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Visualizza la versione completa : L'eleganza del riccio - Muriel Barbery



maureen
20-December-2014, 14:49
3014

Descrizione:

Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.

Mauro
20-December-2014, 21:58
L'ho letto qualche anno fa.
Una storia per buona parte inverosimile, ma utile all'autrice per sfoggiare diverse citazioni filosofiche che, a me che Filosofia non l'ho mai studiata, sono sembrate interessanti.
Invece tutti quelli che conosco e che questa materia l'hanno studiata hanno trovato il libro piuttosto scarso.

Rupert
20-December-2014, 23:42
Lo lessi quando uscì in Francia. Ne dicevano tutti un gran bene.
Storiella carina ma nulla più. L'ho trovata infarcita di luoghi comuni: la ragazzina straintelligente ma abbandonica; la mamma depressa e dipendente; il padre superficiale, assente e dossico da lavoro; lo psi imbecille e la saggia portinaia proletaria-accademica (una specie di incarnazione del mito sessantottino francese) e via dicendo.
Sto ancora cercando di capire il perché di un capitolo intero dedicato ad Occam, essenzialmente ridondante, noioso, privo di prospettive originali e (peccato secondo me imperdonabile) per nulla essenziale alla macchina narrativa del romanzo, per altro assai prevedibile e lineare.
Non mi ha entusiasmato. E non ho capito la generale acclamazone. Forse il lettore medio non aveva mai sentito parlare del rasoio di Occam e ne è rimasto affascinato... O forse fa "figo" tirarsela con qualche concetto filosofico riciclato. Chissà...