji?
Speravi tu che dar Settanta in
poi
li
preti nun facessero più fiji?
26
Novembre 1913

Andrea
21-November-2011, 11:23
La prima fotografia di Hitler

E chi è questo pupo in vestina?
Ma è Adolfino, il figlio dei signori Hitler!
Diventerà forse un dottore in legge
o un tenore dell'opera di Vienna?
Di chi è questa manina, di chi, e gli occhietti, il nasino?
Di chi è il pancino pieno di latte, ancora non si sa:
d'un tipografo, d'un mercante, di un prete?
Dove andranno queste buffe gambette, dove?
Al giardinetto, a scuola, in uffcio, alle nozze
magari con la figlia del sindaco?
bebè, angeluccio, tesoruccio, piccolo raggio,
quando un anno fa veniva al mondo
non mancavano segni nel cielo e sulla terra:
un sole primaverile, gerani alle finestre,
musica d'organetto nel cortile,
un fausto presagio nella carta velina rosa,
prima del parto un sogno profetico della madre:
se sogni un colombo, è una lieta novella
se lo acchiappi, giungerà chi hai a lungo atteso.
Toc toc, chi è, è il cuoricino di Adolfino.
Ciucciotto, pannolino, bavaglio, sonaglio,
il bimbetto, lodando Iddio e toccando ferro, è sano,
somiglia ai genitori, al gattino nel cesto,
ai bambini di tutti gli album di famiglia.
Bè, adesso non piangeremo mica,
il fotografo farà clic sotto la tela nera.
Atelier Klinger, Grabenstrasse Braunau,
e Braunau è una cittadina piccola, ma dignitosa,
ditte solide, vicini dabbene,
profumo di torta e di sapone da bucato.
Non si sentono cani ululare né i passi del destino.
L'insegnante di storia allenta il colletto
e sbadiglia sui quaderni.

Wislawa Szymborska

daniela
22-November-2011, 22:04
Tempi brutti per la poesia

Sì, lo so: solo il felice
È amato. La sua voce
È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.

L'albero deforme nel cortile
È frutto del terreno cattivo, ma
Quelli che passano gli danno dello storpio
E hanno ragione.

Le barche verdi e le vele allegre della baia
Io non le vedo. Soprattutto
Vedo la rete strappata del pescatore.
Perché parlo solo del fatto
Che la colona quarantenne cammina in modo curvo?
I seni delle ragazze
Sono caldi come sempre.

Una rima in una mia canzone
Mi sembrerebbe quasi una spavalderia.

In me si combattono
L'entusiasmo per il melo in fiore
E il terrore per i discorsi dell'imbianchino ¹.
Ma solo il secondo
Mi spinge alla scrivania.

Bertolt Brecht

¹ Con "l'imbianchino" Brecht si riferisce a Hitler

daniela
22-November-2011, 22:09
Come hanno fatto a me

Ti racconteranno la storia
e col passare del tempo
ti benderanno gli occhi,
come hanno fatto a me.

Ti mostreranno l'ascia
e passato un po' di tempo
ti nasconderanno l'albero,
come hanno fatto a me.

Non ti serve a nulla sapere la verità
e avere ragione,
se quando gridi sai che
non ti ascoltano più.

Ti chiederanno di giurare
ti chiederanno di marciare
ti chiederanno le stesse cose
come hanno fatto a me.

Diranno che è tutto tuo
e se tenti di cambiarlo
ti pesteranno più forte
come hanno fatto a me.

Non ti serve a nulla sapere la verità
e avere ragione,
se quando gridi sai che
non ti ascoltano più.

Ti racconteranno la storia
e col passare del tempo
ti benderanno gli occhi,
come hanno fatto a me.

Carlos Varela

daniela
01-December-2011, 21:51
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?

Oggi arrivano i barbari.

Perché mai tanta inerzia no Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?

Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.

Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

Oggi arrivano i barbari
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.

Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.

Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti serii)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.


Costantino Kavafis

daniela
02-December-2011, 22:23
Per Aung San Suu Kyi prigioniera


Dalla chiusa corteccia germogliando

senza braccia né mani

senza gambe né piedi

tu parli o silenziosa

giorno per giorno

della morte

fai cibo.

Chi farà tacere il silenzio?

Chi fermerà ciò che non si muove?

Ti hanno rinchiusa,

non sapevano di farti seme.


Donatella Bisutti


Il 13 novembre 2010 Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, è stata liberata.


365

daniela
02-December-2011, 22:56
La storia


Ci mette così poco a perdersi:
così senza centro né cerchio
s’allontana il mio secolo. Quelli
che lo conoscevano devono far posto
a quanti ne sanno sempre meno.
Finché uno che lo ignora del tutto
trova un residuo bellico e lo rivende
come nuovo. E’ il primo passo.


Ermanno Krumm

Claire
02-December-2011, 23:05
[QUOTE=daniela;4023]Per Aung San Suu Kyi prigioniera

Bellissima!

daniela
03-December-2011, 22:43
Prima degli altri vennero a prendere gli zingari.
Ed io fui contento perchè rubavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei.
restai in silenzio perchè mi erano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali.
E fui sollevato perchè mi davano fastidio.
Poi vennero a prendere i comunisti.
Ed io non dissi nulla perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me.
E non c'era più nessuno per protestare.

Bertold Brecht

daniela
03-December-2011, 23:01
Naufragi


Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz'ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s'impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall'ancora e non dall'aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.

Erri De Luca

daniela
04-December-2011, 19:28
LA BOMBA INTELLIGENTE

Ho conosciuto una bomba
davvero intelligente.
Ogni notte torna dall'aviatore
americano che la sganciò -
per sbaglio, s'intende -
sulla Croce rossa di Kabul
e gli esplode
tra le tempie.


Pietro Berra

daniela
04-December-2011, 19:29
Lacrime dal mondo

Porsi l’orecchio ad un pianto:
era un bambino irakeno,la gamba sventrata,
una mina antiuomo aveva spento le sue speranze,
i suoi desideri, la sua voglia di crescere,
aveva spento la voglia di vita di un bambino
che non ha più lacrime per piangere.
Parlai con un giovane immigrato:
nato e cresciuto con la famiglia in Afghanistan,
la famiglia non c’è più, un missile intelligente;
con lui sono morte sette persone,
semplici contadini che avevano solo la colpa di vivere,
Mohammed non ha più lacrime per piangere.
Due storie, due persone, nessuna lacrima.

Arturo Longobardi

Claire
14-December-2011, 23:29
Quando saprai che sono morto


Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lagrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio.

Ernesto Che Guevara

Andrea
14-December-2011, 23:36
Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s’interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l’imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.


Bertolt Brecht

Andrea
16-December-2011, 17:11
RIVOLUZIONE

Una mano
più una mano
non son due mani
son mani unite
unisci la tua mano
alle nostre mani
perché il mondo
non stia in poche mani
ma
in tutte le mani

Gonzalo Arango

Andrea
16-December-2011, 17:19
Lo sguardo attento e impavido,
il fucile di cinque spanne,
alle prime luci dell’alba,
marciano sulla piazza d’armi,
le nuove ambiziose figlie della Cina,
che al belletto preferiscono i fucili.

Mao Tze Tung

Claire
16-December-2011, 22:54
Popolo di padroni popolo di servi


Un popolo padrone si avvia alla guerra santa
contro un popolo di servi.
C'è la luna piena e lo Spirito Santo
dice che tutto andrà bene:
le tombe saranno piene.


Il popolo dei servi sta ammassando armi
per l'ultima battaglia
che cos'altro ha da perdere
fuori di una vita ignominiosa
ma aspettare il fine-mese però è una buona cosa
e incassare lo stipendio il primo.


E sia dunque battaglia, concordano le due parti
temprati gli animi alla soluzione finale,
le prèfiche già affilano la gola per il lamento
e solo un bimbetto nudo scorrazza qua e là
libero ancora per la via
e grida con gola secca: e che sarà di me? Che sarà?



Natan Zach

Andrea
20-December-2011, 12:30
Corteo

Un vecchio d'oro con un orologio a lutto
Una regina di pena con un uomo d'Inghilterra
e lavoratori della pace con i tutori del mare
Un ussaro della compagnia con un fesso della morte
Un serpente da caffè con un macinino con gli occhiali
Un cacciatore di corda con un danzatore di teste
Un maresciallo di schiuma con una pipa in ritirata
Un neonato in abito nero con un gentleman in fasce
Un compositore da forca con un pendaglio di musica
Un raccattatore di coscienza con un rettore di cicche
Un arrotino di Coligny con un ammiraglio di forbici
Una suora del Bengala con una tigre di San Vincenzo di Paola
Un professore di porcellana con un aggiustatore di filosofia
Un controllore della Tavola Rotonda con cavalieri dell'Azienda del Gas di Parigi
Un'anitra a Sant'Elena con un Napoleone all'arancia
Un custode di Samotracia con una Vittoria di cimitero
Un rimorchiatore di famiglia numerosa con un padre d'alto mare
Un membro della prostata con una ipertrofia dell'Accademia francese
Un robusto cavallo in partibus con un vescovo da circo
Un controllore dalla voce bianca con un piccolo cantore d'autobus
Un chirurgo terribile con un bambino dentista
e il generale delle ostriche con un apritore di Gesuiti.

Jacques Prévert

daniela
30-December-2011, 15:22
“Un uomo muore dentro di me”

Un uomo muore dentro di me tutte le volte che un uomo
muore da qualche altra parte, assassinato
dalla paura e dall’ansia di altri uomini…
Un uomo muore in me ogni volta che in Asia
o sulla sponda di un fiume
d’Africa o d’America,
o nei parchi di una città d’Europa,
l’arma di un uomo uccide un uomo.
E la sua morte disfa
tutto ciò che credevo di avere eretto
in me su fondamenta eterne:
la fede nei miei eroi,
il mio gusto di stare in silenzio sotto i pini,
l’orgoglio che io avevo di essere uomo
ascoltando Platone narrare la morte di Socrate
e perfino il sapore dell’acqua e perfino il chiaro
piacere di riconoscere
che due e due fanno quattro …
tutto
di nuovo s’interroga
e pone mille domande senza risposta, nell’ora in cui l’uomo
penetra – a mano armata –
nella vita senza difesa di altri uomini.

di Jaime Torres Bodet

daniela
30-December-2011, 15:24
“Nessuno è solo”

In questo stesso istante
c’è un uomo che soffre,
un uomo torturato
solo perché ama
la libertà.
Ignoro
dove vive, che lingua
parla, di che colore
ha la pelle, come
si chiama, ma
in questo stesso istante,
quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia,
quell’uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto
di animale perseguitato
mentre si morde le labbra
per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo
grida ammanettato, esiste
in qualche posto.
Ho detto solo?
Non senti, come me,
il dolore del suo corpo
ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue
Sotto i colpi ciechi?

Josè Augustin Goytisolo

daniela
15-January-2012, 18:30
L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai

da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
...un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,

di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza

a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.

Pier Paolo Pasolini

Claire
17-January-2012, 22:59
La Recessione


Rivedremo calzoni coi rattoppi
rossi tramonti sui borghi
vuoti di macchine
pieni di povera gente che sarà tornata da Torino o dalla Germania
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come poltrone di senatori
e i bambini sapranno che la minestra è poca e che cosa significa un pezzo di pane
E la sera sarà più nera della fine del mondo e di notte sentiremo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane tra quei pochi tornati al nido tirerà fuori un mandolino
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno
E città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi
con i vestiti grigi
e dentro gli occhi una domanda che non è di soldi ma è solo d’amore
soltanto d’amore
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde
nella curva di un fiume
nel cuore di un vecchio bosco di querce
crolleranno un poco per sera
muretto per muretto
lamiera per lamiera
E gli antichi palazzi
saranno come montagne di pietra
soli e chiusi com’erano una volta
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremo i grilli o i tuoni
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno
ogni tanto come in un sogno
E i banditi avranno il viso di una volta
con i capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre pieni del nero delle notti di luna
e saranno armati solo di un coltello
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra leggero come una farfalla
e ricorderà ciò che è stato il silenzio il mondo
e ciò che sarà.


Pier Paolo Pasolini

Claire
18-January-2012, 11:31
LA TERRA DESOLATA


Radici
di alberi nel bosco
dentro di me si muovono
s’allargano, s’allungano
sprofondano
acqua cercando e sale
per crescere verso il sole
e resistere al vento
alla tempesta.Pioggia, semi e letame
voglia mi ridaràn di continuare
tornando primavera?Qui sotto starei bene
crescesse l’erba
e l’arca di Noè si aprisse
a vanessa e pantera
e uccelli in coro.Eva e Adamo arrivavano appena
a calpestarmi – solo a piedi nudi
poi son passati al ferro, al fuoco, al fumo
guerra, muri e miseria seminando
bruciando bestie e piante
maltrattandomi come una carcassa
senza amor né dolore
e un deserto lasciando.No, no – non han proprio capito
che il tempo va a rovescio
che senza terra non si vive più.

Sandro Boato

daniela
23-January-2012, 15:45
Il tempo dilazionato

S'avanzano giorni più duri.
Il tempo dilazionato e revocabile
già appare all'orizzonte.
Presto dovrai riallacciare le scarpe
e ricacciare i cani ai cascinali:
le viscere dei pesci nel vento
si sono fatte fredde.
Brucia a stento la luce dei lupini.
Lo sguardo tuo la nebbia esplora:
il tempo dilazionato e revocabile
già appare all'orizzonte.

Laggiù l'amata ti sprofonda nella sabbia,
che le sale ai capelli tesi al vento,
le tronca la parola,
le comanda di tacere,
la trova mortale,
e proclive all'addio
dopo ogni amplesso.

Non ti guardare intorno.
Allacciati le scarpe.
Rimanda indietro i cani.
Getta in mare i pesci.
Spegni i lupini!

S'avanzano giorni più duri.

Ingeborg Bachmann

daniela
23-January-2012, 15:49
La parola impossibile

Mi hanno dato il silenzio per serbare dentro di me
la vita che non si scambia con parole.
Me l'hanno dato per serbare dentro di me
le voci che solo in me sono vere.
Me lo hanno dato per serbare dentro di me
l’impossibile parola della verità.

Mi hanno dato il silenzio come una parola impossibile,
nuda e chiara come il fulgore di una lama invincibile,
per serbare dentro di me,
per ignorare dentro di me,
l’unica parola senza travestimento -
la Parola che mai si proferisce.

Adolfo Casais Monteiro

Andrea
06-February-2012, 10:17
Lorsignori

Han la testa sul collo,
dicon loro. Di pollo.
I piedi sulla terra.
Lavoran per la pace
preparando la guerra.
Tengon alta la face.
Ma, soprattutto, auspicano.
Dio, come auspicano.
Difendono i “valori”
che chiamano “ideali”.
(Son schietti, Lorsignori,
anche se non hanno ali.)

Giorgio Caproni

Claire
09-February-2012, 11:16
Quaranta ettari e un mulo per
BARACK HUSSEIN OBAMA








A giovane aratore


Dal tumulto emerge un emblema, una incisione,
un giovane Negro all'alba, in cappello di paglia e tuta da lavoro,
un emblema d’impossibile profezia, una folla
divisa come un solco scavato da mulo,
spartita per il suo presidente: un campo di cotone
screziato come neve
quaranta acri disteso, di folla dei prevedibili auspici
che il giovane aratore ignora i suoi avi
mai dimenticati per i capelli di cotone,
mentre allineata su un lato,
c'é una grave
corte di gufi occhialuti e, sull'orlo sfuggente
dello sfondo –
uno spauracchio gesticola, calpestandolo
con rabbia.
Il piccolo aratro continua su questa pagina rigata
oltre il suolo gemente, l’albero-frusta, del tornado,
la nera vendetta,
e il giovane aratore avverte il cambiamento nelle sue vene,
cuore, muscoli, tendini,
finché il terreno non rimane aperto come una bandiera, finchè
l'infallibile luce d'aurora
accende striature del campo
e i solchi attendono la semina.



Derek Walcott

Aleciccio
31-March-2012, 07:56
Discorso agli ateniesi 461 a.c. Pericle


Qui ad Atene noi facciamo così.


Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo
viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro
dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di
altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una
ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non
siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro
prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia
siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle
proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici
affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato
anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo
proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che
risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è
buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo,
ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una
politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della
democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà
sia solo il frutto del valore.


Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni
ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso,
la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

daniela
22-April-2012, 14:50
Essere nuovi come la luce a ogni alba
come il volo degli uccelli
e le gocce di rugiada:
come il volto dell’uomo
come gli occhi dei fanciulli
come l’acqua delle fonti:

vedere
la creazione emergere
dalla notte!

Non vi sono fatti precedenti:
non parlate di millenni
o di giorni o di altri millenni.

Né creatura alcuna correrà
il rischio di essere sazia:
principio altro principio genera
in vite irripetibili
come le primavere.

Io debbo essere un segno mai visto
ipostasi del non visto prima,
goccia consapevole o perla della notte,
il lucente attimo d’Iddio
che per me solamente
così si riveli e comunichi.

Unico male l’abitudine
e la scelta tragica:
discorrere invece che intuire.

E la mente si popola di idoli
e il cuore è un deserto lunare:
solo la Meraviglia ci potrà salvare
aprendo il varco
verso la Sostanza.

Allora il medesimo silenzio dell’origine
nuovamente fascerà le cose,
o eromperà – uguale
evento – il canto.

David Maria Turoldo

daniela
29-April-2012, 16:18
Il mondo ha un occhio solo

Siamo in tanti a non essere invitati,
la tavola è pronta ma noi dietro i vetri
guardiamo gli altri ridere e star bene.
Siamo in tanti, in troppi a guardare,
vorremmo essere lì, siamo pronti
a star bene e anche a pagare il conto
alla fine, con una mano sul cuore.
Ma chi è che ha chiuso in principio la porta
in faccia a gente buona come noi
così buona che non capisce nemmeno le ragioni
che ci proibiscono di entrare e star bene.
Questa festa non è né lunga né tranquilla ,
il mondo ha un occhio solo, capite,
e non si divertiranno le donne ben vestite,
non dormiranno in pace gli uomini grassi,
non canteranno le strade ed i bambini
finché non entreremo anche noi
a ridere insieme, poi a pagare il conto.

Giovanni Arpino

daniela
29-April-2012, 16:20
Il periodo clandestino


Fu un amore, amici,
che doveva finire;
credemmo che gli uomini fossero santi,
i cattivi uccisi da noi,
credemmo diventasse tutta festa e perdono,
le piante stormissero fanfare di verde,
la morte premio che brilla
come sul petto del bambino
la medaglia alle scuole elementari.
Con pena, con lunga ritrosia,
ci ricredemmo.
Rimane in noi il giglio di quell'amore.

Mario Tobino

Andrea
01-May-2012, 13:59
Il mio Maggio


A tutti,
a quanti, spossati dalle macchine,
si sono riversati per le strade,
a tutti,
alle schiene sfinite dalla terra
e che invocano una festa,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro, compagni,
con la voce affratellata nel canto.
E' mio il mondo con le sue primavere.
Sciogliti in sole, neve!
Io sono operaio,
è mio questo maggio!
Io sono contadino,
questo maggio è mio!


A tutti
A quelli che, scatenata l'ira delle trincee,
si sono appostati in agguati omicidi,
a tutti,
a quelli che dalle corazzate
sui fratelli
hanno puntato le torri coi cannoni,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,
allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
Taci, ululato del fucile!
Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
Sono marinaio,
è mio questo maggio!
Sono soldato,
questo maggio è mio!


A tutte
le case,
le piazze
le strade,
strette dall'inverno di ghiaccio,
a tutte
le fameliche
steppe,
alle foreste,
alle messi,
il primo maggio!
Salutate
il primo fra tutti i maggi
con una piena
di fertilità, di primavere,
di uomini!
Verde dei campi, canta!
Urlo delle sirene, innalzati!
Sono il ferro,
è mio questo maggio!
Sono la terra,
questo maggio è mio!


Majakovskij

Aleciccio
08-May-2012, 19:30
L’ allargamento dell’Unione Europea

Ci sono caprioli che percorrono di notte
i sentieri jugoslavi di pattuglia
per evitare i rovi
come acrobati sul ciglio del confine
voi dite “non esiste più il confine”
ma io lo vedo ancora
è una traccia senza erba fra le spine
sono i cippi conficcati nella terra
perché fra tutti gli animali
l’uomo è il solo
che segna il territorio con le pietre.

Francesco Tomada

daniela
10-May-2012, 22:11
Quando parlano

Quando parlano nei bar
di amore, libertà e simili,
come dir loro dell’amore in rovina
... che resiste anche all’isolamento,
della giustizia che si crea nel caos
di mille offese e violazioni,
come dir loro della libertà che si conquista solo
dal fondo di prigioni soffocanti
che ingabbiano ogni ora della nostra vita…

Titos Patrikios


Una vera perla, grazie Ale per averla trovata!

daniela
10-May-2012, 22:17
Regalo di compleanno

Mi hanno regalato altri anni ancora
per parlare non solo, come un tempo,
degli scomparsi, che avremmo dimenticato
ma anche di quelli in mezzo ai quali vivo
di quanti incrocio senza conoscere bene
di quanti rischiano di essere dimenticati anche da vivi.

Titos Patrikios

daniela
22-May-2012, 21:58
Un grido alla vita

Le mani in alto
le gambe aperte.
Una canna di fucile che lo punta.
Se per caso
gli avvenisse di battere le palpebre
è un uomo morto.

Le mani dietro
impiccate con catene lucenti.
Gli occhi bendati.
Alcuni artigli
che guidano il suo rastrello
all'angolo che mai dovrà dimenticare.

Quattro mura
fredde e putrescenti
i carnefici
circondano la sua carne spoglia
meditando da dove
strappargli qualche parola.

Chissà forse le braccia appese dietro
fino a staccargliele dallo scheletro
potrebbe essere efficace.

Oppure immergere la sua testa
nella profondità dell'oceano notturno
potrebbe risultare meglio.

O forse qualche filo metallico
infilato in sanguinanti piaghe
potrebbe essere un successo.

E può darsi che
giocare alla roulette russa
risulti divertente
per strappargli finalmente
qualche parola.

Pensandoci meglio..
un bastone, un fucile
o un membro virile
forzato brutalmente nelle sue viscere
chissà non porti alla promozione desiderata.

Lui, lei , loro
agonizzanti prigionieri
sudano lacrime e sangue
sempre
sempre afferrati dalla vita.

Alla resistenza di donne e uomini torturati in prigione:molti persero la vita.
Milagros Chavez Gonzales( detenuta politica in Perù)

Aleciccio
23-May-2012, 14:23
Non piangete
Giovanni Falcone,
i vincitori
non si piangono.
Lui scelse la lotta e la morte
per vivere una luce
che non si spegne in un mondo
dove prevalgono le tenebre.
Non piangete
Giovanni Falcone:
non nascose il suo volto
nel fango quotidiano,
non lo fermarono
né minacce, né lusinghe,
perché lui era già
il vincitore.
Non gli importava
sapere l’ora della morte:
era un passaggio obbligato,
una consapevolezza titanica;
i leoni non vanno a morire
con la criniera abbassata.
E mentre lo sdegno
degli Uomini
montava come un uragano
allo scatto
del pulsante assassino,
chissà in quale parte
inimmaginabile
dell’Universo siderale,
Dante e Omero
celebravano
l’apoteosi
di Giovanni Falcone.
Spargete fiori
sul passo del vincitore,
coprite l’autostrada
di ghirlande di lauro.
Giovanni non appartiene
al regno dei morti.
I morti sono la calunnia,
la maldicenza, l’invidia:
piccoli immondi tarli
senza storia,
tare di un mondo
dove la tecnologia
ha retrocesso il cuore
nel Medioevo.
Non piange la terra
che si è nutrita
con il suo sangue,
per partorire germogli
di eternità.
Il vortice del vento
ne carpirà le spore
alla ricerca
di altri suoli fecondi.
Non piangete
Giovanni Falcone.
Voi sì,
madri dei suoi assassini,
voi sì avete diritto
al pianto,
alla disperazione,
a strapparvi i capelli,
a vestirvi di un nero eterno,
a maledire
il vostro latte avvelenato
che li ha nutriti.
Ma non puoi piangere
chi scelse il prezzo
di essere libero!
Fermati
pellegrino del mondo,
fermati accanto
all’autostrada divelta,
fermati all’alba
(non quando tramonta il sole):
ti illuminerai
di miriadi
di germogli splendenti,
tutti con il volto intatto
e immacolato
di Giovanni Falcone.

“Il vincitore” di Nino d’Ambra

Andrea
04-June-2012, 11:04
San Francesco, delicatezza di sbirro, la luna non si stacca dal monte, Italia Giolittiana, frasaismo borghese imperialismo intellettuale, rospi, serponi e il domatore, ascelle di maestrine in sudore, zitelle mature coll'ombra distesa sul passo domenicale, Louis XIV (l'Italie c'est moi), sull'Arno secolare rigovernatura delle lettere, industrie del cadavere, onestà borghese, tecnica cerebrale, manuale del pellirossa.
Vo alla latrina e vomito (verità).
Letteratura nazionale
Industria del cadavere.
Si Salvi Chi Può.


Dino Campana

Andrea
04-June-2012, 12:24
MUORE IGNOMINIOSAMENTE LA REPUBBLICA

Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima - cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale di che sognata equità. E l'udienza è tolta.

MARIO LUZI

daniela
24-June-2012, 15:05
Lo senti?

In questo stesso istante
c'è un uomo che soffre,
un uomo torturato
solo perché ama
la libertà
Ignoro
dove vive, che lingua
parla, di che colore
ha la pelle, come
si chiama, ma
in questo stesso istante,
quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia,
quell'uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto
di animale perseguitato
mentre si morde le labbra
per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo
grida ammanettato, esiste
in qualche posto.
Ho detto solo?
Non senti, come me,
il dolore del suo corpo
ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue
sotto i colpi ciechi?
Nessuno è solo. Adesso,
in questo istante,
anche te e me
ci tengono ammanettati.

Josè Augustin Goytisolo

Indigowitch
27-June-2012, 21:50
Il caduto


Prendi

la tua agonia

e la pallottola

che hai

nel polmone.

Porta tutto

a tua madre

e dille

che con una

medaglia

il conto

torna.

E’ la liquidazione

di un sergente.

Se la può consolare

dille

che per un capitano

non c’è di più

che un patriottico

noioso

discorso.

Riccardo Mannerini

daniela
28-June-2012, 22:12
Il becco dell'uccello solare apre il cuore dello spazio
frutto di pietra
frutto di tempo
melagrana d'anni neri cremisi violetti
Spazio spazio fessurato
Cicatrici di sale sulla fronte del fuoco
varchi sotto un astro iracondo
dialoghi all'addiaccio tra luna e neve
Tracce rosse orme d'astri
veste dell'incendio
rampicante del vino sulla rupe
Paesi come un leone sopito
paesi come un convito di fiamme
materie in estasi fiumi fermi
estensioni regni dell'ala dispiegata
Tra quiete e movimento
gran battito dell'essere
Un brusio di vento e pioggia s'alza ai confini
come selva e febbre avanza l'uragano
gli occhi sigillati
gli occhi gonfi di visioni
L'uragano s'è piantato in mezzo alla tua anima
ciò che un suo piede schiaccia, verdeggia sotto l'altro

Octavio Paz

Andrea
18-July-2012, 17:39
Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.

Martin Luther King

daniela
18-July-2012, 22:22
La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...

- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -

Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.

Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!

Trilussa

daniela
07-October-2012, 22:29
Non quelli dentro il bunker,
non quelli con le scorte alimentari, nessuno di città,
si salveranno indios, balti, masai,
beduini protetti dal vento, mongoli su cavalli,
e poi uno di Napoli nascosto nel vesuvio,e un ebreo avvolto in uno sciame di parole,
per tradizione illesi dentro fornaci ardenti.
Si salveranno più donne che uomini,
più pesci che mammiferi,
sparirà il rock and roll, resteranno le preghiere,
scomparirà il denaro, torneranno le conchiglie.
L’umanità sarà poca, meticcia, zingara
e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita,
la più grande ricchezza da trasmettere ai figli

De Luca

Andrea
19-October-2012, 19:44
Gli ingranaggi

Che tristezza per coloro che accettarono
Di essere gli ingranaggi di una macchina
Credendo che fosse la loro voce
I monotoni rumori della macchina

Che orrore quando vedo
mani senza testa muovere la macchina
con movimenti ritmici, gli stessi,
che una voce di altri comanda

Che inaudito schifo
osservare occhi e bocca
di chi per conto di altri parla e guarda
anche loro ingranaggi della macchina

Che odio infinito
per chi uccide con mani altrui
quando con carne costruisce ingranaggi
scavando una fossa per la vita

Che amore, culto, ammirazione
verso coloro che si battono sempre
perché scoprano voce gli ingranaggi
e nella vita trovino uno scopo

Alekos Panagulis

Andrea
22-October-2012, 14:10
Ho sentito dalle dune alcuni spari, come
un rumore di pagine sfogliate con secco nervosismo
nel libro della vita e della morte

Yehuda Amichai

Sir Galahad
06-November-2012, 20:08
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia no Senato?
,,,,,,

Costantino Kavafis

Montale coglie la novità rappresentata da Kavafis nel panorama letterario europeo in questi termini: "A una prima occhiata Kavafis sembra autore di poemi conviviali come ne scrissero Pascoli e Rilke: poemetti d'intonazione neoclassica, e sia pure con sentimento moderno. Ma le somiglianze si fermano all'esteriorità perché Kavafis è un vero alessandrino nello spirito e nella carne, del tutto alieno da quei ripensamenti umanistici che sono sempre alle radici di ogni classicismo autentico".

Rosy
06-November-2012, 20:38
Non quelli dentro il bunker,
non quelli con le scorte alimentari, nessuno di città,
si salveranno indios, balti, masai,
beduini protetti dal vento, mongoli su cavalli,
e poi uno di Napoli nascosto nel vesuvio,e un ebreo avvolto in uno sciame di parole,
per tradizione illesi dentro fornaci ardenti.
Si salveranno più donne che uomini,
più pesci che mammiferi,
sparirà il rock and roll, resteranno le preghiere,
scomparirà il denaro, torneranno le conchiglie.
L’umanità sarà poca, meticcia, zingara
e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita,
la più grande ricchezza da trasmettere ai figli

De Luca stupenda poesia , che non avevo mai sentito. De Luca non mi delude mai.
Grazie di questo gioiello! Ciao
Rosy

daniela
10-November-2012, 16:23
La storia

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.

La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra
carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi.
Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.

La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno gliene ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.

Eugenio Montale

daniela
17-December-2012, 13:31
Un tappeto per la mia ragazza.
Piccolo, a colori vivaci,
perché i suoi piedi si ricordino di me ogni mattina.
Mi è costato meno di tremila pesetas
in un negozio del quartiere vecchio: hand-made in India.

Poi leggo sul giornale
che ho una possibilità su tre che sia stato tessuto
dalle dita agili di un bambino schiavo
capace di star seduto per ore e ore
nella stessa posizione
il che determina incrementi di produttività importanti.

Hand-made in India,
il suo corpo torto,
le mani sfibrate.
Il mondo è diventato
così piccolo che è difficile
serbare la minima distanza d’igiene necessaria
davanti allo sfruttamento
e le nostre digestioni si risentono.
In qualche momento sono stato condannato all’inferno
ma altri scontano la condanna al posto mio.

Casa di molti piani
senza scale, e una cantina sigillata
dove a volte sprofondo per non respirare.

(Jorge Riechmann, in POESIA n. 277, dicembre 2012)

daniela
13-January-2013, 14:04
Contro l'usura e l'interesse contro la rendita
contro un tempo di avere più che di essere
contro l'ordine fondato su una compravendita
contro la vita che logora fino a dolere

contro la forza che opprime - là io canto.
E dove amore si cerca e non si trova
dove la vita si misura a tanto e tanto
dove la menzogna impera- là io sono contro.

E perciò disturbo e sono malvisto.
Che se il tempo è di sbarre io resisto
e quando alcuni tacciono io non taccio.

Io sono il renitente il dissidente.
Perciò mi han guardato di mal occhio
e perciò persisto e canto e parlo.

Manuel Alegre

daniela
16-January-2013, 21:57
Vedo chiaro il sistema, che è assai noto
in apparenza, ma non lo è però
nell’insieme! Qui c’è gente seduta. Pochi in alto
e molti in basso. E quelli che in alto gridano
a quelli in basso: “Venite su, così
saremo tutti in alto”. Ma se guardi
vedi qualcosa, nascosto
tra quelli in alto e quelli in basso, quasi
una specie di strada; ma non è
una strada. E’ un asse. Ora lo vedi
chiaro, è un’altalena; tutto il sistema
è un’altalena con due capi, l’uno
dipendendo dall’altro, e quelli in alto
sono lassù perché gli altri sono in basso:
ché se quelli venissero su in alto,
gli toccherebbe scendere. Così
debbon volere che gli altri rimangano
eternamente in basso e che mai salgano.
Eppoi in basso, dev’esserci più gente,
sennò l’altalena si muove – perché è un’altalena.

B. Brecht

daniela
21-January-2013, 22:50
Ragioni non chiedete, non ne ho,
o ne darò a iosa: lo sappiamo
che le ragioni son parole, tutte nate
dal mite perbenismo che impariamo.

Ragioni non chiedete per capire
la forza di marea che m'empie il petto,
questo star male al mondo e in questa legge:
la legge io non l'ho fatta, il mondo io non l'accetto.

Ragioni non chiedete, né scusanti,
del modo mio d'amare e d'annientare:
quando la notte è troppa arriva l'alba
di primavera che dovrà spuntare.

Josè Saramago

daniela
26-January-2013, 18:40
La bambina di Pompei


Poiché l'angoscia di ciascuno è la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l'aria volta in veleno
È filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta è stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull'altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

Primo Levi 20 novembre 1978

Andrea
29-January-2013, 16:39
I miglioramenti del regime

1
Se si domanda in giro allora si sente dire: ci sono molti
miglioramenti.
Molti che per lungo tempo non avevano alcun lavoro
Adesso hanno un lavoro. A dire il vero
Continuano ancora ad aver fame come prima. In effetti
I salari non sono scesi, ma gli alimentari sono diventati più cari.
In compenso alcuni macellai
Sono stati trascinati via dai loro negozi e messi in carcere
Dato che avevano rincarato troppo. La farina bianca
Che tra l’altro non si può più toccare
Non è tanto più cara di prima solo che
Per ogni mezzo chilo di farina bianca bisogna anche prendere
mezzo chilo di farina nera
Che non si può impiegare per nulla. D’altra parte
Ci sono fabbriche dove il pranzo
Costa solo venti pfennig ed è abbondante, questo è un grande miglioramento,
Peccato che queste fabbriche siano rare. In ogni modo
Molti conoscono uno o un altro, che lavora
in una fabbrica del genere.
Qualche volta anche per Natale viene all’improvviso
in una fabbrica
Buttato denaro, tutti ne ricevono, allora si dice
È stato il Führer a volere questo.
2
Il Führer vigila anche sui prezzi. Solo per questo motivo
Si può per esempio avere un mantello ancora con il prezzo vecchio
anche se
Non dura così tanto come quelli di una volta. Senza il Führer
Sarebbe diventato però più caro. Senz’altro
Il Führer deve fare le pulci ai capitalisti.
Naturalmente
Questi si sono aumentati i dividendi, ma significa
Che i capitalisti si mettono in tasca i loro profitti
Ancora soltanto pieni di timore ed essi devono
Perlomeno una volta l’anno, il Primo Maggio, pubblicamente
Su ordine dello Stato levarsi il cappello davanti ai manovali
Che fanno per loro i lavori duri.
….
4
E così ci sono dappertutto miglioramenti e il discorso su di essi
Riempie anche all’affamato la bocca, se
Invece di una goccia adesso ne cadono due sulla pietra scottante
Non è questo un miglioramento? Non tutti riconoscono
Che quello che è stato migliorato è solo il sistema dello sfruttamento
Che solo le ruberie sono migliorate e solo i metodi
Della oppressione vengono ogni giorno migliorati.

Bertolt Brecht

Aleciccio
03-February-2013, 18:19
Di un pò, ma come hai
fatto
a diventare Presidente?
Beh, un metodo ce l’ho,
sono suadente!
Convinco le persone
(che sanno poco o niente)
a pensar bene di me,
che sono un gran fetente.
Tu non ci crederai,
l’effetto è sorprendente…
Presto sarò rieletto,
atteso e venerato e anche
rimborsato…
da tutta questa brava gente.


Maria Grazia Nigi

Andrea
06-March-2013, 11:25
1989


chi dice che i morti possono abbracciare?
come cavalli meravigliosi
criniere grigio argento
stando fuori della finestra nella gelida luce lunare
i morti vengono sepolti nei giorni del passato
in giorni passati da poco
i pazzi furono legati ai letti
rigidi come chiodi di ferro
a bloccare il legname dell’oscurità
il coperchio della bara ogni giorno
serrando in questo modo


chi dice che i morti sono morti e andati?
i morti
avvolti nel vagabondaggio dei loro giorni estremi
sono sempre i padroni
quattro loro volti su quattro mura
tuttavia ancora macelleria
sangue
è ancora l’unico paesaggio famoso
a dormire nella tomba furono fortunati
ma si risvegliarono in
un domani gli uccelli temono persino di più
questo senza dubbio è un anno perfettamente ordinario




Yang Lian

daniela
13-March-2013, 22:14
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.

La spada mia, pesante in braccia stanche,
l’ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell’anticamera, rotti in mille pezzi.

La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.

La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.

Fernando Pessoa

Claire
06-April-2013, 23:17
Alle fontane i vecchi
le donne con i secchi lungo il fiume
e l’aria fischiettava di proiettili e schegge,
la banda musicale degli assedi, insieme alle sirene.
Danubio, Sava, Drina, Neretva, Miljacka, Bosna,
ultimi fiumi aggiunti alle guerre del millenovecento,
gli eserciti azzannavano le rive, sgarrettavano i ponti,
luci della città, Chaplin, le luci di quelle città
erano tutte spente.
L’Europa intorno prosperava illesa.
Altre madri in ginocchio attingono alle rive,
dopo che il Volga fermò a Stalingrado la sesta armata di von Paulus
e la respinse indietro e l’inseguì fino all’ultimo ponte sulla Sprea,
affogando Berlino.
Acque d’Europa specchiano ancora incendi.
La Vistola al disgelo illuminata dalle fiamme del ghetto:
non poteva bastare al novecento.
L’acqua in Europa torna a costare l’equivalente in sangue.

Erri De Luca da Opera sull’acqua e altre poesie

Claire
18-April-2013, 11:41
Alla bandiera rossa

Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961

Andrea
24-April-2013, 16:20
I partigiani


Non per ragioni di gloria
andammo in montagna
a far la guerra.
Di guerra eravamo stufi
di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere,
i piedi, gli occhi, le orecchie;
lasciateci dormire nel fienile
con una ragazza.
Per questo abbiamo sparato
ci siamo fatti impiccare
siamo andati al macello
piangendo nel cuore
con le labbra tremanti.
Ma anche così sapevamo
che di fronte ad un boia fascista,
noi eravamo persone
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non abbiano a perdere anche loro
la giovinezza


Nino Pedretti

Rosy
24-April-2013, 20:42
Questa poesia mi ...toglie il respiro. Grazie. Rosy

Claire
25-April-2013, 18:55
“Nessuno è solo”


In questo stesso istante
c’è un uomo che soffre,
un uomo torturato
solo perché ama
la libertà.
Ignoro
dove vive, che lingua
parla, di che colore
ha la pelle, come
si chiama, ma
in questo stesso istante,
quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia,
quell’uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto
di animale perseguitato
mentre si morde le labbra
per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo
grida ammanettato, esiste
in qualche posto.
Ho detto solo?
Non senti, come me,
il dolore del suo corpo
ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue
Sotto i colpi ciechi?

Josè Augustin Goytisolo

daniela
25-April-2013, 22:28
Partigia

Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?

Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l’assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.


Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell’Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c’è congedo.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.

Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell’alba non ci sorprenda il nemico.

Quale nemico? Ognuno e’ nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non e’ mai finita.

(23 luglio 1981)


Primo Levi, Ad ora incerta, 1984

Andrea
02-May-2013, 13:02
Te deum


Non canto
per le vittorie, non ne ho nessuna,
ma per la luce del sole condivisa da tutti,
la brezza,
la generosità della primavera.


Non per la vittoria,
ma per il lavoro di ogni giorno,
fatto così come posso,
non per sedere sul palco
ma alla tavola comune.


Charles Reznikoff

Andrea
02-May-2013, 13:34
È responsabilità


È responsabilità della società accettare che il poeta sia un poeta
È responsabilità del poeta essere una donna
È responsabilità del poeta stare agli angoli delle strade
consegnando poesie e volantini scritti mirabilmente
o volantini dalla retorica esasperata
inguardabili
È responsabilità del poeta essere pigro andare in giro a vaticinare
È responsabilità del poeta non pagare tasse destinate alla guerra
È responsabilità del poeta entrare e uscire da torri
d’avorio e bilocali in periferia
e campi di granoturco e accampamenti militari
È responsabilità del poeta maschio essere una donna
È responsabilità del poeta femmina essere una donna
È responsabilità di chi è poeta affermare la verità contro il potere come dicono
i Quaccheri
È responsabilità di chi è poeta imparare la verità da chi non ha potere
È responsabilità del poeta dire molte volte: non c’è
libertà senza giustizia e questo significa giustizia
economica e giustizia degli affetti
È responsabilità del poeta cantarlo in tutte le chiavi
originali e tradizionali in cui si cantano e dicono le poesie
È responsabilità del poeta ascoltare le chiacchiere e rimetterle
in giro come i cantastorie che travasano il racconto della vita
Non c’è libertà senza paura e coraggio. Non c’è
libertà se non continuano
la terra e l’aria e l’acqua e se non continuano
anche i bambini
È responsabilità del poeta essere una donna sorvegliare
il mondo e gridare come Cassandra ma stavolta
essere ascoltata.


Grace Paley

daniela
07-May-2013, 15:04
Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive.
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere.

Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura.

Pietà per la nazione che non conosce
nessun'altra lingua se non la propria
nessun' altra cultura se non la propria.

Pietà per la nazione il cui fiato è danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena.

Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini
che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via.

Patria mia, lacrime di te dolce terra di libertà!

Lawrence Ferlinghetti

daniela
07-May-2013, 15:17
Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Pasolini

daniela
09-May-2013, 15:53
Non è una poesia, ma mi sembra molto interessante e molto attuale:

L'apologo dell'onestà nel paese dei corrotti di Italo Calvino

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.

Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.

Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

continua qui : http://temi.repubblica.it/micromega-online/italo-calvino-racconta-la-controsocieta-degli-onesti/

Aleciccio
13-May-2013, 08:40
La squadra di calcio

E' il comunismo perfetto
tutti con la stessa maglia
ognuno è dell’altro il compagno
in campo si vede, distintamente
capisci immediatamente
chi ha talento paura furbizia
remora buona volontà o resistenza
chi gambe chi fiato
non c’è mai una menzogna
e che tutti e sempre
si giochi con le braghette corte
dice bene
che questo è un regime
che funziona
solo quando è giovane.

Giovanni Fierro (Gorizia, 1968), da Il riparo che non ho (Le Voci della Luna, 2011)

daniela
04-June-2013, 22:02
Nel medesimo giornale -

Nel medesimo giornale
usuale,
nel giornale di tutti i giorni,
ho letto:
Ci sono trentotto milioni di profughi
nel mondo.
E sulla medesima facciata:
Eredita ventimila dollari un pappagallo.

Nel medesimo giornale,
cosi avido
di scandali,
e cosi vuoto
ho letto:
Sono quindici milioni i mutilati di guerra
nel mondo.
E poi nella stessa pagina:
Duemila persone seguono il feretro d'un
cane.
E ancora proprio accanto:
Nel mondo quattrocento milioni di bimbi
hanno fame.
E ancora:
Un americano lascia tre milioni di dollari
per la manutenzione della tomba
del suo cavallo da corsa.

Ecco il volto
ignobile e orrendo
della barbarie.

M. Quoist

daniela
16-July-2013, 21:54
Ah, sí, quante battaglie, eroismi, ambizioni, superbie senza senso,
sacrifici e sconfitte e sconfitte, e altre battaglie, per cose
che ormai erano state decise da altri in nostra assenza.
Eppure – chissà –
là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia
la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo
tra ferri arrugginiti e ossi di tori e di cavalli,
tra antichissimi tripodi su cui arde ancora un po’ d’alloro
e il fumo sale nel tramonto.

Ghiannis Ritsos, "Quarta dimensione", Crocetti Editore

Aleciccio
12-October-2013, 09:08
Devi vivere in un paese che non è il tuo








Sai cosa significa essere un' estranea?
Sai come ci si sente in una classe dove tutti sono biondi e tu invece hai i capelli neri?
Sai cosa vuol dire quando l'insegnante chiede “Chi non è nato qui, alzi la mano!” e tu sei l'unica a farlo?
E poi, quando l'hai alzata, vedi che gli altri ti guardano e ridono?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa quando l'insegnante ti tratta come se anche tu fossi stata lì per tutta la tua vita?
Quando parla così veloce che non riesci a capire niente e gli chiedi per favore di andare più piano?
E quando lo chiedi, gli altri ti dicono “Se non riesci a capire, è meglio per te se provi in una classe più bassa”.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa stare dall'altra parte?
Quando indossi gli abiti che portavi nel tuo paese e tu li trovi carini, mentre gli altri pensano che tu sia pazza?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Cosa significa essere una sfigata.
Cosa vuol dire quando qualcuno ti da' noia, senza che tu gli abbia fatto niente?
Quando gli dici di smetterla e lui risponde che non ti ha fatto niente.
E poi, visto che non la smette, ti alzi e lo dici all'insegnante.
E lui nega.
E l'insegnante domanda al tuo vicino di banco.
E lui risponde “E' vero, non gli stava facendo niente”.
Così ti prendono per bugiarda anche i professori.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai com'è quando provi a parlare e non pronunci bene le parole?
Quando dicono di non capirti.
E ti ridono dietro, ma siccome non capisci, ti metti a ridere con loro.
E allora ti chiedono “Ma sei scema a prenderti per i fondelli da sola?”
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa camminare per strada e avere gli occhi di tutti puntati addosso, solo che non te ne accorgi?
E quando lo capisci provi a nasconderti, ma non sai dove perché gli altri sono dappertutto?
Devi vivere in un paese che non è il tuo per capirlo.





Noy Chou



Questa poesia è stata scritta nel 1984 da Noy Chou. A quel tempo, Noy si era trasferita dalla Cambogia a Boston e frequentava il liceo.

Aleciccio
23-October-2013, 14:05
Pratica la resurrezione

Se amate il guadagno facile,
l’aumento annuale di stipendio,
le ferie pagate.
Se desiderate sempre più cose prefabbricate,
se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa,
se avete paura di morire
allora nemmeno il vostro futuro
sarà più un mistero per il potere,
la vostra mente sarà perforata in una scheda
e messa via in un cassettino.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa
vi chiameranno,
quando vi vorranno far morire per il profitto
ve lo faranno sapere.Ma tu, amica, amico, ogni giorno, fai qualcosa
che non possa entrare nei loro calcoli.
Ama la Vita. Ama la Terra.
Ama qualcuno che non se lo merita.
Conta su quello che sei e riduci i tuoi bisogni.
Fai qualche piccolo lavoro gratuitamente.
Non ti fidare del governo, di nessun governo,
e abbraccia gli esseri umani,
nel tuo rapporto con ciascuno di loro
riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci
e loda questa ignoranza,
perché ciò che l’uomo non ha razionalizzato
non ha distrutto.Fai le domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio. Pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale
è la foresta che non hai piantato
e che non vivrai per sfruttare.
Afferma che le foglie quando si decompongono
diventano fertilità.
Chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre.Poni la tua fiducia
nei cinque centimetri di humus
che si formeranno sotto gli alberi
ogni mille anni.
Metti l’orecchio vicino e ascolta
i bisbigli delle canzoni a venire.
Sii pieno di gioia, nonostante tutto,
e sorridi, il sorriso è incalcolabile.
Finché la donna non si svilisce nella corsa al potere,
ascolta la donna più dell’uomo.
Domandati: questo potrà dar gioia alla donna
che è contenta di aspettare un bambino?
Quest’altro disturberà il sonno della donna
vicina a partorire?Vai col tuo amore nei campi.
Stenditi tranquillo all’ombra.
Posa il capo sul suo grembo
e vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore.
Appena vedi che i generali e i politicanti
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo.
Lascialo come un segnale per indicare
la falsa traccia,
la via che non hai preso.
Sii come la volpe che lascia molte più tracce del necessario,
alcune nella direzione sbagliata.
Pratica la resurrezione.

Wendell Berry (http://en.wikipedia.org/wiki/Wendell_Berry)

Aleciccio
15-November-2013, 14:38
COSA ABBIAMO PERDUTO COSA ABBIAMO GUADAGNATO
Abbiamo perduto tutto - le fabbriche le case
le automobili - gli stipendi - la nostra indipendenza
gli impieghi nell’amministrazione pubblica -
la dignità - la pensione -
le vacanze - le indennità - il lavoro -
le gratifiche di Pasqua e di Natale
la speranza nel futuro nostro
e dei nostri figli - la reputazione
la credibilità - le azioni societarie -
il nostro Paese - le obbligazioni e gli euro
ci sono rimasti i debiti - le tasse - l’ansia -
l’umiliazione - gli annunci di ricerca
dei posti di lavoro - la disperazione -
e gli anniversari - i compleanni
le feste di Pasqua e di Natale
gli onomastici - i matrimoni
i battesimi - i funerali - il cinema - le soap-opera
le commemorazioni dei defunti - i divorzi
il totocalcio - la lotteria. I prestiti - l’amarezza -
l’affitto - le bollette della luce con in più -
le imposte sugli immobili - le bollette
del telefono e dell’acqua, le spese condominiali
le tasse scolastiche per i figli
e i libri che per loro non ci sono -
e la nostra Malinconia per le
cose mondane - la tristezza - il calcio!
le barzellette - le frecciatine - i litigi
le zuffe - le commedie
le tragedie - le isole - i monti
il cielo - il mare
non seminato
sul lido del mare infecondo
di Omero


NANOS VALAORITIS11 novembre 2011

Aleciccio
27-November-2013, 14:24
IL CANDIDATO PER LA STRADA

Distribuisce volantini
con la sua foto,
sorride,
promette,
stringe mani.
Nessuno crede
una parola,
ma fa lo stesso,
il cameraman continua
a filmare.
Una bambina si avvicina:
Guarda, mamma – dice –,
recitano.

KARMELO C. IRIBARREN

daniela
04-January-2014, 22:01
Per te, o democrazia

Vieni, renderò il continente indissolubile,
creerò la più splendida razza su cui il sole abbia mai brillato,
creerò divine terre magnetiche,
con l’amore dei compagni,
con il diuturno amore dei compagni.

Pianterà la fratellanza, folta come gli alberi lungo tutti i fiumi dell’America,

e lungo le sponde dei grandi laghi, e su tutte le praterie,
renderò inseparabili le città con le braccia l’una al collo dell’altra,
con l’amore dei compagni,
con il virile amore dei compagni.

Per te questi da parte mia, democrazia, per servirti, mia donna!
Per te, per te faccio vibrare questi canti.

Walt Whitman

Andrea
08-January-2014, 18:39
Cittadino ignoto


A JS/07/M/378
LO STATO DEDICA
QUESTO MONUMENTO MARMOREO

L'Ufficio Statistico attesta
che mai fu fatta contro di lui querela,
e rapporto sulla sua condotta non si dà
che non lo giudichi un santo nel senso moderno di un termine antiquato,
perchè in ogni atto egli servì la Comunità.
Tranne che in Guerra, finchè andò in pensione
lavorò in una fabbrica e mai fu licenziato,
ma piaceva ai padroni, Fudge Motors Inc.
Eppure non era un crumiro nè aveva idee bizzarre,
perchè il Sindacato attesta che pagava le sue quote
(e ci è attestato che il Sindacato non mente)
ei nostri Assistenti Sociali hanno rilevato
che era popolare tra i suoi compagni e beveva di gusto.
La Stampa è convinta che comprasse ogni giorno un quotidiano
e che non reagisse alla pubblicità in modo strano.
Le polizze a suo nome mostrano che era assicurato a vita,
e ilsuo Libretto Sanitario prova che fu in ospedale una volta ma ne uscì guarito.
Le varie Ricerche di Mercato dichiarano
che sapeva usufruire dei Piani Rateali
e che aveva tutto quanto occorre all'Uomo Moderno,
un grammofono, una radio, un'auto e un frigo.
I vari Sondaggi d'Opinione rilevano soddisfatti
che aveva l'opinione giusta al momento giusto;
quando c'era la pace, voleva la pace; quando c'era la guerra, partiva.
Era sposato e accrebbe di cinque figli la popolazione,
numero perfetto secondo il nostro Eugenista per un padre della sua generazione,
e i nostri insegnanti riportano che non ostacolò mai i loro programmi.

Era libero? Felice? Che domande assurde:
se qualcosa non avesse funzionato, di certo ne saremmo informati.

W.H. Auden

Rosy
11-March-2014, 13:45
Non so se chiamarla poesia; certamente è ..in tema.

ALLO SPECCHIO

Ci avevano mostrato un futuro
di beatitudine globale dove tutti
avremmo consumato senza pagare.
Ma era il loro e l’hanno recintato.
Con il nostro se l’erano comprato.
E ci hanno venduto appartamenti
affacciati sulle discariche, palazzine
su terreni franosi, orribili villette
caposchiera. Dicevano: “Guarda!
È bella quasi come quelle dei vip
in Costa Smeralda o a Portofino!”.
Ci hanno concesso mutui dai tassi
velenosi come siero di vipere,
estinguibili in tre o quattro vite.
E noi glielo abbiamo permesso.
Così ci hanno venduto automobili
con i volanti regolabili in altezza
dal nano al gigante, navigatori
parlanti e alzacristalli elettrici,
come se abbassare a mano un vetro
per chiedere un’indicazione
richiedesse uno sforzo titanico o fosse
grave indice di maleducazione.
E noi glielo abbiamo permesso.
Allora ci hanno venduto cose che forse
neanche desideravamo. Abiti, borse,
orologi, ombrelli e occhiali firmati,
dai prezzi folli per noi inabbordabili.
Ma tutti in fila per strada imbacuccati
come uomini-sandwich su Marte
gli abbiamo fatto pure pubblicità.
E ci hanno rifilato cellulari colorati
come perline per gli indigeni,
computer con funzioni memorabili
ma sfuggenti all’umana comprensione.
“È facile” dicevano “puoi averlo a costo
zero, con piccole e comode rate
solo a partire dal prossimo anno”.
Non è stato un miracolo, ma un danno
che lasceremo in eredità ai nostri figli.
Poi ci hanno svuotato le tasche
riempiendoci la testa di password,
tranne una, la più importante, quella
che dava libero accesso a un lavoro.
Infine hanno chiuso le fabbriche.
E noi glielo abbiamo permesso.
E noi glielo abbiamo permesso
di farci corrompere e abbindolare,
ci siamo lasciati dominare senza
che dovessero assumere un dittatore,
né impiegare l’esercito, torturarci,
o farci sbattere dentro dalla polizia.
Adesso, che gli abbiamo permesso tutto,
e non abbiamo un tiranno da abbattere,
a chi fare resistenza se non allo specchio
di fronte al quale li abbiamo scimmiottati
ricoprendoci di merda e di ridicolo?

Diego Cugia (https://www.blogger.com/null) (Jack Folla)

daniela
06-October-2014, 22:15
Delega

Non spaventarti se il lavoro è molto:


C'è bisogno di te che sei meno stanco.
Poichè hai sensi fini, senti


Come sotto i tuoi piedi suona cavo.
Rimedita i nostri errori:
Non sgomentarti delle macerie
Né del lezzo delle discariche: noi
Ne abbiamo sgomberate a mani nude
Negli anni in cui avevamo i tuoi anni.
Reggi la corsa, del tuo meglio. Abbiamo
Pettinato la chioma alle comete,
Decifrato i segreti della genesi,
Calpestato la sabbia della luna,
Costruito Auschwitz e distrutto Hiroshima.
Vedi: non siamo rimasti inerti.
Sobbarcati, perplesso;
Non chiamarci maestri.

Primo Levi

Claire
19-November-2014, 19:46
Sul fronte orientale

Ai selvaggi organi della tempesta invernale
somiglia del popolo l'oscura collera,
la purpurea onda della battaglia,
di stelle sfrondate.

Coi cigli infranti, argentee braccia
fa cenno ai soldati morenti la notte.
Nell'ombra dell'autunnale frassino
sospirano gli spiriti abbattuti.

Sterpaglia spinosa cinge la città.
Da sanguinanti gradini discaccia la luna
le atterrite donne.
Selvaggi lupi irruppero attraverso la porta.

Georg Trakl

Andrea
08-December-2014, 19:32
Ricordo troppe cose dell’Italia.
Ricordo Pasolini
quando parlava di quant’era bella
ai tempi del fascismo.
Cercavo di capirlo, e qualche volta
(impazzava, ricordo,
il devastante ballo del miracolo)
mi è sembrato persino di riuscirci.
In fondo, io che ero più giovane
d’una decina d’anni,
avrei provato qualcosa di simile
tornando dopo anni
sui devastati luoghi del delitto
per la Spagna del ’51, forse
per la Russia di Breznev…
Ma ricordo anche lo sgomento,
l’amarezza, il disgusto
nella voce di Paolo Volponi
appena si seppero i risultati
delle elezioni del ’94.
Era molto malato,
sapeva di averne ancora per poco
e di lì a poco, infatti, se n’è andato.
Di Paolo sono stato molto amico,
di Pasolini molto meno,
ma il punto non è questo. Il punto
è che è tanto più facile
immaginare d’essere felici
all’ombra d’un potere ripugnante
che pensare di doverci morire.

Giovanni Raboni

Claire
09-December-2014, 12:59
SIAMO TUTTI POLITICI ( E ANIMALI)

Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare, ti aggiungo che, se è vero che,
per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane
(come ciao, pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi, lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali)

Edoardo Sanguineti

daniela
16-January-2015, 22:34
Vedo chiaro il sistema, che è assai noto
in apparenza, ma non lo è però
nell’insieme!
Qui c’è gente seduta. Pochi in alto
e molti in basso. E quelli che in alto gridano
a quelli in basso: “Venite su, così
saremo tutti in alto”. Ma se guardi
vedi qualcosa, nascosto
tra quelli in alto e quelli in basso, quasi
una specie di strada; ma non è
una strada. E’ un asse. Ora lo vedi
chiaro, è un’altalena; tutto il sistema
è un’altalena con due capi, l’uno
dipende dall’altro, e quelli in alto
sono lassù perché gli altri sono in basso:
ché se quelli venissero su in alto,
gli toccherebbe scendere.
Così debbon volere che gli altri rimangano
eternamente in basso e che mai salgano.
Eppoi in basso, dev’esserci più gente,
sennò l’altalena si muove – perché è un’altalena.

B. Brecht

Claire
19-February-2015, 10:24
La gita

E con questo
non c’è motivo di rimandare la gita.
Pure se c’è un solo tifoso
Noi
di altri posti
senza tanti problemi
possiamo isolare
Quelli
che fanno notte in altri club.
E che pensate
noi non vediamo le palestre a pezzi?
i caffè con i dirigenti politici?
e i nostri campi con gli stranieri.
Chiamo i tifosi a proseguire.
Non ci spaventano le onde.
I nazionalisti sono stupidi.
Che i pullman restino fermi.
La riva la passeremo
a piedi.

Yòrgos Chronàs

Claire
07-March-2015, 10:56
Se non puoi essere un pino

Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una via maestra
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.

Martin Luther King

Claire
14-March-2015, 11:10
Nord

un orologio ch'è contro i teroni
l'ho comperato venerdì a gurone
è tutto digitale è molto belloè l'orologio che piace alla gente
sono molto felice che ce l'ho
e adesso che ce l'ho lo porto in giroè digitalizzato lui ogni volta
che si avvicina uno che è siciliano
ogni volta che c'è un terone in giroil mio orologio che l'ho comperato
a gurone la scorsa settimana
vicino all'ipercoop c'è quel negozioche vendono orologi che io compro
coi soldi che guadagno vi dicevo
che se per caso si avvicina unmangia mangia di roma il mio orologio
ne avverte la presenza anche nel raggio
di un chilometro e mezzo e allora iniziaa suonare ed inoltre ha le ore scritte
in dialetto lombardo come me
che sono nato nel rione corgnanadi viggiù cioè nel centro andando verso
il colle sant'elia che sta vicino alla svizzera dove c'è la genteche non butta per terra le stronzate
in svizzera se butti anche soltanto
un pacchetto di marlboro per terrainvece in puglia ed in basilicata
col mio orologio con il centurino
in plastica lombarda con le orescritte in dialetto che è la nostra lingua
ho il cellulare in dialetto lombardo
appaiono le scritte in varesotto

se arriva una chiamata non c'è scritto
in italiano chiamata in arrivo
è scritto in varesotto la mia linguanon c'entro un cazzo con i mangia mangia
guadagno due milioni e mezzo al mese
lavoro io non abito in teroniacon tutti i soldi che guadagno esco
la sera con i miei amici del nord
andiamo in giro non sporchiamo nientese comperiamo i mars non li buttiamo
per terra come fanno i siciliani
che se comprano i mars buttano viala carta in terra buttano le cicche
al mio paese in posta ce n'è dieci
non fanno un cazzo tutto il giorno stannoa leggere stop rakam oggi gente
i siciliani leggono i giornali
i libri sono degli intellettualihanno la casa come il leoncavallo
i siciliani non mettono mica
la tovaglia sul tavolo essi hannoquegli affari di carta che hanno a roma
che vendono negli autogrill teroni
che non costano un cazzo e sono bruttinon guardo mai o.k. il prezzo è giusto
perché iva zanicchi è una terona
o almeno così sembra
così parla.

Aldo Nove

Andrea
25-April-2015, 19:25
Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo.
Devi associarti a una consorteria
di violinisti guerci, di furbi larifari,
di nani del Veronese, di aiuole militari,
di impiegati al catasto, di accòliti della Schickeria.
E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo,
le gighe del marciume inorpellato,
inchinarti dinanzi ai feticci della camorra,
come Abramo dinanzi al volere del cielo.
Guai a chi sta sulla terra è sprovvisto di santi,
guai a chi resta solo come un re disperato
fra neri ceffi di lupi digrignanti.


Angelo Maria Ripellino

Andrea
25-April-2015, 19:31
Quando il maestro faceva l’appello
alle elementari a Collegelands
dovevi rispondere Anseo
e alzare la mano al tuo nome.
Anseo, ovvero qui, qui e adesso,
completamente a posto e presente,
fu la prima parola irlandese che pronunciai.
L’ultimo nome sul registro
era quello di Joseph Mary Plunkett Ward
ed era seguito solitamente
da silenzi, sguardi complici, occhiatine,
cenni col capo e la battuta del maestro
“E dov’è il nostro piccolo in affidamento”?
Ricordo la prima volta che tornò.
L’aveva mandato fuori il maestro,
lungo le siepi
a scegliersi e tagliarsi da sé la bacchetta
con cui l’avrebbe picchiato.
dopo un po’ ci fu silenzio;
arrivava di solito con un bastone di frassino,
un ramo di salice oppure, alla fine,
una bacchetta di nocciolo,
assottigliata fino a farne una frusta,
con venature come di lacca rossa e gialla,
smerigliata e lucida,
e nell’insieme lavorata così finemente
da incidervi le sue iniziali.
L’ultima volta che incontrai Joseph Mary Plunkett Ward
fu in un pub poco oltre il confine irlandese.
Viveva all’aperto
in un campo clandestino
sull’altro versante della montagna.
Combatteva per l’Irlanda
dando vita alle cose.
E mi disse, Joe Ward,
di come era salito di grado,
Quartiermastro e poi Comandante:
come ogni giorno all’adunata
i suoi volontari rispondevano Anseo
alzando la mano al proprio nome.

Paul Muldoon

Claire
29-April-2015, 12:11
Ho sognato detective di ghiaccio, detective latinoamericani
che tentavano di tenere gli occhi aperti
mentre sognavano.
Ho sognato delitti spaventosi
con tipi scrupolosi
che cercavano di non calpestare le pozze di sangue
e allo stesso tempo abbracciare con un solo sguardo
la scena del delitto.
Ho sognato detective perduti
nello specchio convesso degli Arnolfini:
la nostra epoca, le nostre prospettive,
il nostro modello dell´Orrore.

Claire
18-May-2015, 11:34
Poggio la mia bocca sulla tua miseria, New Orleans,
inondata e inzuppata di morte.
Qui giace: enormi mucchi di bugie sulla guerra, questa prigione

cimitero galleggiante grida di rabbia
al respiro finale. Qui, all’ultimo delta,
desiderio disteso sul fianco, è derubato, e girato

sottosopra dal suo stesso governo, e soffocato.
L’estate è finita e la vita è morta,
e ‘round midnight tutte le speranze sono saccheggiate.

Nessuno verrà fuori pulito da Katrina
a New Orleans in questa
Casa del Tramonto che sta affondando.

Corpi così neri e così blu perché hanno amato
chi non gli avrebbe sputato sulle scarpe se avessero avuto
bisogno di una lucidata. Figuriamoci qualche spicciolo. O acqua.

America, sei sempre stata terra bruciata
nelle nostre bocche, sempre un battesimo di merda,
sempre una pioggia di disastro che scorre

lungo i vetri dei nostri occhi infranti.
Ora i nostri stracci sono i più laceri,
il nostro jazz il più triste, i nostri poveri i più poveri

che si possano portare al mercato delle pulci dell’anima.
Ora che tutto è perduto e c’è soltanto il nulla
da perdere… “Viva il coraggio

e il dolore e l’innocenza dei poveri!”
La vera bandiera è a brandelli.
Cominciamo a sventolarla.

In “L'Isola possibile” - Traduzione di Raffaella Verzano

daniela
15-February-2016, 15:39
Gli anni di piombo

Quando ritrovarono il corpo di Aldo Moro
nel bagagliaio di una Renault rossa
oppure
quando il Partito Comunista alle politiche
prese più voti della Democrazia Cristiana

ricordo il silenzio assoluto di mio padre
credo pensasse che cosa accadrà adesso?
ma non lo diceva

è lo stesso silenzio con cui ci guarda oggi
suo fratello i miei figli e me
ormai senza capire chi siamo

la vita intera passata a combattere
contro il nemico sbagliato

alla fine non è stato il comunismo
ma la malattia
che ci ha resi tutti
spietatamente uguali

Francesco Tomada

daniela
15-February-2016, 15:51
Vigilia di Natale


Oggi hai comperato un grosso filone di pane
ridendo lo hai appoggiato in mezzo al tavolo
pesa un chilo e l’ho pagato solo novanta centesimi
sono stata fortunata


io invece ho appena sfogliato i titoli del Corriere
in una città siriana di cui non ricordo il nome
cento persone sono morte sotto un bombardamento
anche loro erano in coda per il pane


ne prendo un pezzo e lo mastico
lo gusto come di rado mi capita di fare
ti guardo
hai ragione a dire che sei stata fortunata
ma non sai quanto

Francesco Tomada

Andrea
29-February-2016, 16:57
Andai dalla democrazia imbalsamata, come
il cadavere di Lenin, a fiutare formalina e acquaragia,
in uno scantinato dell’Europa. Le stillavano sopra dall’alto
unguenti e colonie, le bruciavano d’incenso
e hashish, le recintavano l’opera completa di
Rousseau, di Saint-Just, di Victor Hugo, e
il corpo non si muoveva. Le gridavano libertà,
uguaglianza, fraternità, e la povera morta
odorava di camposanto, come se aspettasse
autopsie che non venivano, referti, dienneate
che le dessero famiglia e discendenza. Sperai
che tutti si levassero dai piedi, scrutai a fondo
uno dei suoi occhi, e vidi che si muoveva. Le presi
le labbra, per dire qualcosa. Un testamento?
L’ultima verità del mondo? “ Cosa vuoi? “,
le chiesi. E lei, quasi viva: “ Una sigaretta “.

Nuno Júdice

daniela
19-March-2016, 21:18
Inverno per decreto

La Prefettura di Governo comunica
che questa mattina all'alba
comincerà l'inverno
Amanti, passanti e mendicanti
devono prendere alcune precauzioni
non lasciare il cuore all'intemperie
camminare verso il sole nascente
e, soprattutto, nutrire la fede
che l'inverno è qualcosa di transitorio
Giorni addietro, alcuni rivoltosi
sono usciti in strada con cappotti e sciarpe
in aperta sfida all'ordine pubblico
Sono gli scontenti di sempre,
quelli che vogliono prendersi l'inverno da soli,
quelli che esigono il diritto al freddo desolante
Ma il buon cittadino può aver fiducia
La Prefettura controllerà la colonnina di mercurio
affinché non scenda sotto i gradi ammissibili
L'inverno durerà lo stretto necessario
Vi terremo informati tramite la televisione e la radio

Alex Fleites

daniela
01-May-2016, 13:53
La tinta

Ho dato voce ai muri
gli ho dato voci
perché mi facciano un po’ di compagnia
I secondini cercano e ricercano
dove ho trovato la tinta

I muri della cella
tengono il segreto
i mercenari frugano e rifrugano
E lo stesso non trovano la tinta

Non gli è venuto in mente
di frugarmi le vene


(Giugno 1971)
Alexandros Alekos Panagulis

daniela
01-April-2017, 21:59
E - vi preghiamo - quello che succede ogni giorno
non trovatelo naturale.
Di nulla sia detto: è naturale
in questo tempo di anarchia e sangue,
di ordinato disordine, di meditato arbitrio,
di umanità disumanata,
così che nulla valga
come cosa immutabile.


Bertold Brecht