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Visualizza la versione completa : Un romanzetto Canaglia/Lumpen - Roberto Bolaño.



Claire
09-July-2013, 13:17
http://www.sellerio.it/upload/assets/files/841,it,754/1298-3.jpg
edito da Sellerio nel 2005

Nella letteratura di Bolaño, dalle numerose e multiformi finzioni, sovrabbondano i personaggi. Nessuno di essi è mai quello che si dice banalmente una persona normale, anzi sembrano montare un bazar di stranezze, quasi a voler esprimere dolorosamente l'assurdo e il grottesco. L'autore li tratta con lo stesso distacco sentimentale con cui guarderebbe ad animali che innocentemente e immancabilmente confondono il bene col male ma con una netta propensione al male. E si capisce che per mezzo di essi Bolaño vuole argomentare narrativamente contro l'irreale piattezza, mascherata di quotidiano e di realismo, con cui viene oggi rappresentato il mondo nella cosiddetta cultura di massa.

In questo "romanzetto canaglia", Bolaño abbandona i territori della sua vita e dei suoi libri - il Cile, il Messico, la Spagna - per trasferirsi a Roma. Un Bolaño diverso, ma sempre con la stessa capacità di osservare la realtà e interpretarla in forma singolare grazie alle eccezionali qualità narrative.


Diverso tempo fa , in maniera del tutto casuale, mi sono trovata a leggere qualche poesia di questo scrittore e poeta cileno contestatario e ne sono rimasta talmente impressionata che mi sono decisa a leggere qualcosa di suo in prosa(reperire i libri di poesia è fatica sprecata perchè in italia sono tutti inediti).

Questo thread vorrebbe essere /diventare una sorta di appunti di lettura, da condividere con Daniela e Patrizia e con quanti avranno il piacere di intervenirvi,nel tentativo di capire quello che è stato definito “il mito Roberto Bolaño".


Juan Villoro, scrittore e giornalista messicano, descrive Bolaño così:


http://youtu.be/xH3W134SZ8A

daniela
11-July-2013, 22:01
Non ho fatto in tempo ad iniziarlo, che era già finito! Infatti mi è rimasta la voglia di leggere altro di Bolaño.

E' un libro di rapida lettura che nasce da un singolare esperimento: l'editore chiese agli autori latinoamericani di scegliersi una città europea e ambientarci un racconto. Bolaño, grande appassionato di Fellini e Pasolini, scelse Roma. Il destino poi ha voluto che Una novelita lumpen sia l'ultimo lavoro edito prima della morte dell'autore cinquantenne, avvenuta nel 2003 in un ospedale di Barcellona per un male al fegato e per un trapianto che è tardato ad arrivare.

Pur essendo un'opera minore, presenta i temi cari a Bolaño: i protagonisti sono dei perdenti, ragazzi e ragazze le cui sconfitte non impediscono loro di perdere la speranza, ragazzi di vita postmoderni, che nella banalità delle loro esistenze scivolano con facilità nella delinquenza, e la cui vita è caratterizzata da giornate squallide, dalla costante presenza della televisione come principale ed economico mezzo di svago, e dal sesso che resta l'unica espressione di vitalità.

1847

L'io narrante è Bianca, giovane donna che si è riscattata in un'esistenza borghese, ora sposa e madre, e che rivive la parentesi di sbando e delinquenza vissuta da lei e da suo fratello dopo la morte dei loro genitori.

Questi protagonisti mi hanno rammentato i personaggi dei libri di Margaret Mazzantini, molto umani nelle loro debolezze, un mondo di perdenti in cui le uniche testimonianze di vitalità rimangono le prestazioni del corpo.
Ma forse c'è speranza, infatti all'inizio vien detto che Bianca è moglie e madre, che ha una vita normale, e anche nel racconto dello sbando si percepisce a mio parere l'aspettativa di una vita regolare e un sottofondo di rigore morale.

1849

E' uscito da poco il film "Il futuro" tratto da Una novelita lumpen, per la regia di Alicia Scherson, con protagonista Rutger Hauer.

1848

maureen
11-July-2013, 22:11
Non avendo mai letto nulla di Bolano fino ad ora, seguo il consiglio.

daniela
11-July-2013, 22:32
Non avendo mai letto nulla di Bolano fino ad ora, seguo il consiglio.

Penso ti piacerà.
L'unico problema è che Il romanzetto canaglia non appaga tutta la voglia di conoscere Bolaño, è solo un antipasto, un assaggio!
Ora che ci penso, richiama un po' alla mente anche John Fante, per la dolente umanità dei personaggi.

Patrizia
12-July-2013, 16:37
L’intervista rafforza l’impressione che subito mi ha trasmesso quest’autore con il suo “romanzetto”, poche pagine, ma che librone, superiore prova di sintesi!

Lo anticipa e ne offre la chiave di lettura la citazione iniziale:
“Tutta la scrittura è porcheria.
Le persone che escono dal vago per cercar di precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono porci.
Tutta la razza dei letterati è porca,
specialmente di questi tempi.
Antonin Artaud”

Una dedica irriverente, enigmatica, che cela un affilatissimo proclama.
Denuncia senza pulpito il letargo intellettuale, la letteratura e i sentimenti ridotti a mestiere su commissione; la cultura e ciò che di nobile può esserci nella vita, i pensieri, persino i silenzi, svenduti e prostituiti. Così come la protagonista Bianca – allo stesso modo di una pagina intonsa, condizionata nell’ispirazione, non più libera diventa mercenaria.

Un racconto allegorico che tratta argomenti già noti, vero, ma li divide, li trasforma e li ricompone in quel nucleo pulsante di rivelazione e nascondimento che contraddistingue la letteratura d’alto profilo, capace di proporre contenuti e riflessioni oltre la trama.
Impresa rischiosa condotta con perizia artistica nei numerosi tributi a grandi autori – italiani e no – io ci vedo Fellini, Pasolini, in qualche modo anche Buzzati, e Saramago su tutti: la cecità e la luce. Qui è accecante, non concede riposo all’anima, ruba i sogni e apre uno squarcio in un cielo chiuso, vuoto di progetti e invaso da funesti presagi. In un’atmosfera di ordinario squallore, solitudine, emarginazione, esperienze di vita difficile e alienante si consumano in un combattimento a terra spinto fin quasi alle estreme conseguenze.

Ambiguità, smarrimento, inganno. Bolano dispiega un simbolico embrice poetico di metafore, all’inizio usuali in un crescendo di raffinatezza e complessità notevoli, a dimostrare che non c’è menzogna peggiore di quanto si spaccia per verità unica e inconfutabile. Nulla è ciò che sembra, non ci sono certezze, tutto si mischia e si confonde in uno o più significati: luoghi tempo sentimenti identità diluiscono e si corrompono, e non esiste innocenza e non esiste virtù, in un eterno precipitare che è “vuoto, ombra, tempesta senza rumore e senza occhi”.



***

Scrittore che merita approfondimento. È intenso, coinvolgente. A tratti mi è parso quasi amore, ma attempatella e disillusa, ormai lontana da fervori sensuali immediati, sono una conquista difficile: voglio incontrarlo su percorsi lunghi e impervi, per saggiarne resistenza e compatibilità con il mio insopportabile caratteraccio. Le premesse per entrare nell’empireo personale ci sono tutte. Lo corteggerò.




Ma forse c'è speranza, infatti all'inizio vien detto che Bianca è moglie e madre, che ha una vita normale, e anche nel racconto dello sbando si percepisce a mio parere l'aspettativa di una vita regolare e un sottofondo di rigore morale.

... io, purtroppo, di speranza ne scorgo poca in questo libretto.
Già l'incipit mi sembra suggerire fra le righe una velata condanna alla conversione piccolo-borghese, che non appare come un riscatto autentico e risolutivo, piuttosto una metamorfosi in un ventre sociale ipocrita, pieno di contraddizioni, marcio nelle profondità.
Per non dire dell'epilogo, un finale aperto a varie interpretazioni, ma che senti comunque agghiacciante sulla pelle nella sua cosmica sconsolatezza.


.

daniela
13-July-2013, 22:16
Hai ragione, forse non c'è speranza nel mondo lumpen, però io ho sperato di vederla nell'incipit:
"Ora sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente. Mio fratello e io eravamo rimasti orfani. Questa cosa in qualche modo giustificava tutto. Non avevamo nessuno”.
Nei giorni di noia e di assoluta solitudine assume un segno positivo il senso di maternità di Bianca, che contraddistingue il rapporto col fratello e che trova compimento nell’età adulta.

E' vero anche che la citazione iniziale di Artaud è davvero cruda e non lascia spazio a nulla e riassume la convinzione di Bolaño che "il mestiere di scrivere è un mestiere abbastanza miserabile, popolato di canaglie e di stupidi, che non si rendono conto di quanto sia effimero, e che non significa nulla scrivere bene, perché questo può farlo chiunque, e neppure scrivere meravigliosamente bene, perché anche questo può farlo chiunque. Allora cos'è la qualità della scrittura? È quello che è sempre stato: saper cacciare la testa nel buio, saper saltare nel vuoto, sapere che la letteratura è fondamentalmente un mestiere pericoloso."

Ma in Bianca, più che negli uomini, mi pare di intuire qualcosa di positivo, oltre al senso materno c'è qualcosa che assomiglia al sogno, al desiderio di una vita migliore:

"In fondo io pensavo sempre al futuro. Ci pensavo talmente tanto che il presente era entrato a far parte del futuro, la parte più strana. Andare a trovare Maciste era pensare al futuro, sudare, chiudermi in stanze dove il buio era assoluto, era pensare al futuro. Un futuro che assomigliava a una stanza qualunque della casa di Maciste, ma più luminosa e con i mobili protetti da lenzuola vecchie o coperte, come se i padroni di casa (una casa che era nel futuro) fossero partiti e non volessero far accumulare la polvere sulle loro cose. Ecco qual era il mio futuro ed era così che ci pensavo, se quello si può chiamare pensare (se quello si può chiamare futuro)."

Patrizia
15-July-2013, 22:19
[...]forse non c'è speranza nel mondo lumpen, però io ho sperato di vederla nell'incipit:
"Ora sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente.

Non saprei, Dani...
Non mi basta, non mi convince. Questa affermazione non specifica che tipo di moglie e madre sia diventata, mancano aggettivi qualificativi, o una frase che scongeli la speranza e, rassicurante, confermi le aspettative: magari un ovvio(?) "amo la mia famiglia".
Madre e moglie. Così, asettiche. Sono ruoli, all'interno di un sistema ordinato, con le sue regole - che in ogni momento possono essere infrante.



Ma in Bianca, più che negli uomini, mi pare di intuire qualcosa di positivo, oltre al senso materno c'è qualcosa che assomiglia al sogno, al desiderio di una vita migliore:

Sono d'accordo, è materna nei confronti del fratello; e sì, forse sogna, Bianca; forse s'innamora di Maciste, anzi, per me s'innamora eccome!
Solo che rifiuta di abbandonarsi a questo sentimento, ne ha paura, o si vergogna del suo cuore, del suo stesso modo di voler bene e desiderare (lo sperma dorato) oltre a mille più futili motivi. E alla fine di ciò che la spaventa, o per lei incomprensibile o agognato: la risoluzione che può condannarla ad essere per sempre una delinquente. Oppure no: lei sa che i suoi complici son troppo codardi. O meglio: Bianca sta tentando di esaudire quella che sospetta essere l'intima, nera, volontà inespressa dell'amante.
Chissà.

Queste opere ermetiche, sospese nell'incertezza, sono quelle che preferisco.
Bolaño insinua il dubbio, il lato nascosto e buio di cose e persone.

La vita è un fragile inganno che dura un attimo, un istante effimero di presente passato e futuro impastati insieme; dobbiamo pregare di non trovarci a rimpiangere il nostro dolore sino a invocarlo - potrebbe significare che abbiamo sofferto per qualcosa che non è avvenuto, qualcuno che non è stato.

Ma queste sono mie farneticazioni, con tutta probabilità il "romanzetto lumpen" non dice nulla di tutto ciò. Son curiosa di vedere il film.

daniela
17-July-2013, 22:11
Queste opere ermetiche, sospese nell'incertezza, sono quelle che preferisco.
Bolaño insinua il dubbio, il lato nascosto e buio di cose e persone.




La ricchezza del libro è proprio nella sua capacità di avere più livelli di lettura, varie interpretazioni e anche un continuo gioco di specchi: il cinema e la casa, i soldi e il futuro, il buio e la luce.
Il cinema è onnipresente, i film porno noleggiati, i film romantici, i film di Maciste, e poi c’è la televisione sempre accesa, giorno e notte, coi concorsi a premi che illudono; la casa di Bianca è luminosa, ordinata, pulita, la villa di Maciste buia, caotica, sporca; Bianca è sempre più magra, Maciste obeso; Bianca è perseguitata dalla luce, Maciste dal buio, e all’origine di entrambe le disgrazie c’è un incidente stradale.
E poi c'è Roma, necessaria perchè imposta come ambientazione, ma quasi inaccessibile al mondo lumpen, e ridotta quasi alla toponomastica.
Ed ecco l’ironia di Bolaño: San Pietrino alle Seychelles, il santo borgataro, protettore di Maciste, è in realtà il nome di un gelataio di Campo de’ Fiori dove lo scrittore amava andare con la moglie Carolina e il figlio durante un soggiorno romano.

Estella
19-June-2021, 23:20
Il titolo originale Una novelita lumpen è stato tradotto in italiano come Un romanzetto canaglia nell'edizione Sellerio e poi, da Adelphi, come Un romanzetto lumpen. Io preferisco il titolo dell'edizione Adelphi. La traduttrice di quest'ultima edizione, Ilide Carmignani, spiega così la scelta di non tradurre una parola del titolo:
Lumpen da Lumpenproletariat, il sottoproletariato urbano, privo di coscienza di classe, che tende a delinquere per effetto della disoccupazione e della sottoccupazione. Certo, in spagnolo il termine ha poi assunto anche il generico significato di straccione, ma Bolano in un'intervista del maggio 2002 precisa che il titolo nasce come contrappunto a Tre romanzetti borghesi di Jose Donoso e quindi l'accezione marxista è dominante.
Il romanzo, infatti, offre un quadro degradante di un ambiente senza prospettive e senza futuro in cui i personaggi sono disposti a tutto pur di sopravvivere. Il testo è stato composto a Roma nell'ambito di un progetto che doveva coinvolgere sette scrittori sudamericani inviati in città europee. Bolano scelse la capitale italiana e decise di scrivere un testo che, oltre ad essere ambientato in quella città, si rifacesse ad alcuni modelli letterari sorti proprio in Italia. In particolare Bolano ricalca il peplum, inoltre l'ambientazione romana e l'interesse per le storie di giovani costretti a vivere di espedienti in un contesto di degrado, sono i segnali di una ascendenza pasoliniana su questo testo. Bianca è la voce narrante e la protagonista di questa storia ed è l'unica ad avere un nome proprio, gli altri tre personaggi restano anonimi ed uno ha un soprannome cinematografico. Anche in questo romanzo c'è un gioco speculare tra due personaggi, in questo caso tra Bianca e Maciste. Fanno parte entrambi di uno stesso destino rovinoso e il buio della casa in cui Maciste si muove sembra rispecchiare il buio della mente di Bianca che osserva tutto e tutti con distacco. Ma l'incipit dà un messaggio di speranza e questo mi ha stupito.