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Visualizza la versione completa : Il piccolo naviglio - Antonio Tabucchi



Baudin
29-November-2011, 20:34
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Note editoriali.
"Protagonista Capitano Sesto: un uomo che attende di aprirsi, di conoscersi, di ritrovarsi sull'altra riva di un paese, l'Italia, sofferto e sofferente. Complice la metafora del "piccolo naviglio", Tabucchi immagina una rotta difficile da mantenere, una rotta implicita nella carta del romanzo che scrive, piccolo naviglio per eccellenza. Diceva il risvolto dell'edizione del 1978: "Sul suo scafo ci sono i grumi e le annotazioni del giornale di bordo delle generazioni che lo hanno preceduto e che egli tenta faticosamente di decifrare. Più decifrabile, il suo stesso giornale di bordo, l'Italia del dopoguerra vista con gli occhi attoniti e innocentemente dissacratori di un bambino e di un adolescente: le elezioni del Quarantotto, le madonne in lacrime, il perbenismo e l'ipocrisia, i primi saccheggi edilizi, l'autoritarismo, la repressione, gli entusiasmi per una Cuba remota e illusoria, l'angoscia e la solitudine. Insomma il bagaglio di una generazione nevrotica e orfana, la sua inquieta e talvolta dolorosa ricerca di una convinzione, di una ragione, di un padre putativo".

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Dalla terza di copertina dell'edizione attuale.
"Lasciati da parte i ricordi personali che questo Piccolo naviglio porta sulla sua scia, ho cercato di capire di quale materia sia fatto, e mi è parso che le assi della chiglia appartengano allo stesso legno dei libri che lo hanno seguito negli anni. C'è la Storia con la maiuscola, scriteriata fanciulla che reca festosa lutti e iatture; la storia senza maiuscole del nostro paese, per il quale continuo a nutrire la nostalgia di ciò che avrebbe potuto essere e non è, mischiata a un senso di colpa per una colpa che non mi appartiene; la nostra lingua, che ho cercato di difendere scrivendola. E soprattutto c'è il fenotipo di molti miei personaggi a venire: un personaggio sconfitto ma non rassegnato, ostinato, tenace. Fedele, come ha detto un poeta, "alla parola data all'idea avuta". L'idea che noi siamo perché ci raccontiamo e che lui potrà esistere soltanto se riuscirà a raccontare la propria storia. Che poi è questo libro."
Antonio Tabucchi.

Baudin
29-November-2011, 20:45
Che finezza di scrittura! Quale rispetto per la lingua italiana, usata con dovizia di termini ma senza inutili barocchismi. Chiara e lineare. Elegante ma concreta. Perché una bella storia se scritta bene può diventare un grande romanzo. Ed in questo libro, in alcuni tratti la forma sovrasta addirittura la sostanza e diventa essa stessa parte integrante della storia. Un esempio su tutti è l’uso come intercalare dei nomi dei personaggi, ripetuti metodicamente, a rafforzare l’idea che così la storia assume una dignità più completa. I personaggi che acquistano consistenza perché l’intercalare i loro nomi li rende più visibili di quanto facciano le loro azioni e i loro pensieri. Perché troppo piccoli sono i navigli per avere una loro autonoma navigazione. Essi devono necessariamente essere trascinati dalla forza della corrente e questa forza viene dalla forma della scrittura.
La storia è raccontata attraverso piccoli personaggi a partire da Leonida e Argia, i vari figli Quinto e il primo Sesto, poi ancora Anselmo, Amelia, Addolorata e Rosa. Ed il protagonista assoluto il Capitano Sesto .Il racconto inizialmente naif man mano si trasforma in una tela impressionista ma con toni progressivamente diafani. I colori pastello diventano dominanti per oltre metà del romanzo, quasi a voler sottolineare lo scarso spessore dei personaggi e della loro storia. Quattro generazioni raccontate attraverso le piccolezze del quotidiano e la storia italiana, dall’unità al ’68, che viene solo sfiorata, appena accennata, con una specie di pudore che per me rasenta l’imbarazzo.
Un romanzo trasognato, in cui il sogno non è evocativo di passioni ma rappresentativo della mediocrità umana.
E così l’incedere grottesco, a volte kafkiano, si alterna tra delicati momenti di sapore felliniano e sognanti pagine pregnanti di ballate militanti, in una altalena che culla i ricordi distorcendoli nella fantasia del protagonista, Sesto diventato capitano di sé stesso, del suo piccolo naviglio, nel viaggio a ritroso di questo romanzo.
Sesto che uscito dalla corazza della solitudine prende coscienza di sé e, pur nella sconfitta, si rende conto del valore degli ideali di giustizia e libertà.
:)