PDA

Visualizza la versione completa : Un grande gelo - Arnaldur Indridason



Rosy
10-November-2011, 21:56
E' la volta di UN GRANDE GELO.

Ricordo la trama in breve.
In una Reykjavík avvolta nella coltre di un inverno che sembra il più freddo di sempre, l'agente Erlendur Sveinsson affronta un caso che lo costringe a confrontarsi con i fantasmi di quel passato che lo tormenta da una vita. La morte di Elias, dieci anni, madre thailandese e padre islandese, trovato accoltellato in mezzo alla neve in un giardino, lo tocca nel profondo. Non è solo l'ennesimo omicidio su cui investigare, è una vicenda che alimenta in lui l'angoscia per quel fratello perso da piccolo nella brughiera nel pieno di una bufera... Non c'è tempo, però, di abbandonarsi ai ricordi dolorosi: il burbero poliziotto e la sua squadra iniziano un delicato lavoro di indagine. Il fratellastro di Elias è scomparso: sarà implicato nella morte del piccolo o semplicemente teme per la propria vita? Da colloqui e interrogatori a compagni e insegnanti a poco a poco emerge una realtà di tensioni razziali e di scontento fino ad allora nascosta sotto la superficie dell'immagine liberale e multiculturale che l'Islanda si vanta di avere. Nessuna pista viene trascurata, dalle bande neonaziste allo spaccio di droga, alla pedofilia, ma la verità è molto più semplice...

Ed ora il commento che ho scritto.

Una premessa: poco fa, per caso, ne parlavo al telefono con un'amica di letture, e lei mi diceva di non ricordare con particolare entusiasmo questa storia...

Volevo proprio partire da questo discorso, per dire la mia opinione.

A me invece è piaciuto- come tutti gli altri- molto! Cercherò di spiegarne i motivi.

Ci sono varie caratteristiche che mi affascinano in questi romanzi.
La prima è sicuramente il personaggio tormentato del commissario.
Questo lo è particolarmente, perchè alle vicissitudini familiari ( comuni ad altri, tanto per nominarne alcuni, il Wallander di Mankell, o il Bacci Pagano del nostrano Morchio, o il commissario Soneri di Varesi...) unisce il dolore senza fine della perdita in situazione misteriosa del fratellino di 8 anni, in una tormenta di neve.

E' accaduto tanti anni prima, ma Erlendur non dimentica; anzi , ha "coltivato" questo tremendo ricordo, che rinverdisce sempre, leggendone la cronaca dolorosa su un vecchio libro di disgrazie.
Nessuno sa come mai sia scomparso nel nulla, il bambino: è come un giallo nel giallo, ed in ogni romanzo torna a galla puntuale...


Qualche riga:
..."Andava sempre a est, ogni tre o quattro anni, e dormiva nell'edificio diroccato che una volta era stato casa sua. Da lì si recava nella brughiera a piedi, oppure a cavallo, dormendo anche a cielo aperto.
Gli piaceva viaggiare da solo e sentirsi a poco a poco sopraffatto dalla profonda solitudine della sua regione natia, circondato da luoghi e momenti di un passato che albergava ancora dentro di lui, e di cui sentiva la mancanza.
Sapeva che era vivo solo nei suoi ricordi.Una volta tornato a casa, non ne sarebbe rimasto niente.
Una volta tornato a casa sarebbe stato come se niente di tutto ciò fosse mai esistito."


Un'altra caratteristica è il saper trarre storie godibili ed interessanti ,senza dover utilizzare elementi clamorosi, sensazionali...
Anche in questo romanzo, partendo dall'uccisione di un bambino extracomunitario, la vicenda si svolge poi in varie direzioni- pedofilia? razzismo?bullismo?- e prende respiro , lasciando fino all'ultima pagina tutte le possibilità aperte.
Inoltre l'autore usa delle...pennellate di colore diverso; accenna ad altri casi nel caso, che confondono le acque, ma nello stesso tempo danno movimento alla storia.

Le vicende familiari di Erlendur stavolta sono più marginali, anche se si conoscono ormai bene; i personaggi ricorrenti fanno sì che sembri di muoversi in terreno familiare, sempre.
E per me è piacevole, dà un senso di sicurezza.

Nel romanzo Un grande gelo, Elendur perde la sua vecchia amica Marion Briem, anziana ex collega malata da tempo; questo episodio gli ispira riflessioni ancora più ...tormentate.
"....era tornato il freddo: il suolo era ancora ghiacciato ed il gelido vento del nord penetrava nelle ossa.
Erlendur era in piedi sopra la tomba e cercava uno scopo a tutto, alla vita ed alla morte.
Non trovava risposte, come sempre.
Non si poteva spiegare in modo definitivo l'esistenza solitaria di quella persona nell'urna, o la morte di suo fratello, tanti anni prima.
Oppure perchè Erlendur era quello che era,ed Elìas era stato pugnalato a morte.
La vita era un guazzabuglio di casualità imprevedibili che governavano il destino delle persone come una tempesta che si scatena senza preavviso e causa feriti e morte.
Provava nostalgia e rimpianto.
...Pensò al loro rapporto,e alle esperienze condivise, alla storia che era parte di lui e di cui lui non poteva e non voleva fare a meno.
Quella storia era lui stesso."

Per concludere. Consigliato a chi ama storie "normali", gradevoli, non cruente, con molte riflessioni esistenziali.
Rosy:-P:-P